1) Sud_sudan_donne_e_bambini_in_fuga.
Sud
Sudanwww.cadoinpiedi.it/ (Tutti i diritti riservati all'autore e alla testata).
Da dicembre
il paese è in balia degli scontri tra dinka e nuer, i due gruppi dominanti nel
Paese, e, come nel 1994 l'ONU è impotente di fronte ai massacri etnici. La
tregua è solo una dichiarazione d'intenti. La tregua trattata e promessa ad
Addis Abeba tra i capi rivali è al massimo una fittizia dichiarazione
d'intenti.
Nella
settimana di Pasqua, 350 morti. La settimana pasquale ha fatto almeno 350
morti: una spirale furiosa che i due leader negano di avere innescato. Eppure è
evidente, come è evidente l'incapacità dei Caschi Blu della missione dell'ONU
(Unimiss) sul posto. Bor, capoluogo dello Jonglei a Sud della capitale Juba,
non è un luogo casuale dove compiere una nuova e volutamente spettacolare
strage di civili. Come a Bor, il 18 aprile 2014, la base delle Nazioni Unite,
con migliaia di sfollati prevalentemente nuer, è stata presa d'assalto da un
gruppo di armati dinka, nel 1991, sempre a Bor, un'ala deviata dell'Esercito
separatista per la liberazione popolare (Eslp), guidata da Machar, fu tra i
responsabili del massacro di 85 mila civili, allora per lo più dinka. Più di 20
anni dopo, l'attacco all'ONU che ha provocato 58 morti e oltre 100 feriti tra i
5 mila accampati (tra i quali molte donne e bambini) nuer ha fatto subito
puntare il dito contro il presidente Kiir. Una ritorsione, all'apparenza, per
quanto avvenuto alla vigilia del weekend di Pasqua: l'uccisione di almeno 200
dinka a Bentiu, il capoluogo del vicino Stato di Unità zeppo di oro nero, dove
almeno altri 400 sud-sudanesi sono rimasti feriti nella riconquista della città
dai nuer di Machar.
LA lotta tra
Dinka e Nuer Unità e Jonglei sono i due Stati, tra i 10 del Sud Sudan, dove le
violenze tra dinka, la maggiore tribù del Paese di circa il 20% della
popolazione, per lo più cristiani, e nuer, secondo gruppo, con tradizioni e
religioni locali proprie, sono state da subito devastanti. L'Unità, Stato
strategico del petrolio, è stato bersagliato fino alla conquista dei nuer di
Pasqua, compiuta, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, massacrando diverse
centinaia di civili. Raddoppiato a circa 13 mila uomini per l'emergenza, il
contingente dell'ONU è inadeguato, in un Paese con oltre 1 milione di sfollati
e 10 mila morti in quattro mesi. A Bentiu, l'Unicef ha denunciato centinaia di
bambini in cerca di protezione nei campi dell'Unimiss o già in giro, con le
uniformi da soldato e i fucili al collo.
2) Oltre
9000 bambini combattono tra le fila dei due schieramenti in campo che si affrontano da metà
dicembre in Sud Sudan: lo ha detto oggi a Giuba l'Alto Commissario ONU per i
diritti umani, Navi Pillay, denunciando atti nel Paese che costituiscono
crimini di guerra.
Secondo Pillay 32 scuole sono nelle mani delle truppe dei due schieramenti e numerose donne e ragazze sono state violentate o rapite.
Secondo Pillay 32 scuole sono nelle mani delle truppe dei due schieramenti e numerose donne e ragazze sono state violentate o rapite.
Pillay ha
inoltre affermato che i leader di entrambi gli schieramenti sono indifferenti
al rischio di carestia che minaccia il Paese.
L'Alto Commissario, che ha incontrato il presidente Salva Kiir e il suo ex vicepresidente Riek Machar, si è detta "inorridita" da questa indifferenza. "La prospettiva di infliggere la fame e la malnutrizione su larga scala a centinaia di migliaia di loro concittadini (...) non sembra toccarli in modo particolare", ha detto Pillay.
L'Alto Commissario, che ha incontrato il presidente Salva Kiir e il suo ex vicepresidente Riek Machar, si è detta "inorridita" da questa indifferenza. "La prospettiva di infliggere la fame e la malnutrizione su larga scala a centinaia di migliaia di loro concittadini (...) non sembra toccarli in modo particolare", ha detto Pillay.
L'ONU non
permetterà che un genocidio come quello avvenuto in Ruanda nel 1994 si ripeta
in Sud Sudan: lo ha detto oggi a Giuba il consigliere speciale dell'ONU per la
prevenzione dei genocidi, Adama Dieng. L'"incitamento all'odio" e le
uccisioni per "motivi etnici" in Sud Sudan fanno temere che
"questo conflitto sfoci in una grave spirale di violenza fuori
controllo", ha detto. E poi: il segretario Ban Ki-moon "farà in modo
che ciò che è successo in Ruanda non accadrà mai più su questo
continente". Da BuongiornoAfrica.it 30/04/2014 tutti i diritti riservati
all'autore e alle testate”.
La
relazione seguente è un commento dettagliato ed un aggiornamento dei bambini
soldato da parte dell'Unicef che segue queste vicende, segnala, lancia appelli,
fa interpellanze più o meno ascoltate, di fatto assiste chi può e come può
confidando anche in suoi corrispondenti locali che possono meglio intervenire
di chi arriva dal di fuori: lo scenario è sempre tragico e l'odore di morte
aleggia indisturbato in tutti questi dettagli più o meno commentati. È detto da
un rappresentante dell'Unicef locale che “Il trauma dei bambini è
indescrivibile”: l'umanità è decisamente degradata anche se emergono delle
situazioni che dimostrano che non tutto è perduto e si assiste ad aiuti da
parte di vittime ad altre vittime che fanno sperare in una crescita di
responsabilizzazione globale e certamente disdegnata dai signori della morte, ma
avanza nonostante il sacrificio di molti.
3) Brutale uccisione di bambini nel Sud Sudan (da www Unicef.it - tutti i
diritti riservati agli autori e testate). Numerosi bambini hanno perso la vita
questa settimana nel Sud Sudan:
alcuni sono morti in un attacco condotto contro civili sfollati, altri sono
stati colpiti in combattimenti a fuoco oppure sono rimasti uccisi dopo essere
stati reclutati da gruppi armati.
Non è
ancora noto con precisione quanti minori vi siano fra le decine di civili uccisi o feriti ieri
in un attacco perpetrato contro i civili sfollati presso la base dei caschi blu
dell'ONU della missione UNMISS della città di Bor, capitale dello stato di Jonglei [il Sud Sudan è una federazione di stati].
«Bambini totalmente indifesi sono stati
attaccati in un luogo in cui avrebbero dovuto sentirsi al sicuro» ha
commentato Jonathan Veitch,
Rappresentante UNICEF nel Sud Sudan. «In
circostanze simili, il trauma per i bambini è indescrivibile» ha aggiunto.
L'UNICEF ha
raccolto prove attendibili sul fatto che entrambe le parti in conflitto
stiano reclutando e impiegando
minori nei combattimenti in corso da dicembre nel paese africano.
All'inizio di questa settimana, durante gli intensi combattimenti intorno al polo petrolifero di Bentiu, mentre centinaia di bambini cercavano scampo in una base delle Nazioni Unite, altri sono stati visti trasportare armi, in uniforme militare come se fossero in fase di addestramento.
All'inizio di questa settimana, durante gli intensi combattimenti intorno al polo petrolifero di Bentiu, mentre centinaia di bambini cercavano scampo in una base delle Nazioni Unite, altri sono stati visti trasportare armi, in uniforme militare come se fossero in fase di addestramento.
Minori
intrappolati dalla guerra
Un ragazzo
di 16 anni, che ha dichiarato di essere stato reclutato con la forza tre mesi
fa da un gruppo armato, è rimasto gravemente ferito nei combattimenti ed è
stato portato dai familiari al Centro per la Protezione dei Civili (PoC)
allestito presso una base ONU delle Nazioni Unite, dove ha ricevuto le cure
necessarie.
Una bambina
di 7 anni è stata testimone dell’uccisione della sua famiglia all'interno di un
ospedale, mentre un ragazzo di 14 anni è rimasto ferito in uno scontro a fuoco.
Entrambi hanno trovato rifugio presso il PoC di una base militare
dell'ONU.
«Questo è un combattimento violento e
brutale, uomo contro uomo. I bambini devono restarne fuori» ha proseguito
il Rappresentante UNICEF. «Spesso
parliamo dei traumi a lungo termine che soffrono i minori reclutati, ma qui si
tratta di minacce immediate per la loro vita. I leader delle forze che si
stanno contendendo il paese hanno il dovere di proteggere i bambini dai rischi
del conflitto e di prendere tutte le misure necessarie per evitare che essi
vengano arruolati.»
Fornire
cifre esatte sui minori reclutati nel conflitto in corso nel Sud Sudan è
estremamente difficile, date le condizioni di insicurezza nel paese, ma tutte
le voci riportano stime molto alte. Ciò che è certo è che il reclutamento - forzato o
volontario, in un esercito regolare come in una milizia ribelle - o il rapimento di persone con meno di
18 anni sono proibiti sia
dal diritto internazionale che dalla legge sud-sudanese.
Da quando i
combattimenti sono iniziati in Sud Sudan, nel dicembre
2013, gli operatori umanitari e quelli per la
protezione dei diritti umani hanno documentato un significativo e tragico
aumento di episodi che hanno visto coinvolti minorenni.
Bambine e
bambini sono stati uccisi, mutilati, violentati, sono rimasti orfani, sono
stati reclutati o costretti ad abbandonare la propria casa.
Ad oggi, oltre un milione di persone nel Sud Sudan sono state sfollate a causa del conflitto. Circa 67.000 hanno trovato rifugio presso 8 basi militari della UNMISS. Nel PoC presso la base di Bor al momento dell'attacco di giovedì si trovavano poco meno di 5.000 civili - aumentati repentinamente a 12.000 all'indomani della strage.
4) giovedì
1 maggio 2014Appello dell'Unicef: Basta attacchi in Siria sui bambini
Appello
dell'Unicef: Basta attacchi in Siria sui bambini
Aumentano le
vittime in barba a tutti gli appelli.
Tutti i
diritti riservati agli autori e alle testate, blueplanetheart.blogspot.com/2014/.
L'Unicef esprime indignazione per l'ultima
ondata di attacchi "indiscriminati" perpetrati contro le scuole e
altri obiettivi civili in tutta la Siria, che ha lasciato decine di bambini
uccisi e feriti. Attacchi che "sembrano aumentare, in completo disprezzo
di tutti gli appelli che sono stati fatti per fermare questa folle ciclo di
violenza e per evitare ulteriori violazioni del diritto internazionale"
afferma Maria Calivis, direttore regionale Unicef per il Medio Oriente e Nord
Africa.
Dichiarazione
congiunta dei Responsabili delle Agenzie umanitarie delle Nazioni Unite sulla
Siria (tutti i diritti all'UNICEF e sue pubblicazioni 2014).
Un anno fa,
in qualità di leader di agenzie delle Nazioni Unite che lottano per far fronte
al crescente impatto umano della crisi siriana, diffondemmo un appello urgente
a nome di milioni di persone la cui vita e il cui futuro sono appesi a un filo.
Allora dicemmo: basta, ora basta!
Quell’appello
è stato in gran parte disatteso. La guerra si inasprisce in molte aree. La
situazione umanitaria si deteriora giorno dopo giorno. E per i civili rimasti
nella città di Aleppo e nella città vecchia di Homs, così come in altre parti
del paese teatro di violenti scontri, sembra che il peggio debba ancora venire.
Solo nella
città di Aleppo, almeno un milione di persone necessita ora di urgente
assistenza umanitaria, dopo l’intensificazione dei scontri nelle ultime
settimane. La strada che collega Damasco ad Aleppo – passaggio di vitale
importanza – è spesso interrotta. Un milione e 250.000 persone hanno bisogno di
cibo nella città di Aleppo e nelle zone rurali di quel governatorato. Altre
importanti strade sono bloccate da diversi gruppi e contingenti armati.
L’accesso
umanitario a chi ha bisogno viene troppo spesso negato da entrambe le parti.
Bombardamenti aerei, razzi, mortai e altri attacchi indiscriminati massacrano
donne, uomini e bambini innocenti. Ad Aleppo, si segnala che ora ci siano solo
40 medici a fronte di una popolazione di 2,5 milioni di persone – una volta
erano più di 2.000 – e scarseggiano le scorte di medicinali. La città è
accerchiata.
In tutta la
Siria, sono oltre 9,3 milioni le persone colpite da questo conflitto, entrato
nel suo quarto anno. Un terzo degli impianti di trattamento delle acque del
paese non sono più funzionanti, il 60 per cento dei centri sanitari sono
distrutti e circa 3,5 milioni di persone vivono in aree sotto assedio o
impossibili da raggiungere con assistenza umanitaria. I civili innocenti della
Siria sembrano sopravvivere solo grazie al proprio coraggio.
In stretta collaborazione con le
organizzazioni non governative nazionali e internazionali, noi agenzie
umanitarie stiamo facendo tutto il possibile per salvare vite umane e alleviare
le sofferenze – anche con grandi pericoli, e a costo di sacrifici, da parte dei
nostri colleghi sul campo. Ma sappiamo che quello che noi possiamo fare non è
abbastanza. Lungi dall’esserlo. Se è
necessario fare di più, raggiungere e aiutare un numero maggiore di persone,
quanti sono coinvolti in questo terribile conflitto, e coloro che possono
esercitare un’influenza su essi, allora dobbiamo farlo.
Oggi,
facciamo appello a tutte le parti di questo brutale conflitto affinché si
prendano misure urgenti per:
- Permettere l’accesso umanitario
incondizionato a tutte le persone in stato di bisogno, usando tutte le strade
disponibili attraverso le linee del fronte in Siria o attraverso i suoi
confini.
- Togliere gli assedi sui civili, al momento
imposti da tutte le parti, come quelli che isolano parti di Aleppo, della città
vecchia di Homs, di Yarmouk, di East Ghouta, di Moadhamieh, Nubl e Zahra.
- Porre fine agli indiscriminati bombardamenti
e lanci di granate sui civili da parte del governo e dei gruppi
dell’opposizione oltre alla fine di tutte le altre violazioni del diritto
umanitario internazionale.
Fino ad oggi,
gli sforzi diplomatici volti a porre termine ad anni di sofferenze hanno
mancato di produrre risultati. Quello che non è mancato, invece, è il coraggio
e la determinazione della straordinaria popolazione civile siriana a
sopravvivere.
Potranno
coloro che hanno la responsabilità, il potere e l’influenza per fermare questa
tragica e terribile guerra trovare lo stesso coraggio? La stessa volontà?
Se i civili
siriani non hanno abbandonato la speranza, come può rinunciare il mondo a fare
tutto il possibile per salvarli, e per salvare la Siria?
Valerie Amos
Sottosegretario
Generale delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari e Coordinatore alle
Emergenze
Anthony Lake
Direttore Generale,
UNICEF
António
Guterres
Alto
Commissario per i Rifugiati, UNHCR
Ertharin
Cousin
Direttore
Esecutivo, World Food Programme
Margaret Chan
Direttore
Generale, Organizzazione Mondiale della Sanità
Potremmo dire
leggendo questi due articoli quanto è scritto su un libro di 2000 anni “vox
clamantis in deserto”: una voce che grida nel deserto.
Chi grida nel
deserto di solito non lo sente nessuno e così sembrano queste relazioni che
puntualmente additano a tutti i cittadini del mondo quanto avviene nella guerra
di turno e nelle vittime che questa provoca, ma è poco ascoltata, quasi mai è
detta alla TV mondiale e solo qualche quotidiano riporta la notizia molto
stringata e da liquidare alla svelta; non è importante come una partita di
calcio è come va vestita una vip che oltre che essere ripresa alle feste,è
ripresa anche in mezzo a vittime di qualche situazione. Si sa che queste foto
attirano molte persone che vogliono sapere la futilità del momento e non la
vera umanità che senza dubbio in situazioni critiche puzza, è
malvestita,cenciosa (lo si vede anche dai volontari che soccorrono i migranti
con guanti e mascherine) e con chissà quali situazioni sanitarie, se sono
dovuti fuggire dalle loro case, così come erano vestite ed equipaggiate e per
quanti mesi (per i migranti si parla anche di anni) non si sono potuti lavare, cambiare
abito ed avere un minimo di igiene indispensabile per la loro salute e quelle
dei figli che si trascinano per portarli (sperano) in posti migliori ed
allontanarli dai pericoli di morte e non si sa in che maniera.
Sui media
locali compaiono voci che in Siria si sono usate ancora armi chimiche per
seminare paura, terrore, per uccidere; ma queste voci spariscono subito dalle
prime pagine, hanno fatto il loro tempo. Basta facce da circostanza di politici
che si affacciano su queste miserie, il tempo di porre rimedio è già scaduto da
un pezzo, l'attender oltre è criminale come chi fa queste guerre contro i
civili ed i bambini ed ottusaggine, a meno che (ed esistono) ci siano manovre
orchestrate per far durare il più a lungo possibile queste guerre che
arricchiscono i mercanti di morte. Allora il mondo criminale e corrotto
continua imperterrito magari gridando anche loro alla vergogna, ma di quale
vergogna si tratta non è detto perché è la vergogna loro di appartenere al
genere umano invece che a qualche sottospecie animale.
5) Il più
giovane ostaggio dei ribelli siriani
è un bambino cristiano di pochi mesi - lunedì, 28 Aprile 2014: tutti i i
diritti riservati all'autore e alla testata:Veja
Il fanciullo cristiano
in ostaggio. Elementi dell'Esercito
siriano libero (ribelli) hanno pubblicato una fotografia dove appare un bambino
cristiano con le armi puntate alla testa. Hanno inserito una frase esemplificativa:
“E ‘il nostro più giovane ostaggio della setta Kessab.”
Non è una
novità in questa mattanza di cristiani e non cristiani la crudeltà e
vigliaccheria di prendersela con i più deboli ed indifesi. La foto del bambino,
montaggio o meno, sta ad indicare la mentalità retrograda e criminale di chi
compie questi delitti. Nella foto compare un bambino con tre canne di fucili
appoggiati sulle guance. Il bambino guarda in alto verso la faccia di qualche
miliziano, non aspettandosi proprio nulla, i lineamenti del bambino sono
immobili, aspettano solo il seguito di quanto gli è successo: nessuna emozione,
che deve aver perso già da un po' di tempo; sembrerebbe già un soggetto che
tende all'autismo perché non traspare nulla di quanto invece dimostra già un
bambino di quell'età vedendosi circondato da facce che non conosce, né tantomeno
conosce quelle armi che lo minaccerebbero. Non si sa che fine abbia fatto, certo
che se viene considerato il più giovane seguace di una setta, non ha da
aspettarsi trattamenti privilegiati. È solo una gran vigliaccata di cui si macchiano
quei criminali che non vedono gli occhi dei loro figli, li hanno cancellati,
ora solo odio e violenza a 360 gradi. La speranza nel vedere quel viso in
attesa di qualcosa fa veramente pena e gela ogni sentimento di gioia. Ripeto:
anche se fosse un fotomontaggio, chi lo ha fatto è un miserabile cretino che
agisce da tale. Si lascia il commento a chi può vedere quell'immagine ed i
sentimenti che suscita questo ennesimo atto di crudeltà, cui ormai siamo
erroneamente abituati a sopportare.
Altre
notizie arrivano come più di cento ragazze rapite in Nigeria per darle (si dice) in
sposa a guerriglieri, ma le notizie sono poco chiare: alcune sarebbe scappate, altre
uccise e via via illazioni a non finire.
Mancano
ancora più di cento delle studentesse rapite in Nigeria, nonostante gli annunci
di liberazione della Cnn
www.milanopost.info/..tutti i diritti riservati agli
autori e alle testate
Nigeria_BokoHaramMilano
17 Aprile 2014
Delle 129
studentesse rapite in una scuola femminile, in Nigeria, dai guerriglieri
islamici del gruppo Boko Haram, (“l’educazione occidentale è peccato”) secondo
la direttrice della scuola solo 14 al momento sarebbero sicuramente libere e
sarebbero tornate alle loro case.
La Cnn in
precedenza aveva dato la notizia della liberazione di oltre 100 giovani,
citando una fonte dell’Esercito nigeriano, ma la Bbc aveva poi smentito la
notizia data dall’emittente americana. Secondo i genitori infatti moltissime
studentesse mancherebbero ancora all’appello e alcune indiscrezioni trapelate
riferiscono che le ragazze sarebbero state portate nelle foreste presso il
confine con il Borneo. E. C. diritti riservati.
Considerevole
la fiaccolata notturna di donne che protestano contro questo ennesimo sopruso
ed è proprio questa presa di coscienza che dovrebbe far cominciare a tremare le
gambe ed altro a quei guerriglieri che si reputano immortali e padroni dei diritti
degli altri di esistere.
L'America
è sotto choc per il caso del piccolo Martin Cobb, morto colpito da un mattone
dall'aggressore della sorella che stava difendendo.
03/05/2014
USA, bimbo eroe a 8 anni: muore per salvare la sorella dallo stupratore.
Un bimbo di 8
anni e la sorella 12enne stanno giocando dietro casa, quando un uomo si è
avvicinato e ha tentato di violentare la ragazzina. A quel punto il piccolo
Martin Cobb è intervenuto per difenderla, ma è stato ucciso con un mattone
lanciatogli contro dall’aggressore. La tragedia che ha sconvolto l’America è
avvenuta a Richmond, in Virginia. Martin e la sorella maggiore sono stati colti
di sorpresa da un uomo che, con fare sospetto, afferra la bimba, la trascina,
vuole abusare di lei. Le punta un grosso coltello in faccia, ma a quel punto il
fratellino decide di intervenire. Si scaglia con l’aggressore, ma questi
risponde con un mattone: il piccolo muore sul colpo.
Dopo essersi
riuscita a liberare, la ragazzina, in evidente stato di shock, corre verso casa
per chiamare aiuto ed avvertire i genitori. La polizia, dopo aver sentita la 12enne
si mette sulle tracce di “un uomo coi capelli arruffati”. Tuttavia, poco tempo
dopo gli inquirenti scoprono che la bimba è stata minacciata dal sospettato
affinché falsificasse la sua descrizione. Secondo le prime informazioni, i due
fratelli conoscevano il sospetto criminale. Scioccata la famiglia del bimbo
morto. “Possiamo solo piangere”, ha detto la zia Geraldine Pitchford, così come
la madre: “Marty ha sempre difeso le donne della sua famiglia”, ha detto
piangendo Sharain Spruill alla Abc. (continua su:
http://www.fanpage.it/usa-bimbo-eroe-a-8-anni-muore-per-salvare-la-sorella-dallo-stupratore/#ixzz30q6JrvVa
http://www.fanpage.it)
Ecco un'altra
notizia che dimostra come c'è un silenzioso risveglio dell'umanità che vuole
crescere in pace e giustizia e il sacrificio oblativo estremo arriva da un
bambino di otto anni.
Ancora una
volta i bambini danno lezioni inimmaginabili agli adulti; purtroppo lui ha
concluso la sua vita terrena, ma come un esempio di umanità tremendo: sacrificare
la vita nel tentativo di difendere la sorella da uno stupratore. Vergogna per
noi adulti e per tutti i corrotti e ricattatori e violenti di cui sono maggiori
le notizie e i vanti pubblicati dai vari media che danno più importanza agli
scoop che non ai singoli sacrifici della vita per salvare altri.
Ricordiamolo
spesso per non lasciarci travolgere dalle solite notizie di politica vuota e di
moda che fanno sembrare importante quello che non è e non ci insegnano proprio
nulla. I bambini ci danno lezioni da capogiro. Già nel libro “Il Cuore” si cita
il caso della “Piccola vedetta lombarda”, un bambino che aiuta i soldati
italiani a scoprire il nemico salendo su un albero e dando informazioni utili, ma
viene colpito e muore cadendo dall'albero. Storie di altri tempi che si
estingueranno nelle nostre scuole dove arrivano nuove ondate fangose di libri
sulla sessualità allargata, dove non c'è nessun esempio da additare, ma solo
preoccupanti incentivi educativi.