09/03/2014
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Nigeria. Boko Haram colpisce ancora: più di 100 morti | Tempi.it
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3 marzo 2014 da GPB
marzo 3, 2014 Redazione
Due azioni terroristiche a Maiduguri e Mainok. Il
primo mezzo è esploso facendo i primi feriti, e richiamando sul posto
soccorritori e civili, che sono stati così sorpresi dall’esplosione della
seconda camionetta. Nigeria, la conta dei morti che Boko Haram si è lasciata
alle spalle nel week-end è salita oltre quota 100, e stavolta le vittime non
sono soltanto parte della minoranza cristiana, ma tantissimi di confessione
musulmana, a testimoniare che le azioni del gruppo terroristico mirano a
seminare paura e dolore tra tutti. I due attentati di sabato sono la risposta
alla prima ammissione ufficiale con cui il governo di Lagos ha riconosciuto, dopo
4 anni di violenze, che nel nord-est del Paese «siamo in guerra».
Vittime a Maiduguri
La prima azione delittuosa è stata sabato, a Maiduguri,
capitale dello stato di Borno: nel quartiere di Gomari, due vecchi autocarri
sono stati fatti esplodere con dell’esplosivo, colpendo numerosi civili tra i
fedeli che si preparavano per la preghiera serale. La zona è anche interessata
da un mercato rionale molto frequentato, e tante delle vittime erano anche
radunate in un vicino bar che stava trasmettendo una partita di calcio.
L’attacco era stato pensato con precisione: il primo mezzo è esploso facendo i
primi feriti, e richiamando sul posto soccorritori e civili, che sono stati
così sorpresi dall’esplosione della seconda camionetta, posta poco distante: a
oggi il bilancio accertato dalla Croce Rossa e dagli ospedali locali è di 70
vittime, tantissimi bambini, ma sono cifre parziali poiché è ancora in atto la
rimozione di alcuni edifici distrutti dalle deflagrazioni.
Case bruciate a Mainok
Nemmeno un’ora dopo, Boko Haram è tornato ad uccidere.
Stavolta a Mainok, cinquanta chilometri a ovest di Maiduguri: decine di uomini
hanno assaltato il villaggio. Addosso le divise dell’esercito, in mano
kalashnikov e bombe a mano, si sono riversati nelle strade del paese muovendosi
coi pick-up, sparando contro case, negozi e civili. Anche qui tante persone
sono state colpite nelle ore di preghiera serale. Numerose le vittime, almeno
39, tantissime trovate carbonizzate dopo che i terroristi hanno appiccato il
fuoco a numerosi edifici. «Hanno sparato alcuni colpi e lanciato esplosivi
sulle case. Ho contato 39 corpi questa mattina», è il racconto di un
sopravvissuto. I due attacchi di sabato continuano un periodo in cui la
striscia luttuosa di Boko Haram ha colpito con frequenza quasi quotidiana, con
un bilancio che in due mesi ha superato i 600 morti.
Nigeria: padre uccide il figlio perché piange
Cronaca di D. F.25 febbraio
201417:38 Fanpage.it
Prima gli chiude la bocca con un lucchetto
L'uomo è stato condannato ed arrestato. Davanti ai giudici ha
finto di essere pazzo per ottenere uno sconto di pena. Chris Elvis, un uomo di
30 anni, è stato condannato ed arrestato in Nigeria per aver orrendamente
maltrattato ed ucciso il piccolo Goldrich, suo figlio, di appena 4 anni. Stando
a quanto riferito da fonti di cronaca locale, l’uomo avrebbe tentato di zittire
il bambino, in preda a una crisi di pianto, chiudendogli la bocca con un
lucchetto per impedirgli di urlare, poi picchiandolo a morte con una spranga di
acciaio. Per finire l’uomo avrebbe scaldato un ferro fino a renderlo
incandescente, e poi lo avrebbe schiacciato sul volto del piccolo.
Chris Elvis lavorava come guardia giurata: in questo momento
sarebbe in stato di arresto. A quanto pare l’omicidio è avvenuto in un momento
in cui la madre del bambino era assente. Quando è tornata, ha trovato il povero
bambino senza vita ed ha immediatamente chiamato la polizia. Fin da subito le
indagini hanno seguito la pista del padre che, messo alle strette, avrebbe
finto di essere pazzo pur di ottenere un sostanzioso sconto della pena.
In tribunale, quando gli hanno mostrato la fotografia del
piccolo orridamente ucciso, ha preso l’immagine e ha tentato di mangiarla. A
quanto pare però i magistrati non ci sono cascati e – senza nessuna esitazione
– hanno condannato l’uomo. Continua su:
http://www.fanpage.it/nigeria-padre-uccide-il-figlio-perche-piange-prima-gli-chiude-la-bocca-con-un-lucchetto/#ixzz2uv3EgERY
09/03 Una mamma uccide a coltellate le sue tre figlie
minorenni a Lecco, Italia
Questi articoli sono veramente tragici e non dovrebbero
essere riportati, ma ciò che è descritto assomiglia molto a quanto avviene in
ambiente pedocriminale e nelle guerre
della Siria e della Nigeria, per nominare le più gettonate in questo
momento: pagano sempre i piccoli col loro corpo e la loro vita, che sia un
estraneo o il papà a compiere questo efferato omicidio nei confronti di suo
figlio che necessitava di qualcosa e invece ha irritato chi doveva proteggerlo
e aiutarlo in quella situazione di pianto.
Le leggi ci sono, ma servono a ben poco. Casi simili sono
all'ordine del giorno e se non si arriva a tanta efferatezza, le sevizie
psicologiche provocate dalle istituzioni stesse, politici del momento, non sono
da meno nè meno efferate: si fanno piangere figli, nipoti, non badando
minimamente alle persone coinvolte. Già … non sono VIP, e perciò il trattamento
è già scontato e i tempi di sevizie psicologiche si allungano, poi cambia
governo e tutto ricomincia da capo e i piccoli soffrono il doppio.
C'è da denunciare i vari rimpalli tra istituzioni, che se poi
sono anche internazionali, rendono il tutto ancora più complicato e il calvario
dei bambini privati dai loro papà o mamme non interessa a nessuno.
Un caso che si trascina da anni 9 è quello citato in clea@leclea.be Sent: Wednesday, March 05, 2014 5:12
AMSubject: [Clea] i nostri figli vanno in Italia per riprendersi il loro
papà – Comunicato stampa Deniz Demirkapi, sposa di Bahar Kimyongür, ma il
21 novembre scorso, Bahar arrivato in Italia per una conferenza umanitaria
sulla Siria: è stato arrestato per la terza volta con un mandato di arresto
turco. Inutile aggiungere il dramma vissuto da Bahar da un tribunale italiano all'altro e relegato a massa in
attesa che i vari stati coinvolti districhino ciò che veramente è stato : il
crimine imputato, l'inconfessato crimine imputato a Bahar: aver importunato il
ministro turco degli Affari Esteri al Parlamento Europeo a proposito dei
trattamenti da tortura subiti dai prigionieri politici.
Il Ministro non aveva sporto denuncia e i fatti di cui era
imputato Bahar erano stati giudicati ed invalidati da un tribunale olandese nel luglio 2006. La
Chambre di estradizione dell'AIA aveva qualificato la domanda turca
irricevibile, riconoscendo la legittimità della militanza de Bahar. E i bambini suoi sono 108 mesi
che girano l'Europa con la mamma per un'ingiustizia attuata dei vari stati (non
tutti veramente come Olanda, Belgio,
Spagna) nonostante un giudizio categorico del tribunale dell'Aia. Dopo il 31
gennaio 2014, il caso Kimyongür era «allo studio» al ministero, ma il 17
febbraio, l'esecutivo ha rinviato il dossier allo spedizioniere, la Corte
d'appello di Brescia.
Le istituzioni italiane si passano dunque sempre “la patata bollente”:
il dossier Kimyongür è di nuovo da dove è partito. Martedì 11 marzo di 2014, di
fianco a Deniz – la sposa di Bahar – e dei loro due bambini. Molte persone si
sono radunate a Brescia in Piazza per ascoltare la sorte di Bahar. Durante il suo arresto, la Corte
d'Appello di Brescia ha deciso di rigettare la domanda di estradizione
formulata da Ankara, mettendo così fine alla persecuzione intentata contro il
belga che stava in Italia. Nella loro decisione, i giudici italiani argomentano
che le attività di Bahar mostrano solo la libertà di espressione e che quanto
ha detto sul ministro turco al Parlamento europeo del 2000 non costituisce, in
alcun caso una minaccia. Finalmente dei giudici che hanno messo fine ad una
storia senza capo nè coda. Grazie ai Giudici della corte d’Appello di Brescia,
grazie per le vittime, adulti e bambini, coinvolte.
Almeno questi due bambini potranno avere il loro papà non
dietro le sbarre in Turchia. Grazie ancora, a nome di tutti i bambini.
Difendiamoli anche noi come possiamo, non dimentichiamoli,
ricordando sempre che sono ancora 18.000 quelli che tutti i giorni muoiono di
fame e altro: il solito esercito invisibile, ma reale.
Cronaca di S. P. 7 marzo 201412:14
Maestra d’asilo arrestata a Viterbo: “Picchiava i bambini
di tre anni”
07/03/2014 Tutti i diritti riservati all'autore ed alla
testata www. Fanpage.it
Il fatto è avvenuto alla scuola materna di Monterosi: una
maestra è stata arrestata dai carabinieri per maltrattamenti aggravati. Ad
inchiodarla il racconto delle vittime e le immagini delle telecamere messe
dagli investigatori. Botte, insulti e minacce ai bambini di appena tre anni: è
di quanto è accusata una maestra di una scuola materna di Monterosi, in
provincia di Viterbo. La maestra, una 53enne originaria di Ronciglione, è stata
arrestata dai carabinieri per maltrattamenti aggravati. La donna è stata
arrestata in seguito ai racconti degli stessi bambini, che hanno consentito di
scoprire i “metodi” da lei utilizzati all’asilo. Inoltre l’insegnante è stata
incastrata anche dalle immagini delle telecamere messe dagli investigatori.
Attualmente è ai domiciliari. Le indagini, coordinate dal PM Fabrizio Tucci,
sono partite circa sette mesi fa, dopo che i genitori di uno dei bambini hanno
notato dei segni sul corpo del figlio. Si sono insospettiti e hanno raccontato
i loro timori ai carabinieri.
Le violenze della maestra riprese dalle telecamere dei
militari
I militari hanno quindi nascosto delle telecamere all’interno
della scuola materna. Le immagini che ne hanno ricavato sarebbero agghiaccianti
e mostrerebbero la maestra colpire e insultare i bambini. L’insegnante è stata
arrestata ieri mattina: i carabinieri della compagnia di Civita Castellana
hanno atteso la fine delle lezioni e l’uscita delle altre maestre e dei circa
30 alunni che frequentano la scuola materna per poi intervenire. (Continua su:
http://www.fanpage.it/maestra-d-asilo-arrestata-a-viterbo-picchiava-i-bambini-di-tre-anni/#ixzz2vMHTDmHV
Si ricomincia a leggere di crimini sommersi, non nel
dimenticatoio: ancora maestre di asilo che picchiano i bambini di tre anni e li
insultano. Quella maestra non è capace di leggere quanto è già successo e avere
un po' di misericordia e di dovere verso quei piccoli. Perché farli diventare
dei soggetti patologici? Non era capace di farsi seguire da uno psicoterapeuta
o chiedere un trasferimento in una segreteria, dove poteva prendere a calci e
parolacce la scrivania ed il PC? Perché sfogare i propri malumori su quegli
innocenti? Poi com'è che i suoi superiori e colleghi non si sono accorti di
nulla o preferivano chiudere gli occhi e le orecchie perché, quando un bambino
prende botte o lei urla parolacce, il grido di dolore di quei bambini non è
così fievole o silenzioso? Possibile che non si possano fare dei controlli
sanitari periodici nelle istituzioni specie di minori? Lo si è già proposto più
volte, ma anche i ministri preposti sono alle prese con la crisi e allora
nulla, come pure per le telecamere di sorveglianza che esistono in molti paesi
europei ed extra-europei. O per caso aspettiamo altri casi più gravi come in
toscana per poi gridare allo scandalo, ma solo gridare ed aspettare che la
polvere del tempo copra tutto, anche i bambini maltrattati, futuri soggetti da
curare.
Marzo delle bambine, pubblicato il 7 marzo 2014 alle ore
22:03
In occasione della festa della donna dell'8 marzo l'Unicef
lancia l'hastag twitter #8marzodellebambine sottolineando, l'importanza
dell'istruzione anche per le bambine in vista di un mondo più giusto e meno
diseguale.
L'istruzione,
sottolinea l'Unicef, non è un lusso ma un autentico "salvavita".
31 milioni di bambine, nel mondo, sono escluse dalla
scolarizzazione primaria; le ragazze con istruzione secondaria hanno fino a sei
volte meno probabilità di sposarsi precocemente, rispetto a quelle con poca o
nessuna istruzione.
Nell’Africa subsahariana, circa 1,8 milioni di bambini, nel
2008, sarebbero stati salvati se le loro madri avessero avuto un’istruzione
secondaria e di conseguenza migliori conoscenze dei comportamenti igienici e
sanitari per garantire la salute dei loro figli", ha dichiarato il
Presidente dell’UNICEF Italia, Giacomo Guerrera.
La scuola - sottolinea l'Unicef - è un luogo reale di
protezione dagli abusi, dallo sfruttamento, dai matrimoni e dalle gravidanze
precoci, che mettono letteralmente a rischio la vita delle bambine e delle
ragazze, soprattutto in alcuni paesi del mondo in via di sviluppo dove le
bambine e le donne sono ancora fortemente discriminate. Fanpage.it
Meditiamo, se leggiamo questi articoli, perché c'è troppo da
fare ancora se non vogliamo continuare a ghettizzare bambine e bambini
pericolosamente esposti a violenze di ogni genere, nelle loro stesse famiglie,
ma lontani da noi. E non vederli non fa diminuire la gravità del problema.
Grazie a quanti si danno da fare in favore dei bambini, anche
a costo della propria vita; grazie ancora e che Dio vi aiuti, perché troppe
volte gli uomini arrivano a misfatto compiuto.
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