di Giorgio Gagliardi

lunedì 30 settembre 2019

La shoah dei bambini maltrattati si incrementa sempre di più, così come le problematiche dei migranti – The Holocaust of Abused Children Increases More and More, along with Migrants’ Problems


1) Volete l’immigrazione africana? Benissimo. Ci sono 800mila Boeri da salvare

14 nov 2018 - Succede anche altro, succede che, se un nero guidando male magari provoca un incidente stradale con un bianco e quest’ultimo, per un sussulto di moralità, osa lamentarsi, verrà quasi certamente accoltellato nell’indifferenza generale, come successo a Potchefstroom, la vecchia capitale del Transvaal.

Succede che nel Paese delle opportunità se un bianco sta pesando la frutta al supermercato delle opportunità e, distratto dal prezzo, magari si dimentica di rimanere guardingo, può venire opportunamente accoltellato alla schiena solo in quanto bianco.

Oppure accade che nelle buone scuole del nuovo Sud Africa i bambini bianchi vengano picchiati dai compagni neri, molto più numerosi, senza che il personale alzi un dito. Succede. Succede alla faccia dell’Apartheid, il vecchio regime razzista dei bianchi, sotto il quale queste cose non accadevano. Non accadeva ai discriminati di vivere barricati peggio che in galera.

Nel nuovo Sud Africa delle parità le agenzie di collocamento, gestite unicamente da persone di colore, i bianchi non trovano lavoro semplicemente perché non-neri. Altro esempio: la Sud Africa Airways è un fallimento completo che non è stato in grado di mantenere la testa fuori dall’acqua per oltre un decennio. Altro che volare. Anche se esistono ingegneri sudafricani con un’esperienza molto ricercata, la SA si rifiuta di assumerli: perché sono bianchi.

È possibile osservare il crollo dell’intero Paese dei diamanti scrutando attraverso il riflesso di una delle sue capitali: Joburg la città dell’oro. Il fallimento Johannesburg significa Sud Africa in fallimento. E il castone di questa pietra è il “The Carlton Hotel”, l’hotel a cinque stelle – a forma di Y rovesciata che si affacciava sul Carlton Centre, l’edificio più alto dell’Africa, una volta fiore all’occhiello nel mondo dell’edilizia, un ricco status symbol per Johannesburg, oltre che uno stabilimento di fama internazionale. L’hotel da 600 camere, costruito in sette anni, venne aperto nel 1972 e chiuso nel 1997 (oggi è abbandonato) perché era diventato troppo pericoloso per i clienti rimanere lì, nel caso avessero osato avventurarsi nelle strade circostanti.

Cosa è successo alla città più prospera e avanzata dell’Africa?

La città non consiste più in una rete integrata di strade e quartieri, ma piuttosto in una serie di vie, diciamo arteriose, che danno accesso a una proliferazione di “cluster” racchiusi da alte mura e recinzioni di sicurezza. Fuori immondizie e degrado.

Non solo. Nelle zone agrarie accade di peggio.

Dall’avvento al potere di Nelson Mandela a oggi pare siano stati massacrati quasi 70.000 bianchi, per odio razziale. Non è la povertà il fattore scatenante, ma l’odio: prendiamo in considerazione che la gente bianca costituisce solo il 9% (4.500.000) della popolazione del Sud Africa e il tasso di omicidi di nero-su-bianco è del 95% del totale.

Gli episodi sono moltissimi e regolarmente riportati dai canali d’informazione locale. Il caso più famoso riguarda quanto successo qualche tempo fa alla famiglia Potgieter: Attie, il papà, torturato pugnalato 151 volte, la moglie torturata a morte e il piccolo Willemien, soli 2 anni, immerso nel sangue dei genitori e poi ucciso con un colpo di pistola alla testa. Poteva andar peggio, il bambino poteva finire bollito come è successo a un altro ragazzo. Molto più recente, l’omicidio della bella Hannah Cornelius, stuprata, strangolata e scaricata in un campo. Si è salvata invece la signora di Ermelo cui hanno amputato le dita dei piedi per gioco. Il Sud Africa ha il più alto tasso di stupri il mondo e il secondo più alto tasso di omicidi, la qual cosa rende il Paese più pericoloso rispetto alla maggior parte dell’Iraq.

“Quando è stata l’ultima volta che hai letto dei bianchi che irrompevano nelle case dei neri, aggredendo brutalmente e uccidendo i neri anziani nei loro letti?” chiede con un commento internet un cittadino che non si sa se definire più ingenuo che sbigottito. Qualcuno prova a difendersi. Molti si rinchiudono in villaggi blindati come la bella realtà di “Orania”, di cui varrebbe la pena parlare. Tuttavia, fare domanda per una pistola in Sud Africa è un incubo burocratico che finisce quasi sempre nel fallimento, anche se ormai possedere almeno un’arma, più che necessario, è vitale in ogni azienda agricola. Tutto ciò, sia chiaro, nella stessa repubblica in cui la polizia perde 1.000 pistole l’anno, che finiscono opportunamente in mani criminali.

Potremmo continuare cosi per quasi settantamila volte. Tutti zitti i giornali radical-chic italiani. Gli stessi che fecero risolini derubricando a folklore l’assassinio dell’attivista bianco Terrè-Blanche o che forse, in preda ad auto-razzismo, pensano che stia bene così.

Le ultime elezioni, tenutesi nel febbraio scorso a seguito della caduta del presidente Jacob Zouma, dimessosi e agli arresti per corruzione, hanno visto la vittoria del candidato di colore Matamela Cyril Ramaphosa (Soweto 1952) avvocato, politico, sindacalista e Gran Consigliere dell’Ordine del Baobab, ex vice primo ministro. Se la levatura politica del corrotto Zouma è grosso modo riassumibile nella vignetta che lo ritrae con una cuffia da doccia in testa, in riferimento a quella volta che si giustificò, nel corso di un precedente processo (fra l’altro vinto) per lo stupro di una giovane donna sieropositiva, affermando di essersi protetto dall’hiv facendosi una doccia, il primo provvedimento preso dal nuovo governo è la legge sull’esproprio delle terre ai bianchi per regalarle ai neri.

D’altra parte Julius Malema, il leader di un altro partito del black power, quello dei “Combattenti per la libertà economica” (altro nome per i soliti comunisti), descritto dall’ex presidente Zouma come futuro padre del Sud Africa ha rassicurato: “I bianchi dovrebbero essere felici, non abbiamo chiesto il genocidio”, per ora. Testualmente: “Whites must be happy we are not calling for genocide”.

La verità è che la “zimbabwizzazione” nazionale è ineluttabile, mentre i bianchi non hanno un futuro in Sud Africa. Chi ne ha la possibilità sta scappando in Australia o in Nuova Zelanda, gli altri aspettano il loro turno. Salviamoli.

Volete l’immigrazione africana? Benissimo: il governo organizzi subito un ponte aereo per salvare la vita a 800.000 di potenziali profughi Boeri – la cifra è per difetto, perché nei campi abusivi, allestiti nei parchi in cui i loro nonni li portavano per i pic-nic dei giorni di festa, ci sono già circa 450.000 persone in condizioni igieniche precarie. Sono bravi medici, ottimi contadini, artigiani e professori. Ma, soprattutto, non stuprano, né fanno a pezzi ragazze italiane per mangiarle o metterle nei trolley.


2) Caltanissetta, maestra arrestata per maltrattamenti: percosse e minacce ai bimbi dell’asilo

Con l’accusa di maltrattamenti nei confronti degli alunni della sua classe, i carabinieri hanno arrestato un’insegnante di 60 anni, in servizio presso una scuola dell’infanzia a Milena, nella provincia di Caltanissetta. L’indagine è iniziata dalle segnalazioni dei genitori dei bambini, di età compresa fra i tre e i cinque anni.

CRONACA ITALIANA 20 FEBBRAIO 2019  09:21 di Susanna Picone

Schiaffi e minacce ai bimbi dell'asilo, arrestata maestra a Caltanissetta

Una insegnante di sessanta anni, in servizio in una scuola dell'infanzia a Milena, nella provincia di Caltanissetta, è stata arrestata dai carabinieri del nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Mussomeli insieme ai colleghi della stazione di Milena perché accusata di maltrattare dei piccoli alunni della sua classe. Il provvedimento è stato emesso dal Gip del tribunale di Caltanissetta su richiesta del Pubblico Ministero, al termine di un'indagine scattata poco più di un mese fa dalle segnalazioni dei genitori dei bambini che frequentano la scuola “Gianni Rodari”. Le giovani vittime dell’insegnante hanno un’età compresa fra i tre e i cinque anni. A quanto emerso, i carabinieri avevano installato una telecamera nascosta nella scuola in cui lavorava la sessantenne. Una telecamera che ben presto ha documentato i maltrattamenti dell'insegnante. “Il quadro che emergeva sin dal primo giorno di riprese – hanno spiegato gli investigatori dell'Arma – ha confermato l’ipotesi accusatoria”. Ogni giorno l'insegnante avrebbe messo in atto comportamenti violenti nei confronti dei bambini: urla e atteggiamenti minacciosi, percosse, strattonamenti e arbitrarie punizioni di vario genere, tanto da creare un clima di terrore all’interno della classe. L’insegnante è attualmente agli arresti domiciliari.

L'arresto di una educatrice a Siena – La notizia dell’arresto dell’insegnante effettuato in Sicilia arriva poche ore dopo un altro caso di maltrattamenti ai danni di minori registrato a Siena, dove i carabinieri hanno arrestato un'educatrice di cinquantadue anni che gestiva un nido domiciliare. Anche in quel caso i carabinieri hanno piazzato telecamere nascoste che hanno consentito di registrare comportamenti violenti come strattonamenti, percosse, e altre violenze ai danni dei bambini. All’educatrice finita in manette ogni giorno venivano affidati da cinque a dieci bambini piccolissimi, da 6 mesi a 3 anni.

Susanna Picone


Forse è inutile continuare a pubblicare notizie circa le violenze sui bambini negli asili e nelle scuole, perché è probabile che comincerà a diventare sempre più manifesto quanto alcune insegnanti commettono ai danni dei bambini; è troppa infatti l’evidenza raccolta dai genitori che controllano, già purtroppo dallo stato in cui il bimbo torna a casa e dal cambiamento che avviene in lui. Senz’altro c’è un cambiamento anche in questo sordido comportamento, ma a livello di Stato non arriva alcuna legge mirata a controllare lo stato psicofisico degli insegnanti, lasciati a loro stessi. Non si sa ancora nulla sulle famose videoriprese nelle aule degli asili e simili: nessuna interpellanza, nessuna segnalazione; è sempre valido il detto “Tutto va ben, madama la marchesa”…

3) Sono figli di un Dio minore. “300 cristiani uccisi in Nigeria da febbraio” (Il Foglio)

Continua l’uccisione di Cristiani in Nigeria ad opera di pastori fulani.il vescovo denuncia queste uccisioni (300)che non sono le uniche,ma che si sommano alle precedenti e lancia un appello alla comunità mondiale che però ,in gran parte,se ne frega .Ogni tanto si legge che qualche vescovo segnala la mattanza nella sua diocesi che però non solleva nessuna rimostranza,se non in qualche rivista cattolica,però il numero dei martiri aumenta sempre di più. Ora si è a quota…… 


4) Maltrattamenti ai bimbi di nidi e scuole materne. Tre casi in un giorno tra Roma e Lombardia: maestri arrestati e sospesi

IL FATTO QUOTIDIANO – Cronaca, 28 MARZO 2019

Spinte, schiaffi e strattonamenti oltre a umiliazioni e violenza psicologica. Sono gli aspetti comuni di tre diverse operazioni svolte dalle forze dell’ordine in asili nido e scuole materne. Blitz che hanno portato ad arresti di insegnanti e provvedimenti disciplinari a Roma e in due città della Lombardia: Varzi (provincia di Pavia) e Cernobbio (Como).

Il primo caso, avvenuto nel Municipio XI, a sud-ovest della Capitale, riguarda un maestro 42enne di scuola materna che è stato raggiunto dal divieto di avvicinamento ai bambini e sospeso dal pubblico servizio. Gli agenti della polizia locale hanno accertato come 19 bambini siano stati costretti a subire, durante le lezioni, violenze fisiche e psicologiche. La denuncia è stata fatta dai familiari per presunte percosse e vessazioni cui venivano sottoposti i figli da parte di un insegnante durante le lezioni. I genitori erano stati allarmati dai bambini che lamentavano vari soprusi e manifestavano atteggiamenti anomali in famiglia, oltre alla volontà di non frequentare più la scuola. A seguito della denuncia, sono state installate diverse telecamere all’interno della scuola che hanno permesso di accertare maltrattamenti sia di natura fisica che psicologica: schiaffi, urla, spinte e costrizioni varie, oltre a forme di punizioni umilianti.

Un’altra maestra (e titolare) di un asilo nido a Varzi, paese in provincia di Pavia, è stata arrestata per maltrattamenti sui minori tra uno e tre anni ospiti della struttura. Anche due collaboratrici della donna sono state denunciate a piede libero per abuso dei mezzi di correzione verso i minori. Le indagini della guardia di finanza sono iniziate qualche mese fa quando nel piccolo comune di Varzi sono iniziate a circolare voci sempre più insistenti su presunte condotte anomale da parte della titolare dell’asilo. Installate le telecamere, i filmati sono stati determinanti e hanno documentano le ripetute violenze, di natura fisica e psicologica.

A Cernobbio infine, paese di 7000 abitanti in provincia di Como, famoso per il Forum Ambrosetti, i carabinieri hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari emessa dal gip di Como. L’insegnante, 58enne, è ritenuta responsabile di maltrattamenti commessi in qualità di educatrice in un asilo nido dove avrebbe commesso violenze verso bambini di età compresa tra i 3 e i 18 mesi.


5) Roma, botte e umiliazione ai bambini: maestro sospeso, non potrà avvicinarsi a minori

Picchiava i bambini e li umiliava psicologicamente con punizioni e abusi: un maestro di 42 anni che insegnava in una scuola materna di Roma è stato raggiunto da una misura cautelare di divieto di avvicinamento all’istituto e ai bambini. È stato inoltre sospeso dal pubblico servizio. Le violenze sono state riprese dalle telecamere di sicurezza.

CRONACA ROMAROMAULTIME NOTIZIE 28 MARZO 2019  10:02 di Natascia Grbic

Picchiava i bambini di cui doveva prendersi cura all'asilo, vessandoli con abusi psicologici, schiaffi, urla, spintoni e punizioni umilianti. Per questo un maestro di una scuola materna nell'XI Municipio di Roma, è stato sottoposto a misura cautelare di divieto di avvicinamento all'istituto e ai piccoli vittime di violenze. È stato inoltre sollevato dal suo incarico e sospeso dal pubblico servizio. Vittima dell'uomo, una classe di 19 bambini: avevano iniziato a manifestare strani comportamenti a casa e dicevano di non volere più andare a scuola. Poi hanno iniziato a raccontare gli abusi perpetrati dal maestro nei loro confronti. I genitori si sono quindi rivolti alle forze dell'ordine e a dicembre 2018 sono partite le indagini sul 42enne. Nella scuola materna sono state installate telecamere nascoste per riprendere i suoi comportamenti e le scoperte degli inquirenti sono state terrificanti.
Le violenze e gli abusi ripresi dalle telecamere di sicurezza

Il maestro sottoponeva i 19 bambini a violenze di ogni tipo. Urla, spinte, punizioni umilianti, schiaffi e abusi psicologici. Una vera e propria classe degli orrori, tanto che i piccoli erano terrorizzati alla sola idea di andare a scuola. Le telecamere di sicurezza installate dagli agenti hanno permesso di accertare la condotta vessatoria dell'uomo: e a quel punto, gli agenti della Polizia Locale di Roma Capitale, XI Gruppo Marconi e Gruppo Sicurezza Sociale Urbana, al termine di indagini coordinate dalla Locale Procura della Repubblica, gruppo specializzato dei reati contro i minori, hanno eseguito la misura cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari G. Sturzo. L'uomo non potrà avvicinarsi né alla scuola né ai bambini e non potrà più insegnare dato che è stato sospeso dal pubblico servizio. A novembre scorso, un altro insegnante – Jonathan Trupia – è stato condannato a otto anni di carcere per violenza sessuale continuata e aggravata su 26 bambine, di età compresa tra i 2 e i 5 anni. L'uomo insegnava alla scuola Montessori di Roma. Ma si è recentemente scoperto che le sue vittime potrebbero essere molte di più.

Natascia Grbic


6) Lamezia Terme, maestra e bidella arrestate per maltrattamenti: “Clima di terrore all’asilo”

Una maestra e una collaboratrice scolastica sono state arrestate e poste ai domiciliari perché ritenute responsabili di maltrattamenti aggravati nei confronti degli alunni di una scuola dell’infanzia di Lamezia Terme. Dalle indagini è emerso “il clima di vero e proprio terrore” che regnava nell’asilo.

CRONACA ITALIANA 30 MARZO 2019  13:27 di Susanna Picone

Nuovo caso di maltrattamenti su minori in una scuola. Due persone sono state arrestate dalla polizia in Calabria. Ai domiciliari finiscono una maestra e una bidella di una scuola dell'infanzia di Lamezia Terme: entrambe sono accusate di maltrattamenti aggravati ai danni di alcuni bambini. Gli arresti sono stati fatti dal personale del commissariato di Lamezia Terme in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip Emma Sonni su richiesta della Procura della Repubblica. Secondo quanto riferiscono gli investigatori, dalle indagini è emerso “il clima di vero e proprio terrore” che regnava nell'asilo. Le due donne arrestate hanno rispettivamente 59 e 63 anni e sono entrambe di Lamezia Terme.

Violenze fisiche e psicologiche all'asilo – Le indagini erano scattate a seguito delle denunce sporte separatamente da due mamme che avevano esternato ai poliziotti lametini il sospetto che i loro figli, che frequentavano quella scuola dell’infanzia, fossero vittime di maltrattamenti a opera di un’insegnante. Gli accertamenti effettuati dall’Ufficio Anticrimine del Commissariato oltre a riscontrare ampiamente quanto denunciato dai genitori hanno fatto acquisire ulteriori e significativi elementi circa i maltrattamenti perpetrati ai danni dei bambini non solo a opera della docente ma anche da parte della collaboratrice scolastica. Nei filmati sono emerse le urla spropositate e immotivate dell’insegnante, punizioni esemplari, percosse e frasi offensive nei confronti dei bambini. Bambini che venivano costretti a mangiare, a rimanere immobili, seduti su una panca, con la maestra che gli urlava contro, o sbatteva con forza una bacchetta di legno sulla cattedra per spaventarli. Sistematicamente le indagate usavano violenza, sia psicologica che fisica, nei confronti degli allievi a loro affidati, bambini di età compresa fra i 3 e i 5 anni.


Si è già segnalato quanto succede, ma i provvedimenti hanno ancora da venire nel senso che, se c’è qualche interpellanza alle varie camere, non hanno un seguito quali provvedimenti ufficiali, soprattutto in termini di controlli annuali sugli insegnanti, come si era proposto. La scusa, forse, è che non ci sono soldi, perciò lasciamo pure trasformare parte dei figli in futuri soggetti psichiatrici: verranno curati in seguito e così via.

7) Profugo ammette: Siamo qui per farci mantenere. Video (Il Corriere Nazionale)
0 APRILE 2019

Loro sono onesti. Sono i sinistardi che inventano improbabili fughe da guerre che non esistono.

Non vengono qui per fuggire dalla guerra, anche perché non ce ne sono in Nigeria o Pakistan, vengono qui, come tutte le truppe di invasione, per le donne o per farsi mantenere. Non differiscono in nulla dalle truppe coloniali francesi che ‘liberarono’ l’Italia.
Come questo profugo che, intervistato tempo fa a Cagliari, dove viveva da anni e, dove aveva vissuto a spese dei contribuenti in un hotel per cosiddetti profughi, spiega candidamente che è in Italia per farsi mantenere. E riprodursi: a spese nostre.

John, 29 anni, arriva dalla Nigeria in fuga “dal lavoro che non c’è e dalla corruzione. Qui qualche persona mi aiuta, ma la vita è molto difficile, non ho un’occupazione”, raccontva il ventinovenne, che spesso si rivolge al Centro di ascolto parrocchiale della chiesa di piazza Giovanni XXIII.“La mia compagna è incinta, voglio sposarmi perché così il Governo può darmi un lavoro e anche un’assistenza familiare. Cagliari è ok, ma il grosso problema è che non c’è lavoro”, osserva John. Ma voglio “vivere qui per sempre”. Con i nostri soldi.
Ma quanto siamo scemi. Ci correggiamo: quelli che votano certi partiti.


È una panzana, la solita bufala o parlava sul serio quel profugo? Allora che ne pensiamo???

8a) Cardito: le insegnanti di Giuseppe e della sorellina: “Faccio la faccia di c….”

Nell’ordinanza che ha portato all’arresto di Valentina Casa, la madre di Giuseppe Dorice, massacrato dal patrigno insieme alla sorellina e morto, viene rilevato il comportamento delle insegnanti che hanno avuto a che fare con i due bambini. Sapevano delle violenze, scrive il giudice, ma non avevano mai voluto denunciare nulla e, dopo la tragedia, avevano concordato una linea comune di difesa.

NAPOLICRONACA NERA NAPOLIULTIME NOTIZIE 11 APRILE 2019  22:23 di Nico Falco

“Io faccio la faccia di cazzo”. Come a dire, faccio finta di cadere dalle nuvole e rispondo a muso duro. Nella sala d’aspetto del commissariato di Afragola, convocate dalla polizia, le maestre della scuola frequentata dai figli di Valentina Casa parlottano tra loro in attesa di essere sentite dagli investigatori. Non sanno di essere intercettate. Ridono, si confrontano su quello che andranno a dire di lì a poco. Si era appena saputo della morte del piccolo Giuseppe Dorice e delle condizioni gravissime della sorellina, massacrati dal compagno della madre, ed erano partiti quelli che il giudice definisce “frenetici ed ignobili tentativi di reciproca copertura”. Tutto finito nelle intercettazioni, che cristallizzano, più che un senso di colpa, la paura di rimanere coinvolti in una indagine. Il timore che qualcuno potesse chiedersi perché la scuola non aveva fatto nulla, che qualcuno potesse puntare il dito. Perché i bambini, in classe, ci erano arrivata anche con la faccia spaccata. Segni inequivocabili delle violenze che si consumavano in casa e che, nel mondo degli adulti, passavano inosservate.  Le insegnanti che avevano visto la bambina, rileva il giudice, un moto di coscienza l’avevano avuto, seppur quando era già troppo tardi. Diversamente, quelle che avevano a che fare col fratellino: “mesi di silenzio e, dopo la sua morte, solo l’insistita ricerca di impunità”.

Nico Falco

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8b) La piccola a scuola con l'orecchio strappato

Nell’ordinanza c’è un episodio risalente al gennaio 2019. La bambina era arrivata a scuola con una medicazione sull’orecchio, fatta in casa. Gliel’avevano quasi strappato. E, in classe, si era spostata i capelli. Come per farsi vedere, per chiedere aiuto. Quando le avevano chiesto cosa fosse successo, aveva risposto che era la punizione del patrigno perché era stata “monella”. La vicenda era stata segnalata alla dirigente con una nota interna del 18 gennaio 2019. Qualche mese prima, a novembre, la bimba era arrivata con le labbra gonfie. Era caduta dalla bicicletta, aveva detto, salvo poi correggersi dicendo di essere caduta dal letto. Ma c’è anche dell’altro, che avrebbe potuto far intuire alle insegnanti che qualcosa, tra quelle quattro mura, non andasse nel verso giusto. La bambina non veniva curata né lavata, i vestiti puzzavano di muffa, spesso aveva lividi: tutte osservazioni non risalenti all’ultimo periodo ma anche a diversi mesi prima. Come un altro episodio del novembre 2018, quando la bimba arrivò con una ecchimosi sotto l’occhio e, dopo diverse domande, affermò che gliel’aveva fatto Tony e scoppiò a piangere. Anche la maestra scoppiò a piangere e ne parlò con le altre. Ma non ci fu nessuna denuncia.

La linea negazionista per evitare le conseguenze

Di diverso tenore il comportamento delle maestre che avevano visto le condizioni di Giuseppe. E torniamo alla sala d’aspetto del commissariato di Afragola. Il giudice, sulla base delle intercettazioni, rileva che le insegnanti si sono prima comportate con indifferenza e poi, ridendo, hanno deciso di rispondere con strafottenza, senza cedimenti, fingendo di non sapere nulla e ribattendo punto per punto. È il pomeriggio del 27 gennaio, si è appena saputo della morte di un bambino di Cardito ma ancora non si sa chi è. In quelle ore le insegnanti si telefonano a vicenda. Hanno capito, perlomeno hanno intuito. Ci sono arrivate per deduzione: conoscono l’età, la zona, e sanno che proprio lì c’è un bambino di 7 anni che loro conoscono bene e che arriva in classe spesso con il volto gonfio perché il convivente della madre lo “ammazzava di palate”. Si sono limitate a segnarlo alla preside, dicono parlando tra loro, ma non si sono mai rivolte alle forze dell’ordine. Si rammaricano, parlano di una morte annunciata, delle volte che hanno visto il bambino malconcio. E concordano una linea di difesa comune: i bambini avevano detto di essere caduti e loro ci avevano creduto.

Nico Falco

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9) Schiaffi, botte e capelli strappati ai bimbi all’asilo, sospese due maestre di Sant’Antimo

Due maestre di 62 e 63 anni, residenti rispettivamente a Sant’Antimo e a Giugliano, sono state sospese dall’insegnamento per 12 mesi su disposizione del Tribunale: sono accusate di maltrattamenti verso i piccoli alunni della scuola dove lavorano, avrebbero insultato, picchiato e strattonato i bambini in classe.

GIUGLIANOSANT’ANTIMO 19 APRILE 2019  12:56 di Nico Falco

Per 12 mesi non potranno mettere più piede in classe. Due maestre di 62 e 63 anni, residenti rispettivamente a Sant'Antimo e a Giugliano in Campania, in provincia di Napoli, sono state sospese dall'insegnamento. Sono accusate di avere maltrattato, e in diverse occasioni, i bambini che erano stati a loro affidati nell'asilo dove entrambe lavoravano. Le indagini sono partite dopo che alcuni genitori si erano rivolti alle forze dell'ordine, segnalando un cambiamento di umore nei loro bambini. I piccoli, che frequentavano una scuola dell'infanzia di Sant'Antimo, erano diventati inspiegabilmente nervosi, sembravano sempre a disagio, quasi impauriti quando dovevano andare in classe. Il loro cambio di umore sembrava l'espressione di un problema che non sapevano come esternare, probabilmente per paura. Così, temendo che fosse successo qualcosa in classe e che i bimbi non riuscissero a dirlo, i genitori hanno chiesto aiuto ai carabinieri. Le indagini, delicatissime come è obbligatorio per ipotesi di reato di questo tipo, sono state svolte con telecamere nascoste, intercettazioni ambientali, il supporto di specialisti e l'audizione di persone informate sui fatti, oltre che con l'acquisizione di disegni fatti dai bambini.
I militari sono riusciti a cristallizzare diversi episodi, ricostruendo quello che avveniva tra i banchi: in varie occasioni le due maestre avrebbero insultato i bambini, li avrebbero strattonati e presi a schiaffi e gli avrebbero tirato i capelli. Gli elementi raccolti dai carabinieri hanno convinto il gip del Tribunale di Napoli Nord, che ha firmato l'ordinanza di sospensione con l'accusa di maltrattamenti ai danni di alunni minori, che poi è stata eseguita dai carabinieri della Compagnia di Giugliano.


10) Torino, maestra arrestata per maltrattamenti: “Bimbi costretti a pulire la pipì a terra”

A Torino una maestra di quarantacinque anni che prestava servizio alla “Leone Sinigaglia” di corso Sebastopoli è finita agli arresti domiciliari per maltrattamenti sui bambini. A quanto emerso, l’insegnante intimava ai piccoli alunni di non riferire nulla a casa prospettando loro “gravi conseguenze”.

CRONACA ITALIANA 3 MAGGIO 2019  10:50 di Susanna Picone(http://www.fanpage.it/)

L’ennesimo caso di maltrattamenti su bambini arriva da Torino, dove è stata arrestata una maestra di una scuola elementare. La donna, di quarantacinque anni, prestava servizio alla “Leone Sinigaglia” di corso Sebastopoli. Attualmente è agli arresti domiciliari per maltrattamenti sui bambini. A eseguire il provvedimento è stata la polizia municipale. Secondo quanto accertato nel corso delle indagini, la maestra intimava ai piccoli alunni di non riferire nulla a casa prospettando loro “gravi conseguenze”. L'indagine che ha portato all’arresto dell’insegnante ha preso le mosse lo scorso autunno. I genitori dei bambini che frequentavano quella scuola hanno raccontato i maltrattamenti patiti dai figli e le conseguenze sul loro stato d'animo. I bambini avevano incubi, pativano episodi di incontinenza notturna e si rifiutavano, piangendo, di andare a scuola nelle giornate in cui sapevano che avrebbero incontrato quella maestra. Secondo le testimonianze raccolte dalla polizia municipale è anche capitato che la maestra impediva ai bambini di andare in bagno e per questo i piccoli restavano bagnati in classe. In un'occasione i bimbi sarebbero stati costretti, tra le lacrime, a pulire sommariamente il pavimento con la carta igienica.
Il padre di una bimba: "Ci avevano promesso che l'avrebbero allontanata" – “Per rimproverare i bambini la maestra era solita scagliare i portapenne o strapparli. A mia figlia è capitato di essere stata costretta ad andare in un bagno molto sporco, uno dei pochi agibili, perché non voleva utilizzare il bagno turco. I nostri figli erano spaventati. In due hanno dovuto cambiare scuola”, la testimonianza del padre di una delle bambine che frequenta la scuola di Torino dove insegnava la maestra finita ai domiciliari per maltrattamenti. Il genitore ha raccontato di avere segnalato i comportamenti “piuttosto originali” dell'insegnante, insieme ad altri quattro genitori, già lo scorso ottobre. “Una vice dirigente – ha detto – ci promise che la maestra non avrebbe più messo piede nella classe dei nostri bambini. Ma poi, a marzo, con la scusa della carenza di organico, è tornata”.

Susanna Picone


Ormai le segnalazioni di maltrattamenti si perdono nei fascicoli delle varie Procure perché il seguito è l’eventuale punizione, non certo, come ad esempio in USA, le pene molto più severe, ma gli articoli di legge. Di legge, forse, sono in fila ad altri che devono essere aggiornati, perché qualche deputato/a solerte c’è ed interpella, la fila è lunga e, se cambia governo, sparisce nell’”archiviato”. E l’Italia in certe classifiche continua a conquistare gli ultimi posti.

11) Milano, bimbo di due anni ucciso dal padre: “Piangeva per i piedi ustionati con un accendino”

Il piccolo Mehmed piangeva perché aveva i piedi ustionati con un accendino. Un nuovo dettaglio emerge dalle indagini sulla morte del bambino di due anni, avvenuta nella notte tra martedì e mercoledì in via Ricciarelli 22 a Milano. Per l’omicidio è stato arrestato il padre, Aljica Hrustic, 25enne di origini croate, che ha confessato: “Si lamentava e non riuscivo a dormire, l’ho picchiato ma non credevo che l’avrei ucciso”.

CRONACA LOMBARDIAMILANO 24 MAGGIO 2019  10:39 di Simone Gorla

"Il bambino si lamentava e non riuscivo a dormire. L'ho picchiato, poi l'ho visto morto, ma non credevo che l'avrei ucciso". Le parole di Aljica Hrustic, 25 anni, di origini croate, reo confesso dell'omicidio di suo figlio di due anni, Mehmed, ammazzato di botte nella notte tra martedì e mercoledì, ripercorrono con freddezza i fatti, come se fossero accaduti a qualcun altro. Nel carcere di San Vittore, rispondendo al pubblico ministero Giovanna Cavalleri, e prima ancora davanti agli investigatori della Squadra mobile che lo hanno arrestato dopo una fuga durata poche ore, ha ammesso le sue responsabilità. Ha raccontato di avere assunto droghe, di aver perso il controllo perché il bambino piangeva e lui non riusciva a dormire. Dalla ricostruzione emerge poi un dettaglio ancora più inquietante: il piccolo quella notte si lamentava per il dolore perché aveva i piedi ustionati, probabilmente con un accendino. Quando all'alba i soccorritori, chiamati dallo stesso Hrustic, sono arrivati nell'appartamento di via Ricciarelli 22, a Milano, hanno trovato il corpo senza vita con i piedi bendati. Una circostanza che aveva fatto pensare, erroneamente, che il bimbo fosse stato legato. Le bende, invece, gli sarebbero state messe, forse dalla madre, per medicare le ferite.

Milano, fermato il padre del bimbo morto in casa. Un parente: "Si merita l'ergastolo"

Pubblicato da Simone Giancristofaro 00:23 / 03:04

L'autopsia chiarirà le cause del decesso

Resta da chiarire cosa abbia provocato la morte del bambino, che all'arrivo dei paramedici del 118 era già deceduto e aveva lividi sul corpo e una ferita in testa. Sarà l'autopsia, attesa nelle prossime ore, a dare le risposte mancanti e a stabilire se Mehmed fosse stato picchiato anche nei giorni precedenti. La madre, Silvjia Z., 23 anni, croata, ha raccontato di aver provato a fermare il marito e di essere stata a sua volta colpita. Al momento la donna è considerata persona informata sui fatti.

La fuga per poche ore nelle case popolari del Giambellino

Dopo aver chiamato il 112 per dare l'allarme, spiegando che il figlio aveva problemi a respirare, Hrustic ha fatto perdere le sue tracce per alcune ore. Ha trovato rifugio in una casa di via Manzano 4, in zona Giambellino, portando con sé le due figlie femmine (la coppia ha un altro figlio più grande che vive in Croazia). Ai poliziotti della Questura di Milano sono bastate poche ore per rintracciarlo e bloccarlo.
Milano, bimbo di due anni ucciso, capo della Squadra Mobile: "Il padre non ha opposto resistenza"

Pubblicato da Fanpage.it Milano

Questa sera una fiaccolata per Mehmed in via Ricciarelli
Gli abitanti del quartiere San Siro hanno organizzato per venerdì 24 maggio, alle ore 20, una fiaccolata in ricordo di Mehmed e per la tutela dei minori. Il corteo partirà dal caseggiato dove il piccolo è stato ucciso, in una delle zone più degradate del difficile quartiere alla periferia sud ovest di Milano.


Non dimentichiamo troppo presto questi terribili episodi. Non basta la fiaccolata o altre manifestazioni, giuste, ma insufficienti. Se nessuno si muove a livello governativo potrà darsi che l’episodio diventi l’inizio di spaventose fotocopie per padri spaesati, borderline, criminali, tossicomani o violenti e tossicomani non curati.

12) Sblocca cantieri, arrivano le telecamere in asili nido e case di cura

Arrivano le telecamere in tutti gli asili nido (pubblici e paritari) e nelle case di cura per anziani. Un emendamento al decreto Sblocca cantieri, approvato in commissione al Senato, prevede l’installazione di sistemi di videosorveglianza in tutte queste strutture, con un finanziamento per i comuni che si dovranno adeguare alla nuova norma.
Un emendamento al decreto Sblocca cantieri, approvato in commissione al Senato, prevede l’obbligo di videosorveglianza in tutte queste strutture, con un finanziamento per i comuni che si dovranno adeguare alla nuova norma.

28 MAGGIO 2019  17:30 di Stefano Rizzuti

Arriva l’obbligo di installare le telecamere in tutte le aule degli asili, così come nelle strutture di assistenza e cura di anziani e disabili. La novità viene introdotta con un emendamento al decreto Sblocca cantieri approvato in commissioni Lavori pubblici e Ambiente al Senato. La proposta di modifica è stata firmata dai senatori di Lega, Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e Forza Italia. L’installazione dei sistemi di videosorveglianza a circuito chiuso riguarderà tutte le scuole dell’infanzia, sia statali che paritarie. L’emendamento prevede la creazione di un fondo per finanziare l’installazione delle telecamere con l’obiettivo di assicurare a tutti gli ospiti delle strutture coinvolte una “più ampia tutela”.

La dotazione sarà di 5 milioni di euro per il 2019 e di 15 milioni per gli anni successivi, dal 2020 al 2024. Con questi fondi spetterà ai comuni installare i sistemi di videosorveglianza. Altrettanti ne vengono stanziati per tutte le strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani e persone con disabilità. Con i fondi dovranno essere acquistate anche le apparecchiature per conservare le immagini per un “periodo temporale adeguato”.

Il decreto Sblocca cantieri

Il decreto Sblocca cantieri ha ricevuto il via libera dalle commissioni Lavori pubblici e Ambiente del Senato: il provvedimento approderà in Aula domani alle 15, secondo quanto stabilito dalla conferenza dei capigruppo. Il decreto dovrà essere convertito in legge entro il 17 giugno e dovrà tornare – dopo il voto di Palazzo Madama – alla Camera. Durante l’esame dell’Aula dovrebbe essere affrontata anche la discussione sulla Tav, con un emendamento della Lega.

Nel provvedimento c’è anche un’altra novità, inserita con un emendamento approvato durante la discussione di oggi in commissione e che riguarda le procedure d’installazione per le strutture abitative temporanee in alcune zone colpite dal terremoto. In particolare, sono coinvolti i comuni di Catania e Campobasso e lo scopo di questa modifica è quello di evitare l’abbandono del territorio.

Esultano Salvini e Forza Italia

L’approvazione dell’emendamento sull’installazione delle telecamere degli asili viene rivendicata come un successo dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini: “Telecamere per difendere bimbi, anziani e disabili, altra promessa mantenuta”, è il commento del leader leghista. Esulta anche Forza Italia, con la deputata Annagrazia Calabria: “Il via libera ai fondi per l'installazione di telecamere nelle scuole per l'infanzia e nelle strutture socio assistenziali per anziani e disabili dà ragione alla battaglia che Forza Italia porta avanti da tempo a tutela dei più deboli. Il fatto che questo obiettivo, oggi, sia condiviso in maniera trasversale è motivo di grande soddisfazione. Ci auguriamo che ora si acceleri sull'arrivo in Aula al Senato del provvedimento, che alla Camera è stato approvato su testo a mia prima firma, per offrire una normativa ampia e coerente che punti anche sulla formazione del personale come forma imprescindibile di prevenzione di abusi e maltrattamenti”.


13) Orrore in Nigeria, Boko Haram ha usato tre bimbi kamikaze

Per l'attentato di Konduga, i terroristi hanno utilizzato tre bambini: nella strage sono morte trenta persone

Giuseppe Aloisi - Mar, 18/06/2019 - 11:20

L'Unicef ha fatto presente come, durante l'ultimo attentato operato in Nigeria da Boko Haram, siano stati utilizzati tre minori. 

Il bollettino è ancora in fase di verifica, ma già da adesso è possibile parlare di trenta persone morte e di più di quaranta persone ferite a causa di tre distinte offensive terroristiche. Ma non è questa la prima volta che dei bambini finiscono loro malgrado per essere usati all'interno di operazioni di questo tipo.

Sempre l'Unicef, come riportato pure dall'Agi, ha fatto notare come, dall'inizio del 2019 a oggi, ben cinque bambini siano stati sfruttati alla stessa maniera. Si tratta di una prassi diffusa nel mondo dell'estremismo jihadista, ma della quale magari non si parla con la dovuta costanza. In questo specifico caso, viene rilevato come a essere coinvolti siano stati due minori di sesso femminile e un minore di sesso maschile. Le persone che sono state trucidate a Konduga - questo è il nome della località in cui hanno avuto luogo gli attentati suicidi - erano intente a guardare una diretta sportiva mediante la televisione.


Se l’Italia piange, altre nazioni non ridono. Bambini usati nella guerra e con in fronte l’immaginabile cartello “vento divino”. Avviene l’evento tragico e poi cala il silenzio fino al prossimo caso. Andiamo avanti con il solito ritornello “Panem et circenses” e se succede l’imprevisto facciamo una bella manifestazione/camminata che rende proprio tanto.

14) Rovigo, maltrattamenti e umiliazioni “lesive della dignità umana” in una casa di riposo per anziani

Nove operatori di una casa di riposo sono stati arrestati per i reiterati maltrattamenti nei confronti degli ospiti della struttura, tutti anziani non autosufficienti.
ATTUALITÀ 14 AGOSTO 2019  12:19 di Davide Falcioni

Insulti, umiliazioni, "atti denigratori e lesivi della dignità umana". Ma anche botte, calci e pugni. La Polizia di Stato di Rovigo ha eseguito nove misure cautelari nei confronti di nove operatori socio sanitari e inservienti di una struttura assistenziale, ritenuti responsabili in concorso di reiterati maltrattamenti nei confronti degli ospiti della struttura, soggetti non autosufficienti. Il giudice per le indagini preliminari ha applicato a tutti gli indagati la misura interdittiva del divieto di svolgere attività professionali di dipendenti in strutture sanitarie, socio sanitarie e socio assistenziali, ritenendo "concreto" ed "attuale" il pericolo di reiterazione della condotta criminosa.

L'operazione ha preso le mosse da alcune dichiarazioni del personale della casa di riposo che, in presenza di comportamenti violenti, non ha esitato a contattare le forze dell'ordine. Le dichiarazioni raccolte sono state ritenute verosimili e credibili, per essere poi confermate dalle intercettazioni ambientali effettuate successivamente. Il monitoraggio dei luoghi segnalati ha confermato i maltrattamenti nei confronti dei pazienti, costretti giornalmente a subire vessazioni e sevizie.  Secondo le contestazioni, i nove oss dell'istituto polesano, destinatari delle misure cautelari, avrebbero tenuto comportamenti violenti e umilianti a carico degli ospiti, non autosufficienti. Episodi definiti dal gip "atti denigratori e lesivi della dignità umana".

Davide Falcioni


15) Migranti, raggiunto accordo a Malta. Lamorgese: “Sì a rotazione porti Ue e ricollocamenti rapidi”

I ministri dell’Interno di Italia, Francia, Germania, Malta e Finlandia hanno trovato l’accordo sulle nuove regole riguardanti l’arrivo dei migranti nell’Unione europea. Il ministro Luciana Lamorgese spiega che nell’intesa viene prevista sia la rotazione volontaria dei porti di sbarco che una ricollocazione più rapida – entro quattro settimane – dei richiedenti asilo.

POLITICA ITALIANA 23 SETTEMBRE 2019  17:01di Stefano Rizzuti

L’accordo c’è. Il vertice dei ministri dell’interno di Malta, Italia, Francia, Germania e Finlandia (che ha partecipato in quanto ha la presidenza di turno Ue) con il commissario per gli Affari interni, ha portato all’elaborazione di un documento sulla questione migranti. Il dossier verrà presentato agli altri 24 ministri dell’Interno dell’Ue martedì 8 ottobre. E a spiegare i contenuti di questo documento ci pensa il ministro dell’Interno italiano, Luciana Lamorgese, parlando di “un primo passo concreto per un approccio di vera azione comune europea”. “Ho trovato un clima davvero positivo perché la politica migratoria va fatta insieme agli altri stati. Noi abbiamo sempre detto che chi arriva a Malta e in Italia arriva in Europa. E oggi questo concetto fa parte del comune sentite europeo”, afferma.

Oggi sono stati sciolti i nodi politici, secondo Lamorgese: “Da oggi Italia e Malta non sono più sole, c’è la consapevolezza che i due paesi rappresentano la porta d'Europa. Il testo predisposto va nella giusta direzione”. L’accordo, sottolinea il ministro dell’Interno, prevede il ricollocamento dei richiedenti asilo “in tempi molto rapidi”, nello specifico “entro quattro settimane”. La redistribuzione riguarderà tutti i richiedenti asilo e non solo chi ha ottenuto lo status di rifugiato.

Migranti, cosa prevede l'accordo di Malta

Tra le novità c’è anche la rotazione volontaria dei porti di sbarco. Non solo, quindi, quando quelli di Italia e Malta sono saturi. Una decisione “non scontata” per Lamorgese. Per quanto riguarda la redistribuzione avverrà “su base obbligatoria” con un sistema di quote che verrà stabilito tra i paesi che decideranno di aderire. Ora il commissario europeo Dimitris Avramopoulos si augura che gli “altri Stati membri si uniscano”, aderendo al documento l’8 ottobre. Lamorgese precisa, inoltre, che gli accordi riguardano solo gli sbarchi che avvengono attraverso Ong o navi della Marina e della Guardia costiera, ma sono impossibili da applicare per gli sbarchi fantasma.

La linea di Conte: saremo rigorosi

Sul tema dei migranti interviene da New York anche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: “Siamo molto cauti, ma potrebbe anche esserci una rotazione dei porti. Lavoriamo a un più efficace meccanismo di rimpatri. Chi non ha diritto deve essere riportato nella terra di origine”. “La nostra politica – prosegue Conte – sarà molto rigorosa, non arretreremo di un millimetro”. Poi assicura ancora: “Macron mi ha dato grandi aperture e c’è una grande disponibilità da parte di partner europei. Ma anche in passato, in casi emergenziali, Francia e Germania ci hanno risolto i problemi partecipando alla redistribuzione”.


Sembra il canto delle sirene che fecero perdere la trebisonda ad Ulisse. Il nuovo governo (per ora) canta vittoria sul problema migranti e tutto sembra risolto perché a Malta si è parlato e deciso di redistribuzione delle persone che arrivano in Italia e si parla anche di “rotazione dei porti”, senza specificare quali sarebbero questo porti, sebbene il commissario greco abbia specificato che si augura che “gli altri stati si uniscano”. Quest’ultima osservazione suggerisce che altri stati Europei non sono andati alla riunione di Malta e quindi potrebbero fregarsene, come ha già detto qualche stato dell’esteuropa. Ma Conte, premier italiano, afferma “che non arretreremo di un millimetro”. La Francia che ci ha molto criticato ed anche la Germania ora sono a braccetto con noi: “Ci hanno dato grandi aperture” afferma il premier italiano senza avanzare un dubbio, più che giustificato.

Non si capisce perché i media proclamavano che i migranti “ufficiali” sono in diminuzione: dicono che abbiamo raggiunto un primato, arrivano meno migranti. Poi qualche pierino ha iniziato a dire che a Lampedusa, in Sardegna, nel Mare Adriatico arrivano giornalmente barchini carichi di migranti e, guarda caso, tutti arrivavano in porto o sula terra ferma, sparendo all’interno senza avere inconvenienti che invece avevano i barconi salvati dalle ONG che ancora nel Mar Libico avevano problemi di navigazione. Come si spiega questo arcano? Possibile che le ONG non trovino questi barchini non ufficiali cha arrivano in ogni parte di Italia e corrono subito in aiuto di chi arriva chiamando e dichiarando che a bordo ci sono problemi, persone ammalate ed altro, mentre sui barchini si fila diritti diritti senza problemi. Si sa benissimo che i barchini possono partire direttamente dalla Libia o essere trainati dalla nave madre che poi li abbandona in prossimità della costa. C’è un medico che è salito sulle navi ufficiali con i migranti ufficiali, li ha visitati e li ha trovati sani e validi, mentre invece tutti i parlamentari saliti a bordo hanno rilasciato dichiarazioni su stress, malattie e quant’altro, parlando anche di persone “scheletrini”.

Si ha il sospetto che qualcosa non quadri: salvare va bene, ma nessuno di questi esagera il proprio stato per fare pressioni che un contestatissimo Salvini ha cercato a modo suo di contenere. Il governo attuale esulta tutto: stiamo a vedere cosa succede nel prossimo futuro.

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