Ucciso da esplosione ma evita strage, Aitazaz celebrato come
eroe
10 gennaio 2014, 23:39
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Quando Aitazaz, uno studente pachistano di 14 anni, ha visto
un detonatore fare capolino dalla tunica di un kamikaze davanti alla sua
scuola, non ha avuto la minima esitazione e si è lanciato su di lui: è stato
dilaniato dall'esplosione della bomba umana ma il suo drammatico gesto ha
sventato una strage tra i suoi compagni. Il Pakistan celebra oggi questo suo
coraggioso eroe, Aitazaz Hassan Bangash, con articoli sulla stampa, una valanga
di tweet, omaggi su Facebook e appelli al governo perché gli sia conferita una
"medaglia al valore". Tutto è successo lunedì mattina alla scuola
statale superiore di Ibrahimzai, un villaggio sciita del distretto di Hangu
(provincia nord occidentale di Khyber Pakhtunkwa), che confina con le
turbolente regioni tribali della frontiera con l'Afghanistan. Al momento
dell'esplosione c'erano circa duemila allievi più gli insegnanti nel complesso.
A raccontare la storia, che sembra uscita dal libro Cuore, è stato il cugino e
uno dei testimoni dell'attacco suicida che è il primo di questo genere a una
scuola. Aitazaz, che quella mattina era arrivato in ritardo, si trovava
all'ingresso della scuola con altri compagni quando ha visto un ragazzo sui
20-25 anni andare al cancello con la scusa di chiedere informazioni
sull'ammissione. Quasi subito, i ragazzi si sono accorti che sotto gli
indumenti aveva un giubbotto esplosivo e sono scappati via. Aitazaz, invece,
non si è fatto prendere dalla paura, ma ha cercato di fermarlo tenendolo per le
braccia. L'attentatore è però riuscito ad azionare il detonatore e a farsi
esplodere. "Non avrei mai pensato che Aitazaz scegliesse una morte così
gloriosa - ha detto il fratello Mujtaba al quotidiano The Express Tribune -
sacrificandosi per i suoi compagni".
Un ragazzo pakistano non si fa esplodere lui per una
carneficina in più di studenti giovani come lui, ma si butta su un kamikaze che
stava facendosi esplodere e lo lancia lontano dagli studenti: l'ordigno esplode
e muoiono tutti e due; due vite con scopi differenti che si sono sacrificate
per i loro ideali. Il salvataggio degli studenti è superiore e nemmeno
paragonabile al kamikaze che odia indiscriminatamente ed obbedisce a chi vuole
solo la morte dei suoi simili.
È importante quanto ha compiuto lo studente e probabilmente
senza pensare troppo alle conseguenze del suo gesto: ricorda altri suicidi
oblativi in cui la persona si è sacrificata per la salvezza degli altri. I
media non dicono di che religione sia, ma che ha importanza è il suo gesto di
voler essere utile all'umanità non per dovere militaresco o di istituzioni, ma
spontaneamente solo per salvare delle vite umane e opporsi alla barbarie della
distruzione umana.
Certo che non verrà ricordato nei Guiness assieme a quelli
che ingurgitano alimenti a dismisura o altro. E questo gesto encomiabile oltre ogni
limite fa sperare ancora nella razza umana che dona la propria vita per gli
altri senza nessun compenso se non quello di
morire, di troncare la propria vita.
Se gli daranno una medaglia o no forse non ha importanza; si
dovrebbe ricordarlo assieme a quegli altri minorenni che hanno agito anche loro
in nome dell'umanità e per aiutare gli altri senza paga, senza pretendere
risarcimenti o altro; forse, se è viva una famiglia, una mamma lo piangerà per
tutta la vita, come fanno le mamme di sempre senza conforto.
Ma il conforto è di tutti quei volontari che
incondizionatamente vanno ad aiutare gli altri in condizioni disastrose,
incuranti della propria vita come anche i giornalisti che muoiono in queste
guerre infinite per far sapere al mondo quello che succede, nella speranza di
recuperare l'umanità che anche gli spettacoli televisivi di uccisioni e
disastri attivano sempre più nell'uomo i suoi istinti da tirannosauro.
Onore a Te, caro Aitazaz ed onore anche a tutti i tuoi
familiari che ti hanno accompagnato fino al tuo sacrificio per l'umanità.
Gloria al tuo nome, come monito di martire.
14 gennaio, 09:39
Dramma in Sud Sudan: annegano 200 persone in fuga dalla
guerra
Tra le vittime ci sono tante donne e bambini: il barcone che
trasportava i civili in fuga dalla guerra è colato a picco per il carico troppo
pesante. Circa duecento persone, civili in fuga dalla guerra che sta dilaniando
il Sud del Sudan, sono morti annegati quando l’imbarcazione che li trasportava
è affondata. Un’imbarcazione colata a picco perché, a quanto pare, troppo
pesante. La tragica notizia è stata data dal portavoce dell’esercito Philip
Aguer, citato dalla BBC. I civili stavano tentando di oltrepassare il Nilo,
scappavano dai combattimenti in corso tra i ribelli dell’ex vicepresidente Riek
Machar e le forze del governo del presidente nella città di Malakal, capoluogo
dello Stato nord-orientale dell’Alto Nilo. La città è considerata la porta
verso i giacimenti petroliferi della regione dell’Alto Nilo e da giorni è
nuovamente teatro di scontri violenti. Aguer ha parlato di “incidente” che è
avvenuto domenica e che ha coinvolto “tra le 200 e le 300 persone fra cui molte
donne e bambini”. Il portavoce ha spiegato che il barcone sul quale si
trovavano le vittime era stracarico. I passeggeri – ha detto ancora – “sono
affogati tutti”.
continua su:
http://www.fanpage.it/dramma-in-sud-sudan-annegano-civili-in-fuga-dalla-guerra/#ixzz2qMZHLkNE
Altra fuga dalla guerra, ma i morti ci sono stati proprio
come qualche mese fa a Lampedusa e sempre per lo stesso motivo: donne e bambini
sono annegati perché il barcone si è
rovesciato; era troppo carico ed i
padroni del mezzo volevano guadagnare il massimo come pure le donne coi loro
piccoli volevano fuggire verso non so cosa, ma comunque lontano dalla guerra, dagli
scoppi, dalle schegge che uccidono; ma la morte è arrivata anche in questo
ennesimo viaggio di speranza.
Non si è letto molto, come a Lampedusa, dove sono arrivati
in tanti a piangere sulle vittime. Laggiù nel Sudan non c'è forse tempo e
coloro che comandano hanno altre da fare che piangere su duecento morti, le
solite donne e bambini. Cose che succedono e il rimedio viene dopo, come a
Lampedusa e dintorni, e non si sa per quanto tempo; oppure non arriva affatto,
forse come in tutte quelle aree dove la guerra è di casa, e allora va là che
vai bene. Piangeranno i morti i loro cari, ammesso che ci siano. E i battelli
continueranno a portare donne e bambini tra le due rive, sperando che tutto
vada bene.
Povero mondo, sempre più disastrato e funebre per colpa
dell'uomo stesso che ne ha fatto quello che ha voluto, non adottando alcuna
regola, tanto i morti ci sono sempre stati e ci saranno sempre: i barconi, poiché
è il loro turno ora, saranno sempre quel che sono. Aggiorniamo le statistiche
di questo cosiddetto anno nuovo che anche lui è foriero di pianti e di vite
spezzate.
13:04 | SIRIA: RAZZO SU LIBANO, 5 BIMBI MORTI
Venerdì, 17 Gennaio 2014: InTopic.it
17.01.2014 - Agenzia Nna: colpito villaggio di Arsal - Sono
cinque, secondo l'agenzia libanese Nna, i bambini dai 2 agli 11 anni uccisi da
un razzo lanciato dalla Siria e caduto sul villaggio di Arsal in Libano. I
morti nell'attacco sono sette in.. »
Anche in questa notizia l'uomo non cessa di essere belva
feroce. Forse chi ha lanciato i razzi si meraviglierà dei troppi pochi morti e
aggiusterà sempre più il tiro. L'umanità la leggiamo sulla prima notizia:
quelli che non comandano, che sperano ancora nella vita, come Aitazaz, fanno
notizia, ma intanto non tutto è perduto. L'umanità può risorgere grazie a
questi slanci di generosità; peccato che questi giovani diventano adulti e molte cose cambiano: saranno
sempre disposti a sacrificarsi per gli altri? Ricordiamoci sempre il detto che in
un bosco fa più rumore un ramo che cade che cento germogli che crescono; speriamo
nei germogli e che l' Autore della vita ci accompagni con continuità in questa
confusione di lutti.