di Giorgio Gagliardi

domenica 7 giugno 2020

Riflessioni - Inizio giugno 2020

1) Pavia, bimbi picchiati e lasciati a digiuno e coi pannolini sporchi all’asilo: indagate 4 maestre

Quattro educatrici di un asilo nido di San Martino Siccomario, in provincia di Pavia, sono indagate per maltrattamenti. L’inchiesta della procura ha documentato una lunga serie di soprusi nei confronti di bimbi tra i 3 mesi e i 3 anni d’età: venivano picchiati e schiaffeggiati, in alcuni casi restavano a digiuno e in altri il cibo veniva loro schiacciato sulla bocca con violenza. I piccoli venivano anche cambiati il meno possibile dalle maestre, rimanendo per ore con i pannolini sporchi.

CRONACA LOMBARDIA – PAVIA, 1 FEBBRAIO 2020 15:50 – Pubblicato da: Redazione Milano

Quattro maestre d'asilo sono indagate per maltrattamenti nei confronti di bambini tra i 3 mesi e i 3 anni, affidati alle loro cure. L'ultimo episodio che vede al centro presunti abusi su bimbi piccolissimi è avvenuto a San Martino Siccomario, in provincia di Pavia. L'indagine della locale procura avrebbe portato alla scoperta dei maltrattamenti a cui i bimbi di un asilo nido venivano sottoposti da parte di quattro educatrici tra i 21 e i 42 anni d'età, la responsabile della struttura e tre maestre.

I bimbi restavano a digiuno o venivano costretti con la violenza a mangiare

L'elenco dei soprusi è lungo e agghiaccianti: i bambini venivano picchiati, venivano costretti con la violenza a mangiare, col cibo schiacciato sulla bocca, ma in altri casi venivano lasciati completamente a digiuno. L'asilo si trovava inoltre in condizioni igieniche precarie: lenzuola e materassini venivano lasciati sporchi, così come i bambini più piccoli. La responsabile dell'asilo infatti, stando a quanto emerso, ordinava alle collaboratrici di cambiarli il meno possibile e quindi i piccoli restavano con i pannolini sporchi per ore.

Sempre la responsabile ordinava solo la metà dei pasti necessari per i bimbi, ma ai genitori chiedeva l'intero corrispettivo. Tra i tanti episodi viene citato quello che vede al centro un bimbo che all'epoca dei fatti aveva 2 anni e aveva dei disturbi nel linguaggio: in una circostanza il bambino sarebbe stato legato al seggiolone e schiaffeggiato al labbro, che si era gonfiato e da cui era uscito del sangue. Per le quattro maestre indagate è arrivato l'avviso di notifica di conclusione delle indagini preliminari, che solitamente prelude alla richiesta di rinvio a giudizio.

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A quanto sembra è inutile continuare ad insistere sul tema che i bambini non vanno picchiati da nessuno. Troppi continuano ad essere i casi di maestre poco professionali che si distinguono perché picchiano i bambini loro affidati a scuola in qualità di allievi. Poveri allievi: invece di ricevere educazione ed istruzione ricevono botte ed insulti, cui spesso si aggiungono minacce affinché non si azzardino a rivelare gli abusi ai propri genitori.

Sono circa vent’anni che vado dicendo e ribadendo che bisogna fare ogni anno o quasi una valutazione dello stato psicofisiologico delle maestre. Tuttavia non si è fatto nulla e  tutto va avanti come prima.

Poi si legge che alcune di queste “insegnanti” sono state sospese perché i carabinieri le hanno seguite nella loro sporca professione di maestre manesche e crudeli e denunciate a chi di dovere, ma solo ben dopo i fatti. Perché si deve arrivare a questo invece di prevenire?

Ho sottolineato più volte come questi bambini picchiati celeranno le ingiustizie subite per poi lasciarle emergere nella vita da adulti con varie modalità, e spesso purtroppo in veste di carnefici. Molte condotte incomprese sono il frutto di violenze e ingiustizie subite da bambini.

I genitori si svegliano, ma non è meglio chiedere ai nostri parlamentari, occupatissimi, di emanare una legge che protegga veramente questi bambini potenziali vittime, “prima” che lo diventino e che poi sfoghino su altri gli abusi subiti?

2) Prato, si finge vampiro per fare sesso. Studente a capo di una setta satanica

Diavolo, ma anche vampiro o lupo mannaro. Tramite un morso sul braccio, fidelizzava i suoi adepti e “allontanava le negatività”. Il suo obiettivo era averli tutti in pugno con lo scopo ultimo di abusare sessualmente di maschi e femmine della setta. Riduzione in schiavitù e la violenza sessuale le accuse alle quali deve rispondere uno studente 23enne.

ATTUALITÀ - 8 FEBBRAIO 2020, 12:55 di Biagio Chiariello

Di giorno era un tranquillo studente universitario. Di notte, diavolo, ma anche vampiro o lupo mannaro. Essere con poteri sovrannaturali: così a 23 anni aveva creato una setta satanica a Prato, sua città natale, nella quale aveva coinvolto anche minorenni, portati alla "cieca obbedienza e totale accondiscendenza", con la promessa di realizzare i propri desideri e poi spinti a partecipare a rituali (‘Il morso del vampiro') esoterici e a subire abusi sessuali. La squadra mobile di Firenze, coordinata dalla Procura di Firenze, è intervenuta a Prato per una serie di perquisizioni atti a sgominare un su una presunta setta satanica che operava nella provincia. Gravi le accuse come la riduzione in schiavitù e la violenza sessuale. Quattro le vittime, stando alle indagini e alle denunce: tre ragazzi, di cui due minori di 18 anni, e una ragazza, che con inganni, violenze e minacce sarebbero stati costretti ad avere rapporti sessuali con lui.

Gli accertamenti sono partiti dalla denuncia di una mamma, preoccupata per i due figli di 17 e 18 anni che da alcuni mesi si comportavano in modo anomalo. Gli investigatori sono subito risaliti al 23enne, cittadino straniero, poi hanno iniziato a raccogliere le drammatiche testimonianze delle vittime. Il leader faceva credere ai giovani di essere dei ‘prescelti' che nelle vite precedenti avevano avuto un'altra identità (Amon, Atena, Banshee, Lilith, Le Sette Furie). Quindi il primo passo consisteva nello stipulare un "patto con il diavolo": una stretta tra le due mani sinistre, una sostanza liquida su di esse che il "santone" o un suo alter ego leccava. Poi, si diceva “immortale”. Per dimostrarlo, inscenava una sorta di strangolamento con un sodale, cadeva a terra, sembrava morto, improvvisamente si rialzava fingendo di rimettersi a posto il collo. Durante i rituali, si legge nel decreto di perquisizione riportati oggi sulla stampa locale, il leader dava agli adepti morsi sulle braccia "causando fuoriuscita di sangue, dolori persistenti e cicatrici". Era il cosiddetto ‘morso del vampiro’.

Tutto sarebbe stato finalizzato, secondo le accuse, ad abusare sessualmente di maschi e femmine della setta. Il sesso era fondamentale per la liberazione dei demoni, che avrebbero potuto far del male anche ai familiari. Tutto ovviamente doveva restare segreto. E così è stato fino all’intervento dei familiari di due vittime. 

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Come si fa al giorno d’oggi a credere a squilibrati che, per ottenere credibilità e incutere soggezione, mordono persone sul braccio in modo che ciò resti segno indiscusso di assoggettamento? Certo questo soggetto, autoelettosi capo ma disturbato mentale, aveva ben altro in serbo, ma anche coloro che credevano in lui e lo seguivano obbedendogli ed ossequiandolo non erano certo meno distrubati. In questa ennesima sceneggiata mista a leggende sataneggianti si ravvisa chiaramente lo spirito di una persona con gravi disturbi mentali: l’idea del vampiro accostata ad altri simboli del male finisce per fa sì che il soggetto si immedesimi nel personaggio, aprendogli così i cancelli della pazzia cosciente e dominante. A quel punto tutto è possibile, sia per la presunzione di avere un potere particolare, che per lo stato di manipolazione in cui vengono a trovarsi i suoi “sudditi”, convinti di dover soggiacere a forze sconosciute, maligne e forse ricreative. Non sembra mancare anche nelle cosiddette vittime la  voglia di emergere in ogni modo ed a ogni costo come “prescelto”, sebbene non si sappia se anche nelle loro menti una strisciante pazzia abbia favorito il processo.

3) Vittoria, botte e spintoni in classe agli alunni terrorizzati: arrestate due maestre d’asilo

Due maestre di un asilo di Vittoria, in provincia di Ragusa, sono state arrestate con l’accusa di maltrattamenti ai danni dei loro alunni. Come testimoniano anche le immagini riprese da alcune telecamere installate in aula, le due donne, di 54 e 59 anni, avrebbero picchiato, strattonato e percosso a titolo gratuito le vittime, che rimanevano inermi e pietrificate davanti alle violenza subite.

ATTUALITÀ - CRONACA NERA: 28 GENNAIO 2020 11:24 di Ida Artiaco

Avrebbero spintonato, picchiato e percosso i loro alunni indifesi. Per questo sono state arrestate con l'accusa di maltrattamenti due maestre di una scuola materna di Vittoria, in provincia di Ragusa. Nei loro confronti gli agenti del locale commissariato e della squadra mobile di Ragusa hanno eseguito un'ordinanza del Gip che ha disposto per le due insegnanti gli arresti domiciliari. Le indagini, che si sono concluse questa mattina con il fermo delle due donne, rispettivamente di 54 e 59 anni, sono cominciate dopo l'arrivo di una segnalazione circa le violenze fisiche e verbali che i piccoli sono stati costretti a subire a titolo gratuito.

I piccoli rimanevano quasi sempre impotenti e pietrificati, come testimoniano anche alcune immagini riprese dalle telecamere installate in classe e che mostrano chiaramente le docenti spingere e strattonare le loro vittime, che non sono mai riuscite a raccontare nulla ai propri genitori. In uno dei filmati si vede addirittura una delle maestre rimproverare aspramente un bambino, strattonarlo e colpirlo al viso più volte con schiaffi. La scena avviene mentre gli altri bambini della classe sono seduti per terra e guardano l'aggressione.

Nelle prime ore del mattino le due erano già presso gli Uffici della Questura di Ragusa e, dopo le notifiche dei provvedimenti a loro carico, sono state sottoposte agli arresti domiciliari. Non è il primo caso del genere, anzi. Gli episodi di maltrattamenti di insegnanti ai danni degli alunni sono molto frequenti. Tra gli ultimi, in ordine cronologico, quello delle umiliazioni subite da un bimbo autistico di 8 anni ad Alessandria, che ha portati due delle sue maestre ad essere indagate, e quello di Udine, dove due docenti di un asilo sono state sospese per otto mesi per aver strattonato e percosso al capo i loro giovani allievi.

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Non se ne può più e, nonostante i rimedi tentati ormai più volte da decenni per fermare questo triste fenomeno, aumentano considerevolmente i casi di maestre impazzite governate da istinti, paure, disturbi mentali e rabbia e che, nonostante ciò, continuano ad essere membri dello staff scolastico che dovrebbe mirare ad educare e indirizzare i bambini verso la vita, anche se questa, anziché desiderabile, si presenta spesso deludente se non peggio. Casi terrorizzanti e crudeli, che si affiancano spesso alle botte che tali figli sfortunati ricevono da genitori squilibrati, magari in preda a droghe cercate per convivere con la rabbia e la furia derivanti da matrimoni che non nascono dall’amore e dal rispetto, ma dall’egoismo e dalla superficialità. Di qui l’epilogo tragico che può arrivare all’assassinio del coniuge e/o dei figli. I crudeli mostri che arrivano a togliere la vita ai propri figli non badano alla loro età: uccidono e basta; nessuna pietà per la morte violenta inflitta a minori che si vedono violentare da coloro di cui si fidavano e a cui facevano riferimento per la propria crescita, così violentemente stroncata.

4) Airola, bambini picchiati e rinchiusi al buio dalle maestre: scoperto l’asilo degli orrori 

I maltrattamenti sui bambini nell’asilo privato di Airola (Benevento) non erano occasionali, ma erano la prassi. Un “metodo educativo”, così lo definisce la Procura, che le quattro insegnanti destinatarie del divieto di dimora utilizzavano abitualmente. Da qui, l’esigenza della misura cautelare: allontanarle subito, per evitare che i bambini venissero picchiati ancora. 

CRONACA - NAPOLI E CAMPANIA – BENEVENTO, ULTIME NOTIZIE 7 FEBBRAIO 2020 8:54 di Nico Falco 

"Sussistono le esigenze cautelari poiché il numero di condotte delittuose poste in essere nell’arco di pochi mesi è tale da far ritenere pressoché certo che esse, in assenza di interventi cautelari, continueranno nella loro attività criminosa". Ovvero: quelle maestre vanno allontanate subito, perché sicuramente continuerebbero a maltrattare i bambini. Le indagini della Procura di Benevento sull'asilo privato di Airola tracciano uno scenario inquietante: il comportamento delle quattro maestre destinatarie del divieto di dimora era la prassi, una sorta di "metodo educativo". Non si trattava di rimproveri e pizzichi occasionali, ma proprio del sistema che usavano e che, senza la misura cautelare, avrebbero continuato ad usare. 

Le indagini erano partite nel 2018, dopo la denuncia della madre di una bambina di 3 anni, che aveva parlato dei maltrattamenti e aveva riferito che la figlia era stata chiusa in una stanza al buio per punizione. Nel corso degli accertamenti, terminati nel maggio del 2019, ascoltando persone informate dei fatti ed esaminando le registrazioni effettuate all'interno della struttura, i militari hanno accertato che le quattro usavano abitualmente metodi violenti: documentati anche pizzichi, schiaffi al volto e colpi sul capo. Due delle quattro maestre sono di Airola e hanno 44 e 26 anni, la terza è di Bucciano e ha 27 anni e la quarta è una 24enne di Sant'Agata de’ Goti. 

"Si accertava – si legge nella nota della Procura, a firma del Procuratore Aldo Policastro – che tutte e quattro le insegnanti utilizzavano metodi di “insegnamento” basati non soltanto sulla pratica della violenza ma anche sulla istigazione della stessa. Schiaffi al volto, colpi sul capo, strattonamenti, pizzichi e punizioni mediante chiusura nella stanza “buia”, erano alla base del metodo di insegnamento cui le maestre dell’asilo si ispiravano".

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È solo il quarto articolo che segue ad altri già pubblicati: così ripetitivi che lasciano indifferenti molte persone che leggono e dimenticano. Non dimentichiamo i nostri bambini umiliati ed offesi. Bisogna intervenire con i fatti, con provvedimenti sicuri, svegliare i politici e chi per essi dormono della quarta. Ma non speriamo molto: i casi emergeranno ancora, perché le insegnanti non sono sottoposte a controlli annuali sulla loro salute mentale, neanche quando dal loro comportamento si evince chiaramente l’importanza di capirne di più. Avanti con bambini che diventeranno adulti disturbati: tanto sono figli di altri a non nostri. L’apparato dirigenziale, dopo, declama, tuona, ma il proverbio dice che “la montagna fece gran rumore e partorì un topolino”. Purtroppo i ragazzi malmenati e disillusi avranno sempre quel ricordo e parte della loro vita esperienziale conserverà diverse zone d’ombra. 

5) Iman, la neonata morta di freddo in un campo profughi in Siria [Bambini che in Siria muoiono, non per il coronavirus, ma per il freddo. In questo caso muore anche il papà che la portava in braccio all’ospedale lontano] 

Iman Mahmoud Laila aveva solo un anno e mezzo. È morta di freddo in un campo profughi nel nord-ovest della Siria. Il padre ha camminato per diverse ore prima di raggiungere l’ospedale di Afrin, ma ormai per la piccola era troppo tardi. Anche Abdul, nato da poche settimane, non è sopravvissuto alle gelide temperature. E un’intera famiglia è morta intossicata dal fumo di una stufa accesa per riscaldarsi dentro la loro tenda. Sono le tragiche storie della catastrofe umanitaria in Siria.

ESTERI - GUERRA IN SIRIA: 14 FEBBRAIO 2020 13:06  di Mirko Bellis 

Gli occhi neri, enormi per quel visetto ormai spettrale. La bocca spalancata, quasi a voler respirare ancora un po’ d’aria, aggrappata alla vita come solo può essere una creatura di un anno e mezzo. Iman Mahmoud Laila invece non ce l’ha fatta. È morta di freddo all’alba del 13 febbraio nella Siria nord-occidentale. La sua breve esistenza è stata segnata dalla miseria della guerra. Nonostante la sua giovanissima età, Iman era già una sfollata. La sua famiglia era dovuta scappare dalla Ghouta orientale, alla periferia di Damasco, teatro di una feroce battaglia nel 2018. La bambina e i genitori avevano trovato rifugio in un improvvisato centro per sfollati nel villaggio di Ma'rata, a ovest della città di Afrin, nella provincia di Aleppo. Vivevano in una tenda di fortuna, un alloggio insufficiente a proteggere Iman dalle rigide temperature, aggravate dalle forti nevicate di questi giorni. Quando la piccola ha cominciato a soffrire problemi respiratori, il padre ha deciso di portarla all’ospedale Al-Shifa di Afrin, distante pochi chilometri: un viaggio a piedi iniziato alle 5 di una fredda mattina d’inverno. L’uomo ha avvolto la figlia in una coperta e, stringendola al suo petto per darle un po’ di calore, ha camminato per due ore prima di raggiungere la clinica. Purtroppo è stato tutto inutile perché la bimba è arrivata già priva di vita. Secondo quanto ha dichiarato il dottor Housam Adnan, Iman era morta per assideramento un’ora prima, tra le braccia del padre. 

“Oggi, di mattina presto, questa bambina è arrivata nel nostro ospedale di Afrin – è il commovente post scritto da Adnan su Facebook – l’ha portata suo padre dalla tenda in cui vivono a pochi chilometri da qui perché era assiderata. Gli ha messo addosso tutto ciò che possiede per tenerla al caldo. Ha fatto tutto il possibile per scaldare il suo cuoricino. L’ha stretta forte e piangendo ha camminato dalle cinque del mattino nella neve e nel vento. Ha camminato con le scarpe logore tra le macerie del suo Paese. I suoi arti erano congelati, ma il suo cuore continuava ad abbracciarla. Ha camminato per due ore prima di arrivare al nostro ospedale. Con grande difficoltà, siamo riusciti a separarlo dalla figlia e abbiamo visto il viso angelico della bambina, sorridente. Ma immobile. Abbiamo provato a sentire i battiti del suo cuore ma era morta! Un’ora fa! Quest’uomo ha portato il corpo della figlia senza saperlo”. 

Iman non è stata l’unica giovanissima vittima del freddo. Lo stesso destino è toccato a Abdul Wahhab Ahmad al-Rahhal, un neonato di poche settimane, morto congelato l’11 febbraio. Anche i genitori di Abdul erano dovuti fuggire dalla violenza. Erano originari di Khan Sheikhoun, la città della provincia nord-occidentale di Idlib riconquistata dall’esercito governativo nell’estate 2019. Come per Iman, anche per il piccolo Abdul, che viveva in una tenda nel campo profughi di Atma, sono state fatali le temperature invernali. 

La scarsità di combustibile costringe molti sfollati siriani ad utilizzare qualsiasi materiale pur di riscaldarsi: legna, carta e persino plastica vengono bruciate per ottenere un po’ di calore e riuscire così a sopportare le gelide notti passate in aperta campagna o sulle colline. Ma gli effetti possono essere fatidici. Staif Hammadi, sua moglie, e le due figlie Hoda e Hour, sono morti il 13 febbraio per aver inalato monossido di carbonio da una stufa accesa dentro la loro tenda. Gli Hammadi avevano abbandonato la loro casa a causa dell’intensificarsi dei bombardamenti aerei delle ultime settimane. Vivevano in una tenda nelle campagne attorno alla città di Kafr Rumah. La morte li ha colti nel sonno. 

Nel nord-ovest della Siria è in corso una vera e proprio catastrofe umanitaria. Secondo l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite, dal 1° dicembre sono più di 800mila le persone che hanno abbandonato le loro case in seguito all’escalation di violenza delle ultime settimane nelle province di Idlib e Aleppo. Oltre l’80% degli sfollati sono bambini e donne. Sui campi profughi, inoltre, in questi giorni è caduta un’abbondante nevicata rendendo ancora più difficili le condizioni di vita dei disperati in fuga dalle bombe. Per molte famiglie, infine, non c’è nessun luogo dove rifugiarsi e sono costrette a vivere alle intemperie, in mezzo agli oliveti delle campagne a ridosso del confine con la Turchia.

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Il coronavirus è temuto e prevenuto ai massimi livelli e i morti sono, forse, un migliaio. Il freddo che colpisce la Siria sta uccidendo decine di bambini e genitori che non hanno mezzi per combattere il più temuto elemento che uccide molto in fretta e continuerà ad uccidere i profughi che fuggono da zone di guerra/guerriglia. I piccoli che non raggiungono gli ospedali per essere curati da disturbi respiratori muoiono per strada senza comparire nemmeno a livello di statistica sui media mondiali che stanno tutti attrezzandosi per il carnevale tanto importante. Bravissimi tutti! Lasciamoli morire di freddo e di fame. Non voltiamoci a vedere le poche foto, spesso scopiazzate, che mostrano nulla di orrendo, ma solo bambini congelati e genitori che non hanno lacrime per piangere perché si congelerebbero sul volto (ricordiamoci dei i nostri soldati di ritorno dalla Russia nella seconda guerra cosiddetta “mondiale”, raccontata in libri dimenticati come “Centomila gavette di ghiaccio” di Giulia Bedeschi ed altri).

6) In una caverna, tra il bestiame, o nelle tombe di un cimitero: dove vivono i bimbi siriani 

Dentro una caverna destinata al bestiame o tra le tombe di un cimitero, sono i rifugi improvvisati dei bambini siriani sfollati nelle province di Idlib e Aleppo. Secondo Unicef, oltre 500mila minori sono in fuga dalle violenze nella Siria nord-occidentale. In migliaia sono costretti a dormire all’aria aperta. Anche oggi cinque civili hanno perso la vita in un raid aereo. Il presidente turco Erdogan avverte: “Imminente nostro intervento armato su Idlib”. 

ESTERI - GUERRA IN SIRIA: 24 FEBBRAIO 2020 16:15 di Mirko Bellis 

Una caverna destinata al bestiame. È l’ultimo, miserabile, rifugio di almeno 8 famiglie in fuga dalla violenza nella provincia di Aleppo, nella Siria nord-occidentale. Circa 22 persone, di cui molti bambini, vivono da giorni sottoterra, senza alcun tipo di riscaldamento. Nel pavimento alcuni tappeti sono il magro giaciglio per non dormire al contatto con il freddo terreno dell’angusta grotta. L’antro si trova vicino al villaggio di Taltouna, a 17 chilometri da Idlib, il capoluogo dell’omonima provincia da settimane sotto attacco dell’esercito governativo e dell’aviazione russa. 

Bambini e ragazzi si aggirano tra le tombe del cimitero di Sarmada, a pochi chilometri dal confine con la Turchia. I più piccoli dormono all’interno della sala di preghiera del campo santo, diventato l’improvvisato riparo per decine di famiglie siriane sfollate a causa dei combattimenti. Sono solo le ultime istantanee della terribile condizione di circa 900mila sfollati nel nord-ovest della Siria. I campi profughi, come quello di Atmeh, sono un “mare di tende” come lo ha definito Mark Cutts, il vice coordinatore umanitario delle Nazioni Unite per la crisi siriana.

Tra chi sta cercando un rifugio per sé e i propri cari la disperazione ha raggiunto livelli tali che c’è chi è disposto a vendere un proprio organo pur di ottenere i soldi necessari per una tenda. “Un uomo a Idlib – scrive su Twitter Mahmoud Mosa, un attivista siriano – offre il proprio rene per comprare una tenda per la sua famiglia dopo 37 giorni di sfollamento”.

Unicef: “Oltre 500mila bambini sfollati nel nord-ovest della Siria” 

“Abbiamo camminato per tre giorni e ora viviamo in una tenda. Tutte le nostre cose sono zuppe di pioggia e fango”, ha raccontato Nadia, una madre recentemente sfollata da Saraqib, cittadina nei pressi di Idlib recentemente riconquistata dall’esercito governativo. “Ho un bambino molto malato che ha bisogno urgente di essere operato – il dramma della donna che adesso vive in un campo per sfollati vicino Aleppo – ma non posso permettermelo. Se mio figlio muore, non potrò far altro che seppellirlo”. 

“Dal 1° dicembre 2019 a oggi – denuncia Unicef – oltre 500.000 bambini sono stati sfollati nel Nord-ovest della Siria: decine di migliaia di famiglie vivono in tende, senza servizi di base, esposti a freddo e pioggia”. Dall'inizio del 2020, inoltre, 77 bambini sono stati uccisi o feriti (limitatamente ai dati verificati) a causa dell’escalation di violenze nell'area. “La situazione nel nord-ovest del paese è insostenibile, persino per i tristi standard della Siria”, ha dichiarato Henrietta Fore, direttore esecutivo dell'Unicef. “I bambini e le famiglie sono bloccati tra violenza, freddo intenso, mancanza di cibo e condizioni di vita disperate. Un simile disprezzo per la sicurezza e il benessere dei bambini e delle famiglie supera ogni limite e non deve continuare”. “Il massacro nella Siria nord-occidentale ha un impatto terribile sui bambini – prosegue Henrietta Fore – è ora di posare le armi e porre fine alle violenze, una volta e per tutte. Le parti in conflitto devono proteggere i bambini e le infrastrutture da cui essi dipendono, dare tregua alle famiglie e consentire agli operatori umanitari di rispondere agli immensi bisogni della popolazione, in accordo con i principi del diritto internazionale umanitario”. 

“C'è la morte sotto le bombe e c'è un'altra morte nei campi” 

“Gli attacchi indiscriminati sulle aree civili – si legge nell’ultimo report della Nazioni Unite sulla Siria – continuano a scacciare le persone dalle loro case e distruggere i servizi vitali, tra cui ospedali, mercati e scuole”. Il freddo, inoltre, ha peggiorato la situazione e sono quasi una decina i bambini morti assiderati. “C'è la morte sotto le bombe e c'è un'altra morte nei campi, non immediata ma ritardata”, racconta un uomo arrivato di recente con la sua famiglia in un campo dove sta lavorando Medici senza frontiere (Msf). “Attacchi aerei combinati a un’offensiva di terra, condotti dalle forze del governo siriano e dai loro alleati russi – ha sottolineato Msf – hanno provocato un'enorme ondata di sfollamenti nell'ultima area controllata dall'opposizione. Dopo gli attacchi alle città e ai campi sfollati a ovest di Aleppo nei giorni scorsi, le strade sono piene di auto e camion con persone in fuga verso aree più sicure sempre più limitate”.

“Le persone sono in una situazione disperata”, ha detto Julien Delozanne, capomissione di Msf per la Siria. “Gli attacchi avvengono in aree che prima erano considerate sicure. Le persone in fuga verso nord sono schiacciate in un territorio sempre più stretto – avverte Delozanne – tra la linea del fronte a est e il confine turco chiuso a ovest. Le condizioni di vita nei campi sfollati sono già dure. Se l'operazione militare continua, un nuovo afflusso di persone peggiorerà ancora la situazione”. 

Il presidente turco Erdogan avverte: “Imminente nostro intervento militare a Idlib” 

Mentre anche oggi si sono registrate cinque vittime tra i civili in un bombardamento russo su un’area a sud di Idlib, la scorsa settimana, il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha avvertito che l’intervento delle sue truppe nella provincia siriana “è imminente”. Questo mese 15 militari turchi sono morti negli scontri con l’esercito siriano. La riposta di Ankara è stata altrettanto dura e decine di soldati di Damasco sono rimasti uccisi. L’escalation tra Turchia e Siria rischia di aggravare la già terribile condizione dei civili intrappolati tra i combattimenti. Al fine di evitare ulteriori sofferenza alla popolazione siriana stremata da quasi 9 anni di guerra, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Gutteres, ha chiesto un immediato cessate-il-fuoco. Michelle Bachelet, Alto commissario Onu per i diritti umani, dopo aver condannato la continua violazione del diritto internazionale, ha invitato il governo siriano e i suoi alleati a consentire corridoi umanitari per consentire il passaggio sicuro dei civili. 

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7) Siria, sempre peggio: bombe contro scuole a Idlib, morti 7 bambini e tre maestri, bombe a grappolo sui bambini. [Bravissimi, centrate bene tutti e fatelo come fanno oggi: passate anche una seconda volta sugli stessi posti in modo da uccidere anche i soccorritori!] 

Nella Siria nord-occidentale, almeno 7 bambini sono rimasti uccisi in un attacco ad una scuola che ospitava le famiglie sfollate. Missili con bombe a grappolo hanno colpito anche altre 9 scuole nella provincia di Idlib. Le vittime in totale sono 21, tra cui 3 insegnanti. “Dall’inizio del 2020 attaccate 22 scuole”, denuncia Save the Children. “È vergognoso”, la posizione di Medici senza Frontiere. La Russia rifiuta il cessate-il-fuoco a Idlib: “Sarebbe una resa ai terroristi”. 

ESTERI GUERRA IN SIRIA - 26 FEBBRAIO 2020 11:19 di Mirko Bellis 

Un’altra, terribile strage di bambini in Siria. Almeno 7 piccoli sono rimasti uccisi mentre si trovavano in una scuola a Maarrat Misrin, città della provincia di Idlib, da mesi obiettivo dell’offensiva dell’esercito governativo. Secondo quanto riportano fonti locali, nel complesso scolastico avevano trovato rifugio le famiglie di sfollati a causa dell’escalation di violenza che ha colpito la Siria nord-occidentale. Sono 11 le vittime nell’attacco a Maarrat Misrin. Moltissimi i feriti, oltre un'ottantina, soprattutto tra i bambini. Ieri, 25 febbraio, i bombardamenti su diverse città della provincia di Idlib hanno causato 21 morti, tra cui tre insegnati. 

Dall'inizio dell'anno 22 scuole bombardate in Siria 

La scuola di Maarrat Misrin non è stata l’unica ad essere colpita. Save the Children parla di 10 scuole attaccate ieri. “Sono dieci le scuole bombardate a Idlib in un solo giorno”, denuncia l’organizzazione umanitaria. “Il bilancio delle vittime è tragico e temiamo sia destinato a peggiorare: una bambina è rimasta uccisa insieme ad almeno altre 9 persone, di cui tre insegnanti”. Secondo Hurras Network, il partner di Save the Children sul campo, alcune delle scuole colpite erano in funzione, altre erano in pausa per un giorno e altre ancora venivano utilizzate come rifugi. Dall’inizio del 2020, sono già 22 le scuole bombardate, di cui quasi la metà in questa giornata”, denuncia Save the Children. “In questa fase caratterizzata dall’escalation del conflitto, si tratta del più alto numero di edifici scolastici colpiti in un solo giorno a Idlib, almeno dall'inizio del 2019. 

Appena oltre una finestra di una classe e sul patio interno di una delle scuole colpite ci sono ancora i resti dei missili impiegati nell’attacco. E i proiettili sembrano i gusci delle bombe a grappolo, il cui uso è stato messo al bando dalle Nazioni Unite con una convenzione in vigore dal 2010. 

Save the Children: "Stop alla guerra sui bambini" 

Filippo Ungaro, direttore della comunicazione di Save the Children Italia, ha condannato l’attacco alle scuole della provincia di Idlib. “Ben 10 scuole sono state colpite da un intenso bombardamento nell’area – ha detto Ungaro in un video – e purtroppo 10 persone, 10 civili, 10 innocenti, tra cui insegnanti e un bambino sono rimasti uccisi”. È inaudito e inaccettabile che le scuole e gli ospedali continuino ad essere colpiti – la posizione di Save the Children – è necessario fermare questa guerra che dura da quasi 9 anni. È ora di dire basta alla guerra sui bambini”. 

“Vogliamo ricordare a tutti che le scuole devono essere luoghi sicuri in cui i bambini imparano e giocano, anche in una zona di conflitto. Prendere di mira scuole e asili è un crimine di guerra”, ha scritto Amnesty international. 

Dura anche Medici senza Frontiere che non ha esitato a definire “vergognoso” l’attacco di ieri. “Le prime segnalazioni dagli ospedali supportati da MSF riportano più di 80 feriti e più di 25 morti. Stiamo verificando ulteriori dettagli”. 

Russia rifiuta il cessate-il-fuoco a Idlib: “Sarebbe una resa ai terroristi” 

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Gli umani sono quello che sono, e se sono spinti ad uccidere, ferire, mortificare, lo fanno senza pensarci due volte. I politici parlano, parlano, anzi blaterano e ci raccontano quello che sono in grado di dire secondo la loro istruzione ed educazione: pensano di avere a che fare con gente stupida, ma non sanno che ormai quelli che credono a loro ci sono solo i fragili o i disturbati mentali; gli altri hanno fatto, quasi tutti, un salto di qualità e non credono più alle balle che i politici tentano di somministrarci con fare duro e risoluto da sembrare persone serie che non sono. Riportano anche alla mente il fuoco amico dopo il quale si chiede scusa o di ignorare le conseguenze. La strage di Ustica insegna: dopo quarant’anni la verità è ancora nascosta nei radar cancellati allora, nelle non verità testimoniate e in tutto un sistema che è ben conosciuto in Italia. 

8) Coronavirus, professor Grasselli: “Finora nessun anziano ‘escluso’ da cure, ma potrebbe succedere” [quando non si dice la verità che è già in atto e a pagare sono come sempre i più deboli] 

Il professor Giacomo Grasselli, dell’unità di crisi regionale lombarda, in un’intervista su ‘il Fatto Quotidiano’, spiega che “Fino a questo momento nessun paziente che poteva trarre beneficio dalla terapia intensiva è stato escluso dal trattamento. Ma l’unico modo perché questo non accada nelle prossime settimane è contenere il contagio, stando a casa”. 

ATTUALITÀ - 10 MARZO 2020 22:55 di Annalisa Cangemi 

"Fino a questo momento nessun paziente che poteva trarre beneficio dalla terapia intensiva è stato escluso dal trattamento. Ma l’unico modo perché questo non accada nelle prossime settimane è contenere il contagio, stando a casa e seguendo le indicazioni delle autorità". Il professor Giacomo Grasselli della terapia intensiva del Policlinico di Milano, che in piena emergenza coronavirus coordina il network delle terapie intensive lombarde nell'unità di crisi istituita nella Regione Lombardia, in un'intervista su ‘il Fatto Quotidiano', smentisce le voci allarmistiche circolate nei giorni scorsi, secondo cui le quali ci potrebbe essere una ‘selezione’ tra i pazienti da curare negli ospedali, escludendo le persone più anziane dall'intubazione. 

Ma, aggiunge, "Non vorrei trovarmi costretto a breve a fare un triage, una selezione di questo tipo, come si fa in guerra o nelle grandi catastrofi, e l’unico modo per evitarlo è impedire che l’epidemia si diffonda". 

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Si legge di tutto al giorno d’oggi, anche se per fortuna la stampa scompare il giorno dopo, ma le accuse restano e sono gravi. L’Italia avrebbe fermato la legge sull’eutanasia perché i parlamentari (come sempre) non erano d’accordo tra loro. Negli altri stati esistono già leggi applicate che permettono l’eutanasia anche sui minori, se sono tra le fasce più deboli, e chi ci dice che in Italia, di fronte a malati cosiddetti “terminali”, qualche medico troppo solerte non faccia in combriccola con altri lo stesso? Siamo sicuri che il giuramento di Ippocrate (che è cambiato) non abbia tralasciato l’argomento eutanasia? Sono troppe le attuali indicazioni che guardano male gli anziani perché sono tali ed anche il popolino si abitua a vederli male e ad indicarli quali portatori di disgrazie di ogni genere. Ampliare i cimiteri e i forni crematori (notizia già ventilata a inizio 2020 dalla stampa britannica prima ancora che si potessero ipotizzare le proporzioni della pandemia) è un suggerimento che ricorda la non lontana Auschwitz). 

11) Fu il primo a lanciare l'allarme Covid-19 su internet Coronavirus. 

Cina: fu un errore punire il medico eroe Li Wenliag 

La polizia si scusa Tweet "Morto Li Wenliang, il medico che da Wuhan lanciò l'allarme coronavirus" 19 marzo 2020 Li Wenliang pagò per l'intuizione sull'infezione simile alla Sars. Ora la polizia di Wuhan si scusa con il medico-eroe che per primo lanciò l'allarme sul Coronavirus e che in seguito è morto proprio per aver contratto il Covid-19. 

La polizia ammette l'errore relativo alla convocazione e alla reprimenda ai danni di Li Wenliang con l'accusa di "diffusione di false informazioni su internet". 

L'ufficio di pubblica sicurezza della città focolaio ha scritto in una nota che sul caso "ci furono applicazione errata della legge e procedure irregolari". 

Le scuse arrivano dopo le conclusioni della National Supervisory Commission secondo cui "l'azione della polizia non fu appropriata". 

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Come sempre chi non è creduto perché sta dicendo la verità spiacevole e da paura è considerato un bugiardo, o peggio, uno che diffonde false notizie anche con prove scientifiche evidenti. E non solo, ma come in questo caso arrestato, in prigione e considerato fuori di testa. Ma poi arrivano le prove a suo favore, a sostegno di quanto diceva ed allora tutte le autorità si fanno in quattro per dire che erano gli altri che avevano informato male, che non avevano capito bene… Insomma la colpa è sempre degli altri e non di quegli spacconi ignoranti e superbi, megaonnipotenti e ciechi di fronte alla propria ignoranza. Purtroppo li abbiamo tutti in posti dove non dovrebbero essere, ma che si sono arraffati con bugie, scavalcando i più intelligenti di loro che si lasciano scavalcare. La prova è ora il fatto che alle varie TV compaiono professionisti seri ed i soliti arraffoni poiché, pur di comparire, raccontano balordaggini da paura, ma che i conduttori approvano inchinando sempre la testa. Povero mondo! Siamo in mano a deficienti che si accorgono sempre tardi degli sbagli commessi “dagli altri” e che loro non avevano capito bene. Avanti tutta, tanto il mondo è in mano ad idioti di ogni categoria. 

12) Coronavirus in Spagna, i medici dovranno scegliere chi curare 

La Spagna si prepara a mettere in campo nuove misure per fronteggiare l’emergenza Coronaviurs. Il governo di Madrid ha ordinato la chiusura degli hotel, fatta eccezione per quelli messi a disposizione dei servizi sanitari. In Spagna si fa sempre più complicata anche la gestione dell’emergenza sanitaria, tanto che il gruppo di lavoro di bioetica della Società spagnola di medicina intensiva, critica e unità coronarie invita i medici a scegliere chi curare. In caso di situazioni di crisi come quella che si sta vivendo con il Coronavirus, devono essere privilegiate le persone ricoverate in terapia intensiva con più possibilità di sopravvivenza. “Ammettere un ingresso può significare negarne uno a un’altra persona che potrebbe beneficiarne di più, quindi è necessario evitare il criterio dell’accesso in base agli arrivi”, si legge nelle raccomandazioni del documento redatto dal gruppo di lavoro. A rendere noto questo report è El Mundo. 

Continua su: https://www.fanpage.it/live/coronavirus-ultime-notizie-20-marzo/ - https://www.fanpage.it/ 

Siamo arrivati quasi al termine dei limiti umani, anzi li stiamo superando. Ora non si tratto più semplicemente di un virus da curare, ma della deontologia dei medici od operatori sanitari che dovrebbero curare. Loro in Spagna, ma anche presto altrove, sceglieranno chi deve essere curato in base al loro modo di valutare i singoli casi. Non sempre l’età farà da filtro ma tanti altri fattori che sono nella testa di chi opera: ed allora emergeranno tante modalità di valutazione insite nell’emozionabilità del curante e delle sue situazioni psicologiche. 

Questo per quanto riguarda la situazione attuale. Tuttavia ben presto interverrà il solito stato che detterà leggi sempre in base, non ad una obbiettività manifesta, ma a molteplici fattori personali e codicilli che interverranno in un caso o nell’altro. Gli anziani, i cosiddetti vecchietti sono già segnalati, hanno il marchio sulla schiena e tra un po’ non potranno più circolare senza subire conseguenze che non si osa immaginare, ma che diventeranno una scusante, una regola che se ne frega della morale e quant’altro. 

Hanno vietato per mesi la S. Messa e anche adesso che non sono vietate, c’è chi ha semplicemente paura di andarci. Il diavolo ride come un matto quando le chiese sono vuote: niente S. Comunione, niente a difesa della Chiesa… Il diavolo non poteva sperare di meglio. Potrebbe anche trattarsi della manifestazione di quanto dicono alcune profezie, secondo cui il diavolo avrebbe un giorno compiuto, con uno sforzo immane, un ultimo atto contro la Chiesa di Gesù Cristo. 

Non esistono consigli, ma seguiamo quello che dicono le Sacre Scritture e non le mirabolanti parole di autodeclamati profeti, che non sono altro che pagliacci che finalmente hanno la possibilità di fare le loro miserevoli sceneggiate. 

È mia impressione che stiano scomparendo anche molte pseudoapparizioni proclamate da menti esaltate e questo è un bene: che Dio ci aiuti in tutto questo. Forse questa è l’ora che separa il grano dalla pula.

 


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