di Giorgio Gagliardi

sabato 15 febbraio 2014

Stragi ordinarie familiari e statali di bambini, ma i bambini continuano a far vergognare gli adulti/Ordinary Family and Government Slaughters of Children, but Children Continue to Put Adults to Shame

Si continua a leggere notizie di uccisioni di civili in Siria con bombe in barili sganciate sui soliti civili, tra cui i bambini. Nulla di nuovo sul fronte internazionale; si sprecano le critiche ufficiali, si mandano aiuti  tanto per non perdere la faccia, ma la situazione non cambia di molto. Fuggono i siriani e vengono bombardati nella fuga verso paesi dove arrivano con quasi nulla, e oltre alla       morte d'arma da fuoco si aggiunge la fame e il freddo e il cibo insufficiente.

A ciò si aggiungono ancora le stragi familiari, come il padre che sgozza due figli di otto e due, diconsi due, anni. Preceduto da altre tragedie familiari con esiti sempre di morte violenta per i bambini, poi minorenni invitate sul web a suicidarsi e lei - quattordici anni - si suicida gettandosi da un albergo in disuso.

E molti si domandano perché succedono questi fatti, senza rendersi conto che il male che è dentro di noi prende spesso il sopravvento come un papà che uccide un figlioletto di due anni: possibile che non vedesse i suoi occhi che lo guardavano? Che chiedevano non morte, ma amore? Troppo comodo poi il tentativo di suicidio più o meno riuscito, perché ha perso il controllo; anche se i figli erano di due donne differenti, nessuno ha mai pensato a farlo curare decentemente, a toglierglieli, magari, i figli?

Ogni volta si resta allibiti vedendo le scolaresche dei bimbi più piccoli, cioè ancora innocenti, sfilare per le strade mano nella mano, e ci si domanda se tra di loro ci sono anche questi innocenti, magari, in spirito che continuano a ricordarci che c'erano anche loro nel crescere alla vita, anche se il male li ha fermati inesorabilmente in questa vita, ma non nell'altra dove sono già felici e che ci guardano, magari anche proteggendo i loro carnefici o aiutandoli a cambiare.

Onore e rispetto a quella giornalista che sul numero dei primi di febbraio di Panorama ha ricordato Cocò, ucciso e bruciato qualche settimana fa. Grazie di tutto cuore per averlo ricordato e non perso nel dimenticatoio. Grazie per aver espresso dei sentimenti verso quest'altra piccola vittima che appartiene alle 18.000 che muoiono di fame ogni giorno, grazie perché con questo ricordo si dà un nome al piccolo e all'episodio crudele che lo ha fermato; non mi aspettavo un ricordo così non strappalacrime, ma serio e che ci deve seguire nel nostro camino e spingerci ad aiutare magari chi non pensiamo debba essere aiutato in qualche modo: solo così meriteremo di essere chiamati esseri umani e  non belve, anche se non facciamo nulla per migliorare noi e gli altri, perché anche l'ignorare gli altri è crudele per chi stende la mano e nota l'indifferenza dell'altro.

Onu da In Topic (tutti i diritti riservati all'autore e alla testata): almeno 10.000 bambini uccisi, stuprati, torturati, arruolati o usati come scudi umani.
Pubblicato il 5 febbraio 2014 alle ore 16:37

Bambini stuprati, torturati, arruolati nei combattimenti e usati come scudi umani. Questi gli orrori "indicibili" documentati dall'ONU nel suo primo rapporto sull'impatto sui minori di quasi tre anni di guerra in Siria, in cui si stima siano almeno 10.000 quelli rimasti uccisi.

Le Nazioni Unite denunciano "gravi violazioni contro i bambini" commesse "da tutte le parti coinvolte nel conflitto". "Indicibile" è l'elenco dei maltrattamenti e delle torture a cui sono stati sottoposti: "Percosse con cavi metallici, fruste e bastoni di legno o di metallo; ricorso a elettroshock, anche ai genitali; unghie di piedi e mani strappate; violenza sessuale, tra cui stupro o minacce di stupro; finte esecuzioni; bruciature di sigarette; privazione del sonno; isolamento e costrizione ad assistere alle torture inflitte a parenti" (Decenni fa nazioni europee cosiddette civili facevano questo ad esempio in Algeria). Duro il commento del segretario generale dell'ONU, Ban Ki-Moon: "Le sofferenze patite dai bambini in Siria dall'inizio del conflitto, documentate in questo rapporto, sono indicibili e inaccettabili".

Purtroppo l'ONU ci ricorda scene che continuano da anni, ma se ne sono accorti solo ora e cosa fanno per far finire tutto questo, e non solo, per inviare soccorsi alle vittime vive e disturbate fisicamente e psicologicamente che fuggono verso l'ignoto che non sanno cosa serba loro?

E finalmente una luce di speranza futura e di vergogna e lezione, ci viene da un altro bambino ancora. Ricordiamoci che questi sono i casi che leggiamo sui media, ma presumo che ce ne siano altri che non conosceremo magari mai, ma che vedono ancora i bambini protagonisti di atti encomiabili, di valore, di aiuto reciproco, come anche tra i bambini soldato e altri bambini sottoposti a violenze gratuite dagli adulti.

Eroe a 9 anni: salva la sua famiglia dalla fuga di gas, grazie alla lezione a scuola (7 febbraio 2014, 16:06)

Alessio Sanda si è ricordato di un corso che spiegava cosa fare in caso di emergenza radon. Ha riconosciuto il pericolo, mettendo in salvo papà, mamma e sorelle. È successo a Monfalcone.  Quando Alessio Sanda, 9 anni, è uscito dal bagno e ha visto i genitori e la sorellina a terra svenuti, privi sensi, deve aver avuto paura. Ma solo per qualche istante: dopo aver capito che nella sua casa di Monfalcone c’era una fuga di gas, non ci ha pensato su due volte a mettere in atto la lezione imparata a scuola. Il ragazzino ha riconosciuto il pericolo e ha salvato il papà, la mamma e le due sorelline, chiamando i soccorsi. La storia a lieto fine è raccontata dal Corriere della Sera. È il padre di Alessio, Cristian, 36 anni, a spiegare come il bambino ha scongiurato una tragedia. È un lunedì come tanti; c’è però una fuga di gas di cui nessuno si accorge. A sentirsi male per prima è la piccola Noemi, di soli tre anni. La bimba comincia a schiumare sangue. Il papà chiama subito il 118 non rendendosi conto di quanto stesse succedendo. Poco dopo, infatti, è lui stesso a stare male, insieme alla moglie. In pochi attimi sono tutti a terra.

L’unico che riesce a prendere in mano la situazione è Alessio che, al Corriere della Sera, racconta la sua esperienza. “Venivo da una stanza pulita. Mi sono tappato il naso, ho aperto le finestre, ho portato fuori dalla cucina l’altra mia sorellina, Sabina, di tre mesi”. Il bambino chiama subito l’ambulanza, poi esce fuori ad aspettare. “Mi sono solo ricordato di quello che ci aveva detto la preside in classe, a quella lezione”. In realtà in quell’occasione aveva sentito parlare di radon, gas tossico e radioattivo. “Allora mi sono tappato il naso, ho aperto la finestra e ho portato fuori dalla cucina l’altra mia sorellina, Sabina, che ha tre mesi ed era ancora nel passeggino”, racconta.  Noemi è stata portata via dal soccorritore quando era già in shock cardio-respiratorio, spiega la mamma, Elisabetta, di 31 anni. Susanna Tessaro, laureata in Fisica e preside dell’Istituto, si dice orgogliosa del suo alunno: “A dire il vero la lezione era sul radon, un gas tossico e radioattivo che scaturisce da certi tipi di roccia ed è molto comune sulle nostre montagne. Alessio però è stato così bravo da fare il collegamento e ha capito che il malessere dei suoi familiari veniva dall’aria“.

Biagio Chiariello, 7 febbraio 2014, 16:06
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Questi ricordi che si recensiscono: devono servire a ricordarci che non siamo soli e che è nostro dovere aiutare l'altro che soffre, anche se è solo un lavavetri che ci infastidisce perché è il secondo o il terzo che fa quel mestiere alla nostra vettura. Spesso, dietro quei bambini che oso chiamare disperati, c'è un magnaccia, un adulto che li sfrutta e li picchia se non guadagnano abbastanza. Osserviamoli quando passiamo loro vicino: non hanno mai un sorriso vero sul volto, non sono protetti da nessuno, spesso qualche automobilista mette in moto i tergicristalli per allontanarli e loro se ne vanno, certamente senza reagire, perché non ne hanno più la forza, merce da macello e da sfruttamento. Osserviamoli e chiediamoci cosa hanno fatto per essere umiliati fino a quel punto, mentre noi siamo immersi nei nostri pensieri belli o brutti  magari su come tirare avanti, su come mantenere la famiglia, e lasciamo che loro si arrangino così come hanno fatto fino ad ora: tanto, non saranno né i primi né gli ultimi a subire.

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