di Giorgio Gagliardi

mercoledì 22 gennaio 2014

Tra kamikaze e nuovi maxiannegamenti/Between Kamikazes and New Mass Drowning

 Pakistan: quattordicenne muore per fermare kamikaze a scuola

Ucciso da esplosione ma evita strage, Aitazaz celebrato come eroe
10 gennaio 2014, 23:39
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Quando Aitazaz, uno studente pachistano di 14 anni, ha visto un detonatore fare capolino dalla tunica di un kamikaze davanti alla sua scuola, non ha avuto la minima esitazione e si è lanciato su di lui: è stato dilaniato dall'esplosione della bomba umana ma il suo drammatico gesto ha sventato una strage tra i suoi compagni. Il Pakistan celebra oggi questo suo coraggioso eroe, Aitazaz Hassan Bangash, con articoli sulla stampa, una valanga di tweet, omaggi su Facebook e appelli al governo perché gli sia conferita una "medaglia al valore". Tutto è successo lunedì mattina alla scuola statale superiore di Ibrahimzai, un villaggio sciita del distretto di Hangu (provincia nord occidentale di Khyber Pakhtunkwa), che confina con le turbolente regioni tribali della frontiera con l'Afghanistan. Al momento dell'esplosione c'erano circa duemila allievi più gli insegnanti nel complesso. A raccontare la storia, che sembra uscita dal libro Cuore, è stato il cugino e uno dei testimoni dell'attacco suicida che è il primo di questo genere a una scuola. Aitazaz, che quella mattina era arrivato in ritardo, si trovava all'ingresso della scuola con altri compagni quando ha visto un ragazzo sui 20-25 anni andare al cancello con la scusa di chiedere informazioni sull'ammissione. Quasi subito, i ragazzi si sono accorti che sotto gli indumenti aveva un giubbotto esplosivo e sono scappati via. Aitazaz, invece, non si è fatto prendere dalla paura, ma ha cercato di fermarlo tenendolo per le braccia. L'attentatore è però riuscito ad azionare il detonatore e a farsi esplodere. "Non avrei mai pensato che Aitazaz scegliesse una morte così gloriosa - ha detto il fratello Mujtaba al quotidiano The Express Tribune - sacrificandosi per i suoi compagni".

Un ragazzo pakistano non si fa esplodere lui per una carneficina in più di studenti giovani come lui, ma si butta su un kamikaze che stava facendosi esplodere e lo lancia lontano dagli studenti: l'ordigno esplode e muoiono tutti e due; due vite con scopi differenti che si sono sacrificate per i loro ideali. Il salvataggio degli studenti è superiore e nemmeno paragonabile al kamikaze che odia indiscriminatamente ed obbedisce a chi vuole solo la morte dei suoi simili.

È importante quanto ha compiuto lo studente e probabilmente senza pensare troppo alle conseguenze del suo gesto: ricorda altri suicidi oblativi in cui la persona si è sacrificata per la salvezza degli altri. I media non dicono di che religione sia, ma che ha importanza è il suo gesto di voler essere utile all'umanità non per dovere militaresco o di istituzioni, ma spontaneamente solo per salvare delle vite umane e opporsi alla barbarie della distruzione umana.

Certo che non verrà ricordato nei Guiness assieme a quelli che ingurgitano alimenti a dismisura o altro. E questo gesto encomiabile oltre ogni limite fa sperare ancora nella razza umana che dona la propria vita per gli altri senza nessun compenso se non quello di  morire, di troncare la propria vita.
Se gli daranno una medaglia o no forse non ha importanza; si dovrebbe ricordarlo assieme a quegli altri minorenni che hanno agito anche loro in nome dell'umanità e per aiutare gli altri senza paga, senza pretendere risarcimenti o altro; forse, se è viva una famiglia, una mamma lo piangerà per tutta la vita, come fanno le mamme di sempre senza conforto.

Ma il conforto è di tutti quei volontari che incondizionatamente vanno ad aiutare gli altri in condizioni disastrose, incuranti della propria vita come anche i giornalisti che muoiono in queste guerre infinite per far sapere al mondo quello che succede, nella speranza di recuperare l'umanità che anche gli spettacoli televisivi di uccisioni e disastri attivano sempre più nell'uomo i suoi istinti da tirannosauro.

Onore a Te, caro Aitazaz ed onore anche a tutti i tuoi familiari che ti hanno accompagnato fino al tuo sacrificio per l'umanità. Gloria al tuo nome, come monito di martire.

14 gennaio, 09:39

Dramma in Sud Sudan: annegano 200 persone in fuga dalla guerra

Tra le vittime ci sono tante donne e bambini: il barcone che trasportava i civili in fuga dalla guerra è colato a picco per il carico troppo pesante. Circa duecento persone, civili in fuga dalla guerra che sta dilaniando il Sud del Sudan, sono morti annegati quando l’imbarcazione che li trasportava è affondata. Un’imbarcazione colata a picco perché, a quanto pare, troppo pesante. La tragica notizia è stata data dal portavoce dell’esercito Philip Aguer, citato dalla BBC. I civili stavano tentando di oltrepassare il Nilo, scappavano dai combattimenti in corso tra i ribelli dell’ex vicepresidente Riek Machar e le forze del governo del presidente nella città di Malakal, capoluogo dello Stato nord-orientale dell’Alto Nilo. La città è considerata la porta verso i giacimenti petroliferi della regione dell’Alto Nilo e da giorni è nuovamente teatro di scontri violenti. Aguer ha parlato di “incidente” che è avvenuto domenica e che ha coinvolto “tra le 200 e le 300 persone fra cui molte donne e bambini”. Il portavoce ha spiegato che il barcone sul quale si trovavano le vittime era stracarico. I passeggeri – ha detto ancora – “sono affogati tutti”.

continua su: http://www.fanpage.it/dramma-in-sud-sudan-annegano-civili-in-fuga-dalla-guerra/#ixzz2qMZHLkNE

Altra fuga dalla guerra, ma i morti ci sono stati proprio come qualche mese fa a Lampedusa e sempre per lo stesso motivo: donne e bambini sono annegati  perché il barcone si è rovesciato; era  troppo carico ed i padroni del mezzo volevano guadagnare il massimo come pure le donne coi loro piccoli volevano fuggire verso non so cosa, ma comunque lontano dalla guerra, dagli scoppi, dalle schegge che uccidono; ma la morte è arrivata anche in questo ennesimo viaggio di speranza.

Non si è letto molto, come a Lampedusa, dove sono arrivati in tanti a piangere sulle vittime. Laggiù nel Sudan non c'è forse tempo e coloro che comandano hanno altre da fare che piangere su duecento morti, le solite donne e bambini. Cose che succedono e il rimedio viene dopo, come a Lampedusa e dintorni, e non si sa per quanto tempo; oppure non arriva affatto, forse come in tutte quelle aree dove la guerra è di casa, e allora va là che vai bene. Piangeranno i morti i loro cari, ammesso che ci siano. E i battelli continueranno a portare donne e bambini tra le due rive, sperando che tutto vada bene.

Povero mondo, sempre più disastrato e funebre per colpa dell'uomo stesso che ne ha fatto quello che ha voluto, non adottando alcuna regola, tanto i morti ci sono sempre stati e ci saranno sempre: i barconi, poiché è il loro turno ora, saranno sempre quel che sono. Aggiorniamo le statistiche di questo cosiddetto anno nuovo che anche lui è foriero di pianti e di vite spezzate.

13:04 | SIRIA: RAZZO SU LIBANO, 5 BIMBI MORTI
Venerdì, 17 Gennaio 2014: InTopic.it
17.01.2014 - Agenzia Nna: colpito villaggio di Arsal - Sono cinque, secondo l'agenzia libanese Nna, i bambini dai 2 agli 11 anni uccisi da un razzo lanciato dalla Siria e caduto sul villaggio di Arsal in Libano. I morti nell'attacco sono sette in.. »


Anche in questa notizia l'uomo non cessa di essere belva feroce. Forse chi ha lanciato i razzi si meraviglierà dei troppi pochi morti e aggiusterà sempre più il tiro. L'umanità la leggiamo sulla prima notizia: quelli che non comandano, che sperano ancora nella vita, come Aitazaz, fanno notizia, ma intanto non tutto è perduto. L'umanità può risorgere grazie a questi slanci di generosità; peccato che questi giovani  diventano adulti e molte cose cambiano: saranno sempre disposti a sacrificarsi per gli altri? Ricordiamoci sempre il detto che in un bosco fa più rumore un ramo che cade che cento germogli che crescono; speriamo nei germogli e che l' Autore della vita ci accompagni con continuità in questa confusione di lutti. 

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