Associazioni
internazionali abbastanza credibili dicono che i morti da loro constatati sono
71 al giorno.
Siamo alle solite, sproloqui
di parole senza un senso se non quello di non prendere provvedimenti sicuri per
difendere i civili che aspettano il loro turno per morire, perché sanno che
sarà così. Infatti, i continui raid aerei seguitano a sganciare delle bombe più
potenti di quelle usate fin ad ora e il grosso esercito, pianto solo dai
familiari, scompare sotto terra o resta sotto le macerie perché
irraggiungibile.
La pazzia umana
continua indisturbata: andiamo pure al cinema o seguiamo la TV che ci
rimbambisce, ma al tempo stesso ci toglie la realtà della Siria che non è
accanto a noi, ma è lontana. E allora ci diciamo: «Sì, va bene, succede, ma noi
non possiamo fare nulla!». E allora ci pensiamo per un secondo e poi torniamo
ai nostri affari. Nemmeno una preghierina a Dio, che è l’unico cui ci resta rivolgersi
per quei disgraziati che da sei ani sono sotto assedio, sei anni che continuano
a ricevere sulla loro testa centinaia di bombe… anche italiane, tanto per
cambiare! E per non sentirci coinvolti in quello sfacelo, ricordiamoci che i
bombardieri sono siriani, russi, americani ed altri che danno una mano a
scaricare barili di cloro e bombe che arrivano anche nei sotterranei dove si
rifugia chi può! Perché, se c’è un ferito, questo è destinato a morire in
superficie, oltre ad essere frastornato dagli scoppi delle alte cariche, e
anche a trovarsi senza cibo e aiuti minimi!
C’è poi il fatto, che
si riferisce senza commenti, di maledizione a chi bombarda i civili per gusto
di farlo e perché gli ospedali non esistono più e, se qualche medico è rimasto,
potrebbe anche essere morto come chi si prepara a morire. Fa inorridire il
fatto che le Nazioni Unite, simbolo della inattività più eclatante, si dicono
“preoccupate”, poverine! Bisognerebbe forse mandar loro dei fazzolettini per
asciugarsi il sudore ed eventuali lacrime: ignobili rappresentanti di un mondo
che cerca solo il guadagno che può ricavare ad ammazzare tutti, un olocausto che
dovrebbe far tremare tutti quelli che vendono armi e poi aiuti tanto per
guadagnare di più.
Naturalmente ci sono
sempre i soliti volontari seri che non fuggono e restano coi bambini, con le donne,
con gli ammalati, i feriti e i disperati, perché sono umani e vogliono salvare
l’uomo che soffre, che muore. Un grazie a tutte queste persone!
1) Siria, due bimbe morte avvolte nei sacchi degli aiuti
umanitari: il simbolo del massacro di Ghouta
I genitori delle
bimbe hanno voluto esprime così la loro frustrazione di fronte all’incapacità
dell’Onu di fermare i bombardamenti sulla Ghouta orientale. Nelle ultime ore
oltre quaranta civili sono stati uccisi, tra cui molte donne e bambini. Oggi un
convoglio della Croce rossa è entrato nell’area con gli aiuti umanitari ma
Assad ha dichiarato che i combattimenti continueranno.
Guerra in Siria - 5
marzo 2018 - 18:36, di Mirko Bellis
I corpi senza vita di
due bambine avvolte con i sacchi dell'Unhcr (l’Alto Commissariato delle Nazioni
Unite per i rifugiati). E’ terribile l’immagine che arriva da Douma, la città
della Ghouta orientale da settimane sotto attacco dell’aviazione siriana. “Questa
è la rovina dell’umanità. Il massacro continua e il mondo sta a guardare”, è il
testo che accompagna la foto dei cadaveri delle due piccole. Gli abitanti
del sobborgo a est della capitale hanno utilizzato i sacchi degli aiuti
umanitari come sudari per esprimere la loro frustrazione verso le Nazioni Unite,
considerate incapaci di fermare i bombardamenti. Solo nelle ultime 24 ore sono
decine i bambini rimasti uccisi dai raid aerei e dell’artiglieria dell’esercito
siriano nell'enclave ribelle a pochi chilometri da Damasco. Un bilancio
drammatico che aumenta di ora in ora nonostante la tregua di 30 giorni
stabilita dal Consiglio di sicurezza più di una settimana fa. Secondo quanto
riferiscono fonti locali, sono oltre 40 i civili uccisi nella Ghouta orientale.
Douma, la città più colpita dove si contano 31 morti, tra cui undici bambini e
due donne.
Da quando è iniziata
l’offensiva dell’esercito di Assad per riconquistare la roccaforte degli
insorti a est della capitale, hanno perso la vita oltre 700 persone, tra cui
166 bambini e 98 donne. Un escalation di violenza che va ad aggiungersi alla
drammatica situazione umanitaria dei circa 400.000 abitanti della Ghouta
orientale da 6 anni sotto assedio. “Ogni giorno vengono lanciate migliaia di
bombe, proiettili e barili bomba – afferma Aous Al Mubarak, un dentista –
Ghouta è completamente paralizzata, le strade sono deserte e gli abitanti sono
costretti a rifugiarsi nei sotterranei”. Ma anche il sottosuolo non è una
garanzia di sopravvivenza. “I jet sganciano un tipo di bomba altamente
esplosiva che non abbiamo mai visto prima – continua Al Mubarak – è in grado di
abbattere un palazzo di sei piani. Decine di edifici sono caduti e i rifugi
sotterranei sono crollati su donne e bambini, sono morti schiacciati dalle
macerie”. “La prima volta che ho visto un rifugio – scrive Hussin Hasel, uno
studente di medicina – mi è sembrato una tomba pronta per seppellirci tutti”.
“La situazione nella Ghouta orientale è un inferno”, racconta Firas Abdullah,
un giornalista locale. “I civili aspettano il loro turno per morire. Ogni
giorno, sanno che qualcuno di loro verrà ucciso. Un olocausto che sta accadendo
davanti agli occhi del mondo”.
Le Nazioni Unite
hanno espresso la “profonda preoccupazione” per i continui combattimenti in
Siria, in particolare per i bombardamenti ininterrotti della Ghouta orientale.
“La punizione collettiva dei civili è semplicemente inaccettabile”, ha scritto
Panos Moumtzis, il coordinatore umanitario Onu per la Siria. “Invece della
tanto necessaria cessazione delle ostilità, continuiamo a vedere più
combattimenti, più morti, inquietanti rapporti di privazioni e più ospedali
bombardati. I civili devono essere protetti”, ha affermato Moumtzis.
Dopo giorni di
attesa, oggi un convoglio della Croce rossa internazionale con gli aiuti
umanitari è finalmente entrato nella Ghouta orientale. 46 camion con sacchi di
farina, cibo e medicine per oltre 27.000 persone.
L’esercito siriano
non ha consentito l’accesso di tutti gli aiuti. Secondo quanto riportato da
Reuters, il convoglio dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) si è
visto sequestrare il 70 per cento del materiale chirurgico e dei kit di
emergenza destinato alla popolazione della Ghouta. “I kit per i traumi, il
materiale per la chirurgia, la dialisi e l’insulina sono stati respinti dalla
sicurezza”, ha dichiarato un funzionario dell'Oms.
L’esercito siriano non ha consentito l’accesso di tutti
gli aiuti.
Secondo
quanto riportato da Reuters, il convoglio dell’Organizzazione mondiale della
Sanità (Oms) si è visto sequestrare il 70 per cento del materiale chirurgico e
dei kit di emergenza destinato alla popolazione della Ghouta. “I kit per i
traumi, il materiale per la chirurgia, la dialisi e l’insulina sono stati
respinti dalla sicurezza”, ha dichiarato un funzionario dell'Oms.
Sul fronte
internazionale, Donald Trump e la premier britannica Theresa May hanno detto di
considerare la Russia e la Siria i responsabili della "straziante
sofferenza umana" nella Ghouta orientale. Anche il presidente francese
Macron ha chiesto al suo omologo iraniano Rouhani di esercitare "la necessaria
pressione" sul regime siriano per fermare gli attacchi
"indiscriminati" ai civili.
Ma nonostante tutti
gli appelli internazionali e, soprattutto, la tregua umanitaria decisa
all'unanimità dal Consiglio di Sicurezza, le operazioni militari dell’esercito
siriano sono continuate. I reparti d’assalto dell’unità d’élite Tigre stanno
avanzando nella Ghouta orientale. Almeno il 25 per cento dell’intera area
sarebbe ormai controllato dalle truppe di Assad e solo tre chilometri separano
le forze lealiste da Douma. Da parte sua, il presidente siriano nel corso di
una conferenza stampa tenuta ieri ha dichiarato che l’esercito sta attaccando
l’area a est della capitale “per difendere la popolazione dai terroristi”.
Un’affermazione che fa supporre che la fine dei combattimenti sia ancora
distante così come i massacri dei civili intrappolati nella Ghouta orientale.
(Continua su: https://www.fanpage.it/siria-due-bimbe-morte-avvolte-nei-sacchi-degli-aiuti-umanitari-il-simbolo-del-massacro-di-ghouta/
- http://www.fanpage.it/)
1.1) Attacchi
chimici su Ghouta e Saraqeb in Siria, la Russia pone il veto
https://overthedoors.it › Zeppelin 12 feb 2018 - La settimana scorsa in Siria si sono registrati nuovi attacchi chimici
con gas clorino: il primo a Douma, uno dei sobborghi assediati dal regime della
Ghouta orientale, dove le truppe siriane e di Hezbollah, sostenute
dall'aviazione russa, hanno intensificato l'assalto, causando oltre 200 vittime
civili in quattro giorni. [N.d.A.: pagina consultata il 12.02.2018]
1.2) La Russia pone il veto all'ONU alla
risoluzione USA per l'indagine sull'uso di armi chimiche in Siria
16
nov 2017 - La Russia ha votato oggi contro il progetto di risoluzione
presentato dagli Stati Uniti all'ONU, che sosteneva la ripresa del mandato del
meccanismo congiunto delle Nazioni Unite e l'Organizzazione per la proibizione
delle armi chimiche (OPCW) per indagare sugli attacchi con armi chimiche in
Siria.
(Continua su: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-la_russia_pone_il_veto_allonu_alla_risoluzione_usa_per_lindagine_sulluso_di_armi_chimiche_in_siria/82_22179/).
1.3)
Attacco chimico in Siria, il diario di
Medici senza Frontiere: «Portate l’atropina, serve aiuto»
Minuto
per minuto così le squadre della ong hanno soccorso i feriti dopo il raid di
martedì. Il racconto del capo missione italiano
di Marta Serafini (06.04.2017)
«Sono in Siria da un
anno e tre mesi. E un attacco di quest’entità io non l’ho mai visto».
Massimiliano Rebaudengo, 43 anni, è capo missione di Medici Senza Frontiere in
Siria. Parla al telefono. Racconta una giornata — martedì 4 aprile 2017 — in
cui sono morte 75 persone a Khan Sheikhoun, nel nord della Siria. Nomi e date
che chi ha visto non dimenticherà mai. «Un attacco chimico di cui va attribuita
la responsabilità» per le Nazioni Unite. «Una strage di bambini» per politici e
giornali. Ma nel racconto dei dottori non c’è spazio per la retorica del dolore
o per il linguaggio diplomatico. In guerra a parlare per prime sono le cifre.
Numeri che vanno a braccetto con i nomi dei gas usati per sterminare i civili:
sarin, agenti neurotossici, cloro, ammoniaca. «Quando nei nostri ospedali
arrivano dieci feriti parliamo di mass casualty (afflusso massiccio di vittime,
ndr). Martedì è stato diverso. Solo il nostro staff medico ha visto 92
pazienti». Si parte da qui. Poi, Rebaudengo inizia la cronaca.
(Continua su: http://www.corriere.it/esteri/17_aprile_06/attacco-chimico-diario-un-medico-c387cde0-1a3f-11e7-988d-d7c20f1197f1.shtml).
1.4) La Turchia
bombarda i civili ad Afrin: ma Onu ed Europa tacciono
di REDAZIONE, mercoledì 14
marzo 2018
Il centro della città di
Afrin è stato colpito questa sera da pesanti bombardamenti da parte degli
invasori turchi e si hanno notizie di molte vittime civili. Lo denuncia alla tv
curda Rudaw un funzionario dell’amministrazione di Rojava, Hediye Yusuf,
affermando che la Turchia ”sta bombardando il centro di Afrin e ci sono morti e
feriti tra i civili”. Fonti del partito curdo Pyd hanno spiegato che i civili
rimasti feriti nei raid aerei e nel fuoco di artiglieria sono stati trasportati
all’ospedale di Afrin. Non si conosce al momento il numero delle vittime. Rudaw
sottolinea inoltre che gli ospedali risultano già sovraffollati di vittime
civili causate dall’offensiva militare Ramoscello d’ulivo lanciata lo scorso 20
gennaio dalle Forze armate della Turchia. Secondo le Forze democratiche siriane
(alleanza curdo-araba di cui fanno parte anche le Unità di mobilitazione
popolare Ypg), la Turchia sta sferrando ”bombardamenti indiscriminati” e ”raid
continui, senza sosta” sulla città di Afrin, costringendo la popolazione a
scappare. Stranamente Nazioni Unite e Ue, così attente ai problemi della Siria
quando c’è da gettare fango sul legittimo presidente Assad, ora tacciono. E
questa è la vergogna più grande, che organizzazioni sovranzionali prendano
parte per i terroristi golpisti.
(Continua su: http://www.secoloditalia.it/2018/03/la-turchia-bombarda-civili-ad-afrin-onu-ed-europa-tacciono/).
Perché si vieta di indagare se c’è stato un attacco
chimico sui civili della Siria?
A che scopo voler nascondere
la realtà e oscurare i morti assassinati che sapevano di cloro ed altro? Già,
ma i morti sono morti ed il cloro ormai si è disperso fino ad un nuovo attacco!
Troppe sono le testimonianze anche di organismi internazionali che dicono che
ci sono stati attacchi chimici.
In compenso, se non
ci sono bombardamenti chimici, quelli esplosivi non si arrestano ed i piloti di
quegli aerei tornano alle loro famiglie contenti di aver fatto il loro dovere, non
di aver assassinato e smembrato bambini e adulti solo perché presenti in un
luogo dove non dovevano essere. Si chiede scusa, perché in Siria non si sa più dove
è il posto dove non si doveva essere, visto che tutti, anche i bambini, prevedono
la loro morte per una trascuratezza evidente di andare a cercare cibo o acqua o
rimediare qualcosa da mangiare e bere anche se il tutto è pieno dei cosiddetti
batteri o virus che li stremeranno sempre di più.
Se l’Europa e l’ONU
tacciono è perché vogliono far sparire in fretta quelle notizie così inquietanti.
Spesso si leggono sui “media” inteneriti avvisi del tipo «Questo programma
potrebbe turbare la sensibilità delle persone»: non resta che aspettare qualche
bomba sulle nostre teste che riduca l’umanità come vogliono appunto le autorità
citate. Allora, chi resterà, si ricorderà quanto scrisse quel tale Verdi nel “Nabucco”: ormai quello che successe anni
fa è musica che strappa qualche lacrima alla gente poco incline a vedere corpi
di bambini smembrati in terra o bambini disperati che ci passano vicino… proprio
così! Qualche immagine strappalacrime è pubblicata, ma quelle più terrificanti
danno fastidio alla gente, che preferisce il mondo virtuale delle TV e
divertirsi e non pensare a chi è sotto bombardamenti di tutte le nazioni citate
e non. L’Italia non rientra in questa citazione perché fabbrica solo le bombe
da mandare in quei paesi: Brava, Italia!
2) Gli effetti del
gas cloro sugli abitanti della Ghouta orientale
2.1) Siria, massacro finale: civili gasati con il cloro, 30 intossicati nella Ghouta. Ieri 90 morti
Nella Ghouta orientale trenta persone sono state ricoverate con i sintomi di intossicazione da gas cloro. Tra i soccorsi anche sei bambini e quattro donne. Gli Usa non escludono l’azione militare contro Assad come risposta agli attacchi chimici.
GUERRA IN SIRIA 6 MARZO 2018 17:24 di Mirko Bellis
Nella Ghouta orientale trenta persone sono state ricoverate con i sintomi di intossicazione da gas cloro. La denuncia arriva dai Caschi bianchi, l’organizzazione di volontari della protezione civile che opera nelle zone non controllate dal governo siriano. Tra i soccorsi anche sei bambini e quattro donne. L’attacco con la sostanza chimica è avvenuto a Hammouriya, una delle cittadine che compongono la vasta area a est di Damasco da settimane sotto il fuoco dell’artiglieria e dell’aviazione siriana. I medici locali hanno affermato che i pazienti presentavano problemi respiratori. In quella che ormai è una carneficina quotidiana – solo ieri sono stati uccisi più di 90 civili – si tratterebbe dell’ottavo attacco con armi chimici dall'inizio dell'anno.
“Il mondo civilizzato non deve tollerare il continuo uso di armi chimiche da parte del regime di Assad", ha dichiarato Sarah Huckabee Sanders, la portavoce della Casa bianca. Secondo quanto riportato dal Washington Post, gli Usa sarebbero pronti a colpire di nuovo il regime siriano. Donald Trump, nel corso di una riunione con i vertici militari, avrebbe manifestato l’intenzione di sferrare un attacco in Siria come risposta all'uso di armi chimiche. Già nell'aprile dello scorso anno, il presidente statunitense ordinò di colpire la base dell’esercito siriano da cui era partiti gli attacchi con gas su Khan Shaykhun costati la vita a 80 persone. A frenare Trump, secondo le indiscrezioni raccolte dal Washington Post, sarebbe stato il segretario della Difesa, James Mattis, che si è detto contrario ad un’azione militare. L’uso di armi chimiche da parte dell’esercito siriano è stato confermato anche dalla Commissione dell'Onu sui crimini di guerra in Siria. In un rapporto pubblicato oggi sono contenute le prove degli attacchi con sostanze chimiche contro i ribelli avvenuti a luglio e novembre dell'anno scorso nella Ghouta orientale
.
L’intossicazione da gas cloro è avvenuta solo poche ore dopo che i convogli della Croce rossa internazionale e della Mezza luna rossa avevano abbandonato la Ghouta. Le organizzazioni internazionali non hanno potuto consegnare tutti gli aiuti umanitari: a causa dei bombardamenti, quattordici degli oltre 40 camion non sono stati scaricati.
L’Organizzazione mondiale della Sanità, inoltre, ha fatto sapere che le truppe lealiste hanno sequestrato circa il 70% delle forniture mediche. Kit di emergenza e materiale chirurgico indispensabili per curare migliaia di feriti che stanno letteralmente collassando le poche strutture mediche ancora operative.
“È con un cuore a pezzi che la nostra squadra lascia la Ghouta orientale. Le persone che abbiamo incontrato qui hanno passato cose inimmaginabili. Sembravano esausti. L'aiuto che abbiamo consegnato oggi non è sufficiente. Faremo tutto il possibile per tornare con più cibo, più rifornimenti”, ha scritto Pawel Krzysiek, il portavoce della Croce rossa internazionale.
I raid aerei non si sono fermati neanche oggi e si contano già 9 morti e decine di feriti. Da quando è iniziata l’offensiva dell’esercito siriano e dei suoi alleati per riconquistare la roccaforte ribelle a pochi chilometri da Damasco hanno perso la vita oltre 700 civili. Davanti agli occhi degli operatori della Croce rosse che ieri sono entrati nella Ghouta orientale si presentava uno scenario dantesco. “Si vede distruzione ovunque. Una sofferenza che va oltre l’immaginazione”.
La risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che prevede un cessate il fuoco in Siria di 30 giorni non è mai entrata in vigore. Il presidente russo Putin aveva proposto martedì scorso la creazione di corridori umanitari e una pausa dei combattimenti di cinque ore, dalle 9 alle 14, per permettere ai civili di abbandonare la zona. Oggi il portavoce del Cremlino ha confermato l’impegno della Russia di garantire un passaggio sicuro fuori dalla Ghouta orientale anche per i ribelli e le loro famiglie. In una dichiarazione, il ministero della Difesa russo ha detto che agli insorti verrebbe assicurato un corridoio sicuro e l’immunità per portare con sé anche le loro armi. Una riedizione di quello che accadde nel dicembre del 2016 dove, dopo la caduta di Aleppo, fu consentito ai miliziani anti Assad di ripiegare nella vicina Idlib.
Mirko Bellis
(Continua su: https://www.fanpage.it/siria-massacro-finale-civili-gasati-con-il-cloro-30-intossicati-nella-ghouta-ieri-90-morti/ - http://www.fanpage.it/).
Nessun commento anche se si conosce da dove proviene quel gas. Il dittatore od un suo sosia si è mostrato tra la folla, ma a fare cosa?
2.1) Siria, massacro finale: civili gasati con il cloro, 30 intossicati nella Ghouta. Ieri 90 morti
Nella Ghouta orientale trenta persone sono state ricoverate con i sintomi di intossicazione da gas cloro. Tra i soccorsi anche sei bambini e quattro donne. Gli Usa non escludono l’azione militare contro Assad come risposta agli attacchi chimici.
GUERRA IN SIRIA 6 MARZO 2018 17:24 di Mirko Bellis
Nella Ghouta orientale trenta persone sono state ricoverate con i sintomi di intossicazione da gas cloro. La denuncia arriva dai Caschi bianchi, l’organizzazione di volontari della protezione civile che opera nelle zone non controllate dal governo siriano. Tra i soccorsi anche sei bambini e quattro donne. L’attacco con la sostanza chimica è avvenuto a Hammouriya, una delle cittadine che compongono la vasta area a est di Damasco da settimane sotto il fuoco dell’artiglieria e dell’aviazione siriana. I medici locali hanno affermato che i pazienti presentavano problemi respiratori. In quella che ormai è una carneficina quotidiana – solo ieri sono stati uccisi più di 90 civili – si tratterebbe dell’ottavo attacco con armi chimici dall'inizio dell'anno.
“Il mondo civilizzato non deve tollerare il continuo uso di armi chimiche da parte del regime di Assad", ha dichiarato Sarah Huckabee Sanders, la portavoce della Casa bianca. Secondo quanto riportato dal Washington Post, gli Usa sarebbero pronti a colpire di nuovo il regime siriano. Donald Trump, nel corso di una riunione con i vertici militari, avrebbe manifestato l’intenzione di sferrare un attacco in Siria come risposta all'uso di armi chimiche. Già nell'aprile dello scorso anno, il presidente statunitense ordinò di colpire la base dell’esercito siriano da cui era partiti gli attacchi con gas su Khan Shaykhun costati la vita a 80 persone. A frenare Trump, secondo le indiscrezioni raccolte dal Washington Post, sarebbe stato il segretario della Difesa, James Mattis, che si è detto contrario ad un’azione militare. L’uso di armi chimiche da parte dell’esercito siriano è stato confermato anche dalla Commissione dell'Onu sui crimini di guerra in Siria. In un rapporto pubblicato oggi sono contenute le prove degli attacchi con sostanze chimiche contro i ribelli avvenuti a luglio e novembre dell'anno scorso nella Ghouta orientale
.
L’intossicazione da gas cloro è avvenuta solo poche ore dopo che i convogli della Croce rossa internazionale e della Mezza luna rossa avevano abbandonato la Ghouta. Le organizzazioni internazionali non hanno potuto consegnare tutti gli aiuti umanitari: a causa dei bombardamenti, quattordici degli oltre 40 camion non sono stati scaricati.
L’Organizzazione mondiale della Sanità, inoltre, ha fatto sapere che le truppe lealiste hanno sequestrato circa il 70% delle forniture mediche. Kit di emergenza e materiale chirurgico indispensabili per curare migliaia di feriti che stanno letteralmente collassando le poche strutture mediche ancora operative.
“È con un cuore a pezzi che la nostra squadra lascia la Ghouta orientale. Le persone che abbiamo incontrato qui hanno passato cose inimmaginabili. Sembravano esausti. L'aiuto che abbiamo consegnato oggi non è sufficiente. Faremo tutto il possibile per tornare con più cibo, più rifornimenti”, ha scritto Pawel Krzysiek, il portavoce della Croce rossa internazionale.
I raid aerei non si sono fermati neanche oggi e si contano già 9 morti e decine di feriti. Da quando è iniziata l’offensiva dell’esercito siriano e dei suoi alleati per riconquistare la roccaforte ribelle a pochi chilometri da Damasco hanno perso la vita oltre 700 civili. Davanti agli occhi degli operatori della Croce rosse che ieri sono entrati nella Ghouta orientale si presentava uno scenario dantesco. “Si vede distruzione ovunque. Una sofferenza che va oltre l’immaginazione”.
La risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che prevede un cessate il fuoco in Siria di 30 giorni non è mai entrata in vigore. Il presidente russo Putin aveva proposto martedì scorso la creazione di corridori umanitari e una pausa dei combattimenti di cinque ore, dalle 9 alle 14, per permettere ai civili di abbandonare la zona. Oggi il portavoce del Cremlino ha confermato l’impegno della Russia di garantire un passaggio sicuro fuori dalla Ghouta orientale anche per i ribelli e le loro famiglie. In una dichiarazione, il ministero della Difesa russo ha detto che agli insorti verrebbe assicurato un corridoio sicuro e l’immunità per portare con sé anche le loro armi. Una riedizione di quello che accadde nel dicembre del 2016 dove, dopo la caduta di Aleppo, fu consentito ai miliziani anti Assad di ripiegare nella vicina Idlib.
Mirko Bellis
(Continua su: https://www.fanpage.it/siria-massacro-finale-civili-gasati-con-il-cloro-30-intossicati-nella-ghouta-ieri-90-morti/ - http://www.fanpage.it/).
Nessun commento anche se si conosce da dove proviene quel gas. Il dittatore od un suo sosia si è mostrato tra la folla, ma a fare cosa?
2.2) La notte più buia nella Ghouta: bombe, gas e napalm.
Almeno 80 morti: foto e video da incubo
Nella Ghouta
orientale è stata una notte da incubo: fonti mediche parlano di 88 morti, tra
cui molti bambini. Decine gli intossicati da sostanze chimiche. Gli ospedali
sono ormai al collasso e la Croce rossa ha sospeso la consegna degli aiuti
prevista per oggi. Intanto le truppe di Assad avanzano per riconquistare
l’enclave ribelle.
GUERRA IN SIRIA - 8
MARZO 2018,14:04 - di Mirko Bellis
“Non ci sono parole
per descrivere quello che sta accadendo in questo momento nella Ghouta
orientale. Famiglie intere che urlano e piangono mentre i jet russi bombardano
senza sosta da questa mattina. Le ambulanze non possono uscire a soccorre i
feriti perché le strade sono piene di macerie e voragini. E’ stata la notte
peggiore di sempre”, scrive Firas Abdullah, un giornalista locale. “L’unica
cosa che possiamo fare è gridare: Salvateci”. Nei raid della scorsa notte
hanno perso la vita 88 civili: un bilancio destinato ad aumentare visto che
molti feriti si trovano ancora sotto le macerie e non possono essere soccorsi.
“In quattro ore i
nostri ospedali nella Ghouta hanno ricevuto feriti da bombe a grappolo, Napalm
(ordigno incendiario, ndr) e intossicazione da gas cloro”, afferma un dottore
della Syrian American Medical Society (Sams), un’Ong impegnata nell'assistenza medica
in Siria. A Saqba e Hamouriya, due delle cittadine che compongono la vasta area
a est di Damasco, i sanitari riportano di decine di pazienti ricoverati con
sintomi compatibili con quelli dell’esposizione a sostanze chimiche: respiro
affannoso, sudorazione, congestione delle mucose ed eritemi agli occhi.
“Il personale
sanitario nel pronto soccorso riesce a malapena a lavorare per l'odore di cloro
che sta diventando sempre più forte”, la denuncia dei medici. Le immagini che
arrivano dalla Ghouta sono eloquenti della notte da incubo appena trascorsa:
bambini che respirano a fatica con addosso la maschera d’ossigeno, uomini e
donne insanguinati che vengono curati per terra.
“Nessun luogo è
sicuro, nemmeno gli ospedali e i rifugi sotterranei”, dichiarano i medici
locali della Sams. “I civili se non vengono uccisi immediatamente, sono
destinati a morire a causa della mancanza di cure mediche”. Solo pochi giorni
fa, l’esercito siriano aveva impedito ai convogli umanitari di consegnare i kit
salvavita. L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha denunciato che
il 70% delle forniture mediche sono state trattenute a Damasco. “Sono
stati rimossi aiuti che potevano salvare la vita di molti bambini nella Ghouta
orientale. Molti dottori si trovano costretti a riutilizzare le bende e gli
aghi per diversi pazienti”, avverte Save the Children. Dall'inizio del
2018, secondo uno studio dell'Unicef, sono oltre mille i bambini rimaste uccisi
o feriti in Siria.
Gli aiuti umanitari
con cibo, medicine e altri generi di prima necessità sono entrati solo lunedì
scorso. Ma a causa dei combattimenti non tutti i convogli hanno potuto
scaricare tutto il materiale e la Croce rossa ha annunciato di aver sospeso la
consegna prevista per oggi. “Il convoglio è rinviato poiché la situazione non
ci consente di portare avanti l'operazione in queste condizioni”, ha dichiarato
Ingy Sedky, portavoce del Comitato internazionale della Croce Rossa. Come
ricorda l'organizzazione umanitaria, l’arrivo degli aiuti dei giorni scorsi non
è sufficiente a alleviare la sofferenza dei quasi 400.000 abitanti della Ghouta
orientale, sotto assedio dal 2012. “Abbiamo molta paura. Mangiamo solo orzo e a
me non piace molto”, confessa Taisir, un bambino di 11 anni. “Ogni volta che lo
mangio non riesco ad ingoiarlo”. Come questo bimbo, decine di migliaia di altri
piccoli sono allo stremo, costretti a vivere nei rifugi sotterranei per cercare
di salvarsi dai bombardamenti. “E’ da quasi venti giorni che i bambini non
vedono la luce del sole. Fino a quando il mondo starà in silenzio?”, protesta
una donna.
Intanto, gli insorti
hanno fatto sapere di aver respinto l’offerta russa che garantiva loro un
salvacondotto per abbandonare la zona assieme alle famiglie e alle armi mentre
l’esercito siriano continua la sua avanzata con l’obiettivo di dividere in due
la roccaforte ribelle. Sul piano diplomatico, ieri si è tenuta una riunione
urgente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per far rispettare la
tregua di trenta giorni stabilita il 24 febbraio scorso. La risoluzione che
prevede un cessate il fuoco di un mese esclude però la fine delle operazioni
militari contro le formazioni considerate terroriste. Una clausola che di fatto
consente ad Assad e i suoi alleati di continuare ad attaccare la Ghouta
orientale, dove tra i 20.000 combattenti ribelli si trovano anche decine di
jihadisti.
“I recenti tentativi
di giustificare attacchi indiscriminati e brutali su migliaia di civili con la
necessità di combattere poche centinaia di insorti – come nella Ghouta
orientale – sono legalmente e moralmente insostenibili”, ha detto Zeid Ra’ad
al-Hussein, l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani.
"Inoltre, quando sei disposto ad uccidere così facilmente il tuo stesso
popolo, anche mentire diventa facile. Le affermazioni del governo siriano – ha
concluso il diplomatico – secondo cui sta prendendo tutte le misure per
proteggere la popolazione civile sono francamente ridicole”.
Mirko Bellis
(Continua su: https://www.fanpage.it/la-notte-piu-buia-nella-ghouta-bombe-gas-e-napalm-almeno-80-morti-foto-e-video-da-incubo/
- http://www.fanpage.it/).
Non ci sono parole
per descrivere il mattatoio voluto dal dittatore criminale siriano sui suoi
stessi cittadini: tutti i civili - bambini, donne, uomini, dottori, infermieri
improvvisati – ospedali e rifugi sotterranei sono stati bersagliati da ogni
tipo di bomba distruttiva, chimica, gas, naplam, e chi vuole può aggiungere
quello che pensa; forse (ma non si sa) mancano le atomiche sporche.
Ed ogni giorno è così:
bombardamenti cosiddetti “a tappeto” che non ricordano nemmeno i bombardamenti
dell’ultima guerra effettuati dai cosiddetti liberatori. Sono molto, ma molto peggiori e dagli aerei non si
vedono i danni provocati sulle persone di qualunque età. I morti parlano,
mostrando le loro ferite: l’ultimo dolore inferto è ancora sul loro volto prima
che iniziano a marcire poiché non si riescono nemmeno a seppellire a causa
della continuità dei bombardamenti.
Nei loro commenti, le
Nazioni Unite cercano di fermare a parole questo annientamento (shoah), ma coi
fatti lasciano molto a desiderare: non c’è la voglia di fermare le potenze che
si affiancano al dittatore poiché ci sarebbero ritorsioni e gli avvertimenti servono
ormai solo a continuare la mattanza e a rimpinguare l’esercito degli innocenti
che scompaiono oltre ogni possibilità di immaginazione.
La riunione delle Nazioni
Unite del 24 febbraio 2018 ha presentato la Risoluzione 2401, che proponeva di far
rispettare una tregua che non è esistita; e poi, a chi dicono di fermarsi a
bombardare dal cielo o da terra? Fanno ridere con i loro comunicati. Chi bombarda
continua a bombardare, chi spara continua a sparare ed i civili sono i bersagli
da colpire (anche se non è detto). Le macerie aumentano di giorno in giorno e
sotto di loro si odono lamenti che presto si spegneranno per ovvie e crudeli
conseguenze.
Se si salva qualcuno
è una festa presto ridimensionata dalle richieste urlate da altre persone e
bambini che non possono essere soccorsi perché ai soccorritori è impedito l’accesso
alle zone più colpite, anche solo per distribuire quanto hanno portato. È una
tragedia di cui non si vede la fine se non con la morte di tutti quelli che
rimangono in qualche modo in vita e che non si aspettano più nulla di buono: se
possono urlano la loro rabbia e l’impossibilità di portare in salvo i loro
familiari, future vittime dei liberatori o conquistatori che siano.
3) Siria, si arrende anche l’Onu: “Mille morti in 20
giorni, corpi in putrefazione negli edifici”
Sajjad Malik, il
rappresentante in Siria dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati, è entrato
con un convoglio nella Ghouta orientale e ha descritto la drammatica situazione
umanitaria degli abitanti intrappolati nell’enclave ribelle. Dal 18 febbraio
sono oltre 1.000 i morti. Intanto i primi jihadisti hanno cominciato ad
abbandonare la zona.
GUERRA IN SIRIA - 10
MARZO 2018,15:03 - di Mirko Bellis
“La Ghouta orientale
è sull'orlo di un enorme disastro. La distruzione è ovunque, ci sono corpi
senza vita abbandonati dentro gli edifici collassati. L’odore è nauseante.
Quando siamo arrivati con gli aiuti, gli abitanti sono usciti dai loro rifugi
sotterranei ed è difficile descrivere quello che ho visto. Ci sono bambini così
pallidi ed emaciati che dimostrano la metà dei loro anni. Sono traumatizzati,
vivono nella paura costante dei bombardamenti incessanti e non sanno cosa
accadrà”. Sajjad Malik, il rappresentante in Siria dell’Alto commissariato
Onu per i rifugiati, è entrato lunedì a Douma, la principale città della Ghouta
orientale, l’area a est di Damasco da settimane sotto il fuoco dell’artiglieria
e dell’aviazione siriana. La testimonianza di Malik rivela la disperata
situazione degli abitanti intrappolati nell'enclave ribelle. “Nelle area
assediate non c’è cibo e i genitori vedono i loro figli soffrire per la fame.
Nella mia vita non ho mai visto facce così spaventate – sottolinea Malik –
puoi vedere la paura nei loro occhi, nelle loro espressioni. Sono alla ricerca
disperata di qualcuno che li aiuti”.
Nella Ghouta
orientale ieri è ripresa la consegna degli aiuti umanitari dopo la sospensione
di lunedì dovuta ai bombardamenti. I convogli della Croce rossa internazionale
e della Mezzaluna rossa con cibo e generi di prima necessità – hanno avvertito
gli operatori umanitari – sono sufficienti a sfamare solo una minima parte dei
circa 400.000 abitanti che si stima vivano nell'area a pochi chilometri dalla
capitale siriana.
Nonostante la tregua
di 30 giorni decisa dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, i
bombardamenti sulla Ghouta non sono mai cessati. Ieri 9 persone sono morte a
Mesraba, quasi tutti componenti di una stessa famiglia, mentre l’esercito
siriano e le milizie alleate continuano ad avanzare e hanno già riconquistato
quasi la metà della roccaforte ribelle. Dal 18 febbraio scorso, denuncia Medici
senza frontiere, hanno perso la vita più di 1000 persone, una media di 71 morti
al giorno.
Gli attacchi non
hanno risparmiato neppure gli ospedali: l’Organizzazione mondiale della Sanità
ha pubblicato un rapporto secondo cui, dall'inizio del 2018, sono state colpite
36 strutture sanitarie. Una situazione che ha aggravato ulteriormente la già
difficile crisi umanitaria.
A causa dei
bombardamenti costanti i feriti non vengono più soccorsi e rimangono sepolti
sotto le macerie. “Stavo camminando con un medico vicino alla clinica della
Mezzaluna rossa – prosegue il rappresentante dell'Unhcr – quando ho sentito un
odore fortissimo provenire da un edificio distrutto. Il dottore mi ha detto che
c’erano ancora dei corpi senza vita sotto le macerie. Sono rimasto per un po’ a
guardare quel palazzo di cinque completamente crollato e ho chiesto quante
persone fossero sepolte là dentro. Mi hanno risposto che c’erano tre morti, poi
un signore che era lì accanto ha aggiunto ʽno, non ce ne sono tre, sono
quattro’. La moglie, la figlia, il genero e il fratello erano stati uccisi e
nessuno ancora aveva potuto recuperare i loro cadaveri”. Come conferma a
Fanpage.it anche il dottor Hussin Hasel, un medico locale, “i bambini e le
donne muoiono e restano abbandonati perché nessuno può tirarli fuori e dare
loro sepoltura”.
Il presidente russo
Putin aveva annunciato la creazione di corridori umanitari per permettere ai
civili di abbandonare la Ghouta. Per Sajjad Malik, la risposta del perché
finora in pochi abbiano deciso di lasciare l’area è una sola: la mancanza di
sicurezza. “Le persone con le quali ho parlato mi hanno detto che temono di
oltrepassare i checkpoint per raggiungere le aree controllate dal governo:
ʽL’ultima cosa che vogliamo è trovare la morte dall'altra parte’. Stanno
affrontando un'azione militare aggressiva. All'interno ci sono anche gruppi
armati che resistono e combattono, e ci sono ribelli che si stanno scontrando
tra loro. I civili sono intrappolati in questa situazione e non hanno nessun
posto dove andare”. Secondo quanto informa l'agenzia di notizie statale Sana,
una donna e i suoi tre figli sono morti mentre cercavano di attraversare un
varco, uccisi dal fuoco degli insorti.
“L’implacabile
sofferenza dei civili siriani evidenzia il vergognoso fallimento della volontà
politica di trovare una soluzione, di fronte ad un nuovo tracollo nel lungo
conflitto in Siria, che questo mese giunge al suo sconfortante settimo
anniversario”, è stata la dura dichiarazione di Filippo Grandi, l’Alto Commissario
delle Nazioni Unite per i Rifugiati. “Questa guerra lunga sette anni ha
lasciato dietro di sé una tragedia umana colossale. Per il bene di chi è ancora
vivo, è giunto il momento di porre fine a questo conflitto devastante. Non ci
sono vincitori chiari in questa insensata ricerca di una soluzione militare. Ma
è chiaro chi ha perso: l’intero popolo siriano”, ha concluso Grandi.
Oggi 13 miliziani
dell’organizzazione Hayat Tahrir al-Sham (Hts, affiliata ad Al Qaeda) sono
partiti assieme ai familiari verso la provincia settentrionale di Idlib. I
jihadisti erano prigionieri dell’Esercito dell’Islam (Jaish al-Islam), uno dei
gruppi ribelli più potenti dentro la Ghouta, che pochi giorni fa si era
impegnato con il segretario della Nazioni Unite ad espellere i combattenti
islamisti. Un modo questo per chiedere che venga rispettato il cessate il fuoco
deciso dal Consiglio di sicurezza, che esclude appunto Al Qaeda e l'Isis.
Mirko Bellis
(Continua su: https://www.fanpage.it/siria-si-arrende-anche-l-onu-mille-morti-in-20-giorni-corpi-in-putrefazione-negli-edifici/
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4) Nel sottosuolo della Ghouta orientale, tra chi si
ripara dalle bombe c’è chi sorride ancora
Una notte
interminabile passata sottoterra tra i pianti e le urla dei bambini impauriti
dai bombardamenti. E’ il racconto delle ore di angoscia vissute da Bayan, una
donna della Ghouta orientale. Dopo le proteste per la violazione della tregua
decisa dall’Onu, Putin dà cinque ore per l’evacuazione dei civili dall’enclave
ribelle.
27 FEBBRAIO 2018 10:41
di Mirko Bellis
“E’ la prima volta
che scendo nel sotterraneo. Ho deciso di andarci dopo che stanotte un missile
ha colpito la nostra casa. Abbiamo solo due minuti per percorrere i 150 metri
che ci separano dal rifugio più vicino destinato alle donne e bambini. Non c’è
il tempo di prendere niente: l'unica cosa che vogliamo è sopravvivere”. Bayan
scrive da Douma, nella Ghouta orientale, sotto pesante attacco dell’esercito
siriano. Il suo racconto è una testimonianza diretta della tremenda situazione
in cui si trovano gli abitanti della città, costretti a rintanarsi nel
sottosuolo per scampare alle bombe. Sotterranei senza riscaldamento, dove
scarseggiano anche l’acqua e il cibo.
“Non sono in grado di
capire in quanti siamo nel rifugio. Mi siedo contro il muro e mi limito a
guardare le facce spaventate delle persone attorno a me. All'improvviso crollo
dal sonno (nelle ultime 72 ore non ho quasi mai dormito) però le esplbosione
dei barili bomba mi svegliano subito”. “Cammino su e giù – continua il racconto
di Bayan – cercando di familiarizzare con gli altri: donne e bambini la cui
unica preoccupazione è uscire e trovare qualcosa da mangiare quando cesseranno
i bombardamenti”. La Ghouta orientale è sotto assedio dal 2012: la mancanza di
cibo e generi di prima necessità ha ridotto allo stremo i circa 400.000
abitanti di quest’area a est di Damasco controllata dalle milizie ribelli, tra
cui anche formazioni jihadiste.
“Sono sottoterra da
sei ore, inizio a sentirmi soffocare e decido di rischiare la morte. Saluto mia
madre e vado a cercare del cibo. Quando torno al rifugio sono le sei di
mattina; i bambini piangono e gridano. Le loro mamme non riescono a calmarli
così li riunisco attorno a me e comincio a raccontargli alcune storie di
avventure. I loro occhi si illuminano nell'oscurità e l'immaginazione li porta
lontano da qui. I piccoli mi dicono che il loro desiderio più grande è di
ritornare a scuola, così gli propongo che domani continueremo a studiare
se adesso mi promettono di addormentarsi”. “Quando sono uscita dal rifugio non
riconoscevo più la mia città. Era stato tutto bombardato ma nonostante la
distruzione – conclude Bayan – c’era un sorriso sul volto di quelli che erano
ancora vivi”.
Secondo gli ultimi
dati diffusi dalle Nazioni Unite, dall'inizio del mese nella Ghouta orientale
sono morte 366 persone. Una carneficina in cui hanno perso la vita decine di
bambini. "Un inferno in terra" come l'ha definito l'Onu, in cui la
sofferenza della popolazione "va oltre ogni immaginazione". La
tregua umanitaria di 30 giorni decisa sabato scorso dal Consiglio di sicurezza
è durata poche ore e nella Ghouta orientale i combattimenti sono continuati
provocando l'uccisione di 24 persone. Secondo quanto hanno affermato i medici
di uno degli ospedali sopportati dalla Syrian American Medical Society (Sams),
16 persone, tra cui sei bambini, sono stati ricoverati domenica con sintomi
compatibili con l’esposizione al gas cloro. I sanitari hanno riferito che i
pazienti avevano le labbra blu, irritazione agli occhi e insufficienza
respiratoria. Un bambino è deceduto mentre gli altri si trovano sotto
osservazione e sottoposti a cure mediche.
Per il governo di
Assad, gli abitanti della Ghouta orientale sono in ostaggio dei jihadisti.
Intervistato dalla televisione inglese Channel 4, Fares Shehabi, presidente
della Confindustria siriana e deputato di Aleppo, ha negato che i raid
colpiscano in modo deliberato i civili e ha ricordato come i miliziani ribelli
stiano bombardando ogni giorno con razzi e mortai la capitale. Anche
l'ambasciatore siriano alle Nazioni Unite, Bashar al-Jaafari, ha sottolineato
il diritto di Damasco di colpire i gruppi terroristici, se dalla Ghouta
orientale continueranno gli attacchi. L’agenzia statale di notizie Sana ha
informato che negli ultimi giorni i razzi caduti sulla capitale siriana hanno
provocato tre morti e 28 feriti, tra cui sei bambini.
La risoluzione che
prevede un cessate il fuoco per consentire l’arrivo di aiuti umanitari e
l’evacuazione dei civili è stata votata all'unanimità dal Consiglio di
Sicurezza dell'Onu. Dall'accordo, raggiunto anche con il voto favorevole della
Russia, sono stati escluse le azioni militari contro i gruppi jihadisti. Una
clausola che consentirebbe ad Assad e ai suoi alleati di proseguire con i raid
sulla Ghouta, come ha già avvertito l'Iran. Lunedì c’è stato un colloquio
telefonico tra Vladimir Putin, il suo omologo francese Macron e la cancelliera
tedesca Angela Merkel. I leader di Francia e Germania hanno esortato la
Russia ad esercitare "la massima pressione" sul governo siriano per
garantire la sospensione dei raid. E ieri il presidente Putin ha annunciato che
entrerà in vigore una tregua di cinque ore (dalle 9 alle 14) con la creazione
di corridoi umanitari per permettere ai civili di lasciare la Ghouta orientale.
Mirko Bellis
(Continua su: https://www.fanpage.it/nel-sottosuolo-della-ghouta-orientale-tra-chi-scappa-dalle-bombe-c-e-chi-sorride-ancora/
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5) “A Raqqa l’infanzia non c’è più”, la tragedia dei
bambini in fuga dall’Isis e dai bombardamenti
Mentre si intensifica
la battaglia per la liberazione di Raqqa, emerge in tutta la sua crudezza il
dramma dei bambini riusciti a scappare dalla città del nord della Siria. Un
“inferno” dal quale è sempre più difficile fuggire.
ESTERIGUERRA IN
SIRIAMEDIO ORIENTE - 28 AGOSTO 2017, 18:25 - di Mirko Bellis
“Non esiste più
l’infanzia, i bambini hanno dimenticato cosa significhi. Se anche uno di loro
volesse andare a scuola, gli verrebbe insegnato solo come combattere”, è lo
straziante racconto di Aoun, un abitante di Raqqa riuscito a fuggire dalla
città insieme alla famiglia. “L’Isis ha decapitato delle persone e lasciato i
loro corpi a terra. Noi abbiamo visto tutto”, ricorda una delle sue figlie,
Raashida, di soli 13 anni. “Non riuscivo più a dormire, restavo sveglia per la
paura. Ora dormo di nuovo, perché qui nessuno verrà ucciso in quel modo”. Una
vita di disperazione e privazione, come hanno raccontato a Save the Children
i ragazzi scappati dalla città della Siria settentrionale. Secondo
l’organizzazione umanitaria, nella vita quotidiana dei bambini di Raqqa ci sono
soltanto decapitazioni e bombe. E sono ancora migliaia i bambini intrappolati
nell'autoproclamata “capitale” del sedicente Califfato islamico: tra i 9.000 e
i 12.000 minori sopravvivono tra brutali violenze e bombardamenti.
I giovanissimi
superstiti, ora nel campo per rifugiati di Ain Issa, a nord di Raqqa,
descrivono un livello di violenza inaudito. Raccontano di essere stati
costretti a restare chiusi in casa per mesi, con la corrente
elettrica a disposizione per poche ore al giorno, senza poter giocare né andare
a scuola. Quelli che una volta erano spazi destinati alla socialità, come i
parchi pubblici sono stati trasformati dagli estremisti dell’Isis nel palco di
uccisioni, disseminati di corpi o parti di essi.
[Foto dei bimbi di
Raqqa: traumatizzati dalla guerra, senza cibo né acqua]
Dall'avvio
dell’operazione “Ira dell’Eufrate”, nel novembre 2016, tre quarti dei quartieri
della città sono stati abbandonati. Metà delle persone che li abitano – il
dato diffuso da Save the Children – è rappresentata da bambini, costretti ad
affrontare condizioni durissime: il ricollocamento forzato nelle aree
controllate dal sedicente Stato islamico, unito alla carenza di cibo e acqua
sono una minaccia costante alla loro sopravvivenza e al loro
benessere. Le ferite psicologiche causate ai più piccoli – ricorda l’organizzazione
umanitaria – impiegheranno anni, se non decenni, a guarire. Le esperienze
drammatiche e di violenza estrema vissute in questo tipo di contesto – simili a
quelle patite dai bambini in fuga dall'Isis in Iraq – sono causa di stress
che può avere un impatto permanente sulla salute mentale e fisica dei
minori.
“Sfollati,
disorientati e scioccati”, così definisce i bambini siriani Fran Equiza, il
rappresentante dell'Unicef in Siria, dopo la sua missione nei campi per
sfollati di Areesha, Ein Issa e Mabrouka. “Sono sopraffatto dalle esperienze
profondamente traumatizzanti che questi bambini hanno vissuto”, racconta
Equiza. “Hanno patito violenze brutali, perso amici e familiari”. Terrorizzati
come Usama, un ragazzo di 14 anni, rimasto ferito durante un bombardamento aereo:
“All'improvviso c'erano esplosioni intorno, come dei fuochi
d'artificio. Poi sono svenuto”, ha ricordato. O come Rawan, una bambina di
11 anni che, dopo essere fuggita da Raqqa, ha detto: “Prima giocavamo spesso,
ma dopo è arrivato il buio”. “È cruciale che ai sopravvissuti sia fornita
assistenza psicologica, per aiutarli ad affrontare le brutalità a cui hanno
assistito", ha affermato Sonia Khush, direttrice di Save the Children in
Siria. "Questi bambini possono sembrare normali all'esterno, ma dentro sono
tormentati da ciò che hanno visto. Rischiamo di condannare una generazione a
una vita di sofferenza – ha aggiunto Krush – a meno che la questione della loro
salute mentale non sia affrontata in modo adeguato”.
[Video: Raqqa, un
inferno per civili]
I combattimenti per
strappare la città agli uomini del Califfato nero non stanno risparmiando
nessuno e a pagare il prezzo più alto sono proprio gli abitanti di Raqqa.
L’offensiva vede le truppe dell'Sdf (Syrian Femocratic Forces) – formate da
curdi, arabi e cristiani assiri – avanzare giorno dopo giorno. Sostenute da
Stati Uniti e altri alleati occidentali, hanno riconquistato il 60 per cento
del territorio, tra cui quasi tutta la città vecchia. Da sud invece l'esercito
siriano, appoggiato dall'aviazione russa, sta chiudendo in una morsa i
jihadisti dell’Isis. Per le migliaia di civili sottoposti al fuoco incrociato
di tutte le parti coinvolte nella fase finale della battaglia, Raqqa è
diventata un inferno. E’ in questi termini che Amnesty International denuncia
la situazione al termine di un'indagine svolta sul campo e diffusa nei giorni
scorsi. Civili uccisi dalle trappole esplosive e dai cecchini dell’Isis che
prendono di mira chiunque cerchi di scappare. Oppure vittime dei costanti colpi
d'artiglieria e bombardamenti della coalizione a guida Usa; attacchi incessanti
e spesso imprecisi. A sua volta, l’esercito di Damasco sta bombardando i
villaggi e i campi a sud del fiume Eufrate, impiegando anche le bombe a
grappolo, vietate a livello internazionale.
"Via via che la
battaglia per strappare Raqqa allo Stato islamico s'intensifica, migliaia di
civili sono intrappolati in un labirinto di morte in cui sono sotto il tiro di
tutte le parti in conflitto. Sapendo che lo Stato islamico usa i civili come
scudi umani, le Forze democratiche siriane e la coalizione a guida Usa devono
raddoppiare gli sforzi per proteggere la popolazione civile, evitando
soprattutto attacchi sproporzionati e indiscriminati e creando corridoi sicuri
di uscita dalla città", ha dichiarato Donatella Rovera, Alta consulente di
Amnesty International. "La situazione è destinata a peggiorare dato che i
combattimenti si avvicinano al centro della città. Dev'essere fatto molto di
più per proteggere le vite dei civili intrappolati nel conflitto e per
facilitare la loro uscita dalle zone di conflitto", ha aggiunto Rovera.
Tregua e corridoi
umanitari per consentire ai civili di lasciare Raqqa
“I bambini devono
essere messi nella condizione di poter lasciare Raqqa senza dover temere di
andare incontro alla violenza o alla morte e senza essere costretti a camminare
per giorni attraverso campi minati, in cerca di sicurezza” ha dichiarato in un
comunicato Save the Children. E anche l'Onu ha rimarcato l’esigenza dei civili
di abbondare Raqqa in modo sicuro, di non essere utilizzati come scudi
umani dall'Isis e di non dover affrontare i bombardamenti aerei.
Potrebbero essere fino a 25.000 le persone intrappolate in cinque quartieri di
Raqqa ancora sotto il controllo dei jihadisti e usati come scudi umani.
Però per gli abitanti della città siriana la scelta è drammatica: perdere la
vita a causa di una bomba restando nelle loro case oppure decidere la fuga
sfidando le trappole mortali collocate dai jihadisti o il fuoco dei cecchini.
Mirko Bellis
(Continua su: https://www.fanpage.it/a-raqqa-l-infanzia-non-c-e-piu-la-tragedia-dei-bambini-in-fuga-dall-isis-e-dai-bombardamenti/
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6) Ghouta, sei anni sotto i bombardamenti: non si
seppelliscono più i cadaveri
A Douma, il principale
centro urbano della Ghouta orientale, la situazione è catastrofica. Famiglie in
fuga di fronte all’avanzata dell’esercito siriano si stanno riversando in città
e sono costrette a rimanere in strada o nei giardini pubblici perché i rifugi
sotterranei sono sovraffollati. Domenica almeno 42 persone hanno perso la vita.
Gli Usa propongono una nuova risoluzione per far rispettare il cessate il fuoco
e, in caso di fallimento, minacciano di colpire di nuovo la Siria.
GUERRA IN SIRIA - 13
MARZO 2018, 10:04 - di Mirko Bellis
“La vita qui è come
giocare alla roulette russa. Al mattino esco per cercare del cibo per la mia
famiglia, potrei tornare o forse no. Se siamo fortunati, torno con qualcosa da
mangiare e mi accolgono come se arrivassi dall'altro capo del mondo. Anche solo
il tentativo di cercare un po’ di litri d'acqua può costarti la vita”. Ahmad
Khanshour, vive a Duoma ed è una delle voci della Ghouta orientale, stremata da
sei anni di assedio e bombardata senza sosta. Dal 18 febbraio, l’intera area a
est di Damasco è sotto attacco dell’esercito siriano e dei suoi alleati: la
Russia, le milizie iraniane e quelle libanesi di Hezbollah. Un’offensiva che in
poche settimane ha già provocato oltre 1000 morti, tra cui centinaia di donne e
bambini.
“È quasi notte e non
c’è luce nella Ghouta Orientale – prosegue Ahamad – per due motivi. Il primo è
che non c’è corrente e il secondo è che se avessimo anche solo una piccola luce
alla finestra, un aereo la bombarderebbe”. “Si sentono gli aerei ed elicotteri
da guerra sorvolare il cielo. A volte ci sono momenti tranquilli ma durano
pochi minuti. Da settimane dormo solo per un’ora o due. Il rumore degli aerei è
terribile e fa andare nel panico le donne e i bambini. E’ insopportabile, un
incubo”, confessa questo padre di due bimbi di uno e tre anni.
L’avanzata delle
truppe di Assad è stata inesorabile e più della metà della Ghouta orientale è
caduta sotto il controllo governativo. La città di Mesraba è stata
riconquistata e l’intera area si trova divisa in tre parti. Douma e Harasta
sono completamente circondate. Proprio a Douma, il consiglio locale ha
dichiarato che la situazione è “catastrofica”. “Più di 20 giorni di campagna
crudele – si legge in una nota – hanno portato a un deterioramento della
situazione umanitaria e alimentare fino ad un livello catastrofico”. Le
sepolture dei morti nel cimitero della città sono state sospese a causa
dell'intensità degli attacchi aerei. Migliaia di famiglie in fuga stanno
arrivando in città e sono costrette a rimanere per strada o nei giardini
pubblici perché gli scantinati e i rifugi sotterranei sono già sovraffollati.
Gli operatori
umanitari delle Nazioni Unite, della Croce rossa internazionale e della
Mezzaluna rossa sono entrati la settimana scorsa con i primi aiuti alla
popolazione. Davanti a loro distruzione e miseria ovunque, intere famiglie
costrette a vivere sottoterra per sfuggire alle bombe. Bimbi denutriti che da
giorni non vedono la luce del sole. “Hamoud, 2 anni, pesa solo 7 kg e il suo
pasto quotidiano è una tazza di latte mescolata con pezzi di pane. Sua madre ci
ha detto che tutta la famiglia mangia un pasto al giorno”, ha scritto Jakob
Kern, il direttore del Programma alimentare mondiale (Wfp) in Siria,
denunciando l’insufficienza degli aiuti umanitari che finora sono entrati nella
Ghouta.
I bombardamenti per
strappare l’enclave controllata dai ribelli continuano senza sosta:
domenica sono stati 42 i morti e anche ieri i combattimenti hanno
provocato diverse vittime. Fonti russe hanno affermato che decine di civili
sono riusciti a fuggire dalla Ghouta orientale attraverso i corridoi umanitari
previsti dal presidente russo Putin. Secondo alcune testimonianze locali,
invece, sono pochi gli abitanti che starebbero lasciando le loro case. “Le
persone ad Harasta hanno pochissime opzioni. Possono rimanere e morire sotto
gli attacchi aerei o possono consegnarsi alle forze governative e affrontare
arresti di massa, torture e uccisioni”, ha affermato Zaher Hassoun, un
attivista locale.
“Per il bene del
popolo siriano e dell'integrità del Consiglio di Sicurezza, dobbiamo rispondere
e agire. Il cessate il fuoco è fallito. La situazione dei civili nella Ghouta
orientale è terribile e gli Stati Uniti stanno agendo. Abbiamo redatto una nuova
risoluzione per il cessate il fuoco che non offre spazio a nessuna scusa”, ha
dichiarato l’ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite. Nel suo duro intervento al
Consiglio di sicurezza, Nikki Haley ha avvertito che gli Stati Uniti sono
pronti a colpire di nuovo la Siria nel caso in cui la comunità internazionale
non fosse in grado di fermare il massacro di civili.
“Se è ingiusto uccidere
una persona – conclude Ahamad – qui ne muoiono 100 ogni giorno. Provo vergogna
nel vedere come il mondo interno assiste senza intervenire alla distruzione
della Ghouta orientale. Le persone sono state affamate e assediate per sei anni
e ora vengono bombardate senza sosta. Provo vergogna perché se noi moriamo,
allora l'intera umanità morirà con noi”.
Mirko Bellis
(Continua su:
https://www.fanpage.it/ghouta-sei-anni-sotto-i-bombardamenti-non-si-seppelliscono-piu-i-cadaveri/
- http://www.fanpage.it/).
Purtroppo l’intera
umanità non muore a Ghouta, come giustamente segnala l’articolista, perché c’è
un’umanità cui interessano poco i morti di Ghouta ed altre zone siriane, rohingya
o sudafricane: ciascuno è veramente responsabile del poco o tanto che riesce a
fare per queste popolazioni macellate dagli aerei di diverse nazioni coi barili
esplosivi e non solo, con le bomba al naplam o altri congegni che fanno molti
morti.
Gli ospedali sono stati
bombardati anche loro e i medici che restano a condividere il destino con le
vittime fanno quello che possono in strada, usando i materiali che hanno
sottomano per fermare emorragie, pulire ed estrarre le schegge dalla faccia e
dal corpo. Si è visto Assad tra la folla (sosia???? Così dice qualcuno) per la
riconquista di territori con l’assassinio degli stessi siriani che non sono
riusciti a fuggire in qualche altro paese vicino. Chi resta non sa cosa lo
aspetta dai “vincitori”, che non saranno certo molto morbidi con chi non è
riuscito a fuggire.
Oltre a fare i conti
con fame, sete e altre necessità del corpo, non hanno quasi nulla e gli aiuti
non sono lasciati entrare in soccorso alla popolazione che li aspetta.
Paesaggio veramente
da leggenda, ma sulla pelle degli altri: in occidente ci sono altri problemi,
problemi che, se non esistono, sono inventati per farci credere che ci siano.
Si resta ad aspettare
che inventino qualche altra guerra per vendere le armi che ci sono nei
magazzini e si accumulano troppo.
Quale bandiera
sventola? Non lo sappiamo, ma quella della “pace”non c’è: magari una sua sosia!!!
7)
Narcotizza gli alunni per andare a farsi una lampada: condannata maestra
d’asilo
January Neatherlin, 32 anni, era
maestra e titolare di un asilo nido in cui ospitava bambini dai sei mesi ai
quattro anni. Era solita sedarli con della melatonina per farli dormire mentre
lei poteva andare ad abbronzarsi e a fare sport. È stata condannata a 21 anni e
4 mesi di carcere.
12
MARZO 2018 18:15 di I. A.
Narcotizzava i suoi piccoli
allievi, di età compresa tra i sei mesi e i quattro anni, per andare a farsi
lampade abbronzanti e per fare sport. Per questo January Neatherlin,
32enne maestra e titolare dell'asilo nido "Little Giggles" a
Bend, nell'Oregon, è stata condannata alla fine della scorsa settimana a 21
anni e quattro mesi di carcere. Nella struttura, che per altro era illegale in
quanto priva delle autorizzazioni necessarie, avvenivano abusi quotidiani che
sono venuti a galla soltanto all'inizio del mese di marzo dello scorso
anno, quando un suo ex fidanzato e un suo ex coinquilino hanno fatto una
soffiata alla polizia. Gli agenti hanno così tenuto sotto controllo per
alcuni giorni l'istituto fino a quando, dopo aver aspettato che la
donna uscisse, sono entrati nella struttura e hanno trovato sette bambini
completamente soli e sedati. La donna aveva dato loro della melatonina e aveva
avvertito i genitori di non venirli a prendere tra le 11 e le 14 perché quella
era la fascia oraria del pisolino.
Arrestata, January ha
confermato tutte le accuse: "Tutti commettono errori – ha detto la maestra
degli orrori in tribunale prima che venisse emesse la sentenza -, ma non tutti
se ne assumono la responsabilità. So di aver fallito e di aver deluso
tutti. Detto ciò, spero che la corte e i genitori accettino le mie scuse. Ho
fatto uno sbaglio che ha cambiato per sempre la mia vita e l'ha anche
conclusa". Il problema è stato soprattutto il fatto che non si è trattato
di un caso isolato, ma di una vera e propria abitudine che andava avanti da
anni nei confronti dei bambini e dei loro genitori. Alcuni dei suoi alunni
hanno infatti anche riportato dei danni fisici: dopo l'arresto sono venuti alla
luce diversi casi, come quello di una bimba che ha riportato una
lesione cerebrale compatibile con la sindrome del bambino scosso, o quelli di
altri bambini che per lungo tempo hanno avuto problemi gravi di insonnia dovuti
alla melatonina che January somministrava loro.
(Continua
su: https://www.fanpage.it/narcotizza-gli-alunni-per-andare-a-farsi-una-lampada-condannata-maestra-d-asilo/
- http://www.fanpage.it/).
Certo
che in Usa non scherzano con le condanne e non sono fake: lo si vede pure con
le condanne a morte eseguite, poche ora, ma ci sono ancora, mentre qui in Italia
sembrerebbe che sono più miti e più selettive .Per cui come nel caso sotto, i
genitori, che vogliono difendere i loro figli anche da torti passati ma vivi
nei bambini fanno giustizia da sé, nonostante la maestra ricorra all’avvocato
senza vergognarsi e chieda perdono di quanto ha fatto. Staremo a vedere cosa
succede in seguito, nella speranza che emerga la verità vera e non quella
addomesticata.
8) Taranto, maestra fu arrestata per
maltrattamenti: genitori la picchiano mentre fa acquisti
La maestra era stata arrestata
nel novembre dello scorso anno. Stamane è stata aggredita e malmenata da una
coppia di genitori. Secondo il suo avvocato, era stata già minacciata in
passato dalle stesse persone.
15 MARZO 2018 19:33 di Susanna
Picone
Una insegnante di scuola
dell'infanzia di cinquanta anni, in servizio presso una scuola materna di
Taranto, questa mattina è stata aggredita e malmenata da una coppia di genitori
mentre faceva acquisti in un negozio del centro. La stessa maestra il 23
novembre dello scorso anno era stata arrestata dalla polizia perché accusata di
maltrattamenti nei confronti di alcuni bambini di tre anni circa. Dopo
l’aggressione l’insegnante si è recata al pronto soccorso dell'ospedale per
farsi medicare e ha poi presentato denuncia prima al posto fisso di Polizia e
successivamente al comando provinciale dei carabinieri. Ha commentato quanto
accaduto l’avvocato Egidio Albanese, difensore della donna, che ha affermato
che già quando si trovava ai domiciliari l’insegnante aveva subito minacce
dalle stesse persone, che poi aveva denunciato.
L’arresto della maestra nel
novembre del 2017 – L’insegnante fu "incastrata" dalle immagini
registrate dalle videocamere nascoste all’interno della scuola: immagini e
audio che secondo gli investigatori hanno consentito di accertare ripetute
condotte violente tenute dalla maestra. Per una quarantina di giorni gli
investigatori hanno osservato come si comportava la donna con i bambini. Le
telecamere hanno catturato spinte, schiaffi, maltrattamenti e urla in classe.
Nella classe della cinquantenne i bambini venivano insomma sottoposti, secondo
quanto emerso nel corso delle indagini, a violenze fisiche e psichiche. Gli
investigatori parlarono di “incapacità nel gestire i piccoli alunni durante
l'orario scolastico, nonché assenza totale di metodo educativo, mancanze cui la
stessa ha tentato di sopperire con aggressività e violenza, sia fisica sia
psicologica”. Gli agenti della squadra mobile arrestarono la donna in flagranza
dopo l’ennesimo gesto di violenza ripreso dalle telecamere.
Susanna
Picone
(Continua
su: https://www.fanpage.it/taranto-maestra-fu-arrestata-per-maltrattamenti-genitori-la-picchiano-mentre-fa-acquisti/ - http://www.fanpage.it/)
Quei
genitori probabilmente erano impensieriti e avviliti che una cosiddetta maestra
facesse quelle scenate ai figli compromettendo il loro futuro, e non a un bimbo,
ma a decine di bimbi (con conseguenze non valutabili) e probabilmente, non
vedendo ancora un giudizio all’altezza del crimine, hanno pensato di far loro
giustizia.
Non
si conosce ancora la pena inflitta alla maestra, ma se pensiamo all’articolo
precedentemente citato, che parla di una maestra dell’Oregon (USA) che
addormentava i bambini per fare sport ed altro, e che è stata condannata a 21
anni e 4 mesi, non si sa qui in Italia cosa aspettarsi. Per ora è ai
domiciliari e non in carcere, ma l’America è dall’altra parte dell’oceano: qui
si deve ancora fare il processo…
9) I piloti si rifiutano di rimpatriare i migranti
espulsi: 222 casi in Germania
Sono oltre duecento
gli episodi in sei mesi, il trucco sta nella possibilità per i comandanti di
far scendere qualunque passeggero se ritiene che possa costituire un pericolo
per la sicurezza del volo.
EUROPA 6 DICEMBRE
2017 10:09 di A. P.
"Non possiamo
riportarli indietro perché nel loro Paese rischierebbero la vita e noi non
mettiamo mai in pericolo la vita dei nostri passeggeri", con queste
motivazioni centinaia di piloti di aereo tedeschi, nel corso dei mesi passati,
si sono rifiutati di rimpatriare i migranti espulsi dalla Germania. Una
decisione che ovviamente è individuale ma che da alcuni tempi sta assumendo
proporzioni sempre più ampie. Come racconta il Corriere della Sera, infatti, in
appena sei mesi, tra gennaio e giugno di quest’anno, è successo per ben 222
volte tanto da fare scattare nel Paese anche una interrogazione parlamentare.
Le compagnie aeree
coinvolte ovviamente sono in maggioranza quelle tedesche, la Lufthansa in testa
seguita a ruota dalle due compagnie Eurowings e Germanwings, ma non mancano episodi
di piloti di altri vettori. Il gruppo di piloti più agguerriti in questo senso
sembrano quelli stanziati all’aeroporto di Francoforte, poi Düsseldorf e
Amburgo. Ovviamente nessun pilota può opporsi per motivi giuridici a
un’espulsione decisa dal giudice ma il trucco sta nella possibilità per i
comandanti di far scendere qualunque passeggero se ritiene che possa costituire
un pericolo per la sicurezza del volo. "Le autorità ci avvertono quando
c’è un passeggero con foglio di via, la polizia lo accompagna fino all’imbarco
ma non viaggia con lui. È il pilota che decide" spiegano dalla Lufthansa.
La maggior parte dei
casi riguarda persone provenienti da Paesi a rischio anche se non ufficialmente
in guerra, come l'Afghanistan. "Anche se lo stesso governo di Berlino sconsiglia
a tutti gli operatori tedeschi di volare su Kabul per il pericolo di attacchi
con razzi e artiglieria di terra all’aeroporto, nello stesso periodo ha
rimpatriato già 132 afghani" denunciano da Amnesty International, una
delle associazioni che si battono contro le espulsioni e spesso dietro le
decisioni dei piloti
A. P.
(Continua su: https://www.fanpage.it/germania-i-piloti-che-si-rifiutano-di-rimpatriare-i-migranti-espulsi-rischiano-la-vita/
- http://www.fanpage.it/
)
Aumentano i casi di
assassini di bambini all’interno delle famiglie, che non compaiono su tutti i
media, ma che alcune testate non fake pubblicano sciorinando un lungo elenco di
genitori assassini.
Ricordiamo come molte
associazioni di veri volontari sono da citare e ringraziare sempre per le loro
silenziose prestazioni, che sono apprezzate da chi le riceve a da noi che non
possiamo citarle tutte.
Ringraziamo quei
piloti che si sono rifiutati di riportare i migranti, arrivati in Germania, a Kabul
o altrove: grazie dell’umanità dimostrata che il vostro paese accetterà
“obtorto collo”; grazie ancora a nome anche di tutti i migranti che speriamo
leggano del vostro gesto e sappiano che ci sono sconosciuti che sono dalla loro
parte alla grande.
Grazie ancora, anche
se non vi daranno la medaglia tanto ambita dai “politicanti” e simili.
Non c’è che da
rivolgersi come sempre a Chi ci ha creato pregando per la promessa di un tempo
migliore.
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