24.10.2013
Sta diventando un vero e proprio esercito il numero dei
bambini presenti sulle carrette del mare che lasciano il Nord Africa o altre
zone per raggiungere le coste italiane. È ben vero che sono bambini spesso
accompagnati dalle loro mamme, ma altrettanto spesso non sono accompagnati: minori
soli che sono affidati alla sorte di quelle carrette e alla sorte dei loro
compagni; è una nuova e silente transumanza che i loro genitori affidano e che
spesso ha conseguenze tragiche e drammatiche come diverse traversate del mare
diventate tombe di persone recuperate e di dispersi. Vicino a Malta, l'altro
ieri è stato trovato sulle onde il corpo di un bambino di tre anni: il bambino
era solo, senza genitori vicino anche se morti, solo come altri dispersi di cui
non si conosce il numero e l'età; ma questo bambino di tre anni è un monito troppo
severo di questa umanità non più tale, ma regredita ad esseri primordiali. Somali
ed altri, richiamati dalla strage, che piangono i loro morti a Lampedusa e
vorrebbero rivederli per essere sicuri di piangere sui loro corpo; per questo
piccolo bambino senza nome, non c'è nessuno; è stato avvistato e recuperato. Certamente
chi lo ha recuperato deve aver vissuto momenti drammatici, inutile dire che non
li dimenticherà mai e forse qualche mamma e papà, ascoltando la notizia, si è
commosso ed ha pianto lacrime di dolore sulla solitudine di questa ennesima
morte solitaria, affogando in un mare che purtroppo non perdona nemmeno i
bambini piccoli ed ignari delle elementari nozioni del nuoto e magari urlando
il nome di una mamma che non era lì ad accarezzargli la testa nel momento dell’estremo
passaggio.
Senza essere troppo pessimista, si legge che 18.000 bambini
muoiono al giorno di fame o malattia, cifre che leggiamo senza capire con
chiarezza l'enormità di quello che rappresentano. Chiediamoci pure, di questi
bambini che muoiono uno al minuto secondo, quanti sono in braccio alle loro
mamme sfinite anche loro dalla fame e dal dolore di quello che il loro figlio
sta subendo, tanto da decidere con sacrifici di affidarli ai criminali che
foraggiano le carrette e i catorci del mare, che hanno la prerogativa di avere
qualche guasto mare percorrendo.
Immaginiamoci questi bambini che muoiono, quasi sempre
sfiniti dalla fame, e anche gli altri uccisi in attacchi terroristici, mirati
solo a far macello di vittime; teniamoli negli occhi anche notturni e cerchiamo
di fare qualsiasi cosa per loro.
Basta bambini morti. È il nostro futuro che si assottiglia
sempre più, che diminuisce quella lenta evoluzione in homo eufemisticamente chiamato sapiens,
ma che è un tirannosauro slatentizzato e nella camera dei bottoni umani. La TV
continua i suoi giochi e divertimenti e quei bambini muoiono. Organizziamo
spedizioni, per renderci conto di quel dolore e di quelle mamme, che mettono
sotto terra, se c'è, i loro figli di cui non disquisiscono il loro gender o
meno, né sono genitori n. 1 o 2, solo papà e mamme che piangono.
Altro dramma accertato sono quei tre bambini: due gemelli di
tre anni ed uno di dieci mesi; ebbene, secondo quelli che li hanno recuperati
in mare i due bambini, diciamo grandi, stavano attorno a quello di dieci mesi
per tentare di curarlo e di non farlo piangere; la mamma con cui erano partiti era
introvabile se non affogata; si spera solo che vengano adottati, in mancanza
dei genitori, da un'unica famiglia, che tratti amorevolmente tre piccoli che
sono passati da una speranza di un futuro migliore ad una sindrome certa di
abbandono.
Certo che quel bambino solo a tre anni nel mare ormai dalla
morte non riceverà nessuna medaglia o riconoscimento, che invece è dato a
pioggia ad altri umani. Ricordiamolo noi, e fino alla fine dei nostri giorni: è
un modo per tenere in vita l'umanità anche nei ricordi che trasmetteremo ai
nostri figli, nipoti, pronipoti, e per urlare al Creatore di far sì che l’uomo
metta fine a questa carneficina provocata proprio dallo stesso in mille modi.
12/10/2013
Bravi! Siete un esempio da seguire, e l'umanità, quella
seria e futura, vi ringrazia per quello che avete fatto a quei piccoli
salvandoli da morte certa. Bravi! Vorrei conoscervi ad uno ad uno e stringervi
la mano.
Quattro bimbi sopravvissuti al naufragio in acque Sar di
Malta, giunti a Porto Empedocle, sono stati salvati dagli altri naufraghi. I
siriani che erano in acqua e che sapevano nuotare sarebbero riusciti ad
afferrarli e a tenerli a galla fino a quando non sono arrivati i soccorsi.
Purtroppo non si è mostrato così lo Stato che aveva promesso
funerali di stato non fatti, ed aveva promesso al Sindaco di Lampedusa che avrebbe
lasciato i bambini morti da mettere nel cimitero dell'isola e invece sono stati
caricati e portati via in tombe sconosciute e forse poco frequentate.
Altre notizie
(Queste notizie sono ripetute da molti media. Si ringraziano
i giornalisti che le hanno scritte e le testate che le hanno pubblicate, cui
vanno tutti i diritti).
È salpata questa mattina la nave Cassiopea della Marina
Militare, con 150 bare delle vittime del naufragio di migranti del 3 ottobre
scorso al largo di Lampedusa. L'imbarcazione è diretta a Porto Empedocle, dove
arriverà nel pomeriggio. Le operazioni di carico è cominciata ieri ma è stata
più volte interrotta perché i familiari delle vittime hanno chiesto di poter
dare l'ultimo saluto ai feretri, già portati sulla nave, e attaccare una foto
dei loro congiunti. Sono più di 200 ancora le bare custodite nell'hangar
dell'aeroporto di Lampedusa che dovranno essere portate a Porto Empedocle: le
vittime del naufragio sono 359. A queste nell'hangar si aggiungeranno le bare
dei 21 morti di un altro naufragio, accaduto l'altro ieri a 60 miglia
dall'isola.
Non sono stati ancora celebrati i funerali di Stato per i
359 eritrei annegati nel naufragio del 3 ottobre scorso, davanti alle coste di
Lampedusa, che altri morti vengono portati sull'isola. Sono i 21 cadaveri
arrivati a bordo delle motovedette della Guardia Costiera e della Finanza (11
donne, 3 uomini e 7 bambini), ma il bilancio dell'ennesima tragedia
dell'immigrazione, che si è consumata a 60 miglia dalla maggiore delle Pelagie,
potrebbe essere di gran lunga maggiore secondo quanto i superstiti hanno
riferito all'Unhcr.
E questa sera in un nuovo intervento di soccorso della
Marina militare, la nave Espero ha tratto in salvo 14 migranti su un gommone
tra cui una donna al nono mese di gravidanza, trasportata in elicottero a
Lampedusa. Vite salvate che si vanno ad aggiungere ai 206 migranti tratti in
salvo, ieri, dalle navi italiane e maltesi, ma i sopravvissuti parlano di 400
persone in viaggio sulla carretta del mare, e i conti sono subito fatti per
valutare l'ennesimo tributo pagato dai disperati che affrontano la traversata
del Canale di Sicilia. La mattanza di questi giorni non ferma, però, i viaggi
verso l'Italia: solo oggi sono stati cinque i barconi soccorsi a largo di
Lampedusa.
Centonovantaquattro persone (con quelle di questa sera) sono
state tratte in salvo dalla Marina, 255 dalla Capitaneria: moltissimi i bambini
e le donne. E il centro di accoglienza, che ospita 784 extracomunitari a fronte
di una capienza di 300, è al collasso. Il presidente della Repubblica
Napolitano ha telefonato al Sindaco dell'isola Giusi Nicolini, "Non c'è
dubbio che" a Lampedusa "occorra anche una presenza di coordinamento
e di gestione dell'emergenza da parte di un nucleo di inviati del governo che
fiancheggi le autorità locali". Ora intervenga il governo dunque, dice il
Capo dello Stato, che sottolinea come il problema urgente ora sia quello delle
bare e dell'assistenza ai sopravvissuti. Non è stato possibile neanche
sistemare gli ultimi corpi giunti a Lampedusa, perché l'hangar dell'aeroporto
trasformato in una mega camera ardente è stracolmo, e resterà pieno almeno fino
a sera, quando lascerà l'isola il primo centinaio di bare del naufragio di una
settimana fa diretto a Porto Empedocle. Nell'attesa, le nuove vittime sono
sistemate in un camion frigorifero. E il bilancio di questa nuova tragedia
sarebbe potuto essere più pesante se non fossero intervenute le unità italiane
ben fuori dalle acque territoriali in aiuto delle navi maltesi nelle operazioni
di soccorso.
E intanto da La Valletta arriva la notizia dell'arresto di
un presunto scafista del viaggio della morte, un tunisino che sarebbe stato
riconosciuto sai superstiti a Malta. Quest'ultimo dramma del mare chiarisce, se
ce ne fosse ancora bisogno, che il problema non si esaurisce nell'accogliere
chi fugge dalle guerre e dalla fame, perché - come ha sottolineato il vice
premier Angelino Alfano - ''in mare, prima dello sbarco, c'è il rischio che ne
muoiano tantissimi''
Ogni giorno, anche oggi, sono arrivati altri barconi/carrette
sulle coste italiane e lodevole è la prontezza con cui questi migranti sono
intercettati e raccolti. Qualcuno vi renderà merito. Noi assistiamo a questi
episodi, ma anche a quelli dei terremoti, attacchi terroristici ed altro, senza
poter intervenire se non con l'invio di qualche soldo ed altro aiuto a quelle
associazioni che sono sul posto.
Vorrei ringraziare di persona il Sindaco di Lampedusa e
altri che si sono sacrificati nell'aiuto o nel recupero di corpi destinati a
essere pasto dei pesci del Mediterraneo: grazie ancora per quello che avete
fatto e che farete, sostenuti o meno da stati che arrivano, guardano e poi via
a casa loro, nella speranza che quanto promettono, poi mantengano anche quando
il peggio è passato … Perché quei migranti arrivano, ma dove vanno? Chi li
segue per aiutarli nella ricerca di parenti o sistemazione che vorrebbero fare?
Giornalisti, dateci anche queste informazioni sul dopo e dateci notizie anche
di quelli che vengono respinti una, due, tre, quattro volte e che tentano di
ritornare, anche se hanno commesso crimini, come quei nostri che hanno avuto e
che avranno futuro indulto o amnistia e vivranno liberi e felici.
MINORI PALESTINESI VITTIME DI ABUSI. UNICEF ACCUSA
ISRAELE
Giustizia e Diritti umani da InTOPIC. IT (tutti i diritti
riservati agli autori ed alle testate)15/10/2013
Canali: UNICEF, Medio Oriente, Israele, Arresti, Cisgiordania,
Palestina.
Nonostante abbia deciso di adottare ‘trattamenti
alternativi’ per i minori palestinesi che vengono arrestati in Cisgiordania, su
pressione della Comunità internazionale, l’esercito israeliano continua a
maltrattare i giovani palestinesi soggetti ad arresti e detenzioni. A formulare
l’accusa, contenuta in un rapporto è l’Unicef, secondo cui nonostante tutto “le
violazioni persistono”.
Già in un rapporto del marzo del 2013 il Fondo Onu per
l’Infanzia aveva descritto i maltrattamenti subiti dai giovani detenuti nelle
carceri israeliane in seguito al quale l’esercito israeliano aveva adottato
‘misure alternative’ tra cui quella che prevede la convocazione dei ragazzi, invece
degli arresti presso la loro abitazione, e la riduzione a 24 ore del tempo
massimo di detenzione per giovani fino ai 13 anni prima che vengano condotti
davanti a un tribunale.
Malgrado l’impegno preso, Unicef insiste che le violazioni
sono tuttora “molto diffuse, sistematiche e istituzionalizzate” e cita almeno
19 casi di abusi su minori compiuti nei primi quattro mesi del 2013.
Negli ultimi 10 anni le forze del’ordine israeliane hanno
interrogato e perseguito circa 7000 ragazzini tra i 12 e i 17 anni, per lo più
maschi, per una media di due al giorno.
Queste affermazioni
lasciano allibiti per il numero di minori che sono intercettati, arrestati
imprigionati, giudicati e poi con condanne di cui non si legge sui media, ma
che sono nondimeno inflitte.
Come cresceranno
questi minori trattati da criminali? I riscontri psicologici non presentano
certo una situazione di speranza e di serenità di crescita futura, anzi lasciano
presumere che aumenterà esponenzialmente il dissidio ed il rancore tra i due
popoli,. Tuttavia, c'è anche la debole speranza che i giovani siano stufi di
questi trattamenti e si rappacifichino con i loro simili della controparte. Ricordo
una foto della guerra jugoslava a Mostar: sotto il ponte distrutto della città
due giovani di etnia differente si incontravano di sera lungo gli argini dei
fiumi e lì furono uccisi da cecchini, tutti e due, ma riuscirono ad
abbracciarsi prima di morire costituendo così un simbolo futuro di pace; i loro
corpi furono indecentemente rimossi solo dopo diversi giorni.
Se le accuse di maltrattamento anche grave, così lampanti, fossero
parzialmente vere, avremmo già un quadro molto nefasto. Abbiamo già letto come
sono trattati i minori respinti, che arrivano coi traghetti dalla Grecia e
sbarcano ad Ancona, la seconda Lampedusa: anche qui la stampa dice molto poco, perché
tanto quei minori non fanno scoop; fuggono, sono ripresi, rispediti indietro
sugli stessi traghetti, e, arrivati in Grecia, rinchiusi in recinti e baracche
e, se ce la fanno, fuggono di nuovo, sempre cercando di raggiungere con un
traghetto l'Italia per poi raggiungere qualcuno di loro conoscenza. Sì, perché
l'Italia è conosciuta come zona di passaggio e questa non è una bella nomina
che abbiamo sulla pelle. Talvolta hanno nelle loro tasche solo un numero di
cellulare da chiamare.
Questo è un ennesimo dramma che ci riguarda da vicino e di
cui ogni tanto compaiono due righe sui media; una foto che mostra un ragazzo
che scavalca il recinto portuale e sulla sfondo il traghetto da cui lui e i
suoi compagni sono scappati e su cui non vogliono tornare, conoscendo il
trattamento a loro riservato. Esseri umani trattati alla pari delle bestie
infette, ma che sono il futuro dell'umanità non tanto lontana e che spero
ricorderanno il trattamento ricevuto, affinché siano più umani di quelli come
loro e molto più duri con quelli che li hanno maltrattati, ostacolandone la
crescita promessa dalla carta dei diritti dei bambini. Tale carta è stata
sottoscritta da più di cento Paesi, ma all'atto pratico non vale proprio nulla:
chi sta bene sta bene e chi sta male si arrangi, il tutto col beneplacito delle
istituzioni, che assistono impreparate ad esodi di massa e non hanno mezzi
sufficienti per accogliere tutti decentemente. Lo stato, anch'esso poco incline
agli aiuti umanitari perché sono una spesa, si allerta quando i morti arrivano
galleggiando anche in porto o compaiono sulla superficie del mare, per cui è
impossibile evitarli, come negli ultimi naufragi. E allora, oltre ai volontari,
si allerta anche lui, promettendo e non mantenendo, come la storia dei funerali
di Stato. Il Sindaco di Lampedusa ha parlato all'assemblea dell'UE. Si muoverà
qualcosa oltre agli avvistamenti per tempo delle carrette dei criminali che
guadagnano sul traffico umano?
La casa di accoglienza attuale è inferiore alle stime,
impossibili da prevedere. Costruiamo altre case di accoglienza: se no i
naufraghi ed i fuggitivi che chiedono rifugio politico si troveranno a litigare
con altri loro simili in strutture da paura ed indecentemente inidonee, anche
se i volontari e gli abitanti fanno di tutto per far convivere decorosamente con
quei disperati con quelle disgrazie provocate dai criminali della guerre e dai
venditori di armi, che spesso sono le stesse persone.