1. Salerno, la
Bibbiano del Sud: al via il processo
Falsi abusi per
togliere bimbi alle famiglie, il filo che collega il clamoroso caso di Bibbiano
alla Campania oggi arriva nell’aula di giustizia del tribunale di Napoli:
inizia il processo-stralcio a carico di due consulenti di Salerno. Drammatiche
le storie familiari contenute negli atti al vaglio dei magistrati.
CRONACA NAPOLI E
CAMPANIA NAPOLI SALERNO 1 OTTOBRE 2019 - 7:19 di Rosaria Capacchione
Non è Bibbiano,
ma anche qui ci sono neuropsichiatri e assistenti sociali zelanti, figli
strappati a padri, madri, nonni, zii. Non è la Bassa, ma anche qui ci sono
diavoli travestiti da lupi, uomini (e donne) cattivissimi che trascinano
bambini di pochi anni negli inferi degli abusi sessuali. Non siamo in Emilia
Romagna ma in Campania, in provincia di Salerno, dove lo psicoterapeuta e guru
piemontese Claudio Foti non ha comunità o case-famiglia ma adepti e
simpatizzanti, abusologi convinti che la Carta di Noto sia una bestemmia e che
i bimbi non mentano mai. Anche quando sono indotti a usare parole sconosciute,
a raccontare storie incredibili, a esprimere pensieri troppo complessi per chi
– a due o tre anni, o anche a cinque ma con un gravissimo deficit cognitivo
causato da un trauma alla nascita – riesce a malapena a parlare. Almeno tre
casi noti, una dozzina quelli censiti informalmente da avvocati e criminologi.
Tutti arrivati nelle aule del Tribunale, tutti o quasi finiti con l’assoluzione
piena del parente accusato di pedofilia. In un caso solo il padre è stato
condannato per violenze sessuali di gruppo commesse durante riti satanici
particolarmente macabri e violenti. Ma i suoi coimputati, processati
separatamente, sono stati tutti assolti: esclusa la presenza di diavoli, lupi
mannari, stupri, orge a base di sangue e sperma. E non si capisce su cosa si
fondi, dunque, quell’accusa di violenze collettive contestate a uno solo.
Uno di quei
casi,è finito con il rinvio a giudizio di chi quelle perizie aveva firmato,
determinando l’allontanamento dei piccini dalla casa familiare o la perdita
della patria potestà del padre, accusato ma innocente. Oggi, primo ottobre, al
Tribunale di Napoli (prima sezione, collegio B), l’avvio del processo stralcio
a carico di due consulenti di Salerno. Il troncone principale, che vede
imputate per falso la responsabile del servizio di neuropsichiatri infantile
dell’Asl di Salerno, Maria Rita Russo, e l’ex moglie (I.P.) del bambino
sottratto al padre, è slittato al 22 maggio del prossimo anno. «Ma presenteremo
istanza di anticipazione – dice l’avvocato Salvatore Del Giudice – per evitare
il rischio della prescrizione». Il processo è stato trasferito a Napoli perché
la Russo è sorella e zia di due magistrati in servizio a Salerno.
I racconti della
"Bibbiano del Sud"
I nomi, nei casi
individuati nella “Bibbiano del sud”, sono sempre gli stessi. Le storie,
scovate a fatica e ricostruite attraverso sentenze e perizie tecniche, ruotano
sempre attorno agli stessi nomi: tra gli altri, Maria Rita Russo, la psicologa
Alessandra Pagliuca e il marito Mauro Reppucci (ex giudice onorario del
Tribunale dei minori di Napoli, stessa scuola di pensiero di Foti, di recente
approdato alle teorie di Ryke Geerd Hamer, fondatore della Nuova Medicina
Germanica, medico tedesco morto due anni fa, radiato dall’ordine
professionale). Tutti, in tempi diversi, legati al Movimento per l’infanzia, a
cui aderisce anche l’associazione di Foti (Hansel & Gretel), psicologi e
assistenti sociali uniti da un comune approccio agli abusi sessuali non riconosciuto
dalla comunità scientifica internazionale.
Racconta C.C.,
ufficiale dei carabinieri in servizio a Roma, la carriera stroncata
dall’inchiesta per pedofilia, la sua paternità stracciata da una sentenza che
gli ha comunque sottratto il figlioletto:
«Sono passati più
di undici anni ma l’incubo non è ancora finito. È iniziato tutto durante la
fase di separazione da mia moglie, quando iniziò ad accusarmi delle cose
peggiori. Sono un uomo di legge, credevo che sarebbe finito tutto presto e
bene. E invece no. Sono stato prosciolto, il giudice ha trasmesso gli atti in
Procura contro le mie accusatrici, il processo a loro carico non è ancora
iniziato. Io non ho più visto mio figlio, che allora non aveva nemmeno tre
anni. Ora per lui il papà è un altro uomo ma io continuo a combattere per lui.
Un giorno, quando sarà grande, quando vorrà, saprà che non l’ho mai abbandonato
e che non ho risparmiato né soldi né tempo per ricostruire la verità».
L’ex moglie, dopo
la vicenda, ha fondato un’associazione che si occupa di abusi sui minori. Nel
2012 aveva ottenuto un finanziamento di 120mila euro dal Dipartimento per le
Pari Opportunità e 30mila euro dal Comune di Baronissi. Alla cerimonia di
inaugurazione della sede, a giugno del 2013, avevano partecipato l’ex ministro per
le Pari opportunità, Mara Carfagna, e la senatrice Eva Longo.
"Bianca come
la colla"
La sentenza di
proscioglimento di C.C., firmata il 14 marzo del 2014 dal gup Sergio De Luca
del Tribunale di Salerno, fa strame delle perizie d’ufficio e delle consulenze:
sotto il profilo metodologico ma anche, e soprattutto, rispetto ai contenuti
delle audizioni del bambino. Audizioni alle quali, irritualmente, la madre
partecipava con un ruolo molto attivo: era lei a fare domande, suggerire
risposte, lei ad arrabbiarsi quando il piccino non rispondeva come avrebbe
voluto. Nelle motivazioni della decisione sono riportate le parti più
significative delle trascrizioni degli audio-video prodotti dall’accusa. Scrive
il giudice che è evidente la «sistematica manipolazione delle risposte e degli
atteggiamenti di F.», così come la discrepanza tra quanto scritto dalle
psicologhe e quanto effettivamente detto dal bambino. Imbarazzanti i
suggerimenti dati al piccolo, annoiato e infastidito dalle domande pressanti
della madre e della psicologa, disturbato mentre gioca: dalla “confessione” dei
maltrattamenti subiti dal padre (ma nel video il bambino nega e si arrabbia con
la mamma) alla “pipì bianca come la colla” che avrebbe visto parte al padre
durante un gioco.
La colla bianca
compare anche in un altro documento, la relazione che Maria Rita Russo invia
alla Procura di Salerno e al Tribunale dei minori su un altro caso affidato al
suo ufficio. La ragazzina “abusata” a quel tempo aveva tredici anni ma i fatti
sarebbero avvenuti molti anni prima. Affetta da tetraparesi spastica sin dalla
nascita, era stata sottratta ai genitori, al nonno e agli zii (assistiti
dall’avvocato Paolo Corsaro) e affidata a una comunità. Nel documento
della responsabile del servizio di neuropsichiatria infantile si fa riferimento
a una frase spontanea riferita dalla piccola, quando aveva visto un tubetto di
colla su una scrivania: “Pipì bianca come la colla”. Singolarmente, le stesse
parole di F. E a disegni con espliciti riferimenti sessuali. Anche in questo
caso le perizie sugli audio-video smentiscono clamorosamente le relazioni degli
psicologi, tra le quali Alessandra Pagliuca, nominata dalla Procura di Salerno.
Nonostante la relazione della Russo avesse concluso che la ragazzina aveva
“difficoltà ad evocare la vita interiore ed i propri vissuti. Tempi di
attenzione e concentrazione labili. Grave compromissione del linguaggio,
elementare, utilizzato per esprimere bisogni semplici e scambi concreti, più
che stabilire una vera comunicazione con l’esaminatore”, aveva poi concluso per
la veridicità degli abusi sessuali. Desunti durante audizioni pressanti nel
corso delle quali la bimba viene indotta a ripetere le frasi suggerite.
I disegni e la
perizia
Comportamenti
artefatti, conclude il perito che, a proposito dei disegni, mette per iscritto
valutazioni di estrema gravità: “Dall’analisi del video si evince chiaramente
che i disegni prodotti durante l’incontro non sono certamente spontanei, ma
anzi, imposti dalla dott.ssa Russo per “aiutare” l’espressione della minore.
Minore, si sottolinea, che ha abilità grafiche pressoché nulle. Infatti
completa a suo modo tali disegni eseguendo un semplice scarabocchio laddove
indicato dagli operatori, senza riuscire a dare a quanto disegnato il
significato (grafico o verbale) a connotazione sessuale che “ossessivamente”
riscontrano le consulenti”. Un’ossessione, appunto.
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https://napoli.fanpage.it/salerno-bibbiano-bambini-processo/
2. Se non finite
i compiti vi mando tutti nelle camera a gas”, maestra elementare licenziata in
tronco
I fatti sono
avvenuti giovedì 10 ottobre alla Newberries Primary School di Radlett, comune
dell’Hertfordshire, in Regno Unito, dove un terzo degli abitanti si dichiara
ebreo. Il giorno dopo l’insegnante è stata licenziata.
ESTERI EUROPA 16
OTTOBRE 2019 - 11:14di Biagio Chiariello
Un'insegnante ha
detto a una classe di bambini delle scuole elementari che li avrebbe
"mandati nelle camere a gas" se non avessero finito i loro compiti.
Quando uno degli alunni di 10 anni “l'ha sfidata”, ha poi corretto il tiro
dicendo che stava "scherzando", prima di chiedere ai bambini di non
dirlo a nessuno. Il personale della Newberries Primary School di Radlett,
nell'Hertfordshire, ha dichiarato che la maestra era una supplente e “non
sarebbe più tornata” a scuola. A riportarlo è Metro.co.uk.
Quasi un terzo
delle persone che vivono nel villaggio di Radlett si identifica come ebreo –
oltre 2.200 in totale. Il presunto commento antisemita è stato fatto di fronte
ad una classe di 28 bambini, 11 dei quali sono ebrei, giovedì 10 ottobre. I
genitori della scuola affermano che l'insegnante ha detto: "Fareste meglio
a finire i vostri compiti in fretta, o vi spedirò tutti nelle camere a gas”.
Molti genitori
hanno contattato il preside della scuola per dire che avrebbero ritirato i loro
figli a meno che la prof non fosse stata licenziata. Cosa che è avvenuta al
termine della riunione d'emergenza del consiglio scolastico, giovedì sera, e
comunicata il giorno successivo. L’istituto ha dichiarato in una dichiarazione
che l'insegnante in questione era una “dipendente di agenzia” e non aveva un
contratto di lavoro a tempo indeterminato con la scuola. Un genitore, che non
voleva essere nominato, ha detto al MailOnline: "Per il bene della scuola
hanno chiarito che volevano affrontare la situazione senza indugio. Non hanno
cercato di contestare quanto detto dall'insegnante. Il fatto che la donna sia
stata licenziata il giorno seguente fa capire di cosa stiamo parlando”.
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Non
è troppo ricordare che gli abusi sui bambini delle scuole pubbliche e private
stanno aumentando sempre di più. Non passa mese senza che compaiano nuove
denunce, perché i lividi evidenti sui bambini, di cui molti inferiori ai cinque
anni, li notano i genitori (almeno molti) che si sono fatti attenti a quanto
racconta il bambino, ai segni che porta sul corpo o ai comportamenti cambiati
in modo incomprensibile, come il non voler più andare a quell’asilo nido ecc.
che prima frequentava. I casi che arrivano ai media sono già molti, ma ci si
domanda quanti casi sommersi ci siano ancora che i genitori tralasciano di
considerare per mille motivi: a maggior ragione i casi sommersi si imprimono
nella mente del bimbo, che poi li elaborerà più tardi a modo suo, ma
sicuramente in modo violento e reale, magari totalmente diverso da quello che
successe ai tempi delle violenze su di lui e sui propri compagni. Ci vorranno
nuove modalità psicologiche per esaminare queste reazioni e soprattutto per
riequilibrare una persona che nel profondo del subconscio ha drammi vissuti
senza aiuto.
3. Roma, bimbi delle
elementari denunciano la maestra: “Picchia la nostra compagna disabile”
Picchia la nostra
compagna disabile” è la denuncia di alcuni bimbi di una classe quinta
elementare di una scuola di Roma che hanno raccontato ai genitori le violenze
di una maestra di sostegno nei confronti di un’alunna. Ora la docente è
iscritta nel registro degli indagati per maltrattamenti.
CRONACA
ROMAROMAULTIME NOTIZIE 17 OTTOBRE 2019
7:48di Alessia Rabbai
Bimbi di quinta
elementare hanno denunciato una maestra perché "picchiava una loro
compagna disabile". La vicenda è accaduta in una scuola di Roma, dove i
piccoli alunni, di soli dieci anni, hanno raccontato le presunte angherie della
docente di sostegno di 36 anni nei confronti di una bambina della quale doveva
prendersi cura. Come riporta La Repubblica, gli studenti, notati in diverse
occasioni i comportamenti violenti dell'insegnante, hanno deciso tutti insieme
di raccontare quanto accadeva in aula ai genitori, quando gli altri docenti non
erano presenti. Mamme e papà hanno ascoltato i loro piccoli con attenzione e
preoccupazione e, senza esitare, hanno deciso di rivolgersi in caserma.
Allertata, la dirigente scolastica ha allontanato la maestra dalla bimba.
Umiliazioni, insulti e violenze ricorrenti che i genitori hanno poi segnalato
ai carabinieri e la Procura ha disposto alcune verifiche. Così la donna è stata
iscritta nel registro degli indagati per maltrattamenti ma è ancora a scuola.
Alcuni bambini
sono già stati sentiti, con il supporto di un psicologo, altri lo saranno nei
prossimi giorni, per raccogliere gli elementi necessari e ricostruire il quadro
delle presunte violenze. I piccoli hanno raccontato che "la maestra si
comporta male con tutti, ma in modo particolare con la compagna disabile, che a
volte si tocca le gambe per le botte ricevute". nel frattempo la docente
ha negato ogni accusa. La procura aveva chiesto una misura cautelare, ma
giudice delle indagini preliminari non l'ha concessa. Opponendosi alla
decisione del gip i pubblici ministeri hanno fatto Ricorso al Tribunale del
Riesame.
continua su: https://roma.fanpage.it/roma-bimbi-delle-elementari-denunciano-la-maestra-picchia-la-nostra-compagna-disabile/
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4. Maltrattamenti in
un asilo a Cesano Maderno, le maestre ai bimbi: “Ammazzatevi, pezzi di m…”
Le due maestre
d’asilo di Cesano Maderno che la scorsa settimana sono state sospese
dall’insegnamento con l’accusa di maltrattamenti si rivolgevano ai loro bimbi
di appena cinque anni con espressioni molto dure: “Li guardo che si ammazzano,
non me ne frega un c…, dare tutte queste energie a questi pezzi di m…”. Gli
audio sono finiti nell’inchiesta dei carabinieri, partita dalla segnalazione di
alcuni genitori, preoccupati perché vedevano i propri figli comportarsi in
maniera anomala.
CRONACA
LOMBARDIAMONZA 19 OTTOBRE 2019 10:17di
Redazione Milano
Emergono
ulteriori particolari nell'inchiesta che, la scorsa settimana, ha portato alla
sospensione di due maestre di un asilo di Cesano Maderno, in provincia di Monza
e Brianza, accusate di maltrattamenti nei confronti di alcuni dei loro piccoli
alunni. Sono delle intercettazioni audio che vengono riportate dal
"Corriere della sera" e che testimoniano come il clima, all'interno
della scuola dell'infanzia Calastri di Cesano, fosse particolarmente pesante:
"Io li guardo che si ammazzano, non me ne frega un c…, dare tutte queste
energie a questi pezzi di m…", dice ad esempio una delle due maestre
indagate. Le due educatrici, di 53 e 54 anni, probabilmente sospettavano che nelle
loro classi fossero state installate delle telecamere nascoste: avevano infatti
mutato l'atteggiamento nei confronti dei bambini. Ma probabilmente non
credevano di essere anche registrate. E invece anche gli audio sono finiti
nell'inchiesta dei carabinieri, coordinata dal pubblico ministero Michela
Versini, che era partita all'inizio di quest'anno dopo che alcuni genitori
avevano notato comportamenti anomali nei loro figli.
Le due maestre
d'asilo indagate sono accusate di aver strattonato, schiaffeggiato e punito con
castighi eccessivi i bimbi di cinque anni che erano stati affidati loro. Tra le
punizioni rientra anche la "sedia della riflessione", dove i bambini
erano costretti a rimanere seduti anche per tre ore di fila. Le educatrici sono
state sospese per nove mesi dal loro lavoro sulla base di un provvedimento del
giudice per le indagini preliminari Emanuela Corbetta. Ma loro stesse, a
colloquio col giudice, avevano deciso di autosospendersi anticipando la
decisione della magistratura. L'inchiesta, molto delicata, dovrà accertare le
reali responsabilità delle due educatrici, definendo quella sottile linea che
divide i metodi d'insegnamento eccessivamente severi dai veri e propri
maltrattamenti.
continua su: https://milano.fanpage.it/maltrattamenti-in-un-asilo-a-cesano-maderno-le-maestre-ai-bimbi-ammazzatevi-pezzi-di-m/
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5. Reggio Calabria,
maestra delle elementari minaccia e picchia gli alunni: “Siete stupidi maiali”
È stata sospesa
per un anno una maestra della scuola elementare di Palizzi Marina, in provincia
di Reggio Calabria, per aver minacciato e percosso i suoi alluni. Il
provvedimento è scattato al termine di una serie di indagini partite dai
racconti che i bambini avevano fatto ai genitori, poi confermati dalle immagini
riprese da telecamere posizionate in aula a sua insaputa: “La maestra è
cattiva. Diceva che non gli importava se ci faceva male”.
ATTUALITÀCRONACA
BIANCA 7 OTTOBRE 2019 10:30di Ida
Artiaco
"Siete solo
dei maiali": la maestra ripresa dalle telecamere mentre picchia gli alunni
in aula
Schiaffi, pugni,
minacce e insulti gratuiti ai suoi alunni. Per questo è stata sospesa per un
anno una maestra della scuola elementare di Palizzi Marina, in provincia di
Reggio Calabria, accusata di maltrattare e offendere i giovani studenti. Il
provvedimento è giunto al termine delle indagini condotte dai finanzieri del
Comando provinciale del capoluogo calabrese, che hanno anche rivelato come la
donna li sottoponesse a violenza psicologica, oltre che a quella fisica.
"Siete degli stupidi maiali", avrebbe ripetuto ai bambini, così come
hanno raccontato alla psicologa in audizione protetta. "Eravamo
tutti scioccati, c'erano due bambini a terra e la maestra che gli aveva fatto
male rispose che non le importava", è invece la dichiarazione rilasciata
da un alunno di una scuola elementare di Melito Porto Salvo. E poi ancora:
"Mi ha dato uno schiaffo dove avevo la cicatrice di un'operazione
chirurgica", ha detto un'altra vittima.
A far scattare le
indagini sono stati proprio i racconti fatti dai bambini che, tornati a casa da
scuola, confidavano ai genitori di aver subito o visto subire schiaffi, calci e
spinte, dati senza motivo dalla maestra durante le sue ore di lezione. Alcuni,
evidentemente spaventati e umiliati da quanto subito, erano arrivati a fingere
di star male o a chiedere espressamente di non andare a scuola proprio nei
giorni in cui l'insegnante faceva lezione. La conferma delle loro testimonianze
è arrivata da alcuni video registrati all'interno delle classi tramite
l'ausilio di telecamere posizionate di nascosto nella scuola, all'insaputa
delle maestra e degli studenti. Nelle immagini si vede chiaramente l'insegnante
non solo utilizzare un linguaggio scurrile e non adatto al contesto, ma anche
percuotere e strattonare i bimbi, per altro senza alcun motivo. Da qui è
scaturita l'ordinanza del Gip del Tribunale di Locri su proposta della Procura
della Repubblica, che ha deciso per la donna la sospensione per la durata di un
anno dall'esercizio del pubblico servizio.
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6. Denuncia botte
a bimba, sospesa maestra - In una scuola del Pavese. Il giudice, 'revocare
provvedimento'
(ANSA) - PAVIA,
27 OTT - Si è accorta che una sua alunna aveva dei lividi sulle gambe, oltre a
manifestare comportamenti sospetti come frequenti pianti in classe. Così la
maestra, che insegna in una scuola elementare della provincia di Pavia, prima
ha segnalato il caso alla dirigente dell'istituto e poi ha deciso autonomamente
di rivolgersi alle forze dell'ordine. A quel punto la preside ha sospeso per un
giorno (non retribuito) la maestra, per aver violato il segreto d'ufficio e
aver arrecato un danno d'immagine alla scuola. La vicenda, avvenuta nello
scorso anno scolastico, è oggi riportata dal quotidiano 'La Provincia pavese'.
L'insegnante si è
rivolta al Tribunale di Pavia. Il giudice Donatella Oneto, dopo aver esaminato
il caso, ha invitato la nuova dirigente scolastica (che ha preso il posto di
quella che aveva adottato il provvedimento) a revocare la sospensione e a
restituire alla docente la mancata retribuzione: l'udienza è stata aggiornata a
dicembre.
Fonte: http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2019/10/27/denuncia-botte-a-bimba-sospesa-maestra_d1cf0c9c-0419-4a83-961c-d92ca64a0ab6.html
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7. Cosenza, colpi in
testa, sputi e minacce di morte a bimbi di 3 anni: arrestate due maestre
Due maestre di un
asilo privato di Cariati, in provincia di Cosenza, sono state arrestate con
l’accusa di aver maltrattato bambini di età compresa tra i 3 e i 5 anni. Le
indagini sono partite da alcune segnalazioni anonime e confermate dalle
immagini riprese da una telecamera di videosorveglianza: in alcune di queste,
si vedrebbero i bimbi coprirsi il volto con le braccia alla vista delle
insegnanti.
ATTUALITÀCRONACA
NERA 13 NOVEMBRE 2019 10:49di Ida
Artiaco
Hanno maltrattato
e umiliato una ventina di bambini di età compresa tra i 3 e i 5 anni. Per
questo due maestre, di 35 e 54 anni, di un asilo privato di Cariati, in
provincia di Cosenza, sono state arrestate e messe ai domiciliari. Le accuse
contro di loro sono pesanti: avrebbero aggredito sia dal punto di vista
fisico e che psicologico i bambini di cui avrebbero dovuto prendersi cura,
circa una ventina, che frequentavano la
struttura. I carabinieri del Comando Provinciale
di Cosenza, supportati da militari del Nas e del Nucleo
ispettorato del lavoro, secondo quanto si è appreso, dopo avere ricevuto delle
segnalazioni anonime hanno deciso di installare delle telecamere con
le quali sarebbero state riprese le cattive condotte delle due insegnanti,
dando avvio alle indagini, coordinate dal Sostituto Procuratore della
Repubblica, Flavio Serracchiani, e diretti dal Procuratore della Repubblica,
Eugenio Facciolla.
In particolare,
in alcune delle immagini analizzate, si vedrebbero i bambini mentre, al solo
avvicinarsi delle maestre, si coprivano il visto con le braccia. Non solo.
Negli episodi registrati dai Carabinieri, oltre cinquanta in meno di un
mese, vengono riprese inoltre entrambe le donne mentre compiono atti di
violenza fisica, come strattonamenti, spintonamenti, trascinamenti, schiaffi e
tirate di capelli. Addirittura, approfittando del fatto che due bambini si
trovassero sdraiati a terra, sarebbero letteralmente salite sui loro arti
inferiori, indugiando per alcuni secondi con una gamba nel vuoto, facendo sì
che il proprio peso facesse pressione sugli stessi. Ed ancora numerosi colpi
alla testa, anche con l'utilizzo di corpi contundenti. Innumerevoli poi i
rimproveri immotivati, spesso accompagnati da ingiurie e minacce, anche di
morte nonché comportamenti oppressivi ed umilianti nei confronti dei bambini.
All'interno
dell'asilo sono in corso anche le verifiche dei carabinieri del Nas per
ulteriori verifiche sanitarie e del Nil per accertare la regolarità di
contratti e dei dipendenti dell'asilo che era autorizzato e regolarmente
in attività, dal momento che una delle due collaboratrici è risultata
irregolare poiché non assunta. I militari stanno anche sentendo i genitori
delle presunte vittime per capire se i figli abbiano o meno, nel
tempo, manifestato comportamenti sospetti riconducibili a quanto sarebbe accaduto
all'interno della struttura, che è stata sottoposta a sequestro penale.
Nei prossimi giorni le attività di indagine continueranno per verificare
eventuali ulteriori responsabilità, anche alla luce del fatto che sino a questo
momento nessuna denuncia è stata presentata presso le Forze dell'Ordine o
presso l'Autorità Giudiziaria. Le due donne, al termine delle formalità di
rito, sono state trasferite presso le rispettive abitazioni in regime di
arresti domiciliari, a disposizione della competente Autorità Giudiziaria.
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8. Schiaffi e
insulti ai bimbi all’asilo: “Sei un terrone”. Maestra sospesa a Cocquio
Trevisago
La maestra e
titolare di un asilo nido di Cocquio Trevisago, in provincia di Varese, è stata
sospesa per sei mesi dall’esercizio della professione perché ritenuta
responsabile di maltrattamenti psico-fisici nei confronti di bambini di età
compresa tra pochi mesi e due anni. La donna schiaffeggiava e insultava i
piccoli, dicendo loro frasi del tipo: “Sei un terrone” o “Guardati, fai
schifo”. In alcune circostanze la donna si sarebbe inoltre appartata col
compagno in una stanza dell’asilo per consumare rapporti sessuali, lasciando i
bimbi incustoditi.
CRONACA
LOMBARDIAVARESE 6 DICEMBRE 2019 9:38di
Francesco Loiacono
Schiaffi,
sculacciate e anche insulti e frasi volgari urlate a bambini di età compresa
tra pochi mesi e due anni: "Sei proprio un terrone", "guardati,
fai schifo" o ancora "piangi che così ti passa". Questo è quanto
avrebbe fatto una maestra d'asilo di Cocquio Trevisago, piccolo comune del
Varesotto, ai bimbi che frequentavano il suo nido. La donna è stata sospesa per
sei mesi dall'esercizio della professione per ordine del giudice per le indagini
preliminari di Varese, che ieri ha emesso una misura interdittiva nei confronti
dell'insegnante che le è stata notificata dai carabinieri di Besozzo.
La maestra si
appartava col compagno per consumare rapporti sessuali
Sono stati
proprio i militari dell'Arma, coordinati dalla procura di Varese, a documentare
in circa due mesi di indagine i maltrattamenti a cui la maestra, titolare
dell'asilo nido, sottoponeva i bimbi. Urla, insulti, frasi volgari ma anche
percosse. In alcuni casi i bambini venivano lasciati da soli in preda a crisi
di pianto: in altre circostanze, invece, la maestra avrebbe ospitato il proprio
compagno all'interno del nido. L'uomo dormiva o si cambiava in presenza dei
bambini: ma la circostanza ancora più grave è che a volte i due amanti si
appartavano in un locale fuori dalla vista dei bambini, che rimanevano così
senza alcuna custodia, per consumare rapporti intimi.
Sono oltre venti
i casi di maltrattamenti che la maestra avrebbe compiuto sui minori a partire
dal marzo del 2017. L'inchiesta è partita dalla segnalazione di alcuni
genitori, che avevano notato nei loro figli i sintomi tipici dei
maltrattamenti: insonnia, incubi notturni e reazioni autolesionistiche, segnali
che in un caso hanno spinto i genitori a ritirare dall'asilo il loro figlio.
https://milano.fanpage.it/
continua su: https://milano.fanpage.it/si-appartava-col-compagno-in-asilo-e-insultava-i-bimbi-sei-un-terrone-maestra-sospesa-a-cocquio/
- https://www.fanpage.it/
I casi fin qui
elencati ed anche nei precedenti articoli scalfiscono molto poco i nostri politici
che devono pensare ad altro, fare promesse che non mantengono, leggi a loro
favore ed a nostro sfavore, imposizione di nuove tasse ed attrezzature come i POS
che non fanno dormire i lavoratori perché di notte devono riempire moduli di
introiti da inviare all’agenzia delle imposte. Ma tutto questo è per il bene di
chi deve rinunciare ad un lavoro diventato troppo oneroso e che offre guadagni spesso
ai limiti della sopravvivenza reale, non inventata.
Le pene applicate
poi a queste maestre indegne della professione sembrano invece limitate a qualche
mese di sospensione dall’esercitare la professione o al cambio della scuola.
Negli altri stati si legge di pene ben differenti e non provvedimenti che fanno
ritornare ancora ad insegnare gente che non ne è più degna e che dovrebbe fare
altro e non al servizio del pubblico. Ma andiamo avanti a leggere, ad
indignarci, a fare sottoscrizioni; poi tutto passa, si dimentica e i
provvedimenti seri e giusti per non
avere classi di sventurati sono nel cassetto, anzi sotto il cassetto.
9) Lasciato privo
di sensi nel bagno della scuola da tre bulli: Gabriel si impicca a 8 anni
Gabriel Taye si è
suicidato a soli 8 anni impiccandosi nella sua cameretta in Ohio. Due giorni
prima era stato vittima di un episodio di bullismo nel bagno della sua scuola
elementare: le telecamere di sorveglianza hanno mostrato il bambino lasciato a
terra privo di sensi mentre veniva preso a calci dai suoi compagni. Ira della
famiglia contro i dirigenti dell’istituto: “Hanno coperto quella violenza,
devono dirci cosa è successo”.
ESTERIUSA 6
DICEMBRE 2019 09:59di Ida Artiaco
Si è ucciso a
soli 8 anni dopo essere stato bullizzato da alcuni compagni di classe.
L'aggressione di cui è stato vittima è stata ripresa dalle telecamere di
sorveglianza della scuola elementare che i bambini frequentavano, la quale ha
declinato ogni responsabilità. I dirigenti, infatti, hanno dichiarato che non è
nei loro compiti prevenire la violenza tra gli studenti. Arriva dall'Ohio la
terribile storia di Gabriel Taye, che si è tolto la vita impiccandosi nella sua
stanza nel gennaio del 2017, due giorni dopo essere stato picchiato e lasciato
privo di sensi da tre bulli nel bagno della Carson Elementary School. I suoi
genitori hanno intentato una causa contro l'istituto e il distretto scolastico
pubblico di Cincinnati, sostenendo che gli amministratori hanno permesso che si
verificassero questi episodi di bullismo, che hanno anche coperto.
Il preside
Ruthenia Jackson e il vice preside Jeffrey McKenzie sono apparsi nei giorni
scorsi in tribunale nella speranza che il caso venga archiviato, sostenendo che
quanto subito dal bambino solo due giorni prima il suo suicidio non era nei
loro poteri controllare e prevenire. Al centro della causa c'è un filmato in
cui si vede chiaramente Gabriel attaccato da tre dei suoi compagni di classe.
Era il 24 gennaio 2017. Le immagini mostrano il bambino mentre cammina nel
bagno e cade a terra prima che altri studenti lo prendano in giro, lo spingano
e colpiscano il suo corpo lasciandolo privo di sensi per sette minuti fino a
quando non sono intervenuti i funzionari della scuola. Secondo i genitori della
vittima, Cornelia Reynolds e Benyam Taye, gli amministratori scolastici
non hanno chiamato i soccorsi quando il figlio ha ripreso conoscenza e hanno
aspettato più di un'ora prima di contattare la famiglia, affermando, secondo
l'accusa, che Gabriel era solo svenuto.
Tornato a casa,
il bambino ha cominciato a stare male. Ha vomitato due volte quella notte,
spingendo i genitori a portarlo in ospedale. Ma per i medici aveva solo un
problema gastrointerinale e lo hanno rimandato a casa poco dopo. Gabriel è
anche tornato a scuola il giorno successivo, ma è stato di nuovo preso di mira
da i bulli, che gli hanno sottratto la sua bottiglia d'acqua e l'hanno gettata
nel water. Quella sera, il bimbo è tornato a casa e si è impiccato nella sua
cameretta. Sua madre lo ha trovato la mattina seguente accanto al suo letto a
castello senza vita. I paramedici, arrivati sul luogo della tragedia, hanno
provato a rianimarlo ma era troppo tardi. "Il distretto scolastico ancora,
tre anni dopo, non ci ha raccontato cosa è successo. Questi genitori non
avevano idea di cosa stesse succedendo alla Carson Elementary School", ha
detto l'avvocato dei genitori di Gabriel, Jennifer Branch. Ma proprio i
dirigenti continuano a difendersi, chiedendo l'archiviazione del caso. Si
attende la prossima mossa da entrambe le parti.
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Questo
caso non è l’unico e guarda caso potrebbe riguardare bambini picchiati da
piccoli proprio da maestre che poi da grandi diventano bulli, veri e propri
delinquenti che scelgono le loro vittime e su quelle sfogano i torti ricevuti
in passato. Si ricercano troppo poco gli effetti delle violenze subite da
insegnanti che dovevano insegnare e non picchiare e mortificare i bambini, con
la pletora che sta arrivando di psicologi si può senz’altro arrivare a nuclei
di esperti che finalmente proteggono le vittime ed i carnefici pregressi
vittime. Non affrettiamoci a togliere i ragazzi chiamati difficili dalle loro
famiglie per mandarli in altre con l’effetto che non si sa quale sia: aiutiamoli
nel modo giusto. Le Bibbiano del nord e del sud non sono poi così lontane, ma
sono dimenticate: nelle file degli psicologi e assistenti sociali non tutti
sono onesti e seri nell’esercitare la professione; altri (pochi o tanti) ne
fanno un uso pauroso, criminale. Il silenzio è vero e le contro-contraddizioni
si accavallano anche grazie all’aiuto di avvocati e consulenti della loro
risma.
10. Bari, bimbi
autistici picchiati e legati con fazzoletti in bocca: 4 maestre a processo
Pesantissime le
accuse nei confronti di tre educatrici e un’insegnante di
sostegno dell’Istituto di riabilitazione S.Agostino di Noicattaro, ora
rinviate a giudizio dal gup del Tribunale di Bari per maltrattamenti aggravati
su 12 minori autistici tra i 7 e i 14 anni. I fatti contestati risalgono al
2018 e sono stati tutti documentati con intercettazioni audio e video dei
carabinieri.
ATTUALITÀ 20
DICEMBRE 2019 23:05di Antonio Palma
Bari, violenze e
umiliazioni sui bambini: le terribili immagini
Invece di
educarli avrebbero strappato i capelli ai bambini autistici che a loro venivano
affidati, li avrebbero immobilizzati a terra, alle sedie o contro il muro
legandoli con le braccia dietro la schiena e infine li avrebbero messi a tacere
con fazzoletti sulla bocca fino quasi a non farli respirare. Queste le
pesantissime accuse nei confronti di tre educatrici e un'insegnante di
sostegno pugliesi, ora rinviate a giudizio dal gup del Tribunale di Bari
Giovanni Anglana. Il processo a loro carico per maltrattamenti aggravati su 12
minori autistici tra i 7 e i 14 anni si aprirà il prossimo 6 aprile. Per
concessione dello stesso giudice per le udienze preliminari del tribunale del
capoluogo pugliese e su richiesta delle famiglie delle 12 vittime, che si sono
costituti parte civile, nel procedimento giudiziario saranno responsabili
civili l'Ente Provincia di Napoli Ordine degli agostiniani eremitani
(proprietario della struttura dove si sono consumati i fatti), la stessa
struttura, il Miur, il Ministero della Salute, la Regione Puglia e l'Asl di
Bari.
I fatti
contestati risalgono al 2018 e sono stati tutti documentati con intercettazioni
audio e video dei carabinieri effettuate con telecamere piazzate di nascosto
all'interno dell'Istituto di riabilitazione S.Agostino di Noicattaro, nella
città metropolitana di Bari. Ben 118 gli episodi contestati alle quattro
imputate: G.M. (42 anni), L.R. (29 anni), S.R. (42 anni) e L.L. (28 anni),
tutte residenti in provincia e tutte educatrici presso il centro di
riabilitazione “Istituto Sant’Agostino” di Noicattaro, istituto privato
convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale.
Le indagini dei
Carabinieri, coordinate dal pm Michele Ruggiero, erano partite nel mese di
ottobre dello scorso anno a seguito della denuncia di un'altra dipendente del
centro che aveva raccontato di aver assistito a maltrattamenti e abusi ai danni
dei minori con problemi di autismo. Le vittime, affetta da gravi forme di
autismo, erano impossibilitati a comunicare le violenze subite. I successivi
accertamenti investigativi hanno portato alla luce i comportamenti vessatori e
sono scattati gli arresti per le donne.
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12. Isis
massacra 11 cristiani in Nigeria: “Vendetta per la morte di Baghdadi”
Le
esecuzioni sono avvenute in Nigeria e hanno preso di mira 11 cristiani rapiti
nelle settimane scorse nel Paese africano. Nel messaggio diffuso online
attraverso i soliti canali social del mondo dell’integralismo islamico,
l’organizzazione terroristica ha dichiarato che quest’azione fa parte della sua
campagna per vendicare Abu Bakr al-Baghdadi.
ESTERI
27 DICEMBRE 2019 14:07di Antonio Palma
Undici
persone legate, spinte a terra e decapitate solo perché identificate come
cristiane. Sono le orribili scene che si vedono in un video prodotto e diffuso
nelle scorse ore da Amaq, sedicente agenzia di stampa dell’Isis. Lo rende noto
Bbc News Africa. Le esecuzioni sono avvenute in Nigeria e hanno preso di mira
11 cristiani rapiti nelle settimane scorse nel Paese africano. Nel messaggio
diffuso online attraverso i soliti canali social del mondo dell’integralismo
islamico, L'organizzazione terroristica ha dichiarato che quest'azione fa parte
della sua campagna per "vendicare" le morti di ottobre del suo leader
e del suo portavoce in Siria, rispettivamente Abu Bakr al-Baghdadi e Abul-Hasan
Al-Muhajir.
Al
momento le identità delle vittime del massacro non sono state rese note. Si
tratta però di persone di sesso maschili "catturati nelle ultime
settimane" nello stato di Borno, nel nord est della Nigeria. Secondo gli
analisti d che hanno esaminato il video, il macabro filmato, che dura meno di
un minuto, sarebbe stato pubblicati nei giorni scorsi per farlo coincidere con
le celebrazioni natalizie. Il filmato è stato girato all’aperto in una zona non
meglio identificata. Un prigioniero nel mezzo viene colpito a morte mentre gli
altri dieci vengono spinti a terra e decapitati. L’efferato episodio è solo
l’ultimo di una serie di vari attacchi portati avanti dall’Isis in diversi
paesi per rappresaglia dopo l’uccisione de leader Baghdadi. L’Isis è presente
da tempo in Nigeria attraverso un gruppo islamista locale, Boko Haram,
che ora combatte con la bandiera di "Provincia dell'Africa occidentale
dello Stato islamico" (Iswap).
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Quest’argomento
che compare spesso su media o riviste specialistiche ci sta mettendo di fronte
ad un pauroso massacro verso cristiani e mussulmani, che sono sistematicamente
uccisi per odio alla loro religione, odio alla chiesa o chiese. Ma non
meravigliamoci più di tanto: questo succede non solo in Africa o altre regioni meno
civilizzate: anche in Francia sono demolite e non ricostruite un gran numero di
chiese e la Francia è in Europa, quindi l’odio alla religione si sta
diffondendo in tutto il mondo.
13. Giorno della
memoria, anche nel 2020 il mondo è pieno di campi di concentramento
Dai kwaliso in
Corea del Nord ai laogai cinesi, dalle colonie penali australiane all’inferno
libico, sino agli Stati Uniti d’America e all’Italia. Oggi come 75 anni fa,
milioni di persone sono private della loro libertà per motivi politici, etnici
e religiosi. E rinchiusi in strutture detentive in cui non esistono diritti
umani. Un orrore di cui ci dobbiamo ricordare oggi, mentre commemoriasmo la
Shoah.
ATTUALITÀ 27
GENNAIO 2020 06:00di Francesco
Cancellato
Oggi, 27 gennaio,
è il giorno della memoria
Oggi, 75 anni fa,
le truppe sovietiche liberarono il campo di sterminio di Auschwitz, la più
feroce macchina della morte nazista.
Oggi, 75 anni
anni fa, aveva fine il genocidio degli ebrei e la follia nazista di privare
della libertà e sterminare 6 milioni di uomini solo perché ritenuti inferiori.
Oggi, però, 75
anni dopo, la storia non è ancora finita.
Perché di campi
di concentramento, oggi, è ancora pieno il mondo.
Giornata della
memoria: milioni di persone vivono ancora nei campi di concentramento
Ci sono campi di
concentramento in Corea del Nord, circa una ventina, tra cui 6 kwanliso, in cui
i detenuti sono prigionieri politici, detenuti senza processo e senza una data
di uscita, spesso con l’unica colpa di essere parenti di un presunto
dissidente. All’interno dei kwanliso, i prigionieri sono schiavi denutriti che
spaccano rocce o trascinano tronchi d’albero dalle 4 di mattina alle 8 di sera,
e dormono su assi di legno, in baracche non riscaldate in cui la temperatura raggiunge
i meno 20 gradi d’inverno. Che quando muoiono, vengono sepolti nudi, perché la
loro unica uniforme serve per vestire il prossimo prigioniero. Nei kwanliso
vivono dalle 80mila alle 120mila persone.
Ci sono campi di
concentramento anche in Cina e si chiamano Laogai.
Nei Laogai
vengono detenuti i prigionieri politici, donne e uomini che hanno la
sola colpa di appartenere a minoranze etniche come tibetani, mongoli, uiguri.
Nei Laogai i prigionieri lavorano 18 ore al giorno, a ritmi
disumani, puniti con la denutrizione e la tortura se solo rallentano il ritmo
del lavoro. Nel 2006, centinaia di migliaia di fedeli della setta Falun Gong
furono imprigionati nei Laogai perché rifiutarono di convertirsi. Diverse
testimonianze parlano di condanne a morte sommarie ed espianto di organi su
persone vive, anche se il governo cinese ha sempre negato le accuse.
Si stima che oggi
in Cina ci siano circa 1045 Laogai e vi siano imprigionate circa 8 milioni di
persone.
Ci sono campi di
concentramento a Myanmar, in Malaysia, in Bangladesh, dove vivono i Rohingya,
un gruppo etnico musulmano cui il governo birmano non ha
riconosciuto la cittadinanza, e che ha successivamente perseguitato.
Circa 100mila fra
loro vivono ancora a Myanmar, in campi per sfollati circondati dal filo
spinato.
Altri 150mila in
Malaysia, dove vengono arrestati come migranti irregolari e spediti in centri
di detenzione sovraffollati e malsani, senza alcuno status legale.
900mila rifugiati
Rohingya, infine, vivono invece in Bangladesh, a Cox Bazar, nel più grande
campo profughi del mondo.
Alcuni di loro
provano a scappare in Australia, ma anche lì ci sono campi di concentramento.
Sono le isole di
Christmas, Nauru e Manus in cui vengono ammassati migranti e richiedenti asilo
intercettati dalla marina australiana. In queste colonie penali, i detenuti
vivono in uno stato di completo isolamento sociale e giuridico.
Le condizioni
sanitarie sono tali che qualche anno fa l’Isola di Nauru è stata completamente
evacuata per ragioni mediche. E ogni anno, si contano decine di suicidi tra i
detenuti.
Su Christmas,
Nauru e Manus sono rinchiuse circa duemila persone.
Ci sono campi di
concentramento anche negli Stati Uniti d’America di Donald Trump.
Come quello di
Clint, nel Texas, a pochi chilometri da El Paso e dal confine col Messico, dove
nel 2019 sono stati trattenuti 250 minori non accompagnati in condizioni disumane,
costretti a dormire sul pavimento, a lavarsi ogni tre giorni, senza dentifricio
né sapone, senza alcun programma d’istruzione, in una situazione di emergenza
sanitaria.
250 bambini in
condizioni disumane, negli Stati Uniti d’America.
Ci sono campi di
concentramento in Turchia, in cui vivono circa 3,6 milioni di rifugiati
siriani.
Sono lì perché
l’Unione Europa ha siglato un accordo con il presidente turco Erdogan,
promettendogli sei miliardi all’anno, la libera circolazione dei turchi in
Europa e la ripartenza dei negoziati per l’ingresso della Turchia nell’Unione
Europea.
Questo nonostante
in Turchia, dopo il golpe fallito del 2016, Erdogan abbia incarcerato più di
64mila persone, 150 giornalisti e 9 parlamentari filo-curdi. E nonostante
diversi osservatori abbiano raccontato delle orribili condizioni dei campi di
concentramento turchi, del loro sovraffollamento, della mancanza di cure
mediche e di assistenza legale.
Bambini,
adolescenti e donne abbondano anche nei campi di concentramento in Libia, almeno
una ventina dei quali nei pressi della città di Bani Walid. È li che
vengono rinchiusi i migranti dell’Africa subsahariana che sognano l’Europa e
l’Italia, e che l’Italia e l’Europa si premurano che lì restino. Lì, dove sono
gli uomini sono torturati, le donne stuprate di continuo, e dove ciascun
prigioniero è una potenziale arma di ricatto per estorcere denaro ai loro
parenti lontani, costretti a pagare affinché i prigionieri rimangano in vita.
Chi sfugge a quei
campi, se non naufraga prima, arriva in Italia. E anche da noi, in Italia ci
sono i campi di concentramento. Hanno nomi diversi, Cie e Cpr, ma non sono
altro che quello: strutture di detenzione, in cui vengono rinchiusi i
richiedenti asilo in attesa di essere identificati e rispediti all’inferno,
contro la loro volontà. Sono 45mila, i migranti detenuti nei nostri campi di
concentramento, una cifra tra le più alte di tutto l’Occidente.
Scusate se ce ne
siamo dimenticato qualcuno, se non parliamo di Iraq, di Siria, dei Paesi
dell’Asia Centrale, dell’Eritrea e della Repubblica Centrafricana.
Pensateci, però.
Pensate che
mentre noi ricordiamo gli orrori di 75 anni fa, milioni di persone in tutto il
mondo questa mattina si sono svegliati vivendo quello stesso orrore.
E l’hanno vissuto
ieri.
E lo vivranno
domani.
Nel giorno della
memoria, ricordiamoci anche di loro.
https://www.fanpage.it/continua
su: https://www.fanpage.it/attualita/giorno-della-memoria-anche-nel-2020-il-mondo-e-pieno-di-campi-di-concentramento/
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Giornata della
memoria: sembrerebbe che quest’articolo non sia solo un ricordo ed una spinta a
migliorarci, ma dal numero di campi di concentramento presenti non solo in
nazioni meno progredite, ma anche i nazioni progredite come Australia e molte
altre, anche in Italia questi campi esistono, dove i migranti sono in attesa di
essere rispediti nei loro stati di provenienza: le modalità di trattamento cui
sono sottoposti non emergono per civiltà e rispetto. Ricordiamoci anche di
loro. Gli orrori sono dappertutto, anche se squadre di volontari
autoaggregatesi fanno di tutto per migliorare la condizioni di quei prigionieri
non politici, da che sono scappati per guerre, intolleranza, fame e miseria.
Ringraziamo
questi volontari, alcuni dei quali pagano con la propria vita questa missione
mal conosciuta e quasi mai remunerata.
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