È terribile rimanere soli in un mondo come te, ma che di
te non si interessa più di tanto. Succedono spesso, tra chi dovrebbe
proteggerli, fatti incresciosi e delittuosi: anche se il ragazzo resta in vita,
per lui non c’è tempo: lui cova in silenzio la sua solitudine per sempre, le
ombre dei suoi familiari sono incessanti nella sua mente anche se sa che sono
spariti, con lui c’è solo il nulla e la corsa degli altri suoi compagni ad
arraffare quello che possono per la sopravvivenza e anche per salvarsi il
futuro e questo avviene sulla pelle anche di bimbi disperati e in un paese di
cui probabilmente non conosce la lingua: e allora vede il niente, la
terrificante realtà della non sopravvivenza: ha visto morire la sorella ed
anche altri. Poco a poco nella sua mente non accetta quella crudele e perversa
realtà, ha avuto a che fare con delinquenti e criminali, polizie corrotte e
bastonature e ancora uomini che vogliono soldi e, se non ce li ha, lo
picchiano, lo violentano: dolore su dolore, disperazione su vita spezzata, senza
nessuna speranza, senza nessun amore che lo accarezza e lo consola e lo incita;
come avrà fatto la sorella, a non lasciarsi prendere dallo scoraggiamento, mano
nella mano, dormire vicino e sentire il calore che come energia vitale lo
penetrava tutto. Ma questo ora non c’è più: anche la sorella è un fantasma come
i genitori; piangerli si può, ma fino a un limite che poi si spezza, si
frantuma, il bambino rimane solo circondato da suoi simili che vivono come lui
l’osceno destino della solitudine e del’indifferenza degli altri cui chiedono
aiuto. I volontari esistono e si danno da fare, ma il tutto si disperde in una
ricerca affannosa del domani, del dopo che è terrificante per un bambino che
non ha nulla e deve sopravvivere. La speranza è in quei volontari che aiutano
chi possono e indirizzano dove ci può essere una speranza o una ennesima
delusione. Che qualcuno lo aiuti, qualcuno terreno o non che lo protegga quando
attorno a lui c’è il vuoto, la miseria, e anche l’odio razziale che comincia a
serpeggiare negli stati chiusi e gretti ed in associazioni che non vogliono
stendere la mano a chi ne ha estremo bisogno. È ben vero che i video dei media mostrano
anche gente comune che li attendeva con quello che aveva comperato nei vari
luoghi di arrivo per far sopravvivere chi è ai limiti. Bravissimi! Quel solito
Qualcuno li aiuterà e di questo ne siamo certi.
1) Resta
solo mentre fugge dall’Afghanistan: profugo di 9 anni tenta il suicidio in
Croazia
Un bambino di 9 anni ha tentato di togliersi la vita con
la linguetta di una lattina in un campo profughi in Croazia: sua sorella,
l'unica parente che aveva, è morta durante il viaggio verso l'Europa.
MONDOULTIME NOTIZIE 25 SETTEMBRE 2015 -
17:36 di David http://www.fanpage.it/davide Falcioni (diritti riservati ad
autore e testata).
Un
bambino di nazionalità afghana di soli nove anni ha provato a suicidarsi nel
campo profughi di Opatovac, in Croazia. Il bimbo stava disegnando in
un'area destinata ai giochi quando all'improvviso ha tirato fuori dalla
tasca dei pantaloni una linguetta di una lattina e ha tentato di tagliarsi
la gola. Il fatto è stato denunciato dalla rappresentante delle Nazioni
Unite Valentina Otmacic: “Non è riuscito a tagliarsi, in pratica non si è
provocato danni fisici, ma aveva una borsa piena di pezzi di metallo e ha
cominciato a gridare che voleva morire”. Durante il viaggio dall'Afghanistan il
bambino ha perso sua sorella, l'ultima parente che le era rimasta in vita: il
padre e la madre, infatti, erano morti nel suo paese. Sconvolto dal dolore,
solo e in un paese straniero il bimbo, disperato, ha tentato di togliersi la
vita. Il campo di Opatovac si trova vicino al confine con la Serbia e questa
settimana sta ospitando 4mila profughi al giorno, tra cui 800 bambini. Il
caso del tentato suicidio è stato presentato dall'Unicef, l'agenzia Onu per
l'infanzia, per illustrare le condizioni di estrema difficoltà in cui
vivono i bambini rifugiati che stanno arrivando in Europa. Il flusso di
immigrati non arresta a diminuire: da meno di 15 giorni infatti sono
entrate in Croazia 55mila persone. Ciò complica la gestione dei
profughi. “La situazione è estremamente difficile per i bambini e ha
creato un contesto in cui è molto difficile garantire la loro protezione,
nutrizione, salute e rifugio” ha dichiarato Otmacic. (continua su: http://www.fanpage.it/resta-solo-mentre-fugge-dall-afghanistan-profugo-di-9-anni-tenta-il-suicidio-in-croazia/).
Il suicidio è un’espressione estrema di una disperazione
acuta ed irreversibile che spinge un essere umano a non saper più affrontare
gli eventi e si autodistrugge. Quando questo succede a un bambino, e non sembra
l’ultimo, noi adulti dobbiamo vergognarci. Vergognarci che i bambini iniziano a
esprime queste reazioni enormi per loro che stanno crescendo, ma è proprio il
crescere o il cercare di crescere che non trova nessuna mano che aiuta, nessun
calore umano che tiene accesa quella fiammella della sopravvivenza che c’è in
loro; l’impatto con un mondo che per loro non esiste più è davvero drammatico.
Il dover affrontare la solita giornata, non potendosi adattare come si adattano
gli altri nelle loro condizioni.
Quello di questo bambino non sembra un grido di aiuto
come il tentato suicidio, una richiesta estrema di essere ancora tra i
sopravvissuti. Ormai ce la rassegnazione, poiché il nulla, il male dell’uomo
mostro lo avvolge e grida il gesto che sta per compiere. Tutto ciò è veramente
tremendo per un bambino, ma il terrore è che altri grideranno come lui le loro
decisioni estreme e non troveranno altro che il silenzio e la disinvoltura di
chi li circonda: quei giorni saranno gli ultimi giorni di una umanità che ormai
è sulla strada del declino.
Non voltiamo più la faccia a chi per l’ennesima volta ci
stende la mano chiedendo moneta sia per sopravvivenza, sia anche per uno
stupido e tragico scherzo di imbrogliare le emozioni degli altri. Potremmo un
giorno rivivere quel momento ed essere coscienti dello sbaglio che abbiamo
fatto, perché potremmo essere noi a tendere la mano e vedere che la gente passa
via come se non esistessimo.
2)
Migranti infondo al Mediterraneo, naufragio al largo di Bodrum: 17 morti
Il barcone è affondato nei pressi della penisola di
Bodrum, nella Turchia sud-occidentale, una delle mete più battute dai rifugiati
che cercano di raggiungere l'isola greca di Kos. 27 SETTEMBRE 2015, di Susanna
Picone (http://www.fanpage.it/ (tutti i diritti riservati all’autore ed alla
testata).
È di almeno 17 vittime il bilancio dell’ultimo naufragio
avvenuto nel Mar Egeo. Un barcone è affondato nei pressi della penisola di
Bodrum, nella Turchia sud-occidentale, vicino alla spiaggia dove trovò la morte
il piccolo Aylan, la cui foto ha commosso il mondo intero. Bodrum è una delle
mete più battute dai rifugiati che cercano di raggiungere l'isola greca di Kos.
La notizia del naufragio è stata riportata dall’agenzia ufficiale turca
Anadolu. La barca lunga otto metri trasportava 37 persone per lo più siriane ed
era partita dal porto turco di Gumusluk. Venti di loro sarebbero in salvo.
Secondo i dati dell’Unhcr nei primi cinque mesi del 2015 più di 42.000 persone,
per lo più rifugiati, hanno raggiunto la Grecia via mare. L'agenzia dell'Onu
per i rifugiati ha detto che più di 300.000 persone finora hanno rischiato la
vita per attraversare il mar Mediterraneo quest'anno, con circa 2500 rifugiati
e migranti morti o dispersi nel tentativo di raggiungere l'Europa.
Da stamane soccorse oltre 400 persone – In questa ultima
domenica di settembre la centrale operativa di Roma della Guardia Costiera ha
già soccorso oltre 400 migranti. Sette gli interventi, di cui 4 già conclusi.
M/N Bourbon Argos (MsF) ha soccorso un gommone con 112 migranti a 25 miglia da
Zwuara, nave Cigala Fulgosi (MM) ha soccorso altre due imbarcazioni per un
totale di 245 migranti mentre nave Dattilo (GC) ha raggiunto un gommone con 85
migranti a 45 miglia da Zwuara. M/N Dignity One (MsF), nave Enterprice
(Eunavformed) e nave Corsi (GC) si stanno dirigendo verso altri tre gommoni già
individuati.
Ban Ki-moon chiede all’Ungheria rispetto dei diritti
umani – Intanto è intervenuto nuovamente sull’emergenza migranti il segretario
generale dell'Onu Ban Ki Moon che ha chiesto al presidente ungherese che
vengano garantiti i diritti umani de profughi. La richiesta è giunta durante un
faccia a faccia a margine dell'Assemblea Generale dell'Onu. Ban ha detto di
“comprendere le sfide affrontate dall'Ungheria”, “tuttavia il segretario
generale ha sottolineato l'importanza del rispetto della dignità e dei diritti
umani nell'affrontare queste questioni”. (Continua su: http://www.fanpage.it/migranti-naufragio-al-largo-di-bodrum-17-morti/).
Purtroppo non si fa a tempo a citare dei nostri simili
che affondano nel mare, che altri, tra cui bambini e piccoli, si aggiungono in
una tragica ed orami infinita catena. Basta alla morte programmata con carrette
del mare che non reggono l’inverosimile carico che portano, basta politici
ottusi che accorrono solo se ci sono altri come loro che accorrono dove la mole
degli affogati è enorme. Sono mesi che molti migranti muoiono in mille modi su
quelle carrette o percorrendo quelle vie diventate cimiteri umani coperti dalla
sabbia,dal fango e altro. Non siamo più esseri umani e chiamarci bestie è un
offesa alle bestie che sono più umane di noi. Non ascoltiamo solo il numero dei
morti che ci trasmettono: ricordiamo che ce ne sono altri, più nascosti, che
non ci dicono e che si sanno, ma il comando di chi gestisce uno stato è il far
sapere il meno possibile alla gente, magari con casi strappalacrime del
momento. La gente che muore, muore per il traffico umano ed è anche picchiata, spesso manca l’acqua e il
cibo o sono chiusi in stive dove la morte è il monossido e la vita allora si
ferma; e spesso si viene gettati in mare perché uno puzza e dà
fastidio, oppure si viene lasciati morire nella stiva. Ci penseranno poi i
soccorritori a tirarli fuori e seppellirli. L’uomo rettile esiste davvero ed è
in noi tutti.
3) Nigeria,
cinque bambine-kamikaze saltano in aria. “Morte 14 persone”.
Boko Haram,
in Nigeria saltano in aria cinque bambine-kamikaze (continua sua http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/africa/2015/10/02/nigeria-5-bambine-kamikaze-nel-nord-est_8fb887d9-123d-4283-8abb-80744a820846.html)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/10/02/nigeria-cinque-bambine-kamikaze-saltano-in-aria-morte-14-persone/2089532/
Vicino a una moschea a Maiduguri, è strage
Cinque bambine-kamikaze sono saltate in aria nel nord-est
della città nigeriana di Maiduguri, in due distinti attacchi. Avevano addosso
cinture e giubbotti imbottiti di esplosivo. La più piccola aveva 9 anni.
Secondo forze di sicurezza citate dalla Bbc online, i morti sono 14 comprese le
bambine, i feriti 39. Gli attentati sono avvenuti vicino a una moschea e alla
sede della vigilanza. Le esplosioni, hanno riferito ancora i militari alla Bbc,
sono avvenute nella serata di giovedì 1 ottobre poco prima della preghiera
quando la zona della moschea era molto affollata. A Maiduguri in attacchi
analoghi solo due settimane fa erano morte più di 100 persone. L’attentato
multiplo non è stato rivendicato ma le autorità lo attribuiscono ai Boko
Haram,fondamentalisti islamici che proprio in quest’area (Stato di Borno) sei
anni fa hanno dato il via alla loro guerra sanguinosa per l’instaurazione della
Sharia (la legge islamica), con un bilancio di oltre 17.000 morti. Gli attacchi
sono aumentati da quando, lo scorso maggio, è diventato presidente della
Nigeria il musulmano Muhammadu Buhari che ha ottenuto alcuni importanti
successi contro il gruppo integralista, affiliato allo Stato islamico. E sempre
più spesso i Boko Haram “usano” giovani donne e bambine che – secondo molti
osservatori – senza capire cosa sta loro accadendo o anche contro la loro
volontà, vengono trasformate in bombe umane e fatte saltare in aria in mezzo
alla folla. Secondo fonti ad Abuja, capitale della Nigeria, le autorità temono
che il numero delle vittime delle esplosioni di ieri sera aumenti in quanto
molti feriti hanno subito mutilazioni e sono in condizioni molto gravi.
Boko Haram non ha limiti nella sua folle pazzia di dare
morte per morte, accecato e distrutto mentalmente com’è dalle sue droghe che
eccitano e tolgono la coscienza e la critica. (Si chiama Captagon ed è stata
definita la “pillola della ferocia”. Si tratta di una droga sintetica a base di
anfetamine). Ora è la storia di cinque bambine imbottite di esplosivo (che
nella loro spensieratezza ascoltano le bugie tragiche dei loro carnefici e accettano
di indossare quegli strumenti di morte per uccide chiunque. Il sogno di essere
il supremo che però ha già fatto una fine tragica ,lo vive nel suo odio contro
gli stranieri, le religioni e gli altri. Ed anche qui abbiamo cinque bambine, vere
martiri di una schifosa creatura, che muoiono tutte assieme per uccidere inconsapevolmente
o indottrinate e drogate, altre persone innocenti che erano nel momento
sbagliato e nel posto sbagliato.
Vigliacchi e crudeli quei criminali che comandano a distanza l’innesco ed allora si fa il conto delle vittime come sempre. Obbiettivo non raggiunto per l’esiguo numero di innocenti uccisi: l’importante, sotto l’effetto del captagon, è dimostrare che si può fare degli altri i cadaveri che si vuole, per impaurire, per terrorizzare le persone che vogliono vivere una vita decente.
Vigliacchi e crudeli quei criminali che comandano a distanza l’innesco ed allora si fa il conto delle vittime come sempre. Obbiettivo non raggiunto per l’esiguo numero di innocenti uccisi: l’importante, sotto l’effetto del captagon, è dimostrare che si può fare degli altri i cadaveri che si vuole, per impaurire, per terrorizzare le persone che vogliono vivere una vita decente.
4) STUPRI
DI GUERRA, LE URLA E I SILENZI
Da Interris.it
- http://www.interris.it/2015/10/02/73969/posizione-in-primo-piano/schiaffog/stupri-di-guerra-le-urla-e-i-silenzi.html (tutti i diritti riservati all’autore
ed alla testata).
“Di notte li sentiamo urlare, ma non siamo autorizzati ad
intervenire”. Le ultime parole del caporale dei marines Gregory Buckley Jr. di
stanza in Afghanistan, sono dirette al padre. Il giovane militare racconta di
essere turbato: gli è stato ordinato di ignorare i tanti casi di pedofilia che
vengono commessi dagli ufficiali della polizia e dell’esercito afghano, loro
alleati. Questo comando arriva dall’alto e non si discute: se si vede un “bacha
bazi”, cioè qualcuno “giocare con i bambini”, bisogna voltarsi dall’altra
parte.
A svelare uno dei
lati più oscuri della guerra in Afghanistan è stato un reportage del New York
Times: chi non ha rispettato le direttive è stato costretto a lasciare
l’esercito. L’ordine di non fermare episodi di questo genere quando accadono
davanti alle truppe Usa è giustificato dai marines come “un modo per non
interferire con la cultura locale”, che considera tali orribili pratiche come
legittime, in particolare se effettuate da uomini ricchi e di potere. Uno
schiaffo ai principi della Dichiarazione dei diritti del fanciullo.
“Le accuse di abusi sessuali su minori da parte del
personale dell’esercito o della polizia afghana riguardano la giustizia locale
– dice il colonnello Brian Tribus, portavoce del comando Usa in Afghanistan -.
Per il personale militare Usa non esiste nessun obbligo di denuncia”. Unica
eccezione, è se lo stupro venisse usato come arma di guerra.Gli americani hanno
così preferito voltarsi dall’altra parte, perché ciò era necessario per
mantenere i buoni rapporti tra l’esercito statunitense e la polizia afghana,
addestrata proprio dagli alleati Nato per combattere i talebani. Questo
atteggiamento ha contribuito però ad aumentare la diffidenza nei confronti dei
marine, da parte degli abitanti dei villaggi dai quali i bambini venivano
portati via. La regola del “non vedo, non sento e non parlo”, valeva anche
quando gli ufficiali afghani portavano i ragazzini nelle basi condivise con gli
americani. Probabilmente questo successe anche nella caserma del caporale
Buckley Jr. ucciso nel 2012 insieme ad altri due marines in un accampamento
militare nel sud del Paese; a fare fuoco fu proprio un ragazzino del luogo,
facente parte di un gruppo di adolescenti che vivevano all’interno della base
insieme a un comandante della polizia afghana, Sarwar Jan. Il padre del
caporale, Gregory Buckley senior, è convinto che la morte di suo figlio sia
legata a queste vicende, e ha avviato un’azione legale per chiedere al
Pentagono di fare chiarezza.
Jan era noto alle forze dell’ordine: cinque anni prima
due ufficiali dei marines erano riusciti a farlo arrestare dalle autorità per
corruzione e pedofilia. Ma nel 2012 era tornato al comando di un’altra unità di
polizia che operava dalla Base avanzata Delhi, la stessa del caporale Buckley.
Secondo le accuse mossegli, quando Jan si trasferì all’interno del campo, portò
con sé un gruppetto di ragazzini afghani, ufficialmente da impiegare come
domestici, detti “tea boys”, ma in realtà sfruttati come schiavi sessuali. Il
giovane soldato fu ucciso due settimane dopo aver raccontato al papà, al
telefono, quanto aveva visto. “Mettevamo al potere gente che faceva cose
peggiori di quelle fatte dai talebani. Era questo che mi dicevano gli anziani
del villaggio”, ricorda a sua volta con le lacrime agli occhi Dan Quinn, un ex
comandante delle Forze speciali Usa. Quattro anni fa, picchiò un ufficiale
afghano, Abdul Rahman, che teneva un ragazzino incatenato al letto del suo
alloggio per sfogare su di lui le sue pulsioni. L’esercito lo obbligò a
lasciare le forze armate. Insieme a lui c’era anche un altro soldato, Charles
Martland, al quale i marines stanno tentando ancora di fargli abbandonare la
divisa. Un caso analogo avvenne nell’estate del 2011, quando Quinn e Martland
vennero a sapere di una ragazzina di 14 o 15 anni che era stata violentata:
decisero quindi di informare il capo della polizia locale, ma la giustizia non
fece il suo corso. L’uomo scontò un solo giorno di prigione, e poi la giovane
fu costretta a sposare il suo stupratore. Per lui una condanna di ventiquattro
ore, per lei di una vita intera.Nonostante le numerose testimonianze, la Nato
ancora oggi ufficialmente smentisce che la missione statunitense abbia taciuto
sui ripetuti abusi sessuali, ai danni di minori, da parte delle forze afgane.
Altra relazione pazzesca di Ufficiali che possono
violentare i bambini e lo fanno anche alla presenza o in vicinanza di forze o
alleati amici e per questi c’è l’ordine di lascia fare, di sentire le urla di
quei bambini e di non poter abbattere come mostri disumani quegli ufficiali che
devono sfogare i loro istinti su vittime inermi ed indifese. Certamente i
grandi capi leggeranno anche queste notizie, ma le denunce arrivano da
volontari che pubblicano anche a costo della loro vita come spesso succede. 30
giornalisti uccisi nel 2015 dopo Charlie Hebdo - Pagina
...http://iltirreno.gelocal.it/italia-mondo/2015/07/02/news/30-giornalisti-uccisi-nel-2015-dopo-charlie-hebdo-1.11713256
2 lug 2015 ... Dal 2000 al 2014 sono stati uccisi 1298 giornalisti impegnati
nel loro lavoro in vari Paesi. Nel 2015 si contano finora 30 vittime.
5) Gugliano.
Ragazzo costretto a freddo e torturato 4/10/2015 (tutti i diritti
agli autori ed alle testate ) Napoli,il padre torturava figlio con secchi
d'acqua gelata e scosse elettriche..https://angolodelgiornalaio.wordpress.com/.
Altre volte lo avrebbe torturato con scariche elettriche. ... dell'algerino,
residente in Giugliano, gravemente indiziato di maltrattamenti nei confronti
dei familiari. ... Il ragazzo, tra l'altro ha raccontato che in alcune
occasioni veniva costretto, ... Dodicenne costretto dal padre a rimanere al
freddo e torturato con ... Arrestato algerino che aveva
costretto il proprio figlio di 2 anni a rimanere a torso nudo,
d’inverno, fuori casa dove veniva bagnato con secchiate d’acqua gelata. Altre
volte lo avrebbe torturato con scariche elettriche. È la storia di maltrattamenti e sevizie scoperta
dai carabinieri in provincia di Napoli che hanno arrestato un algerino di 47
anni. Le indagini sono partite dalla denuncia della moglie, a sua volta vittima
di maltrattamenti. A coordinarle è la Procura della Repubblica di Napoli Nord.
I carabinieri di Varcaturo, stazione dipendente dalla compagnia di Giugliano in
Campania, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei
confronti dell’algerino, residente in Giugliano, gravemente indiziato di
maltrattamenti nei confronti dei familiari. La vicenda era stata denunciata
dalla donna ai carabinieri di una stazione del Molise, la regione in cui si era
rifugiata con i figli a seguito delle vessazioni e delle sevizie subite.I
carabinieri, dopo aver effettuato urgenti accertamenti, hanno trasferito le
informazioni alla Procura della Repubblica di Napoli Nord in quanto i fatti
contestati si erano verificati nel comune di Giugliano. Da quanto è stato
possibile accertare, i maltrattamenti continuavano da circa tre anni.
Particolarmente allarmante è apparso il racconto di uno dei figli – che ora ha
15 anni ma che ne aveva 12 – vittima di violenze fisiche e psicologiche. Il
ragazzo, tra l’altro ha raccontato che in alcune occasioni veniva costretto, a
torso nudo, a rimanere fuori casa al freddo invernale dove veniva bagnato
dall’indagato con secchi di acqua fredda, mentre, in altre occasioni veniva
torturato con scariche elettriche. Pare che l’uomo non abbia problemi né di
droga né di alcol ma che quello attuato – riferiscono gli investigatori – fosse
un metodo per imporre la propria autorità a moglie e figli. La donna e i minori
– ci sono anche altri due figli, più piccoli, del quindicenne – si trovano
attualmente in una struttura protetta, assistiti dai servizi sociali, mentre
l’uomo è stato portato nella casa circondariale di Poggioreale.The post Napoli,
torturava figlio con secchi d’acqua gelata e scosse. Arrestato algerino (Appeared
first on Il Fatto Quotidiano).
6) Migranti: Grecia, i corpi di due bambini trovati sulla spiaggia di Kos
Purtroppo gli annegamenti si susseguono di giorno in
giorno, traghetti che si scontrano,barconi che affondano in Grecia, Bangladesh,
mediterraneo. Purtroppo ce ne sono troppi ed è un funerale continuo anonimo o
se è fortunato nominativo ed intanto l’umanità continua a perdere i suoi
componenti tragicamente,ma sistematicamente. Quando finirà questi tragici
viaggi della morte? E quando non troveremo più bambini spiaggiati o in fondo al
mare, taciuti dalle statistiche che danno cifre globali e poi via verso altri
programmi di divertimento o di lagnose diatribe politiche, mentre i morti assassinati
ci sono a mazzi come sta succedendo ad Istanbul dove i morti sono un centinaio,
se ci hanno detto la verità, ed intanto morte di minori tra Israele e
Palestinesi, ma forse per i media sono troppo pochi per fare scoop e non ne
vale la pena, tanto sono morti tra fazioni locali.
Ognuno faccia il possibile in qualsiasi modo per salvare
quei bambini che si nascondono tra le anonime statistiche delle notizie. Pietà
per loro e per tutti.
Egitto: affonda barcone, 10 morti - Ultima Ora - ANSA.it
www.ansa.it › Ultima Ora 15 ore fa - (ANSA) - ROMA, 11 OTT - Un barcone carico
di migranti è affondato ieri davanti alle coste egiziane: il bilancio è di
almeno 10 morti e altri 20 Non si sa ancora a quando risalga la morte,nell'ultimo
weekend, la Guardia costiera greca ha salvato nell'Egeo 1.743 migranti.
05 ottobre 2015 - 16:31NEWS
Ormai no so cosa sta diventando il
ritrovamento di due bambini trovati spiaggiati in Turchia, ma c’è un sottofondo
perverso che sfugge all’umanità che non cresce e forse trova in questi maledetti
viaggi pagati e non sicuri un qualcosa di nuovo, ma non è così. Quelli che
giacciono sul fondo del mare non vengono alla cronaca come questi. La loro
immagine è solo impressa nella mente di Dio, eternamente. I cadaveri di due
bambini sono stati trovati sulla spiaggia di Kos, in Grecia. Uno aveva tra i 3
ed i 5 anni, l'altro probabilmente neppure un anno. Non è chiaro a quando
risalga la morte. Solo nell'ultimo weekend, la Guardia costiera greca ha
condotto 57 operazioni nell'Egeo, salvando 1.743 migranti. Il ritrovamento non
può non richiamare alla mente la medesima sorte di Aylan, il bambino di tre
anni trovato sulla spiaggia Bodrum in Turchia, annegato insieme con la madre e
il fratellino.
7)
Dunque quanti bambini sono annegati nella traversata del mare o morti disperati
lungo la via di terra?
…lontani da chi li poteva aiutarli a
sopravvivere e lontani dalla falsa pietà umana disgustosa che li abbandona
morenti o tali per salvare se stessi da altrettanta morte certa. Ora due di
questi piccoli sono stati spiaggati sul bagnasciuga e come tali ricordati per
qualche secondo della cronaca mondiale, magari con la loro mamma o il papà in
fondo al mare! Che ipocrisia umana e che vigliaccate vendere a dei disperati
barconi trappola o salvagenti che non reggono. Infami quei trafficanti di umani
che se ne stanno sulla spiaggia a riscuotere cifre esorbitanti da chi può a
malapena pagarsi qualcosa e che per questo qualcosa deve aspettare di
raggranellare altri soldi per poi, magari, finire anche lui spiaggiato o in
fondo al mare. Umanità schifosa e lurida come la loro anima nera ed assetata di
soldi, senza alcuna pietà se non quella delle droghe e divertimenti dati dal
sangue di disperati che vogliono solamente vivere senza scappare o vivere di paure.
Ma l’umanità, l’amore verso gli altri, è un pezzo che non esiste più, sono
tornati i dinosauri grandi e piccoli che distruggono solo e che si
autodistruggeranno tra di loro.
È ben vero che molti giovani si stanno dando da
fare per un’umanità migliore e le migliaia di volontari che raggiungono paesi
sperduti solo per insegnare a bambini abbandonati la cultura comune aumentano
di giorno in giorno senza farsi pagare (come hanno fatto alcune) milioni di
euro per un riscatto che tutta l’umanità paga tralasciando altri bambini e
giovani allo sbando.
8) Perché
gli USA non hanno ancora ratificato la Convenzione internazionale dei diritti
dell’infanzia?
Venticinque anni dopo l’adozione della Convenzione
Internazionale dei Diritti dell’Infanzia, gli Stati Uniti restano uno dei rari
paesi che non l’hanno ratificata.
Il 20 novembre 1989 a New York, l’Assemblea generale
delle Nazioni Unite adotta la Convenzione internazionale dell’infanzia.
Venticinque anni dopo, questa giornata è diventata “la giornata mondiale
dell’infanzia”, ratificata da 193 Stati. Due di loro però non l’hanno firmata,
il Sud Sudan e la Palestina, confermando, di fatto, il loro status ambiguo
presso la comunità internazionale. Altri due paesi l’hanno soltanto firmato,
senza ratificarla. Si tratta della Somalia, ma sorprendentemente anche degli
Stati Uniti, terzo paese più popolato del pianeta e prima potenza mondiale.
Quanto basta per chiedersi perché?Non per niente si distingue la firma dalla
ratifica. La semplice firma di uno Stato non fa entrare la Convenzione nel
diritto interno. Benoît Van Keirsbilck, direttore di Difesa internazionale
dell’infanzia spiega:“La firma è un semplice impegno politico. La ratifica
implica la messa in opera di questa convenzione, adottando alcune misure e
facendo applicare le disposizioni della convenzione di fronte ai giudici”.Se la
firma è siglata dal potere esecutivo, la ratifica appartiene al potere
legislativo. Negli Stati Uniti dunque è compito del Congresso. Gli Stati Uniti
hanno firmato la Convenzione internazionale dei diritti del bambino il 16
febbraio 1995, cioè cinque anni dopo le prime 60 firme. La ratifica però non è
stata messa in atto. Se alcuni diritti del bambino sono garantiti sul suolo
americano, i cittadini non possono farli valere in tribunale.
La
pena di morte per i minori, ostacolo alla ratifica
Alcune disposizioni hanno potuto dissuadere gli Stati
Uniti dalla ratifica? Eppure si parla di diritto all’educazione, alla non
discriminazione, alla salute ma anche del riposo e del tempo libero. Un
articolo avrebbe potuto disturbare il Congresso in questo senso: si tratta
dell’articolo 37:“La firma è un semplice impegno politico. La ratifica implica
la messa in opera di questa convenzione, adottando alcune misure e facendo
applicare le disposizioni della convenzione di fronte ai giudici”
Benoît Van Keirsbilck
“Nessun bambino deve essere torturato né a pena di
trattamenti crudeli, disumani o degradanti. Né alla pena capitale, né
l’imprigionamento a vita senza possibilità di liberazione devono essere
pronunciati per le infrazioni commesse da persone con età inferiore ai diciotto
anni”.
Secondo i giuristi, quest’articolo della pena di morte e
della detenzione è senza alcun’ombra di dubbio all’origine della reticenza
degli Stati Uniti per la ratifica della Convenzione.
Nel 1989, anno di adozione della Convenzione, numerosi
Stati americani praticavano ancora queste pene radicali sui minori, anche se
nel 2005 la Corte Suprema ha denunciato
la pena di morte dei minori durante un processo. Nel paese, le decisioni
della Corte Suprema hanno tuttavia una portata molto forte e questa denuncia ha
tutto il sapore dell’abolizione della pena di morte nei confronti dei minori.
Nonostante questi progressi il Congresso, non ha ancora agito in questo senso,
pur essendo stato uno dei punti di forza della campagna elettorale del 44°
Presidente, Barack Obama.
Benoît Van Keirsbilck ha una sua personalissima visione
della situazione e spiega: “Gli Stati Uniti non amano avere giudizi esterni
sulla propria legislazione”. Pertanto, per quanto paradossale e inedito nel
diritto internazionale, gli Stati Uniti hanno ratificato due dei tre protocolli
facoltativi annessi alla Convenzione, che trattano rispettivamente dei reati
sessuali, dell’implicazione di bambini nei conflitti armati. Protocolli che alcuni
Stati non hanno ancora firmato. Benoît Keirbilck aggiunge che: “Generalmente,
gli Stati che ratificano protocolli facoltativi hanno già firmato la
convenzione originale”. Gli Stati Uniti in questo caso, appaiono decisamente
come una rarità del diritto internazionale. Ad oggi siamo ancora molto
indietro. (Continua su: http://autori.fanpage.it/perche-gli-usa-non-hanno-ancora-ratificato-la-convenzione-internazionale-dei-diritti-dell-infanzia/
- http://autori.fanpage.it/).
Ancora una volta le relazioni non sono tese
all’ottimismo. Si sa che il volontariato non si esprime ad alta voce e con
immagini altisonanti (per i media) come star in deshabillé o altro, ma sempre
più monotamente cifre di uccisi da fuoco amico, da fuoco nemico, morti per
salvarsi da una guerra su carrette che stanno a malapena in mare.
9) Olimpiadi
2016, l’Onu accusa il Brasile: bimbi uccisi per “ripulire” strade di Rio
Brasile, l'Onu accusa: minori uccisi per "ripulire"
Rio in vista delle Olimpiadi
http://www.fanpage.it (tutti
i diritti riservati all’autore ed alle testate)
Brasile, denuncia shock
dell'Onu: "Bimbi uccisi per 'ripulire' Rio in vista delle Olimpiadi"
(Cataniavera)
http://www.intopic.it/notizia/8972356/?r=WAGJBxroaZBEQ&utm_source=alert&utm_medium=email&utm_campaign=alpha
La Repubblica - 1 giorno fa - Brasile, l'Onu accusa: minori uccisi per "ripulire" Rio
in vista delle Olimpiadi
Il rapporto del
Comitato delle Nazioni Unite per i diritti dell'infanzia: forze dell'ordine
coinvolte in un "elevato numero di esecuzioni sommarie di bambini",
responsabili spesso impuniti (continua su
http://www.repubblica.it/esteri/2015/10/09/news/brasile_onu_olimpiadi-124735023/).
Il Fatto Quotidiano - 1 giorno fa - Olimpiadi
2016, l'Onu accusa il Brasile bimbi uccisi per ripulire strade di Rio Fanpage - 22 ore fa
Pesantissima accusa mossa dal Comitato delle Nazioni
Unite sui diritti dell’infanzia citato da media brasiliani, tra cui il sito del
quotidiano Estadao. E c'è chi fa notare che in occasione dei mondiali le forze
dell'ordine brasiliane avrebbero 'eliminato' i tanti 'meninos de rua'...
(continua su: http://www.fanpage.it/olimpiadi-2016-l-onu-accusa-il-brasile-bimbi-uccisi-per-ripulire-strade-di-rio/ - http://www.fanpage.it/
MONDO
ULTIME NOTIZIE 10 OTTOBRE 2015 - 11:06 di Biagio Chiariello
Un’accusa che getta una ombra oscura sulle prossime
Olimpiadi. Perché innanzitutto arriva dalle Nazioni Unite. Ma è anche l’oggetto
dell’imputazione a lasciare sgomenti: secondo il Comitato Onu sui diritti
dell'infanzia la polizia brasiliane starebbe uccidendo bambini e adolescenti
per “ripulire” le metropoli, e soprattutto Rio de Janeiro, in vista dei Giochi
del 2016. In base a informazioni raccolte dai media verde-oro, tra cui il
quotidiano ‘Estado de S.Paulò, il Comitato con sede a Ginevra avrebbe
pubblicato un inquietante rapporto sulla condizione della gioventù in Brasile,
all'indomani della divulgazione del nono Annuario di pubblica sicurezza, che
pure ha mostrato una significativo aumento degli omicidi nel 2014: 58.559
contro i 55.878 registrati nel 2013.
Per l'organo delle Nazioni unite, le forze dell'ordine sono
direttamente coinvolte nell”'elevato numero di esecuzioni sommarie di bambini”,
spesso accompagnate dall'impunità dei responsabili. Esiste una "violenza
generalizzata" da parte degli agenti, specialmente contro i ‘meninos de
rua' e quelli che vivono nelle ‘favela’. La vice-presidente del Comitato,
Renate Winter, spiega senza mezzi termini che nelle città dello stato
sudamericano, Rio in testa, "esiste un'ondata di ‘pulizia' che mira a
presentare al mondo una città senza questi problemi" in occasione
delle Olimpiadi del prossimo anno. “Abbiamo già visto episodi simili durante i
Mondiali del 2014 e ora chiediamo che il fenomeno venga subito corretto per
evitare che si ripeta”, ha affermato il perito Onu, Gehad Madi. Anche la
consulente ecuadoregna Sara Oviedo afferma che le stragi di bambini in Brasile
non sono una novità. “Ma abbiamo ricevuto informazioni concrete sul fatto che
ora si tratta di un modo di ‘migliorare l’aspettò del proprio territorio per
poter ricevere manifestazioni internazionali”, ha aggiunto l’esperta. Per
questo l’Onu chiede anche al governo brasiliano di intervenire attivamente,
magari con l’approvazione immediata di leggi che proibiscano la detenzione
arbitraria dei bambini di strada (continua. su: http://www.fanpage.it/olimpiadi-2016-l-onu-accusa-il-brasile-bimbi-uccisi-per-ripulire-strade-di-rio/).
10) Dall’Italia
alla Nigeria per infibularle: bimbe tolte ai genitori e dichiarate adottabili -
Il Caso in Abruzzo dove la famiglia di origini nigeriane risiede da tempo. Per
la famiglia la colpa era della nonna. CRONACA ULTIME NOTIZIE 8
OTTOBRE 2015 - 14:45 di Antonio Palma (tutti i diritti riservati all’autore e
alla testata) http://www.fanpage.it/
Per evitare le leggi italiane erano state portata
dall'Italia alla Nigeria, Paese di origine dei genitori, e qui infibulate. Per
questo due bambine di 9 e 10 anni, figlie di un una coppia di immigrati nel
nostro Paese, al loro ritorno in Italia sono state tolte al padre a alla madre,
sistemate in un centro per minori e ora dichiarate adottabili. Come racconta il
quotidiano Il Centro, infatti la Corte di Cassazione ha confermato la sentenza
già emessa dalla Corte d'Appello de L'Aquila che aveva allontanato dai genitori
le due piccole e il loro fratellino. "L'infibulazione è una pratica
crudele e riprovevole" equivalente ad un atto di violenza contro i minori,
hanno sentenziato giudici, sottolineando che la pratica "non trova alcuna
giustificazione, neppure se attribuita a usanze e a tradizioni proprie della
cultura di origine". A fare ricorso contro l'allontanamento delle piccole
erano stati i legali della famiglia delle bambine, una coppia residente in un
centro della Val Vibrata ma attualmente in carcere per una condanna definitiva
per sfruttamento della prostituzione e riduzione in stato di schiavitù. In
particolare la difesa aveva cercato di convincere i giudici che i genitori non
avevano alcuna colpa e che si erano limitati a portare con loro le figlie in Nigeria
dalla famiglia di origine. Qui sarebbe stata la nonna delle due a sottoporle
alla violenta pratica senza che i genitori ne sapessero niente "La nonna
paterna ebbe a praticare l’infibulazione senza consultare i genitori, perché
questi non vi avevano provveduto nel periodo utile indicato dal costume, né
questi avrebbero potuto opporsi a tale tradizione" aveva sottolineato
l'avvocato nel ricorso. La Cassazione però è stata di diverso avviso
confermando l'adottabilità dei piccoli. I genitori però non sembrano volersi
arrendere e stanno valutando la possibilità di ricorrere alla Corte europea dei
diritti dell’uomo. (continua su: http://www.fanpage.it/dall-italia-alla-nigeria-per-infibularle-bimbe-tolte-ai-genitori-e-dichiarate-adottabili/).
Queste notizie che riemergono da un passato presente e
remoto ci lasciano come sempre rabbiosi ed esterrefatti: l’umanità è sparita;
c’è solo il sogghigno del male. Come faranno gli spettatori delle Olimpiadi del
2016 a Rio a partecipare gioiosamente a quella manifestazione, le cui strade
sono cosparse dal sangue innocente dei bambini da strada uccisi per abbellire
la città, per non far intendere agli stranieri che ci sono bambini che vivono
per strada, senza genitori, ingegnandosi in ogni maniera, anche la più sporca
da parte degli adulti, e cercando di sopravvivere. Chi andrà in Brasile ad
assistere alle olimpiadi saprà o non saprà che le strade senza minori che ti
assalgono a chiedere elemosina non ci sono più perché sono entrati in azione
gli “squadroni della morte” che li uccidono appunto per fare pulizia? Quanti
innocenti, vagabondi e con la casa del marciapiede verranno uccisi in vista dei
giochi olimpici? Non riusciremo a contarli perché il male li stritola col
sorriso sulle labbra da mostro, magari dopato per non avere rimorsi. Vigliacchi
loro e chi li comanda, ma quegli innocenti gridano vendetta a Dio! Li ascolterà?
È questa l’ultima ciliegina dell’umanità che deve
conglobarsi, combattere la fame. Non ci prendiamo in giro un po’ troppo, tanto
coloro che guidano uno stato hanno sempre il sorriso ambiguo sulle labbra e ci
raccontano quello che vogliono e questo si vede dai continui arresti o indagati
per corruzione che ormai è diventato per moltissimi di loro pane quotidiano.
Siamo a questo punto o non abbiamo ancora toccato il
fondo, nonostante i falsi sorrisi dei politici in visite ufficiali che ci
mostrano solo ambiguità che potrebbero rivelarsi fonti di carneficine, che
chiamano anche fuoco amico, ma amico si o no quelle persone muoiono veramente e
non per finction, ma per far aumentare i soldi dei criminali del traffico di
armi e di uomini. Altro che schiavi di secoli fa: gli schiavi siamo ancora noi.
Grazie sempre a coloro che si battono per il bene dell’umanità, grazie
veramente di cuore.
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