di Giorgio Gagliardi

giovedì 31 ottobre 2013

L'esercito dei bambini migranti, che purtroppo esiste/The Army of Migrant Children, which Unfortunately Exists

24.10.2013

Sta diventando un vero e proprio esercito il numero dei bambini presenti sulle carrette del mare che lasciano il Nord Africa o altre zone per raggiungere le coste italiane. È ben vero che sono bambini spesso accompagnati dalle loro mamme, ma altrettanto spesso non sono accompagnati: minori soli che sono affidati alla sorte di quelle carrette e alla sorte dei loro compagni; è una nuova e silente transumanza che i loro genitori affidano e che spesso ha conseguenze tragiche e drammatiche come diverse traversate del mare diventate tombe di persone recuperate e di dispersi. Vicino a Malta, l'altro ieri è stato trovato sulle onde il corpo di un bambino di tre anni: il bambino era solo, senza genitori vicino anche se morti, solo come altri dispersi di cui non si conosce il numero e l'età; ma questo bambino di tre anni è un monito troppo severo di questa umanità non più tale, ma regredita ad esseri primordiali. Somali ed altri, richiamati dalla strage, che piangono i loro morti a Lampedusa e vorrebbero rivederli per essere sicuri di piangere sui loro corpo; per questo piccolo bambino senza nome, non c'è nessuno; è stato avvistato e recuperato. Certamente chi lo ha recuperato deve aver vissuto momenti drammatici, inutile dire che non li dimenticherà mai e forse qualche mamma e papà, ascoltando la notizia, si è commosso ed ha pianto lacrime di dolore sulla solitudine di questa ennesima morte solitaria, affogando in un mare che purtroppo non perdona nemmeno i bambini piccoli ed ignari delle elementari nozioni del nuoto e magari urlando il nome di una mamma che non era lì ad accarezzargli la testa nel momento dell’estremo passaggio.

Senza essere troppo pessimista, si legge che 18.000 bambini muoiono al giorno di fame o malattia, cifre che leggiamo senza capire con chiarezza l'enormità di quello che rappresentano. Chiediamoci pure, di questi bambini che muoiono uno al minuto secondo, quanti sono in braccio alle loro mamme sfinite anche loro dalla fame e dal dolore di quello che il loro figlio sta subendo, tanto da decidere con sacrifici di affidarli ai criminali che foraggiano le carrette e i catorci del mare, che hanno la prerogativa di avere qualche guasto mare percorrendo.

Immaginiamoci questi bambini che muoiono, quasi sempre sfiniti dalla fame, e anche gli altri uccisi in attacchi terroristici, mirati solo a far macello di vittime; teniamoli negli occhi anche notturni e cerchiamo di fare qualsiasi cosa per loro.

Basta bambini morti. È il nostro futuro che si assottiglia sempre più, che diminuisce quella lenta evoluzione in homo eufemisticamente chiamato sapiens, ma che è un tirannosauro slatentizzato e nella camera dei bottoni umani. La TV continua i suoi giochi e divertimenti e quei bambini muoiono. Organizziamo spedizioni, per renderci conto di quel dolore e di quelle mamme, che mettono sotto terra, se c'è, i loro figli di cui non disquisiscono il loro gender o meno, né sono genitori n. 1 o 2, solo papà e mamme che piangono.

Altro dramma accertato sono quei tre bambini: due gemelli di tre anni ed uno di dieci mesi; ebbene, secondo quelli che li hanno recuperati in mare i due bambini, diciamo grandi, stavano attorno a quello di dieci mesi per tentare di curarlo e di non farlo piangere; la mamma con cui erano partiti era introvabile se non affogata; si spera solo che vengano adottati, in mancanza dei genitori, da un'unica famiglia, che tratti amorevolmente tre piccoli che sono passati da una speranza di un futuro migliore ad una sindrome certa di abbandono.

Certo che quel bambino solo a tre anni nel mare ormai dalla morte non riceverà nessuna medaglia o riconoscimento, che invece è dato a pioggia ad altri umani. Ricordiamolo noi, e fino alla fine dei nostri giorni: è un modo per tenere in vita l'umanità anche nei ricordi che trasmetteremo ai nostri figli, nipoti, pronipoti, e per urlare al Creatore di far sì che l’uomo metta fine a questa carneficina provocata proprio dallo stesso in mille modi.

12/10/2013
Bravi! Siete un esempio da seguire, e l'umanità, quella seria e futura, vi ringrazia per quello che avete fatto a quei piccoli salvandoli da morte certa. Bravi! Vorrei conoscervi ad uno ad uno e stringervi la mano.
Quattro bimbi sopravvissuti al naufragio in acque Sar di Malta, giunti a Porto Empedocle, sono stati salvati dagli altri naufraghi. I siriani che erano in acqua e che sapevano nuotare sarebbero riusciti ad afferrarli e a tenerli a galla fino a quando non sono arrivati i soccorsi.
Purtroppo non si è mostrato così lo Stato che aveva promesso funerali di stato non fatti, ed aveva promesso al Sindaco di Lampedusa che avrebbe lasciato i bambini morti da mettere nel cimitero dell'isola e invece sono stati caricati e portati via in tombe sconosciute e forse poco frequentate.

Altre notizie
(Queste notizie sono ripetute da molti media. Si ringraziano i giornalisti che le hanno scritte e le testate che le hanno pubblicate, cui vanno tutti i diritti).

È salpata questa mattina la nave Cassiopea della Marina Militare, con 150 bare delle vittime del naufragio di migranti del 3 ottobre scorso al largo di Lampedusa. L'imbarcazione è diretta a Porto Empedocle, dove arriverà nel pomeriggio. Le operazioni di carico è cominciata ieri ma è stata più volte interrotta perché i familiari delle vittime hanno chiesto di poter dare l'ultimo saluto ai feretri, già portati sulla nave, e attaccare una foto dei loro congiunti. Sono più di 200 ancora le bare custodite nell'hangar dell'aeroporto di Lampedusa che dovranno essere portate a Porto Empedocle: le vittime del naufragio sono 359. A queste nell'hangar si aggiungeranno le bare dei 21 morti di un altro naufragio, accaduto l'altro ieri a 60 miglia dall'isola.

Non sono stati ancora celebrati i funerali di Stato per i 359 eritrei annegati nel naufragio del 3 ottobre scorso, davanti alle coste di Lampedusa, che altri morti vengono portati sull'isola. Sono i 21 cadaveri arrivati a bordo delle motovedette della Guardia Costiera e della Finanza (11 donne, 3 uomini e 7 bambini), ma il bilancio dell'ennesima tragedia dell'immigrazione, che si è consumata a 60 miglia dalla maggiore delle Pelagie, potrebbe essere di gran lunga maggiore secondo quanto i superstiti hanno riferito all'Unhcr.

E questa sera in un nuovo intervento di soccorso della Marina militare, la nave Espero ha tratto in salvo 14 migranti su un gommone tra cui una donna al nono mese di gravidanza, trasportata in elicottero a Lampedusa. Vite salvate che si vanno ad aggiungere ai 206 migranti tratti in salvo, ieri, dalle navi italiane e maltesi, ma i sopravvissuti parlano di 400 persone in viaggio sulla carretta del mare, e i conti sono subito fatti per valutare l'ennesimo tributo pagato dai disperati che affrontano la traversata del Canale di Sicilia. La mattanza di questi giorni non ferma, però, i viaggi verso l'Italia: solo oggi sono stati cinque i barconi soccorsi a largo di Lampedusa.

Centonovantaquattro persone (con quelle di questa sera) sono state tratte in salvo dalla Marina, 255 dalla Capitaneria: moltissimi i bambini e le donne. E il centro di accoglienza, che ospita 784 extracomunitari a fronte di una capienza di 300, è al collasso. Il presidente della Repubblica Napolitano ha telefonato al Sindaco dell'isola Giusi Nicolini, "Non c'è dubbio che" a Lampedusa "occorra anche una presenza di coordinamento e di gestione dell'emergenza da parte di un nucleo di inviati del governo che fiancheggi le autorità locali". Ora intervenga il governo dunque, dice il Capo dello Stato, che sottolinea come il problema urgente ora sia quello delle bare e dell'assistenza ai sopravvissuti. Non è stato possibile neanche sistemare gli ultimi corpi giunti a Lampedusa, perché l'hangar dell'aeroporto trasformato in una mega camera ardente è stracolmo, e resterà pieno almeno fino a sera, quando lascerà l'isola il primo centinaio di bare del naufragio di una settimana fa diretto a Porto Empedocle. Nell'attesa, le nuove vittime sono sistemate in un camion frigorifero. E il bilancio di questa nuova tragedia sarebbe potuto essere più pesante se non fossero intervenute le unità italiane ben fuori dalle acque territoriali in aiuto delle navi maltesi nelle operazioni di soccorso.

E intanto da La Valletta arriva la notizia dell'arresto di un presunto scafista del viaggio della morte, un tunisino che sarebbe stato riconosciuto sai superstiti a Malta. Quest'ultimo dramma del mare chiarisce, se ce ne fosse ancora bisogno, che il problema non si esaurisce nell'accogliere chi fugge dalle guerre e dalla fame, perché - come ha sottolineato il vice premier Angelino Alfano - ''in mare, prima dello sbarco, c'è il rischio che ne muoiano tantissimi''

Ogni giorno, anche oggi, sono arrivati altri barconi/carrette sulle coste italiane e lodevole è la prontezza con cui questi migranti sono intercettati e raccolti. Qualcuno vi renderà merito. Noi assistiamo a questi episodi, ma anche a quelli dei terremoti, attacchi terroristici ed altro, senza poter intervenire se non con l'invio di qualche soldo ed altro aiuto a quelle associazioni che sono sul posto.

Vorrei ringraziare di persona il Sindaco di Lampedusa e altri che si sono sacrificati nell'aiuto o nel recupero di corpi destinati a essere pasto dei pesci del Mediterraneo: grazie ancora per quello che avete fatto e che farete, sostenuti o meno da stati che arrivano, guardano e poi via a casa loro, nella speranza che quanto promettono, poi mantengano anche quando il peggio è passato … Perché quei migranti arrivano, ma dove vanno? Chi li segue per aiutarli nella ricerca di parenti o sistemazione che vorrebbero fare? Giornalisti, dateci anche queste informazioni sul dopo e dateci notizie anche di quelli che vengono respinti una, due, tre, quattro volte e che tentano di ritornare, anche se hanno commesso crimini, come quei nostri che hanno avuto e che avranno futuro indulto o amnistia e vivranno liberi e felici.

MINORI PALESTINESI VITTIME DI ABUSI. UNICEF ACCUSA ISRAELE

Giustizia e Diritti umani da InTOPIC. IT (tutti i diritti riservati agli autori ed alle testate)15/10/2013
Canali: UNICEF, Medio Oriente, Israele, Arresti, Cisgiordania, Palestina.

Nonostante abbia deciso di adottare ‘trattamenti alternativi’ per i minori palestinesi che vengono arrestati in Cisgiordania, su pressione della Comunità internazionale, l’esercito israeliano continua a maltrattare i giovani palestinesi soggetti ad arresti e detenzioni. A formulare l’accusa, contenuta in un rapporto è l’Unicef, secondo cui nonostante tutto “le violazioni persistono”.

Già in un rapporto del marzo del 2013 il Fondo Onu per l’Infanzia aveva descritto i maltrattamenti subiti dai giovani detenuti nelle carceri israeliane in seguito al quale l’esercito israeliano aveva adottato ‘misure alternative’ tra cui quella che prevede la convocazione dei ragazzi, invece degli arresti presso la loro abitazione, e la riduzione a 24 ore del tempo massimo di detenzione per giovani fino ai 13 anni prima che vengano condotti davanti a un tribunale.

Malgrado l’impegno preso, Unicef insiste che le violazioni sono tuttora “molto diffuse, sistematiche e istituzionalizzate” e cita almeno 19 casi di abusi su minori compiuti nei primi quattro mesi del 2013.

Negli ultimi 10 anni le forze del’ordine israeliane hanno interrogato e perseguito circa 7000 ragazzini tra i 12 e i 17 anni, per lo più maschi, per una media di due al giorno.

Queste affermazioni lasciano allibiti per il numero di minori che sono intercettati, arrestati imprigionati, giudicati e poi con condanne di cui non si legge sui media, ma che sono nondimeno inflitte.

Come cresceranno questi minori trattati da criminali? I riscontri psicologici non presentano certo una situazione di speranza e di serenità di crescita futura, anzi lasciano presumere che aumenterà esponenzialmente il dissidio ed il rancore tra i due popoli,. Tuttavia, c'è anche la debole speranza che i giovani siano stufi di questi trattamenti e si rappacifichino con i loro simili della controparte. Ricordo una foto della guerra jugoslava a Mostar: sotto il ponte distrutto della città due giovani di etnia differente si incontravano di sera lungo gli argini dei fiumi e lì furono uccisi da cecchini, tutti e due, ma riuscirono ad abbracciarsi prima di morire costituendo così un simbolo futuro di pace; i loro corpi furono indecentemente rimossi solo dopo diversi giorni.

Se le accuse di maltrattamento anche grave, così lampanti, fossero parzialmente vere, avremmo già un quadro molto nefasto. Abbiamo già letto come sono trattati i minori respinti, che arrivano coi traghetti dalla Grecia e sbarcano ad Ancona, la seconda Lampedusa: anche qui la stampa dice molto poco, perché tanto quei minori non fanno scoop; fuggono, sono ripresi, rispediti indietro sugli stessi traghetti, e, arrivati in Grecia, rinchiusi in recinti e baracche e, se ce la fanno, fuggono di nuovo, sempre cercando di raggiungere con un traghetto l'Italia per poi raggiungere qualcuno di loro conoscenza. Sì, perché l'Italia è conosciuta come zona di passaggio e questa non è una bella nomina che abbiamo sulla pelle. Talvolta hanno nelle loro tasche solo un numero di cellulare da chiamare.

Questo è un ennesimo dramma che ci riguarda da vicino e di cui ogni tanto compaiono due righe sui media; una foto che mostra un ragazzo che scavalca il recinto portuale e sulla sfondo il traghetto da cui lui e i suoi compagni sono scappati e su cui non vogliono tornare, conoscendo il trattamento a loro riservato. Esseri umani trattati alla pari delle bestie infette, ma che sono il futuro dell'umanità non tanto lontana e che spero ricorderanno il trattamento ricevuto, affinché siano più umani di quelli come loro e molto più duri con quelli che li hanno maltrattati, ostacolandone la crescita promessa dalla carta dei diritti dei bambini. Tale carta è stata sottoscritta da più di cento Paesi, ma all'atto pratico non vale proprio nulla: chi sta bene sta bene e chi sta male si arrangi, il tutto col beneplacito delle istituzioni, che assistono impreparate ad esodi di massa e non hanno mezzi sufficienti per accogliere tutti decentemente. Lo stato, anch'esso poco incline agli aiuti umanitari perché sono una spesa,  si allerta quando i morti arrivano galleggiando anche in porto o compaiono sulla superficie del mare, per cui è impossibile evitarli, come negli ultimi naufragi. E allora, oltre ai volontari, si allerta anche lui, promettendo e non mantenendo, come la storia dei funerali di Stato. Il Sindaco di Lampedusa ha parlato all'assemblea dell'UE. Si muoverà qualcosa oltre agli avvistamenti per tempo delle carrette dei criminali che guadagnano sul traffico umano?

La casa di accoglienza attuale è inferiore alle stime, impossibili da prevedere. Costruiamo altre case di accoglienza: se no i naufraghi ed i fuggitivi che chiedono rifugio politico si troveranno a litigare con altri loro simili in strutture da paura ed indecentemente inidonee, anche se i volontari e gli abitanti fanno di tutto per far convivere decorosamente con quei disperati con quelle disgrazie provocate dai criminali della guerre e dai venditori di armi, che spesso sono le stesse persone. 

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