1a) Bimbi
di 3 anni picchiati e legati con la corda: “Siete pappamolli”. Quattro maestre
arrestate (N.d.R.: 110 parlamentari italiani contro la legge dei video negli
asili)
I fatti alla scuola materna Montessori di Capurso, in
provincia di Bari. Le maestre (ora ai domiciliari) avrebbero spintonato i
bambini, presi a schiaffi sulle braccia e sul volto, trascinandoli fino a farli
cadere o costringendoli a stare col capo riverso sul banco, oltre a intimorirli
con le parole.
CRONACA ITALIANA 26 OTTOBRE 2018 09:52 di Biagio Chiariello
Prendevano a schiaffi i bambini, sulle braccia e sul volto,
li spintonavano a terra e li trascinandoli fino a farli cadere o costringevano
a stare col capo riverso sul banco, oltre a intimorirli con le parole. Per
questo motivo quattro maestre della scuola materna Montessori di Capurso, in
provincia di Bari, sono finite agli arresti domiciliari. Sono ritenute
responsabili di gravi maltrattamenti a carico dei propri alunni, tutti bambini
di tre anni. I carabinieri del comando provinciale hanno eseguito un’ordinanza
di custodia cautelare emessa dal gip nei confronti di M.L., 52 anni originaria
della provincia di Lecce, M.L., 63enne, B.N., 47enne, e V.A., 49enne,
originarie della provincia di Bari.
I militari “a seguito di accurata e specifica attività di
indagine”, hanno accertato e verificavano che le quattro maestre, “sia
autonomamente che talora in concorso”, nell’anno scolastico 2017/2018,
rendevano “dolorose e mortificanti le relazioni con i bambini”, a loro
affidati per cura ed educazione, assumendo “comportamenti vessatori e
violenti” nei loro confronti. Come detto, i piccoli venivano strattonati fino a
farli cadere, schiaffeggiati o costretti a rimanere in un angolo della classe
con il volto rivolto verso il muro o con le mani dietro la schiena, per periodi
prolungati. Le maestre minacciavano gli alunni, dicendo loro che
"sarebbero stati legati con la corda", che "avrebbero avuto le
botte", che "sarebbero stati portati in caserma dai carabinieri dove
un cane gli avrebbe dato un morso". A questo seguivano anche offese e
mortificazioni verbali. I bambini venivano classificati e definiti
"monelli, cattivi, scostumati, maleducati, monellaccio di strada,
rimbambiti e pappamolli".
(Continua su: https://www.fanpage.it/bimbi-di-3-anni-picchiati-e-legati-con-la-corda-siete-pappamolli-quattro-maestre-arrestate/ - http://www.fanpage.it/).
1b) Bari.
Maestre violente, schiaffeggiavano e maltrattavano i bimbi di una scuola
materna
I carabinieri hanno documentato le violenze delle quattro
insegnanti
Quattro maestre sono state arrestate - e ora si trovano ai
domiciliari - dai carabinieri del comando provinciale di Bari.
Le quattro insegnanti di una scuola materna della provincia
di Bari - rispettivamente di anni 47, 49, 52 e 63 - sono ritenute responsabili
di gravi maltrattamenti a carico dei loro alunni.
I militari hanno accertato che le quattro, sia quando
lavoravano da sole che a volte insieme, durante l'anno scolastico 2017/2018,
hanno adottato comportamenti violenti nei confronti dei bimbi, spintonandoli,
strattonandoli, a volte trascinandoli fino a farli cadere e, in alcuni casi,
schiaffeggiandoli alle braccia e sul volto.
Ai piccoli, veniva imposto di rimanere con il capo riverso
sul banco, in posizione sottomessa ed in caso di rifiuto erano costretti con
forza a tenere quella posizione.
Ma non solo, erano anche costretti a rimanere in un angolo
della classe con il volto rivolto verso il muro, a volte con le mani dietro la
schiena, per periodi prolungati.
Le maestre minacciavano inoltre i bambini, intimorendoli
che sarebbero stati legati con la corda, che sarebbero stati picchiati, che
sarebbero stati portati in caserma dai carabinieri dove un cane gli avrebbe
dato un morso.
Non meno mortificanti gli epiteti con cui venivano
classificati i bambini definiti "monelli, cattivi, scostumati, maleducati,
monellaccio di strada, rimbambiti e pappamolli".
(Unioneonline/s.a. - Continua su
https://www.unionesarda.it/articolo/cronaca/2018/10/26/maestre-violente-schiaffeggiavano-e-maltrattavano-i-bimbi-di-una-137-789107.html).
Insomma queste videocamere le
mettono gli italiani a protezione dei bambini piccoli e piccolissimo che
popolano gli asili nido e le materne o si deve aspettare ancora un po’? La
legge era in arrivo da un pezzo, ma nessuno si è fatto avanti per pubblicarla e
soprattutto per farle fare il solito giro dei parlamentari che sono “in
tutt’altre faccende affaccendati, ma in queste cose sono morti e sotterrati”. E
così continuiamo ad assistere a situazioni di bambini percossi nel fisico e
distrutti nello spirito: ma che importa? Si va avanti così con annunci, che
finora hanno lasciato il tempo che trovano (tranne che a Milano, che ha
iniziato a metterle in tutti gli asili/asili nido ed anche in altri siti non
meglio conosciuti, ma su iniziative locali).
È pazzesco (per il sottoscritto) quanto
si legge a pag. 8 de’ L’Avvenire del 24/10/2018 (tutti i diritti riservati all’autore
e alla testata) che la proposta è stata sottoscritta da 404 parlamentari,
mentre 110 hanno votato contro. Si vorrebbe tanto sapere se questi 110
parlamentari contrari a difendere i minori della gente comune dalla botte delle
maestre hanno (per caso) dei nipoti, nipotini o figli agli asili nido non-VIP (ma
della gente comune) e come reagirebbero se venissero a sapere che anche i loro piccoli
sono stati picchiati dalle maestre in modo brutale. Si rimangerebbero la
votazione o non farebbero nulla? Rispondano quegli italiani che hanno avuto o
hanno ancora figli in quelle situazioni, magari non ancora emerse.
La notizia dovrebbe rallegrare le
famiglie, ma il sottoscritto ci crede poco, perché la legge, che proviene da
più proposte di legge ormai nel dimenticatoio di governi precedenti, di cui
l’ultima del 2016, (giacente da
cinquantasei anni - leggete bene: 56 anni) inascoltata dal 1971
(n.1044), per poi essere riproposta nel 1980, è stata riesumata e modificata
per le situazioni attuali (sempre quelle: botte sopra botte, urla e parolacce,
notizie che spesso compaiono/scompaiono sui media), deve ancora viaggiare tra i
meandri dei parlamenti. E intanto altri bambini saranno picchiati, anche se c’è
allerta generale: si griderà ancora alla distruzione di menti che si stanno
formando, ma non sono quelle dei VIP ed allora importa meno perché è gente che
non andrà quasi mai al comando: per quello fanno già la fila i VIP.
Aspettiamoci ancora di leggere queste notizie se non vengono accantonate: tanto
sono 56 anni che se ne parla.
2) Pero,
maltrattamenti all’asilo: schiaffi e calci a bambini di due anni, arrestato
maestro
Un maestro d’asilo di 64 anni è stato arrestato dai
carabinieri di Pero per maltrattamenti nei confronti di bambini tra i due e i
cinque anni di età. Almeno 42 gli episodi documentati grazie alle telecamere
nascoste installate in una scuola d’infanzia del comune alle porte di Milano:
nei video si sentono e vedono urla, schiaffi, calci e strattoni ai danni dei
piccoli.
CRONACA LOMBARDIAMILANORHO 29 NOVEMBRE 2018 10:19 di
Francesco Loiacono
Un altro "asilo degli orrori" è stato scoperto
dai carabinieri a Pero, alle porte di Milano. Un maestro di 64 anni è stato
arrestato per maltrattamenti nei confronti dei suoi piccoli alunni e si trova
adesso ai domiciliari. Le indagini, durate circa un mese, hanno consentito di
ricostruire 42 episodi violenti nei confronti dei bambini che frequentavano una
scuola dell'infanzia del Comune di Pero. Si tratta di bimbi di età compresa tra
i due e i cinque anni: le telecamere nascoste installate nell'asilo dai
carabinieri hanno documentato gli episodi ai loro danni. Il maestro urlava
contro i piccoli e li rimproverava in maniera molto severa. Spesso però andava
anche oltre i rimproveri verbali e passava alla violenza fisica: i bambini
venivano schiaffeggiati, strattonati e in alcuni casi anche presi a calci, come
accadeva ad esempio in caso di litigi o di bambini che non ne volevano sapere
di addormentarsi. L'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari
per il maestro, un cittadino italiano, è stata emessa dal giudice per le
indagini preliminari di Milano ed eseguita questa mattina dai carabinieri della
tenenza di Pero.
Pochi giorni fa l'approvazione di una legge regionale sulle
telecamere negli asili. L'arresto del maestro arriva solo pochi giorni dopo
l'approvazione, da parte del Consiglio regionale della Lombardia, di un
progetto di legge che prevede agevolazioni per quegli asili che decideranno di
dotarsi di telecamere a circuito chiuso proprio contro i maltrattamenti ai
danni dei bambini. Il Pirellone ha approvato uno stanziamento di 600mila euro
per quelli strutture – nidi e micronidi – che volontariamente decideranno di
dotarsi di telecamere, le cui immagini poi potranno essere visionabili solo
dall'autorità giudiziaria a seguito di denuncia.
(Continua su: https://milano.fanpage.it/pero-maltrattamenti-allasilo-schiaffi-e-calci-a-bambini-di-due-anni-arrestato-maestro/ - http://milano.fanpage.it/)
Solo in Lombardia promulgano leggi per tutelare i bambini
negli asili dalle eventuale, ma sempre presenti violenze. Il problema irrisolto
è che non si pensa alla funzionalità degli adulti che controllano ed
educherebbero i bambini. Circa 20 anni fa a Losanna è stato fatto un convegno
su questo argomento (se me è già scritto più volte) e le conclusioni, mai
applicate, erano di fare del colloqui e test agli insegnati per valutare la
loro professionalità al servizio, non implicando licenziamenti ma individuando
altri spazi in cui potrebbero inserirsi persone con problemi ed assisterli
nelle loro disfunzioni. Ma allo stato attuale si tratta solo di parole, parole
e conclusioni quasi nulle. Complimenti, stato! Lasciamo ancora incidere questo
grave problema sulla pelle e sulle menti dei bambini. Lo stato ha altre
preoccupazioni più importanti che non proteggere i cittadini italiani più
bisognosi di cure ed educazione.
È inutile che si continuino a pubblicare queste notizie che
si riferiscono ad atti di pura crudeltà e di cui si parla in questo blog da
quando è stato avviato, se da allora è cambiato pochissimo.
I giornali pomposamente citano programmi sul da farsi da parte
dello stato, che non c’è proprio, se non per bersagliare chi sbaglia sulla
pelle dei bambini non propri. È questa la situazione e la scusa è sempre quella:
«Non ci sono soldi». Ma i soldi ci sono per divertimenti pubblici, come quello
di Torino di qualche tempo fa e i moltissimi altri eventi programmati per
allietare popolazioni di certe città, lasciando al’asciutto altre! Ma si sa
come è stato fatto un condono per Ischia, che, guarda caso, era un seggio dove
è stato eletto un ministro, che ha avviato il condono: e nessuno dice nulla o,
se fa qualche smorfia, viene subito zittito.
Intanto, come si ripete fino alla noia, i bambini che sono
coinvolti avranno conseguenze di ogni tipo, perché il corpo non dimentica né condona,
mette tutto nell’inconscio e quello che ne uscirà dopo anni sarà colpa del
bambino, dei genitori, degli insegnati del momento, ma non di quelli che hanno
provocato il danno e che, magari, sono stati puniti con un trasferimento
(grande punizione degna dell’Italia)! Negli USA la situazione sembra essere
diversa: ci sono anni di galera per chi fa subire ai bambini danni psicologici
e fisici, ma siamo in un altro continente che non capisce nulla di educazione.
Lo sbando è mal percepito anche dagli attuali ministri che
litigano per le pensioni d’oro e promettono fuoco e fiamme, ma in realtà tutto
resta come prima se non peggio di prima. Se poi qualche papà prendesse qualche iniziativa
armata contro qualche maestra, ci sarà subito grida e urla contro il papà che
difende i diritti dei suoi figli e non le paranoie di quelle maestre stressate
e violente che non ce la fanno più: ricordo, anche se si tratta ormai del
passato remoto, di come le suore che erano presenti negli ospedali psichiatrici
venissero cambiate ogni due anni per la salute di tutti. Le insegnanti no,
devono tenere ben stretta la propria professione per non trovarsi fuori gioco
per una malattia, infortunio, crisi esistenziale, mobbing, consideriamo che ora
gli insegnanti vengono aggrediti fisicamente dagli alunni anche alle elementari;
ma questo è un altro discorso.
3) Myanmar,
siluro dell'Onu sul Nobel Aung San Suu Kyi: "Dovrebbe dimettersi". –
ESTERI, 30 agosto 2018 - 08:30:00
L'Alto commissario al Hussein: "Ha giustificato i
militari"
Duro attacco dell'Alto commissario Onu per i diritti umani,
Zeid Ra'ad al Hussein, alla leader di fatto di Myanmar, Aung San Suu Kyi, per
il suo ruolo durante la crisi della minoranza musulmana dei Rohingya.
San Suu Kyi, dice al Hussein in un'intervista alla Bbc,
"avrebbe dovuto dimettersi" invece di coprire l'operato dei militari,
accusati in un recente rapporto Onu di avere affettuato una vera e propria
pulizia etnica nei confronti dei Rohingya. Il tentativo della Nobel per la Pace
di giustificare le azioni dei militari, afferma al Hussein, che è al termine
del suo mandato, è stato "profondamente deplorevole".
(Continua su: http://www.affaritaliani.it/esteri/myanmar-siluro-onu-sul-nobel-aung-san-suu-kyi-dovrebbe-dimettersi-557473.html).
4)
Rohingya, rapporto Onu: "Legati agli alberi e torturati"
L'atto d'accusa contro la Nobel Aung San Suu Kyi: «Ha
lasciato che si commettessero crimini atroci»
Manuela Gatti - Mer, 19/09/2018 - 08:25
Ciò che era stato adombrato a fine agosto, con la
pubblicazione della sintesi del rapporto Onu sui Rohingya, ora è spiegato nei
(crudi) dettagli.
Donne legate per i capelli o per le braccia ad alberi e poi
stuprate, bambini ricacciati dentro le case in fiamme, mine piazzate in corrispondenza
delle vie d'uscita dei villaggi. E ancora, torture con bastoni di bambù,
sigarette e cera bollente e uccisioni indiscriminate. Le 440 pagine stilate da
una commissione ad hoc, e presentate ieri in versione integrale all'Alto
commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, sono un primo tentativo di
raccontare gli abusi sulla minoranza musulmana e su altri gruppi etnici
residenti nel Myanmar per mano dell'esercito birmano, il Tatmadaw, accusato
dall'Onu di «genocidio». Il Paese guidato dal premio Nobel per la pace Aung San
Suu Kyi ha rimandato le accuse al mittente, sostenendo che il rapporto non sia
oggettivo perché basato sulle testimonianze dei rifugiati e delle ONG attive
sul territorio, anche se è stato proprio il governo birmano a vietare l'accesso
al Paese ai commissari internazionali.
«Non mi sono mai trovato davanti a crimini così orrendi e
su scala così vasta», ha detto Marzuki Darusman, capo della missione. Lui e i
suoi uomini hanno speso 15 mesi a tentare di ricostruire l'escalation di
violenze, concentrata soprattutto nelle regioni di Rakhine, Shan e Kachin.
Violenze che hanno raggiunto l'apice nell'agosto del 2017, dopo che alcuni
militanti Rohingya hanno attaccato con coltelli e piccoli ordigni le postazioni
della polizia birmana. A quel punto è scattata l'operazione di pulizia etnica,
che ha portato oltre 700mila membri della comunità a fuggire in Bangladesh (e
più di 1.700 stanno ancora attendendo di attraversare il confine). Stime molto
precarie parlano di 10mila persone uccise solo tra agosto e settembre del 2017.
Tra i crimini più «oltraggiosi e frequenti», come si legge nel documento, ci
sono gli stupri. Testimoni oculari hanno parlato di ragazze e donne nude che
cercavano di fuggire tra la foresta e di villaggi disseminati di cadaveri con
«grandi quantità di sangue visibile tra le gambe». A proposito degli
insediamenti, sono circa 400 quelli rasi al suolo. Ma gli investigatori delle
Nazioni Unite non hanno risparmiato critiche nemmeno ai loro colleghi presenti
in Myanmar, sostenendo che si sia preferito dare priorità allo sviluppo e
all'accesso dei gruppi umanitari al Paese piuttosto che badare ai diritti
umani. Contestato anche Facebook, accusato di aver contribuito alla diffusione
di disinformazione e hate speech.
Alla luce del rapporto, l'Onu ha proposto che i leader
delle forze armate birmane siano processati per genocidio, crimini contro
l'umanità e crimini di guerra. Sostiene poi che l'esercito vada posto sotto il
controllo civile, privato della quota di parlamentari che ha la facoltà di
nominare (un quarto del totale) e, se necessario, totalmente dissolto e
ricostruito.
Ma per la minoranza i timori non finiscono qui. Il
Bangladesh, dove molti di loro sono fuggiti, è pronto a trasferire una
sessantina di famiglie - ma l'obiettivo è raggiungere le 100mila persone - in
un isolotto remoto e al momento disabitato del Golfo del Bengala. Nonostante i
gruppi umanitari abbiano già denunciato l'esposizione a inondazioni e uragani
che lo renderebbero inadatto alla vita.
(Continua su: http://www.ilgiornale.it/news/politica/rohingya-rapporto-onu-legati-agli-alberi-e-torturati-1577722.html).
Il 24 ottobre 2017 si scriveva:
“ In Myanmar è in corso il genocidio dei rohingya, non
possiamo far finta di nulla - Chi pensava che la liberazione e l’elezione di
Aung San Suu Kyi potesse cambiare le cose oggi deve riconoscere di essersi
sbagliato: in Myanmar è in corso un genocidio”. (Augusto Rubei – Continua
su https://www.fanpage.it/in-myanmar-e-in-corso-il-genocidio-dei-rohingya-non-possiamo-far-finta-di-nulla/ - http://www.fanpage.it/).
Non dovremmo far finta di nulla e invece lo facciamo:
magari prima mugugniamo, come contro il nobel che è presidente o lo era, e poi
zitti. Qualche notizia locale arriva, come quella sui campi comuni dei
rohingya, ma i rohingya stanno abbastanza male anche ora e non hanno alcuna
cittadinanza. Questo perché l’ONU o altro organismo internazionale
dichiara di agire, mentre invece queste vittime sono sempre al solito punto di
partenza, e cioè a zero.
Forse ci si confonde perché hanno sparato: c’è o non c’è
una giustificazione per questo? che però ha provocato l’effetto contrario, cioè
di far scoppiare ritorsioni militarizzate con distruzione di villaggi e
persone, inclusi i bambini che erano lì??? Anche il Papa ha parlato di queste
persone, ma si è trattato di una “Vox
clamantis in deserto”. Afganistan, Myanmar… li stanno aiutando, a colpi di
fucile e di incendi!!!
5)
Migranti, nessuna ong salva più i migranti al largo della Libia. Open Arms:
“Andiamo in Spagna, qui ci criminalizzano”
Anche la ultima ONG operante nel mare di fronte alla Libia
se ne va e lascia la zona scoperta. “Nelle prossime settimane ci uniremo alle
operazioni di salvataggio nello Stretto di Gibilterra e nel Mare di Alboran che
separano Marocco e Spagna. L’avvio di politiche disumane ha provocato non solo
la chiusura dei porti di Italia e Malta, ma la paralisi di numerose
organizzazioni umanitarie, come pure l’aumento del flusso migratorio verso il
sud della Spagna”, recita un comunicato appena diffuso da Open Arms.
POLITICA ITALIANA 30 AGOSTO 2018 17:09 di Charlotte
Matteini
Di fronte alla Libia, rotta migratoria che dal nord-Africa
punta all'Italia, non c'è più nessuna ong a salvare i migranti dai naufragi.
Nella giornata di oggi, anche Open Arms ha annunciato che virerà verso la
Spagna e si occuperà delle operazioni di salvataggio nello Stretto di
Gibilterra e nel mare di Alboran. "Per colpa della criminalizzazione
delle organizzazioni non governative, siamo in balia della speculazione politica,
l’Unione europea alimenta i populismi: pagano Erdogan, milioni di euro, pagano
la Libia, e i trafficanti siamo noi", spiega il fondatore Oscar
Camps al Corriere della Sera.
"Nelle prossime settimane ci uniremo alle operazioni
di salvataggio nello Stretto di Gibilterra e nel Mare di Alboran che separano
Marocco e Spagna. L’avvio di politiche disumane ha provocato non solo la
chiusura dei porti di Italia e Malta, ma la paralisi di numerose organizzazioni
umanitarie, come pure l’aumento del flusso migratorio verso il sud della
Spagna", recita un comunicato appena diffuso dalla ONG Open Arms.
Nella giornata di oggi, inoltre, si è svolto un vertice Ue
dei ministri della Difesa e l'Italia ha avanzato una proposta di riforma della
missione Sophia che però è stata al momento rigettata, scatenando l'ira di
Salvini. "Al momento non c’è consenso sulle soluzioni pratiche, ma c’è
sulla necessità di trovarle. Non sarà facile. Il risultato principale della
discussione di oggi è quello del pieno supporto di tutti gli stati membri
all’operazione Sophia, la missione europea anti-scafisti volta a smantellare il
traffico di essere umani dalla Libia", ha dichiarato l'alto commissario Ue
Federica Morgherini al termine del vertice.
Si è già pubblicato che diversi personaggi delle ONG fanno
tutt’altro che aiutare o pretendono dalle vittime sesso in cambio di cibo o
vestiti. Perché non pubblicare nome e cognome e ONG di appartenenza di questi
bravi volontari? Perché “a quanto si scrive” anche alcune ONG non brillano per
trasparenza come è stato provato per alcune di quelle che recuperavano i
migranti entro le acque territoriali libiche per portarli nella solita Italia,
poiché l’Italia prende tutto quello che arriva. Fino a che punto anche chi si
offre come volontario ha realmente il proposito di aiutare gli altri anziché se
sesso in qualcosa??? Si fa fare qualche test a questi volontari o vanno bene
tutti, basta che abbiano la divisa di volontari. (Si veda in particolare il
punto 9 di questa relazione).
6)
Bidello 51enne accusato di aver violentato un bambino di 4 anni in un asilo di
Reggio Emilia
L’indagine è partita dopo le denunce della madre che si è
accorta dei comportamenti strani del piccolo, collegati anche ad alcuni disagi
fisici. L’uomo, a cui non è stata applicata alcuna misura cautelare
restrittiva, ora risulta disoccupato.
CRONACA ITALIANA 18 SETTEMBRE 2018 11:39 di Biagio
Chiariello
Violenze sessuali nei confronti di bambino di cinque anni,
subiti in una scuola dell’infanzia di Reggio Emilia. Sono accuse pesantissime
quelle a cui è chiamato a rispondere un bidello 51enne di un asilo della città
emiliana, regolarmente assunto come figura professionale all’intero
dell’organigramma del personale scolastico Ata. La scioccante vicenda è venuta
alla luce solo ieri con l’inizio del processo nei confronti dell’uomo
.
Tutto è cominciato nella primavera scorsa. È stata la madre
del bimbo – che all’epoca dei fatti aveva quattro anni – a sporgere denuncia
dopo aver notato alcuni comportamenti strani o quantomeno
anomali. Sollecitato dalla genitrice, il piccolino si è aperto e ha
raccontato i fatti alla madre. Alla luce anche di alcuni disagi fisici – che
secondo l’accusa sarebbero collegate alle violenze sessuali – che avvertiva in
quelle settimane. Gli accertamenti sanitari dell'ospedale avrebbero confermato
gli abusi sessuali. I carabinieri hanno quindi informato il sostituto
procuratore Stefania Pigozzi, la quale ha aperto un fascicolo. Gli stessi
militari dell’Arma hanno piazzato alcune telecamere all'interno dell'asilo reggiano. Il
contenuto delle immagini è già stato messo agli atti. Gli inquirenti ora
dovranno ascoltare il bimbo e dovrà essere valutata la cosiddetta ‘capacità
processuale’ e dunque attendibilità e credibilità del racconto.
All’uomo – per il momento – non è stata applicata alcuna
misura cautelare restrittiva e neppure interdittiva per quanto concerne il
lavoro. Ad ogni modo, il 51enne ora sarebbe disoccupato, avendo terminato il
suo contratto a termine. L’uomo nega ogni accusa attraverso il suo avvocato
difensore Tommaso Lombardini. “Dagli atti finora non emerge praticamente nulla
a carico del mio assistito che non c’entra niente. Va ancora verificata
l’attendibilità del racconto”.
(Continua su: https://www.fanpage.it/bidello-51enne-accusato-di-aver-violentato-un-bambino-di-4-anni-in-un-asilo-di-reggio-emilia/ - http://www.fanpage.it/).
7) MONDO,
Su tutto territorio iracheno. Sono 'lascito' dei jihadisti Iraq, Onu: 200 fosse
comuni Isis, forse 12mila morti
06 novembre 2018 - Oltre 200 fosse comuni sono state
identificate in Iraq dove sono stati ritrovati i resti umani di un numero di
persone che oscilla fra 6 e 12 mila, secondo quanto riferito dalla missione Onu
in Iraq. Citato dalla tv irachena al Iraqiya, un comunicato di inquirenti delle
Nazioni Unite in Iraq riferisce che sono state individuate sul territorio di
circa 200 fosse comuni.
Queste contengono un numero di resti umani che appartengono
a un numero di persone non precisato, che va dalle 6mila alle 12 mila persone.
L'Onu afferma che queste fosse sono un "lascito dell'Isis", che ha
controllato ampie zone dell'Iraq dal 2014 al 2017. Le 202 fosse sono stati
rinvenute nei territori dei governatorati di Nineveh, Kirkuk, Salah al Din e
Anbar. Fra le vittime anche donne, bambini, anziani, disabili e membri delle
forze di polizia irachene. Secondo l'ufficio delle Nazioni Unite a Baghdad, le autorità
irachene hanno finora riesumato i resti di 1.258 persone da diverse fosse
comuni. Ma rimangono i resti di moltissime altre vittime ancora non riesumati e
non identificati.
(Continua su: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/iraq-onu-200-fosse-comuni-isis-forse-12-mila-morti-aa2c034e-76d7-4da3-b0e8-6e2c788b1d22.html).
8)
Grecia, bimbi di 10 anni tentano il suicidio nell’inferno di Moria tra stupri e
violenze
Bambini di appena 10 anni tentano il suicidio al campo
profughi di Moria sull’isola greca di Lesbo. E’ la denuncia di Medici senza
Frontiere. Sovraffollamento, condizioni igieniche spaventose, abusi e violenze
quotidiane stanno portando all’esasperazione le migliaia di persone
intrappolate da anni nella struttura di accoglienza.
EUROPA 29 AGOSTO 2018 15:05 di Mirko Bellis
“Nelle ultime quattro settimane abbiamo registrato un
aumento del numero di minori affetti da intensi attacchi di panico, pensieri
suicidi e tentativi di togliersi la vita” dichiara Alessandro Barberio,
psichiatra di Medici senza frontiere (Msf) presso la clinica di Mitilene. Con
il continuo aumento del numero di migranti e rifugiati nell'isola di Lesbo in
Grecia – denuncia l’organizzazione umanitaria – la situazione nel campo di
Moria sta precipitando nel caos, con scontri e disordini costanti, episodi di
violenze sessuali e un peggioramento delle condizioni psicologiche delle
migliaia di persone intrappolate nel campo.
Attualmente a Moria ci sono oltre 8.000
persone stipate in uno spazio per 3.000. Le condizioni di vita sono così
dure che la loro salute fisica e mentale risulta pesantemente compromessa.
“Negli ultimi mesi, abbiamo assistito ad un ulteriore aumento della
violenza, ormai quotidiana, trattando vittime di violenze sessuali avvenute
all'interno o nei dintorni del campo”, avvertono gli operatori di Msf. Code
interminabili per il cibo, risse e aggressioni continue stanno rendendo la vita
dei rifugiati un inferno. Il degrado all'interno della struttura di accoglienza
è stato documentato anche dalla Bbc. “A causa della violenza nel campo – ha
affermato Sara Khan, originaria dell'Afghanistan – i nostri piccoli non
riescono più a dormire”. “Siamo sempre pronti a scappare e teniamo i nostri
figli preparati le 24 ore”, ha aggiunto la donna.
Condizioni di vita inumane
Gran parte della tensione è causata dal sovraffollamento e
dalla mancanza di condizioni di vita dignitose e umane. Nell'area principale
del campo di Moria e Olive Grove c’è un servizio igienico funzionante ogni 72
persone, una doccia ogni 84. Numeri ben al di sotto degli standard
umanitari raccomandati in situazioni di emergenza. “Siamo molto
preoccupati perché l’insicurezza – sottolinea Medici senza frontiere – le
condizioni di vita inumane e il limbo in cui queste persone si trovano per mesi
o anni, hanno un grave impatto sulle condizioni psicologiche delle persone. La
nostra clinica per la salute mentale a Mitilene segue solo i casi più gravi e
al momento lavora al massimo della propria capacità”. Luca Fontana, un
operatore di Msf, ha lavorato in tutto il mondo in zone di conflitto. Per
Fontana, il campo di Moria è il posto peggiore che abbia visto nella sua vita.
“Non ho mai visto il livello di sofferenza di cui siamo testimoni ogni giorno.
Persino le persone colpite dal virus dell’Ebola hanno ancora la speranza di
sopravvivere o hanno il sostegno della loro All'interno del campo destano
preoccupazione le condizioni dei bambini e dei minori non
accompagnati, che stanno vivendo un nuovo trauma dalla loro esperienza di vita
a Moria, come è emerso durante le terapie di gruppo di Msf rivolte a più
piccoli. Problemi alla pelle dovuti alla scarsa igiene a cui si aggiungono
malattie respiratorie causate dai gas lacrimogeni sparati nel campo
dalla polizia per reprimere i disordini. Un quadro clinico che ha effetti
devastanti sulla salute dei più piccoli. “Le terribili condizioni di vita e le
violenze quotidiane nel campo di Moria hanno un impatto fortemente negativo
sulla tenuta psicologica dei nostri pazienti” aggiunge Barberio. “Il motivo per
cui le condizioni psicologiche peggiorano così drasticamente a Lesbo è che
queste persone provengono da esperienze traumatiche, raggiungono l’Europa
sperando di trovare sicurezza e dignità, ma incontrano esattamente il
contrario, ancora violenza e ancora condizioni inumane” dichiara Giovanna
Bonvini, responsabile delle attività di salute mentale di Msf nella
clinica di Mitilene.
“La maggior parte di queste persone è appena arrivata a
Lesbo. Soffrono di sintomi psicotici tra cui allucinazioni, agitazione,
confusione, disorientamento e hanno forti spinte suicide o hanno
già tentato il suicidio”, continua lo psichiatra Barberio. “L’altro giorno
un giovane uomo, vittima di violenza sessuale, è stato accompagnato alla nostra
clinica da un amico nel pieno di un crollo psicotico. Presentava gravi disturbi
da stress post-traumatico, aveva allucinazioni e flashback, sentiva rumori
intorno a sé e non è riuscito a smettere di piangere nelle due ore di sessione
con i nostri psicologi” aggiunge Bonvini. “Ha paura del buio e vive nel
terrore di essere attaccato a Moria. All’inizio le équipe di Medici senza
frontiere lo hanno curato con dei farmaci, ora dopo sessioni psicologiche
intensive le sue condizioni sono stabili. Ma non farà molti progressi perché,
finché vivrà a Moria, sarà bloccato in un ciclo di disperazione e angoscia.”
Bloccati da anni sull'isola
Il campo di Moria è stato inaugurato nel 2015.
Progettato come posto di transito dove i rifugiati avrebbero dovuto
trascorre solo pochi giorni, si è trasformato in una “prigione” per molti di
loro che da anni sono costretti a vivere sull'isola greca. Le autorità
elleniche che gestiscono la struttura giustificano il sovraffollamento e il
mancato trasferimento dei richiedenti asilo con la politica di contenimento dei
profughi messa in atto dall'Unione europea. “Non abbiamo soldi per migliorare
la condizione dei rifugiati – ha affermato alla Bbc George Matthaiou,
responsabile del campo. “Vorrei fare di più ma non posso perché i Paesi europei
hanno chiuso le frontiere”, ha concluso.
Medici senza frontiere chiede alle autorità europee e
nazionali di intensificare l’accesso alla salute e la sicurezza per le persone
che si trovano nel campo. “Chiediamo che le persone
vulnerabili possano lasciare il campo di Moria in favore
di sistemazioni sicure e continua a spingere perché il campo venga
decongestionato”, è l’appello dell’organizzazione umanitaria. “Inoltre,
insistiamo nel chiedere la fine delle politiche di contenimento. La nostra
esperienza dimostra che le politiche di deterrenza dell'Ue e della
Turchia non sono efficaci perché le persone continueranno a fuggire dalla
guerra e dalle violenze per sopravvivere. Intrappolare queste persone in
condizioni terribili e insicure non fa che provocare ulteriori traumi a
una popolazione già estremamente vulnerabile”, conclude Medici senza frontiere.
(Continua su: https://www.fanpage.it/grecia-bimbi-di-10-anni-tentano-il-suicidio-nellinferno-di-moria-tra-stupri-e-violenze/ - http://www.fanpage.it/)
9)
Lavoratori di 40 ONG hanno scambiato cibo per sesso con donne e bambini
Attualità – NORVEGIA, Da Denise - 18/09/20180
Ora gli scandali investono anche la Norvegia: tre
organizzazioni non governative sono state accusate.
ONG di nuovo sotto accusa: corruzione e abusi sessuali
(coperti dall’Onu) – di Francesca Totolo
Roma, 18 set – Le organizzazioni non governative, che fino
a poco tempo fa, venivano considerate le salvatrici del mondo, ora stanno
svelando la loro vera identità.
Dopo gli abusi sessuali e lo sfruttamento della
prostituzione, reati dei quali sono state accusate sia tre influenti ONG,
Oxfam, Medici Senza Frontiere e Save The Children (Primato Nazionale, rivista
di aprile 2018: Le mani sporche dei buoni: miseria e ignobiltà delle ONG), sia
le stesse Nazioni Unite, stiamo assistendo ad una vera caduta degli Dei.
L’opinione pubblica mondiale si sta interrogando su quale
sia il vero scopo che guida i vertici delle organizzazioni non governative e
quali interessi sostengano in realtà.
Come abbiamo potuto constatare nel Mediterraneo, le ONG di
fatto non hanno salvato le vite dei migranti, ma addirittura hanno contribuito,
con il pull factor da esse fomentato, ad aumentare esponenzialmente le vittime
della tratta richiamate in Libia.
Abbiamo già discusso altresì delle organizzazioni non
governative, vere false flag, inviate in Siria in sostegno dei ribelli/terroristi,
e finanziate dai Governi occidentali (Primato Nazionale, rivista di giugno
2018: Attacco alla Siria: il ruolo delle ONG).
Una vera invasione del territorio di uno Stato sovrano
sotto le mentite spoglie di missione umanitaria.
Spesso i finanziamenti dei Governi e della allineate
Nazioni Unite passano attraverso fondazioni, come la Open Society Foundations
di George Soros, che poi provvedono alla distribuzione dei fondi presso le ONG
che operano sia nei teatri di guerra internazionali, sia nei cosiddetti “Stati
canaglia”, come la Siria, sia in Paesi dove si vuole fomentare un “regime
change pulito”, come l’Ucraina.
Il nuovo scandalo ONG investe la Norvegia
Ora gli scandali investono anche la Norvegia: tre
organizzazioni non governative sono state accusate dei reati di “appropriazione
indebita” e “riciclaggio internazionale di denaro”.
Un dirigente della Norwegian Refugee Council (NRC) è stato
indagato per essersi intascato 100mila dollari provenienti dalle donazioni
dell’organizzazione per scopi decisamente ludici, come le vacanze ai Caraibi.
NRC non è nuova agli scandali: all’inizio del 2018, era già
finita nell’elenco delle ONG accusate di abusi sessuali.
Raggiunta dalla Reuters, Cathrine Ulleberg, responsabile
del personale, ha dichiarato:
“Sappiamo che le segnalazioni non sono insufficienti (13
presunti abusi sessuali) per questo tipo di problemi, che è comune nel settore
nel suo complesso, e che probabilmente si verifica anche qui, ma stiamo
lavorando per aumentare la consapevolezza della questione”.
In seguito, NRC ha licenziato i 5 dipendenti accusati di
“abuso sessuale, molestie e sfruttamento”.
Tra i finanziatori di Norwegian Refugee Council troviamo:
il Ministero degli Esteri norvegese, la Direzione generale per la protezione
civile e le operazioni di aiuto umanitario europee (ECHO) della Commissione
Europea, le agenzie della Nazioni Unite UNHCR e UNICEF, il Dipartimento per la
Cooperazione Internazionale britannico, svedese e tedesco, e l’immancabile
americano USAID.
NRC, come è logico presumere dagli “investitori
governativi” opera in Siria, Libano, Giordania, Afghanistan, Iraq, Etiopia e
Ucraina.
La seconda ONG indagata dalle autorità norvegesi è la
Norwegian People’s Aid (NPA).
L’accusa è appropriazione indebita e riguarda tre dirigenti
che avrebbero sottratto dalle casse dell’organizzazione ben 120mila dollari.
I finanziamenti “governativi” delle ONG
Come NRC, la Norwegian People’s Aid si sostiene quasi
totalmente con i finanziamenti dei Governi, rendendolo quindi distante
dall’essere “non governativa”: le Agenzie per lo Sviluppo norvegese, svedese e
canadese, USAID, Commissione Europea sono solo alcuni dei donatori
istituzionali a cui si aggiunge l’Open Society Institute di Soros.
NPA è impegnata in Siria, Libano, Giordania, nei Paesi dei
Balcani, oltre a gestire l’accoglienza dei rifugiati in Norvegia.
Le accuse più gravi sono tuttavia quelle rivolte alla
Global Network for Rights and Development (GNRD) che hanno già avuto esiti
giudiziari: il fondatore della ONG, Loai Mohammed Deeb è al momento sotto
processo presso la Corte distrettuale di Stavanger, in Norvegia, per avere
intrattenuto relazioni economiche opache con istituzioni del Qatar, del Kuwait
e degli Emirati Arabi Uniti, dal 2013 al 2015.
Ad insospettire le autorità e l’intelligence norvegesi, è
stata la rapida crescita di GNRD, che in soli due anni è riuscita ad assumere
ben 140 dipendenti e aprire sette uffici in altrettanti Paesi, per poi trovarsi
improvvisamente in bancarotta.
Gli investigatori hanno scoperto donazioni pari a 114
milioni di corone norvegesi (circa 12 milioni di euro) provenienti dagli Stati
del Golfo e una possibile vicinanza di Deeb, rifugiato palestinese arrivato a
Oslo nel 2001, alle autorità del suo Paese di origine grazie anche ad un
passaporto diplomatico a suo nome ritrovato.
Il paradosso: nel 2014, la Global Network for Rights and
Development è stata inserita nel Registro per la Trasparenza del Parlamento
Europeo e della Commissione Europea. Ora hanno avuto il buongusto di cancellare
la ONG dall’elenco.
L’inchiesta del britannico The Times
Concludiamo con un’inchiesta del britannico The Times che
ha svelato che
“I lavoratori di oltre 40 organizzazioni non governative
hanno sfruttato bambini e donne rifugiati nell’Africa occidentale scambiando
cibo per sesso, secondo una rapporto consegnato alle Nazioni Unite 16 anni fa”
e mai pubblicato integralmente.”
Il rapporto di 84 pagine, che The Times è riuscito a
rintracciare, è del 2001 e riguarda gli abusi sessuali che sono avvenuti nei
campi profughi gestiti da UNHCR e Save The Children in Africa (Guinea, Sierra
Leone e Liberia).
Il rapporto è stato consegnato all’UNHCR nel 2002, ma è
stato pubblicato solo un estratto delle accuse.
Dalle testimonianze dei profughi, emersero le responsabilità
di diversi operatori umanitari: cibo, petrolio, accesso all’istruzione e teli
di plastica venivano dati in cambio di prestazioni sessuali.
Oltre a UNHCR e Save The Children, nel rapporto compaiono:
il Programma Alimentare Mondiale, Medici Senza Frontiere, Care International,
l’International Rescue Committee, la Federazione internazionale delle società
di Croce Rossa, e il Norwegian Refugee Council.
Nel 2005, Ruud Lubbers, Alto commissario delle Nazioni
Unite per i Rifugiati, ha minimizzato quanto contenuto nel rapporto: “Dobbiamo
trovare prove concrete (degli abusi). Per ora sono molto scarse. Quindi l’idea
di uno sfruttamento sessuale diffuso da parte degli operatori umanitari, penso
che non sia chiaramente la verità“.
Quante abusi sessuali sarebbero stati evitati a tante donne
e bambini, se quel rapporto fosse stato preso in seria considerazione da chi di
dovere? Fonte: Il primato nazionale.
(Continua su: https://www.informarexresistere.fr)
10)
Spinte, pizzicotti e urla: sospesa una maestra d'asilo
REGGIO EMILIA, 01 SETTEMBRE 2018, 16:24, IN TERRIS, di
MILENA CASTIGLI
Le indagini partite dalla denuncia di una mamma che si è
accorta dei maltrattamenti sulla figlia
Tirate di capelli, spintoni e pizzicotti da lasciare i
lividi. E' l'operato - ricostruito dalle forze dell'ordine - di una maestra
d'asilo del centro Malaguzzi (Reggio Emilia) accusata di maltrattamenti fisici
e psicologici nei confronti di bambini di quattro anni avvenuti la scorsa primavera.
La donna, una 55enne reggiana, è stata ripresa dalle
telecamere interne posizionate dai Carabinieri. La misura cautelare di
interdizione dai pubblici uffici e divieto di insegnare in qualsiasi scuola - è
stata sospesa per sei mesi - è stata applicata dal Gip di Reggio Emilia, su
richiesta del pm Stefania Pigozzi.
La maestra degli orrori
Le indagini dei carabinieri di Santa Croce di Reggio
Emilia, sono partite dalla denuncia di una mamma che si è accorta dei
maltrattamenti subiti dalla figlioletta.
I militari, dopo aver esaminato le intercettazioni audio e
video, avrebbero documentato come i bimbi venissero sgridati con urla e rabbia,
strattonati in modo violento, presi per il collo e per i capelli, rovesciati
con rabbia dalla brandina del riposino pomeridiano, presia pizzicotti alle
braccia e alle gambe provocando anche lividi. Inoltre, i piccoli venivano anche
apostrofati con frasi del tipo “piangi pure… non mi interessa sentirti
piangere”.
La scuola Malaguzzi è simbolo dell'eccellenza reggiana nelle
scuole d'infanzia. "L'Istituzione Scuole e Nidi d'infanzia del Comune di
Reggio Emilia ha immediatamente provveduto all'allontanamento dell'insegnante
interessata da tutte le scuole afferenti all'Istituzione medesima - scrive il
Comune - Contestualmente e immediatamente, a fronte del rilievo dei fatti sin
qui emersi e della professionalità specifica di educatrice, il Comune di Reggio
Emilia ha avvitato un proprio procedimento disciplinare relativo alla persona
interessata: si è provveduto alla sospensione della persona dall’esercizio
dell’insegnamento in ogni scuola e alla sospensione dell’erogazione dello
stipendio".
(Continua su: https://www.interris.it/cronaca/spinte--pizzicotti-e-urla--sospesauna-maestra-d-asilo).
“Le indagini partite dalla denuncia di una mamma che si è accorta
dei maltrattamenti sulla figlia”. Non finiscono mai queste misere storie in cui
i bambini, come sempre, sono al centro di maltrattamenti che li segneranno per
sempre nella crescita. Queste sono vere e proprie torture compiute da
insegnanti che, oltre a impartire una qualche sorta di istruzione, si divertono
a maltrattare i bambini a loro assegnati per educarli al futuro. Bel futuro che
avranno davanti!!! I ricordi di quanto ricevuto non si cancellano, ma restano
sepolti nell’inconscio di ognuno e ne usciranno anche sottoforma di
comportamenti, mal giudicati magari come istintuali, mentre invece sono
rivelatori di quanto subìto quando si aspettavano una vita gioiosa e non
funesta. Insomma le videocamere nei locali dell’asilo e il controllo
psicologico degli insegnanti hanno da venire. Le leggi ci sono, ma non sono
applicate per tutti. Le deprecabili conseguenze si registrano sulla pelle dei
bambini pixellati nei filmati di sorveglianza, per cui crollano drasticamente
le aspettative per il futuro: questo a causa di insegnanti che sfogano le
proprie frustrazioni e i propri problemi sugli altri, avvalendosi di un titolo
che dovrebbe costituire un impegno a fare il proprio dovere, che molte colleghe
svolgono egregiamente nonostante il sacrificio che è richiesto. Il titolo di
insegnante non è un lasciapassare a maltrattare i bambini, né tantomeno una
difesa per giustificare tali inqualificabili abusi di potere.
11)
Maestre maltrattano i piccolissimi alunni di un asilo romano: indagate 5
insegnanti
Indagate cinque maestre dell’asilo Papero Giallo di Roma,
quartiere Eur-Torrino. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, le
insegnanti avrebbero maltrattato e vessato i piccolissimi alunni a loro
affidati, di età compresa tra i 19 e i 32 mesi.
CRONACA ROMAROMAEUR 7 SETTEMBRE 2018 12:58 di Enrico Tata
Nelle aule dell'asilo Papero Giallo di Roma si sono
verificati maltrattamenti e continue vessazioni, sia fisiche che psicologiche,
su bambini piccolissimi. Responsabili sarebbe cinque maestre, che ora sono
indagate e sospese dall'insegnamento. A inchiodare le insegnanti sarebbero
state alcune telecamere a microfoni nascosti nei locali di via del Fiume
Giallo, quartiere Eur Torrino.
Secondo quanto accertato dai carabinieri, i fatti
contestati sarebbero accaduti nell’aula della classe dei “medi”, cioè dove
svolgevano le attività scolastiche gli alunni di età compresa tra i diciannove
e i trentadue mesi. Le condotte contestate, si legge nella nota diffusa dagli
investigatori, avevano creato un vero clima di tensione certamente
incompatibile con le finalità educative e in grado di ledere l’integrità e la
serenità dei bambini che, mostrando un evidente stato di disagio ed assumendo
comportamenti anomali, avevano messo in allarme i genitori che si sono subito
rivolti ai Carabinieri.
Questa mattina i carabinieri del Nucleo Operativo della
Compagnia Roma – E.U.R. e della Stazione Roma – Torrino Nord hanno eseguito
un’ordinanza di applicazione della misura cautelare interdittiva della
sospensione dall’esercizio del pubblico servizio di insegnante presso Istituti
di istruzione, nonché del divieto di avvicinamento alle abitazioni e ai luoghi
frequentati dai bambini, nei confronti di cinque insegnanti. Le maestre
dovranno rispondere del reato di maltrattamenti in famiglia aggravato nei
confronti dei minori a loro affidati. L'ordinanza è stata emessa dal gip del
Tribunale di Roma su richiesta del pm Stefania Stefanìa, al termine di una
complessa attività d’indagine condotta dal Gruppo della Procura della
Repubblica coordinato dal Procuratore Aggiunto Maria Monteleone.
(Continua su: https://roma.fanpage.it/maestre-maltrattano-i-piccolissimi-alunni-di-un-asilo-romano-indagate-5-insegnanti/ - http://roma.fanpage.it/).
12a)
Botte e insulti ai bimbi, sospese 2 maestre di una scuola d’infanzia
nell’Alessandrino
BASSO PIEMONTE 08 settembre 2018
Alessandria - Le indagini, condotte dagli agenti della
Squadra Mobile e dirette dalla Procura di Alessandria, sono partite dopo la
denuncia di una delle madri. Due maestre di una scuola dell’infanzia della
provincia di Alessandria sono state sospese dall’esercizio del pubblico ufficio
dalla polizia. La donna aveva raccolto alcune confidenze del figlio, che
frequentava l’istituto, facendo scattare un campanello d’allarme.
I successivi sviluppi hanno portato all’accertamento del
coinvolgimento delle due maestre in numerosi episodi di abusi ai danni di
almeno otto bambini, di età compresa tra i 3 e i 5 anni, verso cui le
insegnanti si rivolgevano con frasi ingiuriose. In alcuni casi, gli episodi
sfociavano in percosse e violenti strattoni, documentati dalle telecamere
nascoste dai poliziotti all’interno della struttura.
(Continua su:
http://www.ilsecoloxix.it/p/basso_piemonte/2018/09/08/ADjdddaB-infanzia_alessandrino_maestre.shtml).
12b) Alessandria: schiaffi,
spintoni e urla contro i bambini, sospese due maestre d’asilo
Ancora una volta sono state le
telecamere ad individuare gli abusi su almeno 8 bambini, tra i 3 e i 5 anni. Le
due maestre dell’istituto nell’Alessandrino sono state denunciate a piede
libero: il reato ipotizzato è maltrattamenti su minore.
CRONACA ITALIANA 8 SETTEMBRE 2018
11:22 di Biagio Chiariello
Ancora una vicenda di cronaca con
protagoniste in negativo delle maestre violente. Due insegnanti di una scuola
dell’infanzia di Alessandria, sono state sospese dal loro esercizio dagli
uomini della polizia. L’indagine è stata innescata dalla segnalazione della
mamma di uno degli alunni dell’asilo in questione, che è rimasta insospettita
dai racconti del figlioletto ("La maestra grida", diceva il bambino.
"Se non siamo bravi ci prende per le braccia") e ha riferito il tutto
alle forze dell’ordine. Gli agenti della squadra mobile, sotto la direzione
della procura, hanno potuto accertato abusi su 8 bambini di età compresi fra i
3 e i 5 anni. Le due maestre sospese avrebbero mostrato comportamenti violenti
come schiaffi, percosse e strattoni nei confronti dei piccoli, ma anche insulti
ingiuriosi, il tutto documentato dalle telecamere nascoste piazzate dagli investigatori
all’interno della struttura.
Le due donne, oltre ad essere
state sospese dalla propria professione, sono state denunciate a piede libero
con l’accusa di maltrattamenti su minore. Solamente ieri un caso analogo,
precisamente nel quartiere Eur di Roma, ha visto la sospensione dal loro
esercizio di ben cinque insegnanti fra i 50 e i 60 anni presso un asilo nido, a
seguito di violenze fisiche e psichiche sui piccolissimi alunni: anche in quel
caso, dopo le denunce dei genitori, erano state le telecamere a testimoniare
schiaffi sulla testa, spinte, insulti nei confronti dei bimbi.
(Continua su: https://www.fanpage.it/alessandria-schiaffi-spintoni-e-urla-contro-i-bambini-sospese-due-maestre-dasilo/ - http://roma.fanpage.it/).
Questo tremendo ripetersi di
situazioni in cui maestre maltrattano fisicamente e psicologicamente i bambini
sta diventando un’insana consuetudine, e non solo in asili nido e scuole
materne, dove quasi sempre i bambini non sono ancora in grado di comunicare, ma
anche per altre fasce d’età, dove l’abuso si consolida con il patrocinio di
altrettanto frustrati direttori didattici.
Il problema è che non ci si pone
rimedio in maniera decisa prima che siano le mamme a notare
dei cambiamenti nei bambini, per poi ricorrere ai carabinieri per segnalare
quello che non si sa da quanto tempo succede, perché poi i carabinieri
installino le videocamere e infine correre ai ripari solo dopo l’acquisizione
di prove. Perché aspettare un tempo imprecisabile a danno compiuto per
l’acquisizione di prove? Possibile che quanto dice un bambino debba essere
sempre messo in dubbio?
Se poi guardiamo gli spezzoni di
video proposti, si osserva che spesso la maestra che picchia o che dà spintoni
non si limita a farlo una volta e basta, ma insiste fino a otto o dieci volte a
ripetere il gesto sul bambino: è questa la fase più critica dello sconvolgimento
fisico e psicologico nel bambino, il quale avverte l’impotenza a reagire ed il
condizionamento a subire ciò che per lui è tremendo perché è bloccato nella
propria libertà di agire e reagire, a un’età in non sa ancora cosa vuol dire
subire. Tuttavia subisce e i flash della scena e dell’impotenza a reagire si
imprimono nella sua mente, anche se tenta, ma invano, di reagire, per esempio
alzandosi in piedi per essere spintonato di nuovo: di qui l’impotenza ad avere
una formazione anche di difesa della propria personalità da parte dell’adulto
che lo maltratta.
È logico arguire che la maestra
cattiva che maltratta il piccolo sa che ripetendo più volte il gesto di comando
trae godimento dall’’assoggettamento dell’altro essere che viene scombussolato,
mentre lei non risolve le sue problematiche, ma si sente superiore all’altro.
Povero e stolto ragionamento inconscio! Perché non mandare tutte queste
non-insegnanti in Paesi dove le assoggettino ai medesimi trattamenti inflitti
ai bambini affinché comprendano ciò che provano?
13) La storia del Forteto, la
fattoria degli orrori di cui non si doveva parlare
Sulle ceneri della rivoluzione
culturale del ’68, due hippy toscani, Rodolfo Fiesoli e Luigi Goffredi fondano
una comunità agricola che accoglie in affido bimbi disagiati. Nel ’78 la prima
ombra: Fiesoli viene condannato per pedofilia, ma il Forteto resta in piedi,
anzi viene premiato come eccellenza educativa toscana, diventando il baluardo
della nuova Sinistra. Ci vorranno 30 anni perché il suo fondatore mostri il suo
vero volto, tra stupri di minori, percosse e violenze psicologiche.
PROFONDO GIALLO 20 SETTEMBRE 2018
16:28 di Angela Marino
Oggi il Forteto è una fiorente
cooperativa agricola toscana a pochi chilometri da Firenze. Tra le mura della
fattoria di Vicchio dove stagionano i formaggi e si distillano oli, un tempo
paurosamente vicino hanno albergato storie di orrori di cui si è volutamente
taciuto. Per la dolosa rinuncia delle istituzioni a ogni forma di controllo,
per la cecità di un sistema malato che ha fatto gli interessi degli orchi. E
non solo.
Tutto ha inizio nel 1977 a
Farneto, piccolo comune in provincia di Perugia, dove 30 giovani occupano un
casolare ai piedi delle colline. A guidarle sono due comunisti toscani, Rodolfo
‘Foffo’ Fiesoli, detto il ‘profeta’ per i suoi discorsi ispirati e Luigi
Goffredi, ‘l’ideologo' noto per le sue pionieristiche teorie ‘gender’. Ex
sessantottini, hanno in mente di fondare una comunità agro-pastorale che viva
del lavoro della terra e segua un percorso esistenziale improntato al rifiuto
dei legami biologici e alla ricerca della famiglia ‘alternativa’. Da comune
hippy, la comunità diventa presto Cooperativa emergendo
come eccellenza economica nel settore caseario. Si sposta a Vicchio,
nel Mugello, in una grande fattoria da 500 ettari.
Il padre buono degli
‘inadottabili'
Nelle campagne dove il Mostro di
Firenze semina morte, le coppie del Fortéto seminano benessere. Le teorie sulla
famiglia, apprezzate soprattutto dalla sinistra toscana, guadagnano alla
cooperativa la fiducia del Tribunale per i minorenni che alle coppie del
Forteto, tutte rigorosamente senza figli, inizia a concedere l’affidamento di
minori provenienti da situazioni di grande disagio che nessun altra struttura
accettava di accogliere. Al Forteto iniziano a sfilare personaggi delle
istituzioni locali e nazionali plaudendo l’operosa convivenza di tante persone,
mentre Fiesoli viene acclamato come il nuovo don Milani. Nel 1978, appena un
anno dopo la nascita della comunità, sul leader e il suo braccio destro
Goffredi, si abbatte una denuncia infamante: maltrattamenti, corruzioni di
minore e atti di libidine violenta (per il solo Fiesoli).
L’intellighenzia della Sinistra
toscana insorge contro l’inchiesta del pubblico ministero, Carlo Casini. Sono in
molti a pensare che Fiesoli sia stato ‘punito’ per le sue teorie alternative
alla famiglia tradizionale. Tra questi si schiera anche il presidente del
Tribunale di Firenze, Gian Paolo Meucci che, lo stesso giorno in cui Fiesoli
torna in comunità dal carcere, assegna l’affido di un bimbo down alla comunità
di Vicchio. Un gesto di stima che vuole lavare via le macchie dalla reputazione
del Forteto, ma lascia perplessi molti.
La condanna: Fiesoli è un
pedofilo
Nel 1985, nonostante la strenua
difesa dell’allora giovane avvocato Giuliano Pisapia, Foffo Fiesoli viene
condannato con sentenza definitiva per pedofilia, ma neppure allora il sistema
Forteto viene messo in discussione. La comunità continua a collezionare
riconoscimenti e il ‘metodo’ Fiesoli, tra incensi e applausi, finisce
teorizzato nei suoi libri. Quanto ai bastian contrari che hanno criticato la
fattoria, ormai hanno ben chiaro un punto: il Forteto è intoccabile.
"No, non si doveva portare
in televisione il nome Forteto" (Bruno Vespa)
Strasburgo
Dove ha fallito il magistrato
Carlo Casini, riesce invece la ferrea volontà di una mamma italo-belga. La
donna, si rivolge alla Corte Europea per i diritti dell’Uomo che nel 1998
accoglie il suo ricorso contro il Tribunale di Firenze, reo di averle imposto
di troncare ogni relazione con i figli ospiti del Forteto. La famiglia
‘funzionale’ del visionario Fiesoli, infatti, predicava la cancellazione dei
legami con i genitori naturali. Ciò tuttavia, fuori dalla società distopica del
Mugello, in quella dove i rapporti tra genitori e figli vengono normati dallo
Stato, costituisce una violazione dei diritti umani. Una violazione che giudici
minorili e servizi sociali avrebbero dovuto sanzionare ben prima, eppure. Alla
fine Strasburgo condanna l'Italia a pagare una multa di 200 milioni di
lire per quanto accaduto al Forteto.
Il ponte
Tra l’impenetrabile fortezza di
Fiesoli e il mondo esterno è calato un ponte levatoio. Grazie a denunce come
questa sarà possibile raccogliere testimonianze scioccanti sulle regole
‘crudeli e incomprensibili' del verde eden della famiglia alternativa. Bambini
abusati sessualmente, picchiati, allontanati dai genitori naturali e, in alcuni
casi, persuasi addirittura a denunciarli per falsi abusi. Ragazzi che venivano
allevati nel disprezzo dell’amore eterosessuale (non è un caso, del resto, che
in vent’anni nessun bambino sia nato al Forteto). In tutte le testimonianze dei
fuoriusciti in cima alla piramide delle turpitudini c’è lui: Rodolfo
‘Foffo’ Fiesoli, il ‘padre’ della pedagogia di Sinistra, che il 20 dicembre
2011 finisce in manette con l'accusa di atti di zoofilia e pedofilia.
Cadono le mura intorno al Forteto
Lo scandalo Fortéto scoppia con
una portata dirompente. La regione Toscana – la stessa che ha versato
finanziamenti per 1 milione di euro – istituisce una commissione di inchiesta
che metta nero su bianco tutte le violazioni di Fiesoli: un fascicolo che fa
tremare la dirigenza politica toscana. Nella relazione finale della Commissione
d'inchiesta della Regione Toscana appaiono i nomi e cognomi dei politici locali
e nazionali auditi a vario titolo per le attività del Forteto. Personaggi della
levatura di Rosy Bindi, Antonio Di Pietro (che ha formato una
prefazione al libro di Fiesoli) e Susanna Camusso.
L'epilogo
Ora che ha perso i suoi angeli la
cooperativa finisce nel mirino dei media: il programma ‘Le Iene' dedica tre
scioccanti servizi alle testimonianze delle vittime. Percosse, abusi,
sfruttamento del lavoro minorile, violenze sessuali da parte dei genitori
affidatari sui figli: il vero volto del Forteto appare in tutta la sua
spaventosa evidenza. Anche la politica, che sino ad allora aveva protetto
l’eccellenza educativa toscana, si fa indietro: “I responsabili devono
pagare” sentenzia il Matteo Renzi, sindaco di Firenze che però poi, da premier,
pochi mesi dopo, rifiuta di aprire un'inchiesta parlamentare e di commissariare
la cooperativa. La condanna della magistratura per il solo Fiesoli, è arrivata
solo nel 2017, quando la Cassazione ha confermato i 15 anni di carcere per
abusi e maltrattamenti. Il teorema Forteto, però, ancora una volta, non si
smentisce: dopo soli 7 mesi, il nuovo ‘Don Milani' viene scarcerato perché la
sentenza della Cassazione non è da considerarsi definitiva.
(Continua su: https://www.fanpage.it/la-storia-del-forteto/ - http://www.fanpage.it/).
Chissà quali amici importanti
(per modo di dire) aveva questo Fiesoli, che si è accaparrato personaggi
politici che non lo conoscevano bene o facevano parte di qualche gruppo comune
o loggia, come pure giudici e magistrati della zona che continuavano ad inviare
minori in difficoltà senza badare a quanto questi subivano poi all’interno
della “famiglia“ non-famiglia. Ci si chiede come mai tanti personaggi politici
e istituzionali (di cui si possono leggere i nomi sopra perché vanno citati)
sono cascati nella trappola di considerarlo un personaggio importante e
morale!!! La risposta è chiara e non lascia alcun dubbio Resta tuttavia un
sospeso: perché questi non sono citati nella sentenza della Cassazione???
14) Terremoto Indonesia, si
sacrifica per salvare un aereo: “Controllore di volo morto da eroe” [N.dA.: ma
forse nessuno dei VIP lo ricorda]
Durante il terremoto che ha
devastato l’Indonesia un giovane controllore di volo di ventuno anni ha
impartito le ultime istruzioni e ha aspettato il decollo di un aereo prima di
tentare di salvarsi. Ma poi non ce l’ha fatta: Anthonius Gunawan Agung si è
gettato dalla torre di controllo ed è morto in ospedale.
ASIA 1 OTTOBRE 2018 11:41 di
Susanna Picone
Mentre in Indonesia, devastata da
un terremoto e dal successivo tsunami, si continua a scavare tra le macerie
nella speranza di trovare ancora qualcuno in vita, sui media sta rimbalzando la
storia di una delle tantissime vittime del disastro. È la storia di Anthonius
Gunawan Agung, un controllore di volo di ventuno anni che stava lavorando
all'aeroporto di Palu quando la terra ha iniziato a tremare. Il giovane, nonostante
il terremoto, a differenza di altri colleghi non ha abbandonato la sua
postazione di lavoro fino a quando non ha impartito le ultime istruzioni e
aspettato il decollo di un aereo mettendo in salvo la vita di equipaggio e
passeggeri. A causa del terremoto l'asfalto delle strade si è spaccato e in
pericolo c'era anche la pista dell'aeroporto, ma grazie al giovane l’aereo è
partito appena in tempo. Il giovane controllore di volo ha insomma sacrificato
la sua vita per salvare quella dei passeggeri dell’aereo.
A causa del violento sisma il
tetto della torre di controllo si è sbriciolato e Anthonius, dopo aver fatto il
suo lavoro, si è gettato nel vuoto in un estremo tentativo di salvarsi la vita.
Ma nella caduta ha riportato ferite troppo gravi ed è morto in ospedale dopo
qualche ora di agonia. “Agung si è dedicato al suo lavoro fino alla fine della
sua vita e non ha lasciato la torre di controllo fino a quando l'aereo è
decollato”, ha detto al Jakarta Post Didiet KS Radityo, segretario aziendale di
Air Navigation Indonesia. Secondo un portavoce di Air Navigation Indonesia il
giovane controllore di volo con il suo sacrificio ha potenzialmente salvato
centinaia di vite. E in tanti in rete per questo lo hanno definito un eroe.
La situazione a Palu e nell'intera
fascia costiera colpita dallo tsunami nell'isola di Sulawesi rimane disperata.
Secondo l’ultimo bilancio diffuso da una ong, le vittime sarebbero più di 1200.
Numeri che purtroppo sono ancora provvisori.
[Continua su: https://www.fanpage.it/terremoto-indonesia-si-sacrifica-per-salvare-un-aereo-controllore-di-volo-morto-da-eroe/ -
http://www.fanpage.it/]
Cerchiamo di valorizzare le buone azioni compiute anche sul lavoro
svolto in circostanze estreme, come nel caso dell’assistente di volo Anthonius
Gunawan Agung, che ha sacrificato la propria vita per i passeggeri di un volo
che ha aspettato decollasse nonostante lo tsunami in Indonesia avesse già
superato il confine del mare. Ha tentato di salvarsi dopo che il volo era
partito e solo allora ha lasciato la torre di controllo, ma è caduto molto male
e non si è salvato. Ricordiamolo e speriamo che lo ricordino anche chi fa concioni
spropositate sui morti in mare o altro. Questo ragazzo aveva 21 anni e non ha
pensato due volte alla priorità di far partire l’aereo che decollava e di
assisterlo fino a quando ha preso il volo. Più di così non poteva fare: ha
fatto il suo dovere a rischio della vita. A lui un pensiero speciale e, per chi
crede, anche una preghiera.
Questo è un esempio che ci dovrebbe spingere a pensare anche agli
altri, anche se ciò può presentare rischi imprevisti per la nostra esistenza.
15) USA: polizia ritrova 123 bambini scomparsi nel nulla da mesi e
destinati al mercato del sesso
I 123 minori erano stati rapiti da mesi e molti di loro erano
destinati al mercato del sesso.
USA 10 OTTOBRE 2018 22:13 di D. F.
Una storia terribile è andata a lieto fine negli Stati Uniti: la
polizia de Detroit ha infatti ritrovato in un solo giorno tutti i 123 bambini
scomparsi di cui da mesi non si aveva nessuna notizia. Il blitz delle autorità
risale allo scorso 26 settembre, ma la notizia è stata diffusa soltanto oggi per
non compromettere le indagini in corso per scoprire le identità degli aguzzini.
Il salvataggio è stato compiuto dagli US Marshals e l'operazione è
stata denominata MISafeKid: alcuni di questi bambini erano stati
sequestrati e destinati al traffico sessuale. L’obiettivo dell’operazione
era di localizzare più del doppio dei ragazzini scomparsi (oltre 300): i 123
minori salvati sono stati interrogati per verificare le loro condizioni di
salute.
Fortunatamente nessuno dei bimbi sequestrati ha subito violenze
fisiche, ma sarebbe successo presto poiché almeno tre di loro erano destinati
al mercato del sesso. Uno dei minori era denutrito (non mangiava da tre
giorni), quasi tutti erano in gravi condizioni di sofferenza psicologica,
afferma il New York Post. Gli interrogatori hanno portato a preziose
informazioni su altri due ragazzini scomparsi in Texas e uno in Minnesota. Non
smetteremo mai di cercarli, hanno detto gli US Marshals in una nota.
(Continua su: https://www.fanpage.it/usa-polizia-ritrova-123-bambini-scomparsi-nel-nulla-da-mesi-e-destinati-al-mercato-del-sesso/ - http://www.fanpage.it/).
Brava la polizia che ha trovato 123 bambini scomparsi nel nulla!
C’è da chiedersi come mai erano scomparsi e se i genitori non li cercavano,
perché sembrano un po’ troppi. Non è la prima volta che i bambini scompaiono.
Tempo fa ad Haiti stavano scomparendo un centinaio di bambini vittime del
terremoto e forse non cercati dai genitori, che in parte erano morti o non
riuscivano a trovarli o non potevano più mantenerli. Per portarli via in aereo
gli esponenti di una ONG avevano foderato di cartone la scaletta che portava i
bambini sul velivolo, per renderli invisibili al pubblico. C’è stato però
qualche occhio che ha notato tutto e i bambini sono stati salvati dall’ONG che
li stava portando in Francia per poi venderli.
Si spera che anche questi vengano restituiti alle loro famiglie,
se esistono, o che siano inseriti in comunità lodevoli e in ogni caso affidati
a gente di giudizio che si possa prendere cura di loro. Si legge che alcuni
erano destinati al mercato del sesso, ma potrebbero essere di più ad essere
avviati a quel turpe e criminale commercio che è sempre attuale e fiorente.
Non si dimentichi poi che, anche se emerge solo qualche accenno da
parte dei media, i kamikaze continuano a fare il loro danno (esempio recente “Kamikaze
si fa esplodere a Kabul, almeno 6 morti e 20 feriti - Ansa ... - ROMA, 12 NOV
[…]”), danno che pagano con la vita gli stessi kamikaze non sempre
consapevoli del non ritorno in vita, così come tutti coloro che si ritrovano in
quel posto al momento sbagliato.
Un altro grave fiore nero della società attuale è il suicidio di
tanti minorenni per bullismo, per sgridate o castighi da parte di genitori e
insegnanti ed altri esempi che mostrano la debolezza dei ragazzo/giovane, non
più in grado di affrontare problemi che per lui diventano insormontabili
e causa di continui stop all’evoluzione fisica e psicologica: questi trovano nel
suicidio improvvisato una soluzione non ben valutata, ma che secondo loro
risolverebbe la situazione invivibile del momento. È così che quattordicenni
tentano di risolvere i loro problemi mentre in zone come la Siria e vari Paesi
dell’Africa ragazzi di dieci anni avviano quel processo autodistruttivo che non
lascia spazio di recupero ed è, come sempre, imprevedibile.
Affrontiamo le situazioni con spirito di difesa dell’umanità
stessa: nulla è ineluttabile e a tutto si può porre rimedio; basta considerare
gli altri come nostri fratelli e non come calamità scontate da subire.
16) Siracusa, donna fa prostituire i figli di 3, 4 e 7 anni: tra i
clienti anche un carabiniere
Tre bimbi di 3, 4 e 7 anni sono stati fatti prostituire per due
anni dalla madre in una casa in provincia di Siracusa: tra i clienti anche un
carabiniere.
CRONACA ITALIANA 23 NOVEMBRE 2018 16:58 di Davide Falcioni
Tre bambini di 3, 4 e 7 anni sono stati fatti prostituire per due
anni dalla madre in una casa in provincia di Siracusa: solo nel 2016 i bambini
hanno iniziato a raccontare cosa accadeva nell'abitazione, consentendo agli
operatori di sporgere denuncia: i carabinieri del nucleo investigativo di
Catania alcuni giorni fa hanno arrestato la mamma dei bimbi, una donna
disoccupata di 43 anni, ma hanno messo le manette ai polsi anche a un
carabiniere, Mario Schiavone di 41 anni, e il consuocero 46enne dell’arrestata.
La donna deve rispondere delle accuse di induzione alla prostituzione minorile
e maltrattamenti contro familiari, mentre per i due uomini l’ipotesi di reato è
violenza sessuale aggravata su minorenni con meno di 14 anni.
L'inchiesta è scattata dopo la denuncia per maltrattamenti e
violenze sessuali aggravate presentata dagli operatori di una comunità in cui
le due bimbe erano state collocate, mentre il loro fratellino era stato
affidato ad una famiglia. Non appena erano riusciti a "liberarsi"
dell'opprimente contesto familiare, in cui erano stati costretti a vivere in
condizioni di degrado e malnutrizione, i tre minori hanno iniziato a raccontare
gli abusi, in modo autonomo l'uno dall'altro e in contesti separati.
Le indagini hanno poi appurato come la madre facesse prostituire i
tre piccoli mettendoli a disposizione degli arrestati in cambio di soldi: uno
dei due arrestati all'epoca dei fatti – cioè tra il 2014 e il 2016 – era un
carabiniere in servizio presso la stazione del Comune di residenza della donna
e delle vittime. Gli abusi sessuali sarebbero avvenuti nella casa della donna e
in i un garage nella sua disponibilità, tra il 2014, epoca in cui le vittime
avevano 3, 4 e 7 anni, e ottobre 2016, quando i minorenni sono stati sottratti
alla potestà genitoriale della madre. Nell’interrogatorio di garanzia a cui
sono stati sottoposti, oggi i tre arrestati hanno negato ogni addebito. Il gip
ha disposto per tutti la detenzione in carcere.
(Continua su: https://www.fanpage.it/siracusa-donna-fa-prostituire-i-figli-di-3-4-e-7-anni-tra-i-clienti-anche-un-carabiniere/ - http://www.fanpage.it/).
Questa relazione si chiude con un ennesimo caso di crimine contro
i minori. Ne avevamo già parlato ma riprendiamo questa notizia raccapricciante:
bambini in età infantile costretti dalla mamma e dal nonno a prostituirsi … Sì,
mamma e nonno facevano prostituire figli e nipoti, incuranti di ogni sofferenza
provocata a questi bimbetti che crescevano e si aprivano alla vita sperando in
un mondo che desse loro spazio, ma che invece ha provocato loro solo rabbia,
dolore e l’avvio verso una disperata condizione di odioso ricatto sessuale e
morale. Parliamo di bambini fin dalla nascita privati di un qualsivoglia spazio
per poter amare la vita come tale, e soggetti invece ai turpi, immondi e
criminali piaceri dei “grandi”, protetti dalla loro aura di adulti perversi,
asociali, delinquenziali.
Bravi, adulti! Ricordatevi che c’è Qualcuno che grida che la
vendemmia è matura e ve ne accorgerete presto o tardi: non sfuggirà nessuno.
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