di Giorgio Gagliardi

venerdì 31 maggio 2019

Non si ferma la violenza delle maestre in troppi asili: la shoah dei bambini nostri figli. Le istituzioni sembrano dimenticare le leggi già emanate da tempo sulla violenza fisica e psicologica nei futuri adulti. È questa l’Italia che vogliono i politici di adesso che riscrivono le stesse leggi? Child Abuse by Violent Nursery-School Teachers Continues in too Many Schools: a Modern Version of the Holocaust Involving Our Children. Institutions Seem to Have Forgotten the Laws that Have Long Been Issued to Prevent Physical and Psychological Violence against Future Adults. Is this the Country that Today’s Italian Politicians Want, by Reissuing the Same Laws?



1)Ti svito la testa, devi piangere”: bimbi maltrattati all’asilo a Isernia, sospese 2 maestre

Il lettore ricorderà l’articolo del 18 gennaio scorso a firma di Antonio Palma, che trattava dei motivi della sospensione di due maestre di 49 e 58 anni, insegnanti in una scuola dell'infanzia della città molisana di Venafro. Le parole di minaccia di un’insegnante a un piccolo allievo «Devi piangere, ti svito la testa» ci avevano colpito, unitamente alle scene di bimbi trascinati via con la forza, strattonati e colpiti con libri in testa (Fonte: https://www.fanpage.it/attualita/ti-svito-la-testa-devi-piangere-bimbi-maltrattati-allasilo-a-isernia-sospese-2-maestre/).

Nessun nuovo commento se non quello che le leggi che interessano il popolo e non i parlamentari subiscono rallentamenti a non finire. Bambini, donne, bisognosi subiscono e tacciono anche se sono fatte delle processioni infinite per questo o per quello, ma coloro che hanno subito si portano nel loro subconscio la rabbia e la delusione dei loro diritti non rispettati, anzi schiacciati. E così si va avanti. Ogni tanto si legge di maestri e maestre non alla loro altezza e professionalità, ma alla gente sembra non interessare molto. Ci sono mamme e papà che piangono e digrignano i denti lasciando annegare anche nel proprio subconscio ciò che i loro figli hanno subito. Anche le loro delusioni esploderanno in seguito, perché le mine scoppiano quasi sempre se sono calpestate da provvedimenti che non arrivano se non sulla carta, ma non in pratica.

2) Bimbo di 4 mesi vomita, maestra di asilo nido lo picchia fino a renderlo cieco. (Kansas Usa)

L’unica colpa del piccolo pare fosse quella di aver vomitato, tanto è bastato infatti per far scattare la furia nella maestra che lo ha colpito in testa provocandogli danni al cervello che lo hanno reso cieco. La donna gestiva un asilo abusivo ma i genitori pensavano fosse regolare.

21 GENNAIO 2019

Doveva prendersi cura di quel piccolo di appena quattro mesi durante l'assenza dei genitori invece lo ha picchiato in maniera brutale accanendosi su di lui fino a provocargli lesioni permanenti che lo hanno reso cieco. Per questo una maestra di asilo nido statunitense, Paige Hatfield, è stata arrestata dalla polizia di Olathe e ora è sotto processo per lesioni gravissime nello stato del Kansas. L'unica colpa del piccolo pare fosse quella di aver vomitato, tanto è bastato infatti per far scattare la furia nella donna che lo ha colpito in testa provocandogli danni al cervello. Come ricostruito dalla polizia locale, la donna gestiva un asilo nido che non aveva alcuna autorizzazione e quindi completamente illegale anche se le mamme dei piccoli non lo sapevano e lo credevano un luogo sicuro. Così era anche per Ashleigh Garcia, la mamma del piccolo Kingston Gilbert. "Abbiamo trascorso 18 giorni in terapia intensiva pregando che passasse tutto ma ci è stato detto dai dottori che Kingston non sarà mai più lo stesso bimbo" ha dichiarato la madre, aggiungendo: "Abbiamo dovuto sopportare e accettare che il bambino che stavamo portando a casa non era il bambino che ho lasciato all'asilo quel giorno". I medici hanno detto che Kingston, che andava all'asilo da appena dieci giorni, ha subito un "trauma cranico causato da violenti colpi fisici non accidentali". Hanno affermato che le ferite di Kingston derivavano da una "violenza estrema".


Il bambino è diventato cieco perché la maestra lo picchiava in testa e, oltre ad averne fatto un disabile grave, l’insegnante (che è meglio chiamare disgraziata) se ne andrà magari in pensione, ma non senza indennità di pensione, mentre il bambino non vedrà più la luce ed il mondo perché a quattro mesi le visioni sono indistinte. Si tenga anche conto che questa persona ha picchiato un bambino che, avendo pochi mesi, non è ancora stabilizzato, ma bloccato così in tutto.

Di bene in meglio. Ora non si è più sicuri di affidare un bambino a un’insegnante, in quanto potrebbe rivelarsi di una disturbata mentale che fa cerimonie in presenza dei genitori e poi a tu per tu con chi deve proteggere scatena la sua violenza e provoca disabili a rotta di collo.

Congratulazioni agli stati che attuano leggi a tutela dei bambini. Ma funzionano queste leggi di cui si riempiono la bocca molti politici per tenere ben incollata la poltrona al proprio sedere?

3) Maltrattano bimbi asilo, prese maestre - Smascherate da intercettazioni polizia in una mansarda di Torino

29/01/2019

(ANSA) - TORINO, 29 GEN - La polizia ha arrestato due maestre d'asilo, a Torino, accusate di maltrattamenti su bambini dai 3 mesi ai tre anni. Le indagini hanno appurato che le due donne, entrambe italiane, avevano allestito in una mansarda, senza riscaldamento, un asilo nido privato. Le maestre accoglievano un numero di bambini superiore a quello stabilito, lasciandoli piangere intere ore per la fame o per il sonno, strattonandoli e portandoli con sé a fare commissioni. In alcuni casi, per punizione, li chiudevano in una stanza da soli.

In carcere sono finite T.S. e M.F., maestre di un nido in famiglia privato. Maltrattamenti continuati in concorso, aggravati dalla minore età delle vittime è l'accusa nei loro confronti contestata dalla Procura di Torino Gruppo Fasce Deboli, che ha coordinato le indagini della polizia.

Dallo scorso novembre, la Squadra Mobile della Questura di Torino ha accertato - anche con il supporto di intercettazioni telefoniche - gravissime irregolarità nella gestione dell'asilo nido.
  

(Fonte: http://www.ansa.it/piemonte/notizie/2019/01/29/maltrattano-bimbi-asilo-prese-maestre_efb268da-5025-4001-8cb0-bc6691749bf0.html - RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA).

4) Quanti sono 117 morti?

Un naufragio che questa volta è una strage: 117 morti. Ma quanti sono 117 morti? Perché il numero, grande, rischia di non rappresentare a pieno le storie delle persone, e di restare un dato più che un’emozione. E allora io provo a capirlo, questo numero, facendo anche a me stesso degli esempi. 117 persone equivalgono a un supermercato pieno, a sei uffici postali, a un palazzo di trentanove piani con una famiglia per ogni piano. Tutti morti.

POLITICA ITALIANA 20 GENNAIO 2019 - 09:27 di Saverio Tommasi

117 morti, se stessero accanto e con le braccia aperte, formerebbero una catena di 292 metri, che a farli di corsa ci vorrebbero trenta secondi anche a Usain Bolt. Se invece sei una persona normale ti ci vuole un minuto e mezzo, di corsa, per sorpassare 117 morti stesi e con le braccia aperte.

117 morti sono un palazzo di 39 piani, per tre persone a piano.

117 morti equivalgono a una decina di giri completi alle macchinine a scontro, al Luna Park. Come se per dieci giri tu sapessi che tutti quelli che ci salgono, poi, non scenderanno più. E noi siamo lì, a bordo pista, a tenere il conto dei giri che passano.

117 morti sono 234 occhi che guardano. E chissà le urla, poi, moltiplicate per 117; una grande confusione di voci anche mentre affogavano.

117 morti sono una fila mai vista neanche alla Posta, che è famosa per le file lunghe. Io alla Posta prendo il numerino e trovo dieci o venti persone prima di me, e con quei numeri l'Ufficio è già pieno. Immaginatevi ora una fila di 117 persone, equivalgono a sei uffici postali pieni.

117 persone somigliano a un supermercato medio pieno, proviamo a immaginarlo. C'è chi compra il pesce, la verdura, i biscotti, la birra, il riso, i pannolini per i bambini, e così via. 117 azioni come questa, cose normali come "scusi, è suo il carrello?" che non faranno più. Frasi normali come: "Dai, babbo, mi compri la cioccolata?" che non verranno più dette.

Fra quelle 117 persone, disperse nel Mar Mediterraneo – il più grande cimitero al mondo – sappiamo oggi che c'erano anche dieci donne. Una di loro era incinta. E poi c'erano due bambini, fra quelle 117 persone, fra quei 234 occhi. Uno di quei bambini aveva due mesi. L'età in cui i bambini portano il pannolino che ora la mamma che era con lui non gli comprerà più, in quel supermercato pieno di gente in fondo al mare.

Saverio Tommasi


ERRATA CORRIGE: I morti annegati al 20 gennaio 2019 sarebbero circa 170.

5) Nuove stragi nel Mediterraneo, oltre 170 migranti morti e dispersi

Mattarella: "Profondo dolore" per gli oltre 100 migranti annegati ieri sera a nord della Libia. Nei giorni scorsi, 53 inghiottiti dal Mare di Alborán. Papa Francesco: "Cercavano un futuro per la loro vita, prego per loro e per chi ha responsabilità di quello che è successo"

20 gennaio 2019 Oltre 170 migranti annegati in due distinti naufragi in pochi giorni nel Mediterraneo: 117, secondo i superstiti, annegati nelle scorse ore in un naufragio a nord della Libia, 53 scomparsi nel mare Alborán nei giorni scorsi e di cui solo oggi giunge notizia. E' questo il tragico bollettino che nel giro di 24 ore ha riacceso allarme e sgomento sul dramma dei migranti. Gommone affonda a nord della Libia Di ieri sera la notizia di un gommone semi affondato davanti a Tripoli, partito giovedì sera con 120 persone a bordo. Solo 3 di loro si sono salvati, grazie all'intervento della Marina militare italiana. Portati a Lampedusa, hanno raccontato agli operatori dell'Oim il drammatico epilogo di un viaggio disperato: dopo circa undici ore di navigazione, il gommone si è sgonfiato e le persone sono via via cadute in mare. A parte i 3 - due sudanesi e un gambiano - sarebbero tutti annegati. Tra loro dieci donne, una delle quali incinta, e due bimbi, uno di appena due mesi. Provenivano soprattutto da Nigeria, Camerun, Gambia, Costa d'Avorio e Sudan. Traumatizzati e sotto choc, hanno infine raccontato di essere rimasti tre ore in acqua, prima di essere recuperati, assistendo alla tragedia.  A confermare l'assenza di superstiti, la nave mercantile inviata ieri dalle autorità libiche nella zona in cui era stato avvistato il gommone. La Guardia Costiera italiana ha spiegato che "l'operazione, sotto il coordinamento libico, si è conclusa nella notte di ieri dopo l'intervento di un elicottero della Marina Militare italiana, che ha tratto in salvo tre naufraghi; una nave mercantile dirottata dai libici, giunta in zona, ha effettuato un'attività di ricerca, non trovando alcuna traccia del gommone". 


6) I bambini degli altri

Bimbi e guerre, i numeri choc dell’Unicef: 34 milioni soffrono ogni tipo di abuso
Decine di Paesi in guerra, dove a pagare il prezzo più alto sono proprio i più piccoli. Sono oltre 34 milioni i bambini che vivono in situazioni di conflitto armato e disastri naturali, denuncia Unicef. Repubblica Democratica del Congo, Siria e Yemen, le nazioni dove minori sono più a rischio di subire abusi di ogni tipo.

31 GENNAIO 2019 - 15:45 di Mirko Bellis

Decine di Paesi in guerra, dove a pagare il prezzo più alto sono proprio i più piccoli.
Sono oltre 34 milioni i bambini che vivono in situazioni di conflitto armato e disastri naturali, senza accesso a servizi di protezione dell'infanzia. E’ l’ultima denuncia contenuta nel Rapporto sull'intervento umanitario diffuso da Unicef. Repubblica Democratica del Congo, Siria e Yemen, le nazioni dove minori sono più a rischio. “Guerre e disastri umanitari – sottolinea il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia – mettono a repentaglio la loro sicurezza, il loro benessere e il loro futuro”. I bambini nelle nazioni in conflitto soffrono ogni tipo di abuso. Dai danni immediati provocati dai combattimenti fino alla violenza sessuale, al rapimento e reclutamento forzoso. “La violenza contro i bambini assume forme sinistre”, avverte Unicef. E le conseguenze sono terribili: morte, gravi ferite e traumi psicologici.

L’infanzia spezzata nella Repubblica Democratica del Congo

Nella Repubblica Democratica del Congo, Joseph, un ragazzo di 16 anni, porterà per sempre il ricordo del conflitto che da anni insanguina il suo Paese. Nell'ottobre del 2017 mentre tornava a casa, è stato fermato dai miliziani di Kamuina Nsapu, un gruppo ribelle della provincia del Kasai Centrale. “Mi hanno detto che dovevo unirmi a loro, ma io non volevo”, racconta Joseph. “Uno dei miliziani allora ha preso un coltello e, dopo aver messo la lama sul fuoco, ha iniziato a incidermi sul collo il mio nome. I dolori erano così forti che ho accettato di far parte della milizia”. Anche Albert è un altro adolescente reclutato con la forza dai ribelli congolesi. Un giorno, in un villaggio, è stato ferito alle gambe dai militari regolari. “Non potevo camminare per raggiungere un ospedale – ricorda – così mi sono rifugiato nella foresta dove mi sono curato da solo”. Joseph e Albert adesso sono al sicuro al Centre pour Transit et Orientation, un centro di reintegrazione per ex bambini soldato a Kananga, nel Kasai Centrale.

Per i bambini, agli orrori della guerra, si aggiunge la mancanza delle cure mediche, del cibo o dell’acqua, dei servizi igienico-sanitari, dell’istruzione e di altri diritti basilari. “Se i bambini non hanno luoghi sicuri per giocare, se non possono essere riuniti con le loro famiglie, se non ricevono supporto psicosociale, non possono guarire dalle cicatrici invisibili causate dalla guerra”, ha dichiarato Henrietta Fore, direttore generale dell'Unicef.

Sud Sudan: oltre 2 milioni di bambini senza scuola

A Wau Shilluk, una città nel Sud Sudan, non è rimasto più niente. A causa della guerra civile sono andate distrutte case, scuole e strutture sanitarie. Anche il sistema idrico è stato danneggiato e non è più funzionante. Per poter far arrivare gli aiuti umanitari, Unicef è costretta a viaggiare lungo il fiume perché le strade sono ancora disseminate di mine antiuomo. Nonostante la firma di un accordo di pace, la situazione umanitaria rimane disastrosa, con continue violenze, grave insicurezza alimentare e nutrizionale, sconvolgimento economico e focolai di malattie. Più di 4, 5 milioni di persone sono state sradicate dalle loro case, 6 milioni di persone hanno bisogno di acqua e impianti igienici e 2, 2 milioni di bambini non frequentano la scuola.

Yemen: un bimbo su tre soffre di malnutrizione acuta

Particolarmente drammatica è la situazione dei bambini yemeniti: a causa dell'impatto del conflitto in corso, oltre 11 milioni di minori richiedono assistenza umanitaria. Affrontano carenze alimentari, malattie e una grave mancanza di accesso ai servizi sociali di base. In Yemen, un bambino su tre è a rischio di malnutrizione acuta, come ha rilevato nella sua recente visita al Paese mediorientale, Geert Cappelaere, il direttore regionale di Unicef per il Medio Oriente e il Nord Africa.

Anche i bambini che sono riusciti a scappare dalle aree sconvolte dalla guerra sono a rischio. Basti pensare alle difficili condizioni di migliaia di minori siriani nei campi profughi sparsi in patria o in Libano. Oppure in Etiopia, dove un milione e mezzo di bambini è sfollato e ha bisogno di assistenza umanitaria.

“Oggi milioni di bambini subiscono terribili livelli di violenza, stress e trauma a causa di conflitti armati e disastri umanitari”, ha affermato Fore. “Tuttavia – fa notare Unicef – i finanziamenti limitati, il crescente disinteresse delle parti in guerra per il diritto internazionale e il diniego dell'accesso umanitario, rappresentano una significativa limitazione alla capacità delle agenzie per gli aiuti di proteggere i bambini”. Per far fronte ai propri impegni verso i più piccoli, Unicef ha lanciato un appello rivolto alla comunità internazionale in cui chiede fondi per 3, 9 miliardi di dollari. “Fornire a questi bambini il supporto di cui hanno bisogno è fondamentale, ma senza azioni internazionali consistenti e condivise, molti continueranno ad essere lasciati indietro”, ha sottolineato Manuel Fontaine, direttore dei programmi d'emergenza dell'Unicef. Le risorse finanziarie serviranno a garantire accesso ad acqua sicura, nutrizione, istruzione, salute e protezione a 41 milioni di bambini in 59 paesi nel mondo.

Mirko Bellis


7) Prato, bacchettate e calci per spaventare i bimbi del doposcuola: arrestate due maestre

Due maestre sono state arrestate dalla polizia a Prato con le accuse di maltrattamenti e percosse nei confronti di bambini tra i tre e i sei anni che frequentano un doposcuola cinese in città. L’inchiesta ha utilizzato telecamere nascoste: le due donne avrebbero anche dato bacchettate sulle mani dei bambini.

CRONACA ITALIANA 31 GENNAIO 2019 15:16 di Susanna Picone

L’ultimo caso di maltrattamenti su minori arriva da Prato. Due donne cinesi sono state arrestate dalla polizia con l’accusa di maltrattamenti e percosse nei confronti di bambini di età compresa tra i tre e i sei anni che frequentano un doposcuola in cui le indagate lavorano come insegnanti. Le due maestre hanno ventisei e trentotto anni e attualmente sono agli arresti domiciliari disposti dal gip. Una terza insegnante che lavora nello stesso doposcuola cinese ha ricevuto un avviso di garanzia ma per lei non è scattata alcuna misura cautelare. Le indagini che hanno portato ai provvedimenti si sono avvalse dell'uso di telecamere nascoste nel doposcuola, una struttura con una decina di aule che si trova in un capannone al Macrolotto Uno, periferia industriale a sud della città. A frequentare questo doposcuola sono bambini cinesi che vengono quotidianamente portati nella struttura dai genitori sin dal mattino.

Maestre hanno utilizzato bacchette per percuotere le mani dei bambini e calci per intimorirli – A coordinare le indagini la procura di Prato: tutto è nato da una segnalazione arrivata nel dicembre dello scorso anno. Una maestra che lavorava nel doposcuola avrebbe confidato a un genitore di maltrattamenti da parte delle insegnanti. A quanto emerso e come si vede dalle immagini, le due giovani insegnanti arrestate hanno utilizzato bacchette per percuotere le mani dei bambini e per intimorirli li hanno colpiti a calci. Nelle immagini si vedono chiaramente i metodi violenti delle maestre. Si vede ad esempio una donna che gira tra i banchi con la bacchetta e picchia sulle mani e sulla schiena di un bambino e anche bambini sollevati e trascinati dalle due insegnanti.

Susanna Picone (Cronaca italiana)


8) Siena, arrestata educatrice d’asilo: “Chiudeva il naso ai bambini per costringerli a mangiare”

Un’educatrice di un nido domiciliare è stata arrestata a Siena: tra i maltrattamenti accertati dai carabinieri strattonamenti, percosse e alimentazione forzata dei bambini.

18 FEBBRAIO 2019 08: 56 di Davide Falcioni

I carabinieri della stazione di Siena hanno arrestato un'educatrice di 52 anni per maltrattamenti sui bambini; la donna gestiva un nido domiciliare, una sorta di asilo in casa la cui regolarità è in corso di verifica.

L'operazione dei militari è stata effettuata in seguito a una serie di segnalazioni da parte delle mamme dei bambini, tutti tra i sei mesi e i tre anni e alcuni con disturbi del sonno o comportamenti anomali. Determinante è stata poi la testimonianza di una ex collaboratrice dell'educatrice che riferito di comportamenti non sempre professionali con i piccoli. I carabinieri hanno quindi deciso di piazzare telecamere nascoste che hanno consentito di registrare "comportamenti violenti – si legge in una nota dei militari – come strattonamenti, percosse, talvolta in piccole lesioni procurate ai bimbi, alimentazione coattiva, attraverso pressioni sullo sterno o occlusione del naso per imporre l’apertura della bocca, urla continue e insulti".

Le manette nei confronti dell'educatrice sono scattate due giorni fa, quando i carabinieri sono intervenuti dopo che la donna aveva messo – per punizione – una bambina sul passeggino chiudendola in terrazzo. Durante un'ispezione i militari hanno anche trovato una fascia elastica artigianale che la cinquantaduenne utilizzava per immobilizzare i piccoli. L'educatrice è stata arrestata e portata nel carcere fiorentino di Sollicciano. L'arresto è stato convalidato dal giudice per le indagini preliminari Alessandro Buccino Grimaldi. La donna è ora agli arresti domiciliari.

La 52enne inviava foto e video ‘fake' ai genitori dei piccoli: immagini che ritraevano i bambini sereni impegnati in attività ludiche, inviati tramite Whatsapp, rassicurandoli sulla loro permanenza nell'asilo. Agli stessi genitori, secondo quanto si apprende da fonti investigative, peraltro veniva vietato di entrare nell'asilo domiciliare "per motivi igienici" e quando andavano a riprendere i piccoli dovevano sempre comunicare l'arrivo tramite un messaggio Whatsapp all'educatrice. In questo modo aveva tutto il tempo per tranquillizzare eventualmente i bambini che piangevano o nascondere eventuali segni di maltrattamento. Alla 52enne ogni giorno venivano affidati da cinque a dieci bambini piccolissimi, da 6 mesi a 3 anni, e i genitori dovevano pagare una retta mensile di 600 euro o una tariffa oraria di 7 euro.


Non ci sono conclusioni. Aspettiamo solo di leggere altre notizie di persone criminali che infieriscono sui bambini ed andiamo avanti così con una schiera di futura disabili psicologici che affronteranno il mondo con rabbia e paura. Bravissimi tutti: avanti e voltiamo pagine penose.

9) Giustizia è fatta dopo 7 anni

Ruba tre merendine da un distributore: denunciato e arrestato, deve scontare 2 mesi in carcere.

Un ragazzo albanese residente in Provincia di Pesaro è stato arrestato per un furto di tre merendine commesso nel 2012, quando rubò i dolciumi da un distributore della scuola.

CRONACA ITALIANA 2 MARZO 2019 17: 10 di Davide Falcioni

Finire in carcere per aver rubato delle merendine? E' possibile e ne sa qualcosa Alban C., un ragazzo ancora minorenne che nel 2012 insieme a degli amici rubò tre merendine, per un valore di circa cinque euro, da un distributore automatico della scuola di Vallefoglia, in provincia di Pesaro, che frequentava.

Ebbene, a circa sette anni di distanza Alban è stato chiamato dai carabinieri per una notifica: il ragazzo, che oggi ha 22 anni, in un primo momento ha pensato che riguardasse qualcosa del suo permesso di soggiorno. Con grande sorpresa ha invece appreso che si trattava di qualcosa di ben più serio. I militari gli hanno spiegato infatti: "Lei è qui per quella merendina rubata nel 2012: lei ha avuto un processo e una condanna passata in giudicato. La procura generale ha emesso il decreto di esecuzione della pena. Deve scontare 2 mesi e 20 giorni di reclusione in carcere e pagare 80 euro di multa. Venga, l’accompagniamo in carcere".

Il giovane Alban è naturalmente rimasto a bocca spalancata e il suo avvocato Marco Vitali, intervistato dal Resto del Carlino, ha commentato: "Sono avvilito perché è incredibile quello che è successo. Siamo di fronte ad un caso di malagiustizia che spedisce in carcere un ragazzo per una merendina del valore di 5 euro mentre gli altri amici di quella sera, per la stessa ragione, hanno avuto il perdono giudiziale. Alban, dopo esser stato riconosciuto da un carabiniere che ha pensato di identificarlo in un giovane col cappuccio in testa che stava arraffando la merendina, è sparito dalla casa famiglia di Vallefoglia tornando in Albania". La vicenda giudiziaria che ha visto protagonista il giovane appare paradossale, eppure a emettere la sentenza definitiva è stata niente meno che la Corte di Cassazione.

Davide Falcioni


Anche qua il nostro paese emerge per sentenze che hanno fatto ridere molte persone per le paradossali conclusioni cui arriva questo caso definito più sopra di “malagiustizia”; attenti però a criticare chi sbaglia e se è un magistrato le vie della giustizia sembrano molto intricate: di storie simili ne leggiamo spesso, ma da brave pecore andiamo avanti a seguire questi… pastori…

10) Vercelli, due maestre d’asilo sospese per aver picchiato e spaccato il labbro a una bambina

Due educatrici di un asilo privato di Vercelli sono state interdette dalla professione per un anno: avrebbero malmenato una bimba spaccandole il labbro.

CRONACA ITALIANA 11 APRILE 2019 16:43 di Davide Falcioni

Due educatrici di un asilo privato di Crescentino, in provincia di Vercelli, sono state interdette per un anno dalla professione in seguito a un'inchiesta su presunti maltrattamenti sui minori. A eseguire il provvedimento sono stati i carabinieri. Le indagini avevano avuto inizio alla fine dello scorso anno dopo la denuncia di una madre che si era recata ai carabinieri di Crescentino riferendo che la figlia, di poco meno di tre anni, era rientrata dall'asilo con un labbro rotto e dei lividi sul viso, e che la spiegazione delle insegnanti – che avevano parlato di una caduta accidentale – non era apparsa convincente. Durante gli accertamenti, che sono stati coordinati dal pubblico ministero Davide Pretti della procura di Vercelli, all'interno scuola per l'infanzia sono stati posizionati microfoni e telecamere. Le destinatarie delle misure interdittive sono solo due delle quattro maestre.

Le due maestre avevano ripetutamente spiegato alla mamma della bimba che quei lividi erano dovuti alla spiccata vivacità della piccola: in un primo momento i genitori hanno creduto a questa versione, ma poi si sono insospettite ed hanno denunciato ai carabinieri. Alle destinatarie delle misure interdittive, due sole delle quattro educatrici dell’asilo nido privato interessato, di 45 anni e 31 anni, entrambe residenti nel Vercellese, è stato imposto il divieto temporaneo di esercitare la professione in qualsiasi altro istituto sia  pubblico che privato per la durata di un anno. Proprio nel tentativo di non provocare un disagio alle famiglie, che hanno necessità della struttura per la custodia dei figli, il provvedimento è stato eseguito alla nelle ore pomeridiane, quando la scuola era ormai chiusa, in modo da prevedere la sostituzione delle insegnanti già per la mattina di oggi.

Davide Falcioni


11) Cernobbio (COMO), neonati ribaltati a faccia in giù in culla e bimbi maltrattati: maestra d’asilo si scusa

Si è scusata, ammettendo di aver sbagliato, la maestra d’asilo di 58 anni arrestata la scorsa settimana a Cernobbio, in provincia di Como. Le immagini delle telecamere nascoste installate dai carabinieri avevano documentato numerosi episodi di maltrattamenti nei confronti di bimbi dagli 8 ai 14 mesi: in un caso la donna aveva rivoltato bruscamente un neonato in culla come se fosse un bambolotto. Davanti al giudice la maestra si è giustificata: “Avevo gravi problemi personali”.

COMO 4 APRILE 2019 - 11: 52 di Francesco Loiacono

Un neonato rivoltato in maniera brusca a faccia in giù nella culla come se fosse un bambolotto. E numerosi altri episodi di maltrattamenti nei confronti di bambini di età compresa tra gli otto e i 14 mesi, piccoli ospiti dell'asilo nido comunale di Cernobbio, in provincia di Como. Sono queste le accuse di cui deve rispondere la maestra d'asilo di 58 anni arrestata lo scorso 28 marzo dai carabinieri, dopo accurate indagini durate sei settimane. La donna ieri mattina, secondo quanto riferito dal quotidiano "Il Giorno", davanti al giudice per le indagini preliminari di Como Laura De Gregorio si è scusata per i propri comportamenti, ammettendo di aver sbagliato e di non essersi resa conto di quello che stava facendo. La 58enne, con circa 40 anni di lavoro da educatrice alle spalle e nessun problema del genere alle spalle, si sarebbe giustificata dicendo che nel periodo a cui si riferiscono le indagini stava vivendo una situazione personale di forte disagio, con problemi a cui però nessuna delle sue colleghe si sarebbe interessata. E l'educatrice, pur ammettendo le proprie responsabilità – anche perché inchiodata dalle immagini delle telecamere nascoste installate dai militari dell'Arma -, avrebbe anche espresso amarezza per quello che reputa un mancato aiuto da parte delle colleghe: nessuna infatti le avrebbe detto che i suoi comportamenti con i bimbi stavano travalicando i compiti di un educatore.

Le terribili immagini hanno scosso tutto il paese

Certo, guardando le immagini che hanno incastrato la maestra si fa fatica a capire come si possa sfogare una pur comprensibile difficile situazione famigliare su bambini inermi, distesi su una culla e rivoltati come se fossero bambolotti di stoffa. Oppure strattonando altri bambini di appena un anno di età. Immagini terribili che hanno scosso Cernobbio, rinomata località turistica sul lago di Como, e hanno spinto la stessa maestra d'asilo arrestata a chiedere scusa per il suo comportamento. La donna si trova agli arresti domiciliari dallo scorso giovedì: tuttavia il giudice le ha concesso il permesso di incontrare anche altri famigliari che non vivono con lei, attenuando i divieti precedentemente imposti.

Francesco Loiacono


La lista di asili dove le botte sembrano all’ordine del giorno ha spinto la Camera ha riesumare la legge delle videocamere negli asili e negli istituti per anziani. La domanda è semplice: queste maestre non sono mai state visitate od ascoltate per accertare le loro condizioni psicofisiche? Non basta (e si è già detto moltissime volte) fare dei controlli che non sono eseguiti neanche a campione ed escludere dalle mansioni proprie delle maestre d’asilo quei soggette che hanno problemi di burnout o altro.

Altra domanda: i dirigenti scolastici cosa ci stanno a fare? Il loro compito non include sorvegliare affinché non ci siano violenze sui bambini?

Il silenzio è oltremisura: si denunciano i fatti, ma i provvedimenti sono sempre a venire. Esisteva già la legge che prevedeva le videocamere di sorveglianza e il comune di Milano l’avrebbe già applicata da qualche anno. Si è dovuta rielaborare una successiva legge perché la prima non bastava: sembra di trovarsi a un punto di non ritorno.

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